Massimo Baroni “Dizionario acquatico felliniano”, presentazione

UN DIZIONARIO PER OSSERVARE L’OPERA DEL GRANDE REGISTA DA UNA PROSPETTIVA INSOLITA

Oligo Editore

L’acqua è sempre protagonista nei film di Federico Fellini. Anche se questo aspetto non è mai stato studiato, l’acqua compare sin dalle prime pellicole fino alle ultime produzioni, rappresentando la vitalità o l’inconscio, la gioia o l’angoscia del futuro, il bacino fecondo dal quale scaturiscono visioni oppure una sorta di lugubre trama sottile che si posa sulle cose e sulle persone.

Nelle prime pellicole realizzate dal regista vediamo un’acqua viva, anzi vivissima, che esplode in ogni piazza dalle fontane, invade con la sua presenza incontenibile le strade di Roma, rotola giù dal cielo in acquazzoni improvvisi sotto il quale i bambini giocano a rincorrersi (la scena dei “santini” ne La dolce vita) o le prostitute urlano, danzano e scappano nel pieno di una dilagante frenesia di vita. I fiumi scorrono come nastri d’argento attraverso le borgate, le case si allagano, le fontanelle sono in ogni angolo, getti da pompiere annaffiano copiosamente i manifesti pubblicitari… il mondo tracima d’acqua ed essa è gioia pura, fiamma, rinascita. È una grande e infaticabile liquida presenza quella che invade i primi film del regista, sia i lungometraggi, da Luci del varietà fino a La dolce vita, che i mediometraggi, come Un’agenzia matrimoniale e Le tentazioni del dottor Antonio; è un grande turbine di personaggi che lambiscono e tentano di sondare l’acqua, in un moto che, se viene letto al negativo, è fin troppo vorticoso e lascia trasparire il fatto che questo elemento in realtà fatichi a trovare la via della propria espressione. L’acqua è onnipresente, viene evocata in ogni angolo, eppure in pochi sono in grado di comprendere la sua voce. Nel grande frastuono della vita che rinasce dopo la guerra è contenuta anche un’eco di morte e il placido vento che muove le acque, l’Alito che genera la vita, fatica a soffiare in tutto quel caos. (dall’introduzione dell’autore)

MASSIMO BARONI (Reggiolo, 1976) è laureato in Ingegneria Elettrica e lavora in una multinazionale di macchine agricole. Ha scritto svariati racconti pubblicati in riviste e premiati in concorsi. Questo suo primo saggio si è aggiudicato una menzione speciale al concorso ‘Inedito – colline di Torino’ 2022.

Gianluca Morozzi “La morte a colori”, presentazione

FERNANDEL

La sinossi

Felice Venturi ha un dono. Lo ha ereditato dalla madre. Lo chiama: la morte a colori. Toccando un moribondo gli trasmette l’illusione di un lungo, radioso futuro, una dimensione splendida in cui tutti i suoi desideri si realizzano, mentre i pochi minuti di vita che gli restano diventano anni, decenni, come nel tempo dilatato dei sogni. Meglio una realtà breve e orribile o una lunga e appagante fantasia? Ogni volta che Felice ne ha la possibilità dispensa il suo dono, offrendo un’esistenza bella e gratificante. Di tanto in tanto appare in prima persona nell’illusione e chiede: Preferisci tornare nel tuo presente, doloroso ma reale, o vuoi restare qui ancora un po’? E nel frattempo Felice Venturi deve vivere una vita complicata, fra una sceneggiatura da scrivere, una fidanzata che non sa nulla del suo dono, e un’affascinante sosia di Ornella Muti con la passione per i cimiteri monumentali. 

Dal libro: 

Felice Venturi non aveva certo previsto di trovarsi lì nel momento in cui Miro Massari si buttava dal ponte. Era stato un caso. Ma, come sempre, era contento di aver potuto donare la morte a colori. Felice Venturi poteva entrare nella mente dei moribondi, creando un’illusione realistica, tridimensionale e sensoriale in grado di modificare anche la percezione del tempo, un po’ come a volte sperimentiamo nei sogni, per cui pochi minuti di vita possono espandersi fino a diventare decenni. Era un potere che aveva usato per alleviare la dipartita di persone care, ma anche di totali sconosciuti. Un uomo che aveva cercato di soccorrere dopo un incidente d’auto. Un senzatetto in un androne in una freddissima notte d’inverno. E adesso il talentuoso ma incompreso Miro Massari. Era grato al caso per avergli dato la possibilità di donare a quel povero scrittore suicida un’esistenza bella e degna di essere vissuta. Felice Venturi quella domenica mattina era in stazione per motivi ben diversi dalla morte a colori. Aspettava una ragazza di Perugia, una ragazza mai incontrata di persona ma che già gli era entrata nella mente e in quello che i romanzieri pigri definiscono il cuore. Che Felice Venturi fosse fidanzato da ormai due anni con una certa Vanessa, ecco, quello era un problema che avrebbe affrontato in un secondo momento. Comunque, era andato a cercare l’albero che era cresciuto fra il binario tre e il binario quattro per un motivo ben preciso, una richiesta che gli aveva fatto la ragazza di Perugia, e aveva visto precipitare un uomo. Era corso da lui e lo aveva toccato. Il suo dono funzionava solo se c’era un contatto fisico, anche minimo, con la persona che stava morendo. Così poteva regalare un futuro. Un bel futuro. Che importava se non era reale?

Gianluca Morozzi è nato a Bologna nel 1971. Autore generoso e prolifico, per Fernandel ha pubblicato quindici libri, a partire dal suo esordio, Despero (2001), fino al romanzo più recente, Il libraio innamorato (2022).

Dello stesso autore su tuttatoscanalibri

Il libraio innamorato

Forugh Farrokhzad “Io parlo dai confini della notte”, presentazione

A cura di Domenico Ingenito

Testo a fronte

In un brevissimo arco di vita Forugh Farrokhzad ha lasciato un segno profondo nella cultura non solo del suo paese ma di tutto il mondo: paragonata ad Anna Achmatova e Sylvia Plath, celebrata come una figura di rottura e ribellione, è stata traduttrice e cineasta, ma soprattutto una grandissima poetessa. Letta oggi, nel clima di persecuzione che circonda le donne iraniane impegnate a cambiare le regole del loro mondo, suona come una straordinaria anticipatrice, ma è stata ed è un’artista senza tempo e fuori dal tempo, che ha vivificato la nobilissima tradizione poetica del suo paese raccontando passione e dolore, tormenti intimi e sussulti dell’anima. I suoi versi sono stati a lungo banditi in Iran, pur circolando sempre sottobanco, e sono tuttora fortemente censurati. Questa edizione è la prima al mondo a raccogliere la sua intera opera poetica sia in persiano che in traduzione. (dal Catalogo Bompiani)

Una prima edizione a livello mondiale che raccoglie l’intera opera in versi della poetessa iraniana con il testo in lingua originale a fronte: cinque opere che anche dai titoli sono testimonianza non solo di una situazione al tempo dell’autrice, l’Iran degli scià della dinastia Pahlavi, meno restrittivo nei confronti delle donne di quelli che stiamo attualmente vivendo attraverso le cronache, ma di ribellione e di ricerca di una libertà negata: Prigioniera, Il muro, Ribellione , Una rinascita  scritti tra il 1955 e il 1964 e Crediamo pure all’inizio della stagione fredda pubblicato postumo nel 1974, la libertà più ovvia, quella di esistere come donna e come tale offrire il proprio individuale punto di vista, con un proprio sentire e una propria fisicità, la propria femminilità non riconosciuta ed elusa dentro una visione patriarcale di sudditanza. Una giovane donna coraggiosa come per altro hanno saputo ancora dimostrare e combattere le donne iraniane tra le quali la poetessa è sicuramente un simbolo perché anticipatrice di un riscatto attraverso la sua opera poetica.

«So di non aver fatto nulla di straordinario, se non essere stata la prima donna a muovere un passo per spezzare questa catena di vincoli che legano le donne» ( le parole di Forugh Farrokhzad riportate da Roberto Galaverni nel suo articolo di presentazione del volume su La lettura del 22 ottobre 2023)

Forugh Farrokhzad nasce a Tehran nel 1934 e muore in un incidente d’auto, sempre in Iran, nel 1967. Si sposa giovanissima, poi lascia il marito per dedicarsi interamente alla scrittura e all’arte, sia in patria che in Europa. Nel 1963 scrive e dirige un corto di venti minuti, La casa è nera, ambientato in un lebbrosario, che accende un vivissimo interesse nel mondo cinematografico, mentre le sue raccolte poetiche suscitano scandali ed entusiasmi in un Iran ancora fortemente legato alla tradizione. L’ultimo libro pubblicato in vita, Una rinascita, è considerato un capolavoro del modernismo persiano.

Per saperne di più sull’Autrice da You Tube

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