Giacomo Sgambato “Amore in contanti”, Ventura Edizioni

Ventura Edizioni

Il racconto crudo e ironico del cliente, un punto di vista
inedito sul mondo della prostituzione.

Un viaggio autobiografico e narrativo che racconta
senza filtri la vita e le emozioni di un uomo alle prese con il mondo del sesso a pagamento.
Con prefazione del prof. Emmanuele A. Jannini (Università Tor Vergata, Roma), il libro affronta uno dei fenomeni sociali più antichi e controversi – la prostituzione – scegliendo un punto di vista
raro: quello del cliente.
Tra ricordi personali, episodi ironici, riflessioni intime e storie talvolta crude, Amore in contanti si propone come un testo che non giudica, ma osserva, racconta e invita a riflettere. Una testimonianza che intreccia autoironia, tenerezza, disincanto e profondità, restituendo un quadro complesso e umano di un mondo spesso ridotto a stereotipo.

La sinossi

Un bambino apre come scatole cinesi il suo futuro, contempla il mondo e ne pregusta le scoperte. In un afoso pomeriggio svela una terribile e splendida realtà, ne conserverà il sapore tra le pieghe della mente fino a quando non ne capirà il reale significato. Anni più tardi si ritroverà uomo in un viaggio intimo e disincantato in cui si perderà tra personaggi grotteschi e storie kafkiane. Una ripida discesa nel mondo sotterraneo della prostituzione. Esisterà solo in un labirinto surreale quasi sempre popolato da vite afflitte e in perenne transizione, in cui il piacere mercenario ha un costo umano elevatissimo. In un folle e precario equilibrio il protagonista non si arrende alle regole sociali, avanza come un funambolo tra la solitudine e il disprezzo, ridiscute se stesso e le proprie scelte. Osserva con tenera malinconia tutte le vite sfiorate, esistenze morbide come il velluto ferocemente sgualcite. Su lerci marciapiedi individuerà drammi commoventi ed esilaranti commedie, comunque, lampi abbacinanti sulla coscienza.
Un’asciutta disamina di una realtà lussuriosa ma anche drammaticamente misera.
Impastando sesso e denaro lentamente emergono i ritratti antichi delle vere protagoniste di questo libro: le donne. Donne figlie, sorelle, madri.
Il protagonista è la figura famelica che conserva e moltiplica un desiderio incessante. Una recondita e disperata sete di vita e di calore umano, forse di amore. Sesso e bisogno di affetto sono un tracciato inestricabile di strade dal quale sembra non sia possibile uscire, l’unico approdo sicuro pare anche quello più fragile e vacillante, la donna nella sua declinazione più dolente: la puttana.
La narrazione incalzante di realismo sporco è solo il pretesto per rivivere i precoci sogni trasformati in incubi indelebili. Frammentando centinaia di volti in un dedalo di ricordi l’autore cerca di trovare una risposta alla sua maledetta dipendenza, anche attraverso cenni storici, analisi sociologiche e cronaca nera.

Giacomo Sgambato, milanese d’adozione, l’autore nasce nel 1969 nello stesso paese che ha dato i natali a Giordano Bruno, Nola. Dopo gli studi di psico-pedagogia si dedica ad attività afferenti al mondo dello spettacolo, prima come truccatore cinetelevisivo poi come cameraman presso l’emittente TV7 Lombardia. Qui inizierà a scrivere sceneggiature per pubblicità, televendite e video promozionali per alcuni comici di Zelig.
Attualmente è un libero professionista che si dedica all’attività di social media manager.
Considera maestri inarrivabili per chiunque gli autori che lo hanno formato: Kafka, Dostoevskij, Bulgakov, Dumas padre, Bukowski, Dickens, Shakespeare.

Lydie Salvayre “Sette donne”, presentazione

Traduzione di Lorenza di Lella e Francesca Scala

Prehistorica Editore

Sette donne, sette autrici, incontrate come lettrice, apprezzate e stimate, tutte, fondamentali per la sua crescita come scrittrice.

“Il punto in comune di queste sette donne è che le ammiro. Tutte. Tutte sono state importanti nella mia vita da quando, a 12 anni, ho cominciato a leggere Emily Brontë. Tutte e sette, soprattutto, sentivano l’imperiosa necessità di scrivere”.

Risponde così alla domanda di Elisabetta Rosaspina (La Lettura del Corriere 8 agosto 2025) perché avesse scelto proprio loro per le sue biografie che tali e semplicemente tali non sono, infatti, sono le autrici che l’hanno confermata nella sua volontà di scrivere, di essere donna e autrice, come loro che, nella loro esistenza di vita, hanno sofferto ed hanno trasformato quel dolore in pagine letterarie.

Un testo dedicato a queste autrici dal cui incontro Lydie Salvayre ha costruito la sua identità e di scrittrice e di donna.

Scrive Laura Pugno (tutto libri La Stampa 6 settembre 2025):

” è un diario di formazione per voce interposta quello che ci consegna in questo libro, in cui l’ordine delle vite narrate si fa eco dell’ordine, o del disordine, della vita della narratrice. Nella versione originale francese Sept femmes/Sette donne è diventato anche uno spettacolo, messo in scena a pochi mesi dalla prima uscita in Francia, per l’8 marzo del 2014, da lan Morane con l’adattamento di Nadine Eghels, presso la Casa della Poesia di Parigi”

Lydie Salvayre nasce nel 1948 a Autanville (centro-valle della Loira) da genitori spagnoli rifugiati, sfuggiti al franchismo durante la guerra civile. Studia lettere moderne all’Università di Tolosa e si laurea anche in medicina: ha esercitato la professione dello psichiatra prima di dedicarsi integralmente alla scrittura. Ha esordito nel 1990 con il romanzo La Dichiarazione, salutato dalla critica e insignito del Premio Hermès. Di lì ha pubblicato una quindicina di romanzi, che gli sono valsi svariati e importanti riconoscimenti, come Il Premio Novembre, il Premio Billetdoux e il Prix Goncourt. Le sue opere sono tradotte in una ventina di lingue. In Francia è edita da illustri editori quali Le Seuil, Juillard e Verticales. In Italia, alcune sue opere sono state pubblicate da Bébert, Bollati e Boringheri, Feltrinelli, Guanda, L’Asino d’oro. Dal 2023, se ne occupa Prehistorica Editore.

Elizabeth Strout “Raccontami tutto”, presentazione

Traduzione di Susanna Basso

Un carosello di storie che, pagina dopo pagina, si affastellano una sull’altra, alimentate dal desiderio di dar conto delle tante «vite ignorate» che scorrono apparentemente senza lasciare traccia, e di sondare cosí il mistero che tutti quanti siamo.(da Einaudi Libri)

Crosby nel Maine, Bob  Burges, sessantacinquenne, che da quasi quindici anni lì vive: in gioventù avvocato a New York , tra i cui clienti annoverava William, l’ex marito di Lucy, la scrittrice, che insieme a lei aveva affittato a Crosby una casetta sul mare durante la pandemia di Covid-19 e che ora è diventata la loro dimora permanente; così nel precedente romanzo “Lucy davanti al mare” l’autrice racconta.  
Un ritrovarsi.
È proprio grazie a Bob e alle loro passeggiate quotidiane e alle nuove frequentazioni cui Bob l’ ha introdotta, che Lucy è riuscita a trascorrere meglio gli anni bui della pandemia, e a incontrare la novantenne Olive Kitteridge, proprio lei : chi ha letto Elizabeth Strout, rincontra due protagoniste chiave della sua narrazione.
Da questo incontro nasceranno le tante storie dal passato e mai rivelate, storie di un’umana esistenza, di quelle vite ignorate, vite fragili, storie all’apparenza banali che Olive e Lucy si raccontano e ci raccontano per farci entrare in quell’universo che sono gli altri, quelli con i quali spesso dividiamo le nostre giornate ma che non conosciamo davvero, quel microcosmo sconosciuto che sono e che siamo tutti noi.  
Emergono così storie dei protagonisti non rivelate dentro le prime storie. E fra tante anche una in giallo: il cadavere di una donna, Gloria Beach, è rinvenuto nelle cave dei dintorni; il figlio è il principale indiziato, sarà Bob a incaricarsi della sua difesa, decisione legata proprio al suo vissuto.

Della stessa autrice su tuttatoscanalibri

Olive Kitteridge

Olive, ancora lei

Oh William

Lucy davanti al mare

“Punk Rock the Manges photo archive”, Tsunami Edizioni

Tsunami Edizioni

Pagine: 348 – FULL COLOR – 

Introduzione Mass Manges

Postfazione di Joe King

Con un testo di CJ Ramone

«Questi ragazzi, che considero con orgoglio miei amici, vedono il punk rock come un modo di approcciare la vita. Hanno fatto proprie le lezioni che ci hanno insegnato i Ramones e le mettono in pratica ogni giorno. Ho girato un po’ nel folle mondo del punk, e non sono molte le persone che ti guardano negli occhi, ti stringono la mano e mantengono la parola. Ma i miei amici Manges sono così».

– JOE QUEER

«È molto difficile per una band proveniente da un altro Paese avere successo negli Stati Uniti, ma i Manges ci sono riusciti. Questi ragazzi sono rispettati nella comunità punk rock americana, e non è uno scherzo».

– CJ RAMONE

Dalla introduzione

«Questo libro è un racconto per immagini. Non è una biogra­fia, non è una raccolta di successi, e non è una celebrazio­ne dei Manges come band, ma un tributo alla scena punk rock che ci ha formati, alle persone che abbiamo incontra­to lungo il cammino e ai luoghi che sono diventati parte del nostro viaggio. Come fotografo, documento i Manges fin dal primo giorno, nel 1993. La maggior parte delle foto che troverai qui pro­vengono dal mio archivio personale, scattate nel corso degli anni, durante un’infinità di concerti, di viaggi e tutto quello che c’è stato in mezzo. Alcune immagini ci sono sta­te passate da amici e fan, condivise come stampe o recu­perate da vecchi negativi. Altre le abbiamo trovate online, taggate nei post. Abbiamo indicato i fotografi ogni volta che è stato possibile. E per quelli che non siamo riusciti a rintracciare: grazie lo stesso, e speriamo possiate capire. Queste immagini, proprio come la scena punk, apparten­gono a una memoria collettiva. Non abbiamo incluso foto promozionali né scatti ufficiali usati per album, poster o campagne stampa: questo non è quel tipo di libro. Non troverete una discografia o una cronologia dettagliata. Non ci interessa raccontare quello che è stato pubblicato, ma ciò che è stato vissuto».

Dal 1993 i Manges suonano punk rock partendo da La Spezia, che loro stessi hanno ribattezzato “Las Pezia”, un soprannome che è diventato familiare anche al di fuori della scena underground. Hanno suonato ovunque: Europa, Nord America, Giappone. Palchi piccoli, locali affollati, chilometri di strada, centinaia di voli. Sei album all’attivo e una miriade di singoli in vinile – molti dei quali oggi fanno la gioia dei collezionisti – pubblicati per etichette di tutto il mondo.

Col tempo si sono guadagnati rispetto e stima da parte della scena punk internazionale, stringendo legami con alcune delle band più importanti del genere. I Manges sono diventati un punto di riferimento, un nome noto nei circuiti punk di mezzo mondo. Questo libro non è una biografia, né un catalogo dei loro dischi. È un racconto per immagini di tutto ciò che li ha influenzati: le persone incontrate, i posti vissuti, i momenti che hanno contribuito a farli diventare quello che sono.

Voland, novità di settembre 2025

Valentina Santini Latte guasto
“L’unico modo per non essere crudeli è rimanere in silenzio.”

dal 12 settembre in libreria

19 maggio 1969. Viola ha undici anni e d’un tratto smette di parlare. Nessuno, nella sua famiglia o nel borgo di Quattrostrade, riesce a spiegarsi perché. Cosa è accaduto alla bambina? In breve, per la piccola comunità, la diagnosi è semplice: Viola è impazzita, le manca un venerdì. Anche sua madre se ne convince a poco a poco. Per Viola diventa una trappola e insieme un’opportunità, non si sottrae a quel verdetto. In realtà custodisce un segreto, e se parlasse le conseguenze sarebbero devastanti. Negli anni, però, le parole diventano un’altra cosa: maschere inaffidabili, come le persone che le pronunciano. Viola cresce e sperimenta le relazioni e il mondo attraverso il corpo. Lo sguardo e l’ascolto, senza l’interferenza della parola, la portano in una dimensione solo sua e lei impara a intuire la verità nei silenzi. Viola assaggia, tocca, ascolta e si lascia invadere, nel disperato tentativo che qualcuno, nonostante tutto, riconosca la sua voce.

VALENTINA SANTINI nasce nel 1983 nella Maremma grossetana. È laureata in Psicologia. Conduce laboratori di scrittura creativa e lavora come editor e copywriter. Molti dei suoi racconti sono usciti in raccolte e per riviste online. cosceneggiatrice della serie tv interattiva Il confine di Moebius. Ha pubblicato L’osso del cuore (Edizioni e/o 2022) e Mosche (Voland 2024). Scrive per il cinema.

Maylis Besserie La balia di Bacon
“Le tue lacrime si trasformano in colore. Colano tra i pigmenti, raccontano le cose al posto tuo.”

dal 12 settembre in libreria

Il passato del pittore Francis Bacon ha i colori di una campagna irlandese intrisa di violenza, tensioni e tragedie. Il presente vibra nella Londra a cavallo delle due guerre mondiali, tra notti sfrenate, amori tormentati e i giudizi taglienti della critica. Il futuro lo consacrerà come uno dei massimi protagonisti dell’arte contemporanea. Maylis Besserie intreccia tutto questo in un racconto sospeso tra le tele dell’artista e la voce di Jessie Lightfoot, la donna che più lo ha amato, che più di chiunque altro ha saputo leggerne i pensieri e i turbamenti, la sua affezionata nanny.

Nata nel 1982 a Bordeaux, MAYLIS BESSERIE è una scrittrice e produttrice radiofonica francese. La balia di Bacon è l’ultimo capitolo della sua trilogia franco-irlandese, che comprende anche I dispersi amori (Voland 2023) e L’ultimo atto del signor Beckett (Voland 2022), suo romanzo d’esordio, vincitore del Premio Goncourt 2020 per l’opera prima, i cui diritti sono stati venduti in tutto il mondo. 

Aleksej Nikitin Di fronte al fuoco

“…perché la vita in guerra ha un ritmo diverso e una sua particolare densità. Non ha nulla in comune con la vita prima della guerra o con quella che verrà dopo.”

dal 19 settembre in libreria

Estate 1941. Dopo aver conquistato il secondo posto al campionato nazionale sovietico, il pugile ebreo ucraino Il’ja Gol’dinov si unisce ai partigiani che combattono i tedeschi. Arruolatosi in seguito nell’esercito regolare, viene catturato e rinchiuso in un lager, per poi riapparire come un fantasma nel febbraio ’42, nella Kiev occupata dai nazisti, e lì misteriosamente scomparire di nuovo. La moglie Feliksa comincia a indagare sulla sorte dell’uomo, che le autorità danno per disperso…Amore e morte, lealtà e tradimento, tradizioni yiddish e propaganda sovietica si mescolano in una storia vera – accuratamente ricostruita sulla base di documenti desecretati dopo il 2011 –avvincente come un racconto epico, che ci narra di un paese da sempre crocevia di culture e di etnie e ci riporta al presente, al conflitto che oggi sconvolge l’Europa e il mondo.

Scrittore ucraino di lingua russa, ALEKSEJ NIKITIN è nato a Kiev nel 1967. Laureato in fisica, ha collaborato al progetto del sarcofago destinato a mettere in sicurezza la centrale di Černobyl’. Autore di romanzi e racconti, di cui alcuni tradotti in inglese e francese, ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Sholem Aleichem per Di fronte al fuoco. Con Victory Park (Voland 2019) ha vinto il Russkaja Premija. In precedenza ha pubblicato i romanzi Istemi (Voland 2013) e Mahjong (2012).

Hannelore Cayre “Le dita mozzate”, Edizioni Le Assassine

Hannelore Cayre inaugura la nuova collana SISTERS delle Edizioni le Assassine con il noir preistorico “Le dita mozzate” in cui il paleolitico è lo sfondo per indagare la sottomissione femminile.

Edizioni le Assassine pubblica e continuerà a pubblicare letteratura gialla nei suoi molteplici sottogeneri, proponendo e riscoprendo autrici del presente e del passato. L’obiettivo è quello di mettere in luce la capacità dello sguardo femminile di descrivere, decifrare e interpretare vari contesti sociali, senza mai sacrificare la suspense che è tipica di questo genere. Con la stessa passione e gli stessi obiettivi, nasce ora la nuova collana Sisters, che apre a voci inedite in grado di creare storie appassionanti e memorabili, portando il lettore su sentieri narrativi inaspettati. Al centro c’è la curiosità di esplorare e tracciare nuove mappe letterarie che siano coinvolgenti e ad alta tensione narrativa. Per le Assassine la destinazione è immutata: scoprire storie che ci parlino, ci appassionino e ci facciano riflettere.
Il primo titolo di Sisters è Le dita mozzate è un noir atipico, in cui il nostro passato remoto diventa lo sfondo perfetto per indagare la nascita della sottomissione femminile e le sue origini.

Traduzione di Simonetta Badioli

Collana Sisters

Edizioni le Assassine

In libreria dal 12 settembre

Con la sua penna tagliente come una selce, Hannelore Cayre ha cesellato questo noir ambientato nella preistoria ispirandosi alla scoperta, avvenuta in Francia esattamente quarant’anni fa, della famosa Grotta Chauvet, con le sue pareti ricoperte di misteriose impronte di mani femminili mutilate. Elaborando le teorie dell’antropologa femminista Paola Tabet, l’autrice dà vita a un indimenticabile, potente e straordinariamente moderno personaggio femminile in cui ogni donna vorrebbe riconoscersi.

Sinossi.
La brillante e ambiziosa paleontologa Adrienne Célarier scopre in Dordogna una grotta le cui pareti sono ricoperte di mani femminili mutilate e all’interno della quale vengono trovati due scheletri risalenti a 35000 anni fa. L’analisi dei resti rivela che si tratta della scena di un crimine. La storia si sposta allora indietro nel tempo e ci fa fare la conoscenza di Oli, la protagonista, una ragazza ribelle e coraggiosa appartenente a una tribù di Homo Sapiens. Stanca di subire continui soprusi per il solo fatto di essere nata femmina, Oli infrange tutte le convenzioni sociali a rischio della sua stessa incolumità. La sua ribellione getterà nel caos la comunità e sfocerà in una serie inaudita di violenze. 
Le dita mozzate è un noir atipico, in cui il nostro passato remoto diventa lo sfondo perfetto per indagare la nascita della sottomissione femminile e le sue origini. 
Le avventure di Oli, i suoi numerosi incontri con altre tribù e la sua lotta per essere rispettata al pari degli uomini, gettano una luce feroce sulle spietate dinamiche che regolano la sopravvivenza dell’umanità e su verità che molti preferirebbero negare.

Hannelore Cayre vive a Parigi ed è avvocato penalista, oltre a essere sceneggiatrice e realizzatrice di cortometraggi. Ha al suo attivo quattro romanzi oltre al best seller La Daronne, da noi pubblicato con il titolo La bugiarda. Il romanzo, pluripremiato, ha visto anche una trasposizione cinematografica nel 2020, con Isabelle Huppert come protagonista.

“È ancora possibile la poesia.Poetry Nobel Lectures”, Vallecchi Firenze

Introduzione di Roberto Galaverni

Collana: Vallecchi Poesia diretta da Isabella Leardini

Traduzioni in collaborazione con Dipartimento di Lingue Letterature e Culture Moderne dell’Università di Bologna a cura di Andrea Ceccherelli

Disegni di Simone Cortello Scuola di Grafica d’Arte Accademia di Belle Arti di Venezia

Vallecchi – Firenze

Dal 12 settembre in libreria

A cinquantanni dal conferimento del Premio Nobel per la Letteratura a Eugenio Montale, vengono raccolte per la prima volta in un unico volume le Nobel Lectures dei grandi poeti insigniti del Premio dal 1975 ad oggi. 
I discorsi pronunciati dai vincitori del Nobel rappresentano un genere unico nel panorama della letteratura: gli autori premiati con il massimo riconoscimento mondiale sono chiamati a offrire in poche pagine una sintesi evocativa della propria poetica, ma soprattutto avvertono la responsabilità di concentrare, con onestà e precisione, la conoscenza maturata in una vita sul gesto e sul senso dello scrivere, sulla responsabilità politica e storica che esso porta con sé. I più grandi poeti della nostra epoca hanno lasciato al Premio parole che sapevano destinate a restare, in cui è racchiusa la loro visione come prezioso insegnamento, eredità concreta della loro poesia; ma nello stesso tempo parole che in una rara occasione del presente sarebbero state ascoltate, evidenti narrazioni di una storia di cui essi avevano il compito di essere limpidi testimoni.

Come scrive Roberto Galaverni nell’introduzione:

«in quello che si può considerare il più ristretto ed esclusivo dei generi letterari – il discorso del Nobel: non più di uno all’anno, e per quanto riguarda la poesia ancor meno – di regola l’argomentazione parte dal basso e da dentro: vicende private intrecciate con quelle pubbliche, la storia di una vocazione, il rapporto sempre misterioso e insondabile tra le vicissitudini personali e la creazione poetica, la natura della poesia. Questi discorsi sono tutti diversi, ma battono anche sugli stessi temi, finendo così per corrispondersi intimamente


E i temi sono relazione tra etica ed estetica, tra impegno verso la realtà e immaginazione poetica, rapporto tra io e noi, tra io e altro, tra individuo e specie, tra retaggio e innovazione, tra tradizione e talento individuale, la lingua della poesia, i processi creativi, la collocazione non solo fisica e storico-geografica, ma mentale e fantastica del poeta. Una simile corrispondenza di motivi non esclude in alcun modo la varietà di questi discorsi, che presentano molte sorprese, se non altro perché ogni autore affronta l’occasione a modo proprio.

«È ancora possibile la poesia? si era chiesto giusto cinquant’anni fa Eugenio Montale. Le poetesse e i poeti raccolti in questo volume ci hanno detto che sì, è ancora possibile. E lo hanno fatto chiedendosi non solo o tanto se la poesia sia ancora possibile, ma se sia possibile di per sé, in assoluto, nel suo confronto con la realtà della vita.»

I testi qui raccolti sono una risorsa inestimabile per i lettori delle maggiori voci della letteratura contemporanea, ma anche per chi cerca orientamento nel processo creativo; essenziali e profondi strumenti di conoscenza e riflessione.

Giuseppe Pontiggia “Scrittori non si nasce. Il linguaggio della narrativa”, Bibliotheka

Due lezioni di Pontiggia sul linguaggio della narrativa


Introduzione di Daniela Marcheschi

Bibliotheka

Dal 12 settembre in libreria

Contrariamente a quello che saremmo indotti a pensare, la parola scritta ha un margine d’imprecisione, di aleatorietà, di inafferrabilità di cui è priva la parola orale, arricchita di tutta la gestualità e di un rapporto diretto, emotivo, con chi la ascolta. Perciò la parola scritta deve trovare una sua espressività attraverso percorsi estremamente complessi e specifici. 
Ne era convinto lo scrittore Giuseppe Pontiggia, che articolava il suo pensiero in due brevi lezioni del 1987 e del 1988, ora riunite nel libro Scrittori non si nasce. Il linguaggio della narrativa con un’introduzione di Daniela Marcheschi. Come spiega l’autore, bisognerebbe coltivare la scrittura come qualcosa di segreto, di clandestino, per avvicinare zone misteriose di sé stessi e conoscere il mondo. C’è un momento decisivo in questo esercizio, quello in cui gli strumenti messi a fuoco attraverso il lavoro di anni producono, con il concorso della cosiddetta ispirazione, l’evento nuovo che è il linguaggio narrativo. Perché “un romanzo non può permettersi di essere inverosimile, la realtà spesso lo è”.

Pontiggia sapeva che, se il linguaggio influenza la vita sociale come insegna l’antropologia lingui­stica, anche la vita sociale influenza il linguaggio; e in ciò sta la grande responsabilità di ogni essere umano, e dello scrittore ancora di più, in quanto da addetto lavora con la parola in una data comu­nità. Una funzione culturale e civile insostituibile, la sua, per la tutela di un bene comune. 
(Daniela Marcheschi)

Giuseppe Pontiggia (1934-2003) pubblica nel 1959 il suo primo romanzo autobiografico La morte in banca. Consulente delle case editrici Adelphi e Mondadori, si dedica alla saggistica e alla critica letteraria. Vince il Premio Strega nel 1989 con La grande sera, il Super Flaiano nel 1994 con Vite di uomini non illustri, il Premio Chiara alla carriera nel 1997 e il Premio Campiello, il Premio Società dei Lettori e il Pen Club nel 2001 con Nati due volte, romanzo tradotto in molte lingue che ha ispirato il film Le chiavi di casa di Gianni Amelio.

Emilio Ortu Lieto “Controstoria del costume teatrale”, NeP Edizioni

Il volume tenta di colmare un vuoto conoscitivo e letterario di più di 2.500 anni di storia del costume teatrale. Lo fa ponendosi come “controstoria”: una scelta alquanto inedita, necessaria in quanto il costume del teatro occidentale, sin dalla sua origine, ha creato linguaggi visivi e poetici propri ed a sé stanti.

Per narrare la sua storia sono necessarie categorie specifiche, non solo storiche o letterarie ma di ordine poetico, artistico e visivo, proprie solo del “teatrale”.
La storia del costume teatrale, dunque, non può essere né capita né narrata se si trascura la sua essenza poetica, la sua invenzione specifica, volutamente diversa rispetto alla realtà quotidiana.Nella storia del teatro, infatti, il costume risulta sempre legato ad una dimensione rituale e simbolica, è spesso connesso alla psicologia di un personaggio ed è stato quasi sempre ben diversificato, volutamente, dalla pratica abituale del vestire.
Il costume teatrale diventa un “apparato visivo” di un rito, a sua volta portatore di una reinvenzione o astrazione poetica della realtà e come tale ha bisogno di un suo linguaggio.
Nel suo sviluppo nel tempo ha anche influenzato con la sua narrazione visiva le altre arti, facendosi a sua volta influenzare.
L’autore, scenografo e costumista di alta formazione, effettua una ricostruzione cronologica attenta e sapiente, che parte dal teatro greco, passando per il Medioevo e il barocco, fino ad arrivare a toccare tutte le avanguardie storiche e le neoavanguardie dell’ultimo secolo di arte teatrale.
Il volume è impreziosito da un ricco corredo fotografico, con elementi iconici di alta sartoria e scene di spettacoli di grande valore, documentazione quest’ultima fondamentale nella pratica professionale e di chi si occupa di costume teatrale e di arti visive in generale.
Gli interventi presenti nel testo sono a cura di Sibylle Ulsammer e Franca Squarciapino.


Emilio Ortu Lieto, nato a Cagliari e formatosi a Venezia, è uno scenografo e costumista di alta formazione, apprezzato e richiesto nelle più importanti produzioni per la lirica, la prosa, la danza, il teatro di figura e per il cinema da 35 anni; ha collaborato con premi Oscar e nomi celebri internazionali del teatro. Nell’ultimo decennio, in particolare, oltre ad insegnare arte e costume in vari ordini di scuole,ha studiato tecniche di tintura in India e si è occupato sia di formazione e divulgazione delle tinture naturali che di pitture decorative nelle bioarchitetture tradizionali di terra in Sardegna, temi su cui ha pubblicato, sempre per Nep Edizioni, i saggi “Tingere con le piante in Sardegna” (2017) e “Pitture decorative nelle case di terra in Sardegna” (2018).

“Piero Guccione e Leonardo Sciascia. Cronaca pittorica di una amicizia” a cura di Sergio Troisi

Il volume è stato pubblicato in occasione della mostra “Piero Guccione – Leonardo Sciascia. Cronaca pittorica di una amicizia”, a cura di Sergio Troisi. Una produzione dell’Ente Mostra di Pittura Contemporanea “Città di Marsala” nata da un’idea dell’Archivio Piero Guccione. La mostra sarà in permanenza presso L’Ente Mostra di Pittura di Marsala 24 maggio al 19 ottobre 2025.

Su “Dialoghi Mediterranei” la presentazione al volume di Alberto Genovese

Su Guccione, Sciascia ebbe modo di scrivere più volte, e in quattro occasioni con presentazioni di mostre e introduzioni a raccolte di disegni e pastelli che segnano altrettante tappe importanti nell’opera dell’amico. Questa mostra ripercorre l’amicizia tra il pittore e lo scrittore attraverso quei testi e le opere a cui erano dedicati, dalle semplici costruzioni di geometrie con cui nei primi anni Settanta, nel corso dei sempre più frequenti ritorni in Sicilia, Guccione ordinava l’infinito luminoso degli orizzonti del ragusano all’esercizio del disegno durante un soggiorno a Parigi; dal continuo trascorrere della luce nell’ombra che il pittore ritrovava nel paesaggio degli Iblei recuperando le suggestioni di Caspar David Friedrich a Edvard Munch in una declinazione sorprendente dei luoghi dell’isola all’incontro con Il Gattopardo e con il lascito di parole e immagini che Tomasi di Lampedusa affidava al principe di Salina. Il volume comprende anche alcune delle fotografie che Leone espose accanto ai dipinti di Guccione in una mostra suggerita da Sciascia, e una selezione della corrispondenza che racconta i tanti momenti della loro amicizia.(da Kalós Edizioni d’Arte)