Alessia Gazzola “Miss Bee e il cadavere in biblioteca”, presentazione

Da oggi in libreria

[…]Ambientata nel mondo patinato e decadente dell’aristocrazia britannica al risveglio dall’incubo della Prima Guerra Mondiale, tra seducenti visconti e detective che sognano di tagliar loro la testa come nella rivoluzione francese, questa avventura di Miss Bee è una frizzante e incantevole combinazione di suggestioni – da Agatha Christie a Downton Abbey, dai romanzi di Frances Hodgson Burnett fino a Bridgerton – cui si aggiunge l’inconfondibile unicità del tocco di Alessia Gazzola.(da Longanesi Libri)

La ventenne Beatrice Bernabò, detta Miss Bee, è la nuova protagonista nell’ultimo romanzo della Gazzola, dopo Alice, Costanza e Rachele.
Si è trasferita da qualche anno a Londra da Firenze, con le due sorelle, Clara e Lucilla, e il padre docente universitario.
Intraprendente, alla moda, ironica, questa sua prima indagine-avventura, cui farà seguito “Miss Bee e il principe d’inverno”, la vede partecipe nel mondo dell’aristocrazia inglese a pochi anni dalla fine della Prima Guerra Mondiale, nel 1924: invitata a cena dalla nobile dirimpettaia, Mrs. Ashbury, vedova e madre dell’affascinante Christopher detto Kit, si troverà in mezzo a un omicidio di cui proprio lui potrebbe essere il colpevole o il seducente visconte suo amico e invitato.

Nel primo capitolo intitolato Il braccialetto, il lettore fa la sua prima conoscenza con la giovane protagonista

Camminando di fretta sotto una pioggerellina molto inglese, Beatrice Bernabò prese una storta. Si fermò sul marciapiede e sollevò la caviglia: aveva appena calpestato un braccialetto che, se non era d’oro, lo sembrava.
Si chinò, lo raccolse da terra e subito dopo si guardò attorno. Alle spalle, a destra, a sinistra. Forse l’aveva smarrito qualcuno nei paraggi? Non c’era nessuno.
Beatrice fece scivolare il bracciale nella tasca del cappotto: doveva solo attraversare la strada e sarebbe rientrata a casa, dove avrebbe potuto osservarlo meglio.
Non appena la porta si chiuse alle sue spalle e prima ancora di togliersi il cappello, Beatrice prese il bracciale.
[…]
«Beatrice, sei tu?» sentì la voce del padre chiamarla dal suo studio.
«Sì?, papa`. Arrivo.» Si tolse il cappellino, appese il cappotto all’attaccapanni e lo raggiunse.
Leonida Bernabò guardò la figlia. « Pensavo che fossi il garzone del latte.»
La mattina precedente, la sua secondogenita si era tagliata i capelli corti: era la moda. Segretamente Beatrice rimpiangeva la bella chioma scura, ma quando poi vedeva le altre ventenni con capigliature rette da lunghe trecce annodate le sembravano delle vecchie prozie e le passava ogni pentimento.
«E invece è la tua figlia scavezzacollo.»
«Dov’eri andata?»
«A farmi prestare un paio di scarpe da Clara.»
«Capisco. Vai a prepararti? È tardi.»
«Sì, ma farò presto.»
Beatrice era invitata a cena a casa di Mrs. Minerva Ashbury, che abitava esattamente di fronte a loro. A pensarci bene, il bracciale che giaceva smarrito nei pressi della sua casa bianca su due piani a Queen’s Gate, nel quartiere di South Kensington, poteva appartenere a lei, o a qualcuno che frequentava casa sua. Era un’ipotesi sensata: gliel’avrebbe mostrato quella sera stessa.
Mrs. Ashbury aveva preso a ben volere le sorelle Bernabò, che si erano trasferite da Firenze nel 1920 insieme al padre Leonida, docente di Italianistica all’Universita` di Londra. Incarico cui il professore aveva aspirato per anni e che era stato favorito dall’ambasciatore italiano nel Regno Unito in persona, amico d’infanzia di Leonida.

Della stessa autrice su tuttatoscanalibri

Una piccola formalità

La costanza è un’eccezione

La ragazza del collegio

Un tè a Chaverton house

La nuova trilogia con Costanza Macallè

Lena e la tempesta

Premio Bancarella ad Alessia Gazzola

Rebecca Harding Davis “Una legge tutta sua”, Bibliotheka Edizioni

PRIMA TRADUZIONE ITALIANA PER IL ROMANZO PROTOFEMMINISTA “UNA LEGGE TUTTA SUA” DELL’AMERICANA REBECCA HARDING DAVIS

Il libro anticipa il cinema progressista degli anni Trenta e Quaranta

Traduzione e introduzione di Aldo Setaioli

Bibliotheka Edizioni

L’inizio è all’apparenza quello di un romanzo gotico, con una seduta spiritica ben presto smascherata. Segue un intermezzo con quadri di genere che combinano curiosamente realismo e aspetti quasi idilliaci. Lo sviluppo successivo ricorda invece il popolare romanzo d’appendice, con sorprendenti colpi di scena. In questa trama così articolata si inseriscono motivi di ordine etico e sociale, per esempio la consuetudine di porre forti limiti alla personalità giuridica della donna sposata, che non può disporre dei propri mezzi economici perché affidati legalmente al marito.

Il carattere proto-femminista del romanzo, pubblicato nel 1878, ha come protagonista la giovane Jane Swendon, dotata di un senso di giustizia superiore alle convenzioni sociali. La storia anticipa di diversi decenni alcune idee espresse dal cinema progressista degli anni ’30 e ’40 del Novecento. Si pensi ai film di Frank Capra È arrivata la felicitàMr. Smith va a Washington Arriva John Doe, in cui l’onesta semplicità della gente di provincia viene contrapposta alla vacuità dell’élite sociale e intellettuale delle grandi città e alla corruzione della politica.

Dall’introduzione:

«Rebecca Harding Davis pubblicò una decina di romanzi e un gran numero di racconti (…). I temi da lei trattati sono però di grande interesse e mantengono anche oggi una loro attualità. Uno dei principali restò sempre quello della sofferenza delle classi povere all’epoca dell’industrializza­zione selvaggia del paese (per esempio nel romanzo Margret Howth: a Story of To-day del 1862). Fu anche molto sensibile alla condizione della gente di colore, che anche dopo la fine della schiavitù non aveva visto migliorare la propria con­dizione, per esempio in Waiting for the Verdict, scritto poco dopo la fine della guerra civile (1867), o in Kent Hampden (1892). Altro tema molto sentito dall’autrice riguarda il contrasto tra i pregiudizi sociali e il senso di giustizia del protagonista (per esempio Dallas Galbraith del 1868). Simili contrasti appa­iono in altre opere come John Andross (1874), Natasqua (1886), Doctor Warrick’s Daughters (1896) o nell’ultimo romanzo, Frances Waldaux (1897). Il tema delle utopie religiose, tanto diffuse allora come oggi negli Stati Uniti, è presente in Kitty’s Choice: a Story of Berrytown (1874). Lo ritroveremo con toni di decisa condanna nel romanzo che qui presentiamo: Una legge tutta sua (A Law unto Herself), del 1878. L’ultimo libro della Harding Davis, Bits of Gossip (1906), è una specie di biografia che più che la propria vita vuole presentare lo spirito dei tempi in cui l’autrice si è trovata a vivere, visti come circonfusi di un alone di nostalgia per un mondo meno dominato dalla fretta e dal desiderio di profitto. In tutta l’opera di Rebecca Harding Davis è avver­tibile la difesa delle classi sfavorite ed emarginate: i lavo­ratori sfruttati dall’ingordigia capitalistica di profitto, la popolazione di colore, gli immigrati, i nativi americani; e onnipresente è la lotta contro i pregiudizi sociali. Né meno importante è la sua difesa di un’altra categoria fortemente discriminata: le donne. Si può dire che l’opera letteraria di Rebecca sia quella di una proto-femminista. Si pensi a Margret Howth, a Frances Waldaux o al romanzo qui presen­tato: A Law unto Herself. Dal punto di vista letterario l’autrice può essere consi­derata l’antesignana del realismo americano, anche se per­mangono alcuni elementi dell’eredità romantica. Anche altri elementi della precedente tradizione letteraria sono presenti nell’opera di Rebecca, più o meno felicemente integrati nel contesto. Un aspetto d’indubbio realismo è in ogni caso costituito dagli elementi vernacolari e dialettali, soprattutto nei dialoghi tra i personaggi. Tuttavia, all’epoca della sua morte, nel 1910, Rebecca Harding Davis era ormai pressoché dimenticata. Fu sol­tanto all’inizio degli anni ’70 che venne riscoperta e rivalu­tata dalla scrittrice femminista e progressista Tillie Olsen, che mise in luce il valore letterario e il significato sociale delle sue opere».

Antesignana del realismo americano, pur nella permanenza di elementi dell’eredità romantica, Rebecca Harding Davis è stata riscoperta negli anni ‘70 dalla scrittrice femminista Tillie Olsen, che ha messo in luce il valore letterario e il significato sociale delle sue opere. Il suo racconto più noto è Life in the Iron-Mills, pubblicato nel 1861 in The Atlantic Monthly e apprezzato da Louisa May Alcott e Ralph Waldo Emerson. I temi ricorrenti della scrittrice sono le questioni sociali e politiche del suo tempo, la guerra civile americana, la questione razziale, la classe operaia e la condizione delle donne.

Mariano Lamberti “Magia del tempo breve”, Graphe.it

Magia del tempo breve: un viaggio poetico alla scoperta dell’anima, tra la finitezza dell’uomo e l’infinito dell’esistenza. Un’esplorazione della condizione umana alla ricerca del senso profondo della vita, che invita a riscoprire la bellezza e la fragilità dell’esistenza.

Prefazione di Davide Rondoni

Graphe.it

La forma di poesia più umana possibile è quella che si rivolge al divino: si potrebbe sintetizzare con queste parole l’opera di Lamberti. Il buddhismo costituisce il riferimento principale della raccolta. Nelle intenzioni dichiarate dell’autore c’è infatti l’esigenza di restituire alla spiritualità buddhista un linguaggio che parli all’anima e consenta la percezione diretta del contenuto, spogliato dell’aura di misticismo che rischia di allontanare dal cuore del significato. Magia del tempo breve è «un testo poetico, laico e sacro insieme» che sistematizza le esperienze (anche dolorose), le pulsioni e le emozioni dell’essere umano, testimoniando lo sforzo universale della mente finita per comprendere e avvicinare l’infinito, senza tuttavia perdersi in esso.

Ci sono poeti che sono “poeti nonostante”. Intendo poeti nonostante se stessi, nonostante la precarietà del loro lavoro stilistico, nonostante le convenienze esteriori, e spesso nonostante gli sguardi che la maggior parte delle persone che hanno intorno rivolgono a loro. Sospetto che Mariano sia uno di questi. Ti verrebbe spesso da chiudere questo libro, vuoi di fronte a un uso tronco del verbo all’infinito (quasi una entrata in scena improvvisa di un foscoliano nel Duemila) o vuoi di fronte a immagini che non sai se ingenue o puerili. E però mentre sei lì che pensi queste cose, incroci pochi versi più sotto l’immagine di una «malattia/ che saliva le scale al buio». Cavolo, ecco un poeta! Nascosto a volte persino a se stesso. E poi il libro ha crescite prodigiose: «Vorrei legare il mondo ai tuoi occhi vagabondi/ per vedere il cielo che raddoppia nel mare». Dunque ci si immerge nuovamente in un libro che ha come grande tema il tempo e l’eterno. (Davide Rondoni)

MARIANO LAMBERTI, originario di Pompei, si è formato in filosofia e cinematografia a Roma e New York. La sua carriera poliedrica spazia dal cinema, con opere come Non con un bang e Good As You, al teatro, dove ha diretto Processo a Fellini e Razza sacra. Ha pubblicato romanzi e raccolte di poesie, tra cui Dopo il dolore e Magia del tempo breve. Lamberti si distingue per la sua sensibilità narrativa e visiva, toccando con profondità le corde dell’animo umano.

James Sturz “Underjungle”, presentazione

Traduzione di Iaria Oddenino

Una strana e intelligente forma di vita, costituita da una vera e propria civiltà composta di tribù simili tra loro e tra loro in perenne conflitto, vive nascosta in fondo al mare. Un giorno il cadavere di un essere misterioso giunge fino a loro, nelle profondità oceaniche, illuminato da una luce che si fa più̀ fredda a ogni metro. Mentre la notizia dell’improvvisa comparsa della creatura attraversa le correnti e le varie tribù accorrono per vederlo con i propri occhi, sorgono nuove spaventose domande, destinate a sconvolgere antichi equilibri e a mutare per sempre il rapporto degli abitanti dell’oceano con quanto finora hanno conosciuto, o creduto di conoscere.(da Atlantide Edizioni)

In questo romanzo dello scrittore e istruttore marino James Sturz il lettore si immerge, è proprio il caso di dirlo, in un’ambientazione nuova, sconosciuta, quella delle profondità oceaniche: un mondo buio, freddo dove i colori scompaiono più si scende in profondità, il rosso quasi subito insieme al giallo, resistono più a lungo le diverse sfumature del blu ma alla fine resta imperioso solo il nero.
In questo mondo altro vivono sette tribù sempre in guerra tra loro, ciascuna con il proprio dialetto e le proprie scelte culturali; una di queste, i Gjala, hanno rinvenuto qualcosa di insolito: un cadavere. Le notizie corrono lungo le varie correnti oceaniche e le altre tribù si riuniscono per vedere e indagare e le conseguenze non si faranno attendere.
l romanzo è stato definito da Laura Pugno (Il Venerdì La Repubblica 1novembre 2024)  “marino e filosofico, intensamente lirico” proprio perché è un racconto quasi interamente ambientato sui fondali, un romanzo di amore e guerra con le sue domande esistenziali sugli scopi dell’esperienza umana, che racconta la vita attraverso la storia di una civiltà marina.

James Sturz scrittore e maestro di immersione statunitense, è cresciuto a New York, facendo snorkeling nella vasca da bagno. Si è occupato del mondo sottomarino per «The Atlantic», «The Wall Street Journal», «The New York Times» e «The New York Times Magazine», «Outside» e «Men’s Journal».

Pedro Salinas “Nella morte o nel bacio. Dieci poesie e due poemi”, Bibliotheka Edizioni

“NELLA MORTE O NEL BACIO”, NUOVA TRADUZIONE PER DIECI POESIE E DUE POEMI DELLO SPAGNOLO PEDRO SALINAS, CANTORE DELL’AMORE

Testo spagnolo a fronte per la traduzione di Miriam Bruni

Bibliotheka Edizioni

“Alzati e desidera con i piedi sicuri

quel che hai desiderato vacillante

già da molti anni solo col cuore.

Solo il tuo fare ti edifica o ti disfa;

non gli dei che fingono

tra le nubi un vago impero”.

Non esiste favola più bella – canta nelle sue liriche Pedro Salinas – di quella di un uomo che cammina verso la meta desiderata.  A volte si tratta di un treno, o di un negozio, o di un ballo di gala. Altre volte la meta è una persona. Poiché il poeta non porta orologi e sogna di trovare le giuste parole del suo canto, ama e continua ad amare anche quando gli altri dicono, guardando le date: “Aspetta, non è ancora ora, adesso dorme l’amore”. E quell’amore richiede tutto con eccesso: la luce, la vita, il mare. Ma tutto al plurale: le luci, le vite, i mari.
Dieci poesie e due poemi di Pedro Salinas, uno dei maggiori autori spagnoli del primo ‘900, vengono proposti, con il titolo Nella morte o nel bacio, dalle edizioni Bibliotheka nella nuova versione di Miriam Bruni (testo spagnolo a fronte).

I testi raccolti in questa selezione bilingue sono tratti dal volume Pedro Salinas – Poesías completas, Editorial Seix-Barral, Barcelona 1982.. I primi cinque sono contenuti ne “La voz a ti debida”, il poemario amoroso di Salinas certamente più noto al pubblico italiano. I secondi cinque in “Razón de amor”, la raccolta originariamente pubblicata nel 1936. I due ultimi in “Largo lamento”, il libro che chiude la trilogia d’amore di questo importante esponente della Generazione del ‘27.

Nato a Madrid nel 1891 e morto a Boston nel 1951, Pedro Salinas ha insegnato nelle Università di Siviglia e di Murcia e, dopo la fuga dal suo paese in seguito alla guerra civile, alla Johns Hopkins University di Baltimora. Il tema preferito della sua lirica è l’amore, indagato con minuziose indagini di natura psicologica. La traduzione è della bolognese Miriam Bruni, docente di Lingua e letteratura spagnola e autrice di poesie apparse in libri e riviste. Ha vinto il primo premio per la sezione Poesia al Concorso letterario Coop for Words (2017) e il primo premio sezione Poesia al Concorso Otto Milioni (2018).

Gaetano Savatteri “La Magna Via”, presentazione

Saverio Lamanna e Peppe Piccionello, la coppia Stanlio e Ollio del giallo italiano protagonista della fortunata serie TV Màkari, sfidano la Sicilia interna lungo l’antica «magna via francigena» che collega per sentieri e strade provinciali, Palermo ad Agrigento. Ma sulla loro scia si verificano alcune morti violente e misteriose da decifrare.(Da Sellerio Editore)

Tra i temi affrontati nel romanzo c’è anche l’aspetto sociologico che scaturisce percorrendo appunto la  “magna via”, nell’entroterra siciliano tra paesi sempre più svuotati, da cui emerge la questione dell’emigrazione spesso forzata e anche quella della “restanza” che presuppone decisione e coraggio non solo per chi la opera in prima persona, ma perché implica anche una scelta per chi, almeno in un primo momento, deve accoglierla, come accade a Salvatore Picone e alla figlia e come accade al gruppo che come lui si impegna contro lo spopolamento dei paesi delle colline dell’entroterra siciliano.
In questo viaggio c’è per il protagonista anche la ricerca del mondo dell’infanzia e insieme ad essa la volontà di ricostruire un rapporto con il padre come accade a Racalmuto, il paese dove ha trascorso la sua infanzia. Lontano dal suo mare, insieme al padre, a Piccionello e a Suleima, si muove tra ricordi, emozioni, citazioni e richiami letterari dove, come in ogni giallo che si rispetti, non mancheranno avventure, imprevisti, ironie e misteri, tra cui morti efferate e soluzioni da trovare.

Gaetano Savatteri (Milano, 1964), cresciuto in Sicilia, vive e lavora a Roma. Con questa casa editrice ha pubblicato: La congiura dei loquaci (2000, 2017) La ferita di Vishinskij (2003), Gli uomini che non si voltano (2006), Uno per tutti (2008), La volata di Calò (2008) e La fabbrica delle stelle (2016), Il delitto di Kolymbetra (2018), Il lusso della giovinezza (2020), Quattro indagini a Màkari (2021), La Magna Via (2024).

Dello stesso autore su tuttatoscanalibri, i racconti in tre raccolte della Sellerio:

Cucina in giallo

Una notte in giallo

Una settimana in giallo

Francesca Cheyenne Roveda “Avevamo i capelli lunghi”, Mursia Editore

Postfazione di Alessandra Moro

Mursia

«Gli anni vissuti respirando l’aria di un’aula le avevano forgiate e allenate a essere quello che sarebbero diventate. Nella compartecipazione di gioie e sofferenze si era creato un legame indissolubile, della cui forza non erano consapevoli, mentre lo vivevano.»

Irene ha raggiunto quell’età in cui si percepisce vecchia senza essere diventata adulta. Nel bilancio della sua vita sente di aver combinato poco o nulla: confinata in uno sperduto borgo della campagna veneta, vive ossessionata dall’ordine e dalla pulizia. Un’inaspettata rimpatriata di classe, però, diventa l’occasione per ritrovarsi con le amiche perse di vista dai tempi del liceo: Beatrice, con una famiglia all’apparenza perfetta, e Rebecca, ex promessa del mondo dello spettacolo e ora alle prese con una brutta malattia. Il destino che le ha fatte incontrare di nuovo, a distanza di decenni, sembra avere in serbo per loro un finale che, forse, può ridare speranza a chi guarda ormai la vita con amara disillusione.

Dalla Postfazione:

«Avevamo capelli lunghi significa ≪come eravamo≫ e ≪quando eravamo≫: le tre protagoniste, amiche da ragazze, si ritrovano ormai donne, in quell’età dei cinquanta, avanzata per ripetere follie (ed errori) di gioventù, ma non troppo per non poter essere ancora spalancata su sogni e progetti. C’è molto di autobiografico: l’autrice ha vissuto direttamente o indirettamente ogni pagina e questo ne fa un’opera sincera e autentica. Scrivere è servito a Francesca per trovare uno strumento di rigenerazione, dopo una profonda esperienza personale che l’ha portata a un passo da rendere questo libro non più che appunti postumi; dunque, come un’araba fenice, ora lo ha concluso, ripercorrendo anni e fatti che non sono poi così lontani nel tempo ma assai nello spirito. Eppure siamo qua, a riguardarci, a confrontarci e a guardare avanti. Migliori? Peggiori? Diversi, sicuramente più consapevoli di noi stessi

Dichiara l’Autrice:

«Ho scritto questo libro di getto, in due/tre mesi al massimo. È stato in parte un atto catartico: c’è molto di autobiografico, ma in una veste romanzata. Volevo che vi si riconoscessero quante più persone possibile e nessuna in particolare, me compresa, grazie al meraviglioso artificio della finzione»

Francesca Roveda (Verona, 1971), detta Cheyenne dai tempi in cui lavorava a Match Music come vee jay, si è laureata in Storia del teatro e dello spettacolo presso la Facoltà di Lettere di Padova. È stata una conduttrice televisiva ed è attualmente speaker radiofonica di RTL 102.5. Ha pubblicato Generazione MMStoria di una gioiosa anarchia televisiva (2014), scritto con Michele Michelazzo, e ha collaborato, con Massimo Fini e Eduardo Fiorillo, alla stesura di Massimo Fini è Cyrano (2005).

“Miracolo a Milano. Parole, immagini e immaginari”, Oligo Editore

A 50 anni dalla scomparsa di Vittorio De Sica esce ‘Miracolo a Milano. Parole, immagini e immaginari’ A cura di Valentina Fortichiari e Sergio Seghetti

Presentazione di Paolo Baldini, Prefazione di Andrea De Sica

Testi di

Simona Ballatore, Giorgio Battistelli, Patrizia Carrano, Maria Carla Cassarini,Paolo Crespi, Luca Crovi, Gualtiero De Santi, Valentina Fortichiari, Paolo Mereghetti, Giuliana Nuvoli, Marco Palazzini, Stefania Parigi, Cochi Ponzoni, Mauro Raimondi,Loris Rambelli, Giovanna Rosa, Salvatore Sclafani, Studio Azzurro, Edoardo Veronesi Carbone

Con fotografie inedite di Mario De Biasi

OLIGO

Nel cinquantesimo della scomparsa di Vittorio De Sica, un omaggio a due capolavori: Miracolo a Milano, celebre film del grande regista, e al libro che lo ha ispirato, Totò il buono, dello scrittore e intellettuale Cesare Zavattini. E proprio da saggi su questi due grandi protagonisti del dopoguerra prende le mosse questo libro, che include un importante apparato iconografico, con disegni e fotografie (anche di scena e in parte inedite) e che affronta anche il tema dell’eredità culturale del film e del romanzo, a testimoniare che i veri capolavori non smettono mai di emozionare. Incontreremo la Milano della ricostruzione e della voglia di riscatto, ma anche una città afflitta da crisi economica e povertà, ma dove però possiamo già leggere le radici culturali della metropoli meneghina contemporanea. Pochi film hanno creato un legame così profondo con la città in cui sono stati girati come Miracolo a Milano.

«Pochi film sono riusciti a toccare – attraverso la dimensione fiabesca, surreale, magico-naturalistica – temi tanto universali da diventare simboli internazionali. Prospettiva glocal, sognante, lungimirante, con evidenti riferimenti al cinema delle origini, al circo, al fumetto, al disegno animato». Paolo Baldini

«Il mio Miracolo a Milano nasce dai ricordi di mio nonno Vittorio, nel senso che i miei ricordi sono i suoi film, dai capolavori neorealisti alle commedie che hanno reso splendente il cammino del cinema italiano dal dopoguerra in poi. Nasce dalle parole dette e scritte da mia nonna, Maria Mercader, che partecipò alle riprese, confortando e animando nonno Vittorio. È un film, come si può immaginare, che sta nel mio DNA, anche se io sono nato nel 1981, trent’anni dopo la sua uscita. Tutto quel tempo ha, se possibile, aumentato dentro di me i valori della leggenda di un film irripetibile, frutto della collaborazione creativa, e vorrei dire emotiva, tra Cesare Zavattini e nonno Vittorio. Per me, in questo momento, è anche un’occasione per rendere omaggio a mio padre, Manuel De Sica, che seguì il primo restauro del film e molto si è occupato della memoria di mio nonno: io provo a portare avanti il suo lavoro, ora che lui non c’è più.» Andrea De Sica 

I curatori:

Sergio Seghetti è nato a Milano nel 1956, laurea in Lettere Moderne all’Università Statale di Milano ha lavorato nel Sistema Bibliotecario di Milano dal 1984 al 2021 e, in particolare, dal 1999 come responsabile dei servizi informatici. In pensione dal 2022 mantiene un rapporto di collaborazione con la Direzione Biblioteche del Comune di Milano. Nel 2014 avvia la collana di editoria civica “Gli ebook della Biblioteca Sormani” (finora circa 40 titoli per oltre 120 mila download complessivi).

Valentina Fortichiari è nata a Milano e oggi vive a Vigevano. Ha sempre lavorato in editoria, dirigendo le relazioni esterne e l’ufficio stampa di Longanesi. Dalla passione per l’acqua e il nuoto è nato il suo romanzo d’esordio, Lezione di nuoto, Colette e Bertrand, estate 1920 (Guanda 2009, Solferino 2023; premi Rapallo, Grazia Deledda, Rhegium Julii) e la raccolta di racconti La cerimonia del nuoto (Bompiani 2018). Ha pubblicato per Oligo il romanzo Il mare non aspetta. Un viaggio emotivo in Norvegia (2024). Ha curato e cura opere di Cesare Zavattini per la Nave di Teseo e di Guido Morselli per Adelphi. Giornalista, saggista, collabora con varie testate periodiche.

Le novità del Gruppo Editoriale Fanucci degli inizi di novembre 2024: un thriller e un romance

Peter James, PENSAVANO FOSSI MORTA-LA STORIA DI SANDY

Thriller

Traduzione dall’inglese di Eleonora Motta

Uscita: 8 novembre 2024

Timecrime

Finalmente svelato il mistero che ruota attorno alla moglie del detective Roy Grace. Un must anche per gli appassionati della serie televisiva. Il suo nome è Sandy. Forse la conoscete come l’amorevole moglie del detective sovrintendente Roy Grace. Ma in lei c’è molto di più di quanto sembri: una donna con un passato oscuro, un presente complicato e un futuro incerto. Fino al giorno della sua scomparsa. La sua sparizione ha messo in moto una ricerca a livello nazionale ma senza alcun risultato, così tutti si sono convinti che sia morta. Dove è finita Sandy? E perché è scappata? Cosa può spingere una donna a lasciarsi ogni cosa alle spalle e svanire nel nulla? Riuscirà Roy Grace a trovare le risposte alle domande che lo hanno tormentato al punto da mettere a repentaglio la propria carriera investigativa? Torna il famoso detective di Brighton, protagonista della serie tv Le indagini di Roy Grace, e questa volta dovrà risolvere un caso che lo ha tormentato per anni. Una perla per gli appassionati delle serie investigative.

PETER JAMES è uno degli autori più venduti nel Regno Unito, noto soprattutto per la serie del sovrintendente Roy Grace, ora diventata una fiction di successo per ITV con John Simm nel ruolo del tormentato poliziotto di Brighton, il detective preferito di Sua Maestà la regina Camilla. Ha vinto oltre 40 premi per le sue opere, tra cui il WHSmith Best Crime Author of All Time, il Crime Writers’ Association Diamond Dagger e quattro Nielsen Silver Bestseller Award nel 2024. Fino ad oggi, Peter ha scritto un totale di 20 bestseller del Sunday Times, ha venduto oltre 23 milioni di copie in tutto il mondo ed è stato tradotto in 38 lingue. Inoltre, i sei spettacoli teatrali tratti dai suoi libri hanno incassato oltre 17 milioni di sterline. Con Pensavano fossi morta – La storia di Sandy, narrato dalla prospettiva della moglie del sovrintendente Roy Grace, debutta nel catalago Timecrime.

Kate Goldbeck ,YOU, AGAIN – ANCORA TU

Romance

Traduzione dall’inglese di Eleonora Motta

Leggereditore

Uscita: 11 novembre 2024

Attrice comica agli inizi, uno spirito libero a cui piace intrattenere solo relazioni informali, che per mantenersi vive in subaffitto e accetta qualsiasi occasione per esibirsi sul palco, Ari è l’opposto di Josh. Lui è nato e cresciuto a Manhattan, ha progetti ambiziosi: conquistare il mondo della cucina e trovare la persona giusta. Non hanno davvero nulla in comune tranne il fatto che vanno a letto con la stessa donna. Ari e Josh non si aspettano che le loro strade si incrocino di nuovo, ma anni dopo, mentre entrambi si stanno riprendendo da relazioni finite, un incontro casuale porta a un legame sorprendente e inaspettato: l’amicizia. Così, nelle vesti di “amici senza benefici”, trovano conforto nelle maratone su Netflix in piena notte, scorrendo i rispettivi profili di appuntamenti online e litigando da un quartiere all’altro; molto meglio di qualsiasi cliché romantico. Finché, una sera, i confini del loro rapporto platonico non sembrano più così netti e il mondo comincia a girare in senso inverso. You, Again – Ancora tu è un esordio nel genere romance, spumeggiante, attualissimo, ispirato al film icona Harry ti presento Sally… di cui l’autrice è una grande fan.

KATE GOLDBECK è cresciuta in una piccola cittadina e il suo sogno era di vivere a New York, anche se i suoi genitori l’avevano avvertita che gli appartamenti di Friends non sono per nulla realistici. All’università ha studiato Cinema e Storia dell’arte e, dopo aver conseguito un master in una scuola di ingegneria, ha progettato mostre museali pluripremiate ed esperienze immersive in tutto il mondo. Adora battibeccare con il suo compagno, addormentarsi ascoltando i narratori di audiolibri dall’accento rigorosamente britannico e grattare i cani dietro le orecchie. Con You, Again – Ancora tu, suo romanzo d’esordio, debutta nel catalogo Leggereditore.

Antonio Manzini “Il passato è un morto senza cadavere”, presentazione

[…] In questa nuova avventura di Rocco Schiavone, Antonio Manzini alza il livello della riflessione sulla condizione umana, in una indagine fitta di tracce, figure e dettagli, movimentata, rigorosamente logica, che agita ombre e desideri, provoca luci e turbamenti, smuove il coraggio e la paura.(da Sellerio Editore)

Il nuovo romanzo di Manzini è un testo ampio che ha come tema portante il ricordo, il passato e ciò che di questo tempo ciascuno di noi ama richiamare alla memoria e ciò che tende al contrario a dimenticare. Anche il titolo lo rievoca e anche come lo stesso protagonista, il vicequestore di Aosta Rocco Schiavone, imposta la propria esistenza legandola al passato che è rifugio, mancanza, dolore.

Anche la vittima, Paolo Sanna, ha un passato che lo caratterizza e nel quale occorrerà indagare capillarmente per riuscire a garantire alla giustizia il suo omicida. Apparentemente il caso si presenta come una morte occasionale, da incidente: il Sanna è un cinquantenne investito e ucciso mentre va in bicicletta, ma al contrario si rivelerà un omicidio programmato  La vittima, da poco trasferitosi ad Aosta, ha peregrinato per varie città anche estere, è un benestante nonostante non abbia alcuna attività, vive in un’abitazione di lusso, vive solo e molto della sua vita si perde in un passato che pare cancellato. Occorrerà cercare lì e ricostruire quanto giaceva nell’ombra ma è stato messo in luce dall’”incidente”.

Antonio Manzini, scrittore e sceneggiatore, ha pubblicato Sangue marcioLa giostra dei criceti (del 2007, riedito da Sellerio nel 2017), Gli ultimi giorni di quiete (2020) e La mala erba (2022). La serie con Rocco Schiavone è iniziata con il romanzo Pista nera (Sellerio, 2013) cui sono seguiti La costola di Adamo (2014), Non è stagione (2015), Era di maggio (2015), Cinque indagini romane per Rocco Schiavone (2016), 7-7-2007 (2016), Pulvis et umbra (2017), L’anello mancante. Cinque indagini di Rocco Schiavone (2018), Fate il vostro gioco (2018), Rien ne va plus (2019), Ah l’amore l’amore (2020), Vecchie conoscenze (2021), Le ossa parlano (2022), ELP (2023) e Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Sud America? (2023). In altra collana di questa casa editrice ha pubblicato Sull’orlo del precipizio (2015) e Ogni riferimento è puramente casuale (2019). 

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