
L’anniversario è prima di tutto un romanzo di liberazione, che scardina e smaschera il totalitarismo della famiglia. Ci ferisce con la sua onestà, ci disarma con il suo candore, ci mette a nudo con la sua verità. È lo schiaffo ricevuto appena nati: grazie a quel dolore respiriamo.
(da Feltrinelli Editore)
“Tornerai a trovarci?” mi ha chiesto avanzando verso di me mentre io mi sfilavo da casa.[…] Di fronte a quella domanda, avevo quarantun anni. Ciò significa che erano ventun anni che compivo quel gesto di andarli a trovare con una cadenza che non potrebbe non apparire di routine. Non c’era quindi alcuna ragione per mettere in forse il fatto che, dopo quel giorno, si sarebbe ripetuto ancora e ancora e per sempre. Per di più io ero un figlio e loro le persone che mi avevano dato la vita, il che era condizione sufficiente per non nutrire alcun dubbio.[…] Eppure mia madre la fece, e fu per istinto. Dopo tanti anni passati a sottrarsi, a non esistere né per sé né per i figli, a pulire, servire, obbedire al marito in casa e nel letto, a eseguire il poco o niente che mio padre si aspettava o pretendeva da lei, finì con un gesto da madre. Sentì ciò che dentro suo figlio era già successo senza che lui lo sapesse.
Dieci anni fa, quel giorno, ho visto i miei genitori per l’ultima volta. Da allora ho cambiato numero di telefono, casa, continente, ho tirato su un muro inespugnabile, ho messo un oceano di mezzo. Sono stati i dieci anni migliori della mia vita”.
Pochi stralci dal primo capitolo servono proprio per introdurre quella decisione, dopo ben quarantuno anni, di chiudere con la propria famiglia, di cui è spia il titolo, L’anniversario, perché è il decennale di quella decisione decisiva, di non sottomettersi più, di non accettare ogni predominio della volontà paterna anche nelle più piccole e insignificanti scelte familiari. Una decisione che il protagonista di fatto non affronta, ma svicola, di fatto si sottrae alla discussione e al contrasto diretto come fa al contrario la sorella maggiore.
Figura centrale del’indagine dell’io protagonista è la madre, come già lo era stata ne Il libro delle case, sebbene in misura minore. Una madre che solo in fondo si mostra diversa perché fino a quel momento è stata come assente, forse volutamente incapace di porre o di porsi come freno e schermo a quanto il padre, come tale, imponeva a lei e a tutti i membri della famiglia e soprattutto a quel figlio maschio che ha vissuto per quarantuno anni, sebbene lontano da casa, quella sudditanza come una vera prigionia.
Andrea Bajani è nato a Roma nel 1975. È autore, fra gli altri, dei romanzi Cordiali saluti (Einaudi 2005), Se consideri le colpe (Einaudi 2007, Feltrinelli UE 2021; premi Super Mondello, Brancati, Recanati e Lo Straniero), Ogni promessa (Einaudi 2010, Feltrinelli UE 2021; premio Bagutta), Mi riconosci (2013), La gentile clientela (2013) e Il libro delle case (2021, finalista al premio Strega e al premio Campiello). È inoltre autore dei volumi di poesie Promemoria (Einaudi 2017), Dimora naturale (Einaudi 2020) e L’amore viene prima (Feltrinelli, 2022). I suoi libri sono tradotti in 17 Paesi. È writer in residence presso la Rice University di Houston, in Texas.(da Feltrinelli Autori)
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