Giovanni Luca Valea “Una vecchia valigia”, NeP Edizioni

NeP Edizioni

La sinossi

La vita ordinaria di Domenico Ferraro, vecchio professore in pensione ormai stanco e insofferente, viene turbata dalla consegna di una vecchia valigia. Una lettera accompagnatoria annuncia l’imminente arrivo di un misterioso ragazzo, con la richiesta gravosa di prendersene cura. L’irrompere del giovane Lupo diviene una imprevedibile deviazione del destino, che cambia radicalmente l’esistenza del professore. Domenico è un uomo emarginato e solo, abituato a porsi di fronte alla vita con l’atteggiamento di un ospite silenzioso e indifferente. Un silenzio dovuto alla rassegnata accettazione, che divora gran parte delle parole che si vorrebbero dire, nella costrizione di soccombere davanti all’impossibilità di opporsi.

Viviamo così insieme al protagonista i suoi dubbi e le frustrazioni dei suoi fallimenti, ma anche il febbricitante sopraggiungere di nuove sensazioni per la vicenda rocambolesca in cui si trova, suo malgrado, coinvolto. La vecchia valigia si rivela essere un bagaglio di ambizioni per evadere dal grigiore di un’esistenza calpestata e vissuta costantemente come un’ombra.

Giovanni Luca Valea nasce a Firenze nel 1988. Docente di Lettere, ha all’attivo tre raccolte poetiche: “Canzoni di rabbia, poesie d’amore” (2015), “Una storia che credevo di avere dimenticato” (2019) e “Una rosa al padrone” (2021). Come cantautore, si ricorda il successo di critica de “La disciplina del sogno”. In uscita, a novembre, l’album “Canzoni”. “Una Vecchia Valigia” è il suo primo romanzo.

Qui un’anteprima

Massimiliano Milesi “Charlie sotto i portici”, Pandilettere Edizioni

Pandilettere Edizioni

“Un libro enigmatico, che lascia nel lettore tanta curiosità e desideri di approfondimento anche musicale.
Un racconto che si lascia leggere tutto d’un fiato e non cessa di stupirci.
Da leggere per rimettere “tutto” o “quasi tutto” in discussione… se non altro, proprio le nostre convinzioni più radicate.”
(dalla postfazione di Antonella Antonelli)

Un breve estratto

“Dopo cinque minuti arriva la sorveglianza. Qui, dopo la bomba di quel pazzo di qualche anno fa, adesso si sta parecchio attenti. Mi aprono tutte le stanze, e io -da solo – mi preparo all’articolo più importante della mia vita.”

Di cosa parla Charlie sotto i Portici?
Un misterioso concerto a Roma nel 1953.
Realtà o invenzione?
Un vecchio nastro perso e ritrovato.
Foto inspiegabili.
Chi c’era quella sera a sentire Parker in Piazza Nicosia?


Note biografiche
Massimiliano Milesi nasce a Roma nel 1965. Autore, regista, insegnante di teatro, saggista. È anche un Monaco Buddhista e insegnante di Dharma della Scuola Kempon Hokke International. Fonda la Permis de Conduire, formazione produzione teatrale, nel 1992, successivamente la compagnia TeatroDaViaggio, nella quale porta avanti da anni una ricerca sul Teatro di Carlo Goldoni. Ha diretto diversi teatri negli ultimi trent’anni; nel 2021 fonda, con la dramaturg e attrice Antonella Antonelli, il politecnico del monologo, presso il Teatro Elettra che entrambi dirigono assieme ad Alberto Buccolini.,Le sue regie hanno spaziato dal Teatro di ricerca negli anni ’90, alla commedia classica di Carlo Goldoni sino agli autori contemporanei europei e giapponesi. Ha alle sue spalle anche una lunga attività di saggista, giornalista e conduttore radiofonico.Pubblica “Teatro e Zen” nel 2014 (reality book), “Teatro 1” nel 2015 (edizioni Permis de Conduire),
“Dinamica gesto carattere, il metodo DGC” nel 2019 (Fefè Editore).

Erri De Luca ” A schiovere. Vocabolario napoletano di effetti personali”, presentazione di Salvina Pizzuoli

Feltrinelli

Una serie di vocaboli e di espressioni in napoletano, per l’autore una serie di “effetti personali” raccontati come tali e illustrati da Andrea Serio.

E, come spiega nella Prefazione, è linguaggio appreso da voci vicine e affettive, legato a ricordi, a letture, ad avvenimenti, fatto di raffigurazioni, espressioni personalizzate  “Le parole qui raccolte sono effetti personali, calli che hanno resistito sotto il guanto dell’italiano” e continua precisando “Il napoletano è un utensile impugnato a mano nuda. Non sta sulla punta della lingua ma nel palmo. Lo maneggio con me stesso, lo canto, mi dico versi e proverbi, lo adopero da sprone e da scoraggiamento, per una collera, per un complimento”.

Centouno vocaboli “estratti dal mio giacimento napoletano”, scrive in chiusura e relativamente all’espressione “a schiovere” che dà il titolo a tutta la raccolta “È la maniera con cui mi vengono le storie, sbucate alla rinfusa da un guizzo di ricordo. Anche le circostanze della mia stessa vita stanno sotto la sigla a schiovere, dove niente è accaduto per progetto, invece sotto impulso di avvenimenti vari. Concludo questi centouno vocaboli estratti dal mio giacimento napoletano. Ringrazio chi mi chiede di proseguire, ma rispondo che da ospite devo lasciare la tavola finché ancora gradito. Qui termina il mio vocabolario a schiovere”

Anche per me che amo i dialetti è stata una scoperta; a parte alcune espressioni che riconosco e che so interpretare, la maggior parte mi sono davvero sconosciute e celano sotto la superficie significati nascosti: oltre agli effetti personali dell’autore, c’è tutta la storia e la filosofia di vita di una terra di grande cultura che li esprime attraverso la lingua che le è propria e dove affonda le proprie radici.

E spigolando e stralciando, per far capire di quel che vi si tratta, ma senza esagerare, perché levando troppo  dal contesto se ne perde l’efficacia

A Napoli era difficile cadere in mezzo alla folla che gremiva le strade. Ci si poteva sempre appoggiare a qualcuno, e in caso di sconocchiamento, cioè di cedimento degli arti inferiori, si veniva subito sorretti. Ora in città c’è meno densità abitativa. Se uno cade si deve alzare da solo. Si uno car’, s’adda aiza’ isso sulo

Nei momenti di tensione e affanno mi esce, puntuale e pronto, il napoletano. Mi protegge.È il mio arricietto (Ndr ovvero rifugio, in tempo di guerra è una parola d’ordine.Si scappava al suono lugubre della sirena di allarme per trovare un arricietto nei rifugi antiaerei)

Un proverbio locale, di genere consolatorio, afferma: “Pure nu càucio arèto è nu pass’ annanz’”. Pure una pedata nel sedere è un passo in avanti. Chi ne ha presi molti non è tanto convinto di essere avanzato gran che, ma i detti popolari hanno spesso ragione.

Zallo fa radice per “’o ’nzallanuto”, il rimbambito. Per mia nonna era sentenza grave e peggiore insulto. Perché non si poteva essere ’nzallanuti a Napoli. Ne andava della vita stessa, oltre che della reputazione. A volte coincidono: per evitare il rischio di passare per tale, si accetta di correre un serio pericolo.

Ho incontrato la parola nella canzone “’O Guarracino”, composta nel 1700. Si racconta di un pesce che si agghinda per cercarsi una fidanzata: “Tutto pósema e steratiello, ieva facenno lo sbafantiello”. Tutto in posa e tirato/stirato a nuovo, andava facendo lo sbafantiello, che è un insieme di azzimato, vanesio, esibizionista. Il diminutivo in -iello ridimensiona la pretesa esponendo al ridicolo.

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Le regole dello Schangai

Spizzichi e bocconi

The Passenger novembre 2023

“Venezia”

Con il titolo The Passenger , Iperborea annovera una serie di volumi che presentano inchieste, reportage, saggi, narrativa che determinano il ritratto del Paese trattato fornendone un ampio quadro sotto l’aspetto culturale, economico, politico anche attraverso gli scritti di narratori, giornalisti, esperti.

A novembre VENEZIA

Se altrove la modernità e l’urbanizzazione hanno cambiato radicalmente il volto delle città lasciando giusto qualche scorcio dei centri storici vagamente intatto, Venezia ha sempre rassicurato il visitatore: puoi venire oggi, domani o tra dieci anni, il museo a cielo aperto sarà sempre qui. Questa visione cristallizzata e in parte coltivata dagli stessi veneziani, i limiti fisici all’espansione in orizzontale così come in verticale hanno contribuito a dare questa sensazione di immobilità e astoricità: ingannevole e per definizione impossibile in un ambiente anfibio e mutevole come quello lagunare. Le pagine di questo volume dimostrano il contrario… (continua da Iperborea)

Così si apre la presentazione del volume dedicato a Venezia

Gli autori di questo volume: Gianfranco Bettin, Ginevra Lamberti, Vera Mantengoli, Alessandro Marzo Magno, Gianni Montieri, Tiziano Scarpa, Diletta Sereni, Anna Toscano, Eleonora Vio, Clara Zanardi

A questo linK Anteprima e Sommario

“O.D.E.S.S.A. Il tesoro del lago” e la serie

La tetralogia è completa!

Dopo una trilogia di successo!

Ancora una volta Leonard Walder coinvolto in una vicenda complicata e rischiosa. La posta è alta, evitare una guerra che potrebbe incendiare il Medio Oriente.
L’acquisto in asta a Treviri di un volume appartenuto ad un bibliofilo tedesco strapperà Leonard Walder dal lento tran tran della recente vita da antiquario per ripiombarlo in una nuova e pericolosa avventura. I trascorsi legami con Mike, la rete del Mossad e la Cia di Fox, lo porteranno in Israele e in Libano per tentare di sventare i piani criminali di una rete di nostalgici delle SS che si servono dei tesori trafugati nel corso della ritirata dell’esercito tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale, sepolti o dislocati in segreti nascondigli, per finanziare le loro losche imprese.
Ancora O.D.E.S.S.A. ancora intrighi internazionali, ancora la storia rigorosa del recente passato che riemerge imperiosa e piena di mistero.
Paesaggi, personaggi, luoghi, avvenimenti ben congegnati e articolati con descrizioni e ambientazioni di usi e costumi dei territori in cui si svolge l’azione, giocata sempre sul filo della tensione, in modo vivido e quasi filmico.
Il quarto volume della serie O.D.E.S.S.A. “Il tesoro del lago” continua, anche se a sé stante, la storia da:
“O.D.E.S.S.A. L’ora della fuga”
“O.D.E.S.S.A. Caccia in Argentina”
“O.D.E.S.S.A. Operazione Damocle”

Li trovate tutti e quattro su Amazon in ebook e in cartaceo.

Donato Carrisi “L’educazione delle farfalle”, presentazione

Questo non è semplicemente l’ultimo capolavoro di Donato Carrisi. Perché Serena non è un personaggio come gli altri, e questa non è una storia come le altre. Questo è un viaggio inarrestabile alla scoperta degli angoli più oscuri del nostro cuore e delle nostre paure, al termine del quale il nostro modo di vedere il mondo, semplicemente, non sarà più lo stesso.(da Longanesi Libri)

Serena e Aurora, madre e figlia, una vita tra lussi e uno stuolo di figure che rispondono a tutte le esigenze della piccola. Aurora ha sette anni e somiglia alla madre, come lei biondissima, soprannominata per questo “lo squalo biondo” per il suo essere una broker di successo dell’alta finanza: fredda, distaccata, non le si può attribuire nei confronti della figlia, frutto di un incontro casuale., l’appellativo di madre amorosa e presente.

E poi la tragedia. In un paesaggio freddo, montano, tra la neve l’incendio di uno chalet in cui Aurora e altre undici bambine alloggiano da una settimana, un soggiorno tra gioco e lezioni di sci. È l’ultima sera prima del rientro a Milano dove vivono lei e la madre.

È da questo momento che Serena inizia il suo lungo e minuzioso viaggio dentro i sentimenti, ora che la destinataria è dispersa. È proprio nella seconda parte del romanzo che la protagonista vivrà un cambiamento lento e diventerà capace di esprimere nell’assenza i propri sentimenti.

Dello stesso autore su tuttatoscanalibri

La casa senza ricordi

La casa delle luci

La casa delle voci recensione di Alessandra Farinola mangialibri

La casa delle voci di Lara Crinò

Intervista a Donato Carrisi da Panorama di Terry Marocco

Corrado Peli “La maledizione di Fossosecco”

FANUCCI EDITORE

in libreria dal 24/11/2023

Un piccolo paese dove nulla accade, un ragazzo disabile venuto dalla città, cinque improbabili amici e un mistero che ha oltre settant’anni di storia. Risolverlo sarà come aprire uno squarcio nella realtà, sei pronto a immergerti in un racconto fantastico?

È una torrida giornata di inizio settembre quando la famiglia Adani si trasferisce da Genova a Fossosecco, piccolo centro sperduto nella Bassa tra Bologna, Ferrara e Ravenna. Giuseppe Adani ha deciso che quel tranquillo paese di pianura è il luogo ideale per Marco, il figlio tredicenne rimasto paralizzato dalla vita in giù dopo un incidente stradale in cui è morta la madre. Il ragazzo si integra fin da subito nella nuova realtà, sfrecciando lungo le strade del paese in sella alla sua Silver Bullet, un triciclo a motore potenziato. E mentre si salda l’amicizia con i coetanei Andrea e Stefano, Marco si rende conto che a Fossosecco accadono cose strane. A turbare le sue notti è la figura di un uomo che compare ogni volta alle undici a poca distanza dal casolare degli Adani, vaga per mezz’ora tra i campi e infine scende in un lago scomparendo sotto la superficie. Ma l’aspetto più inquietante è che soltanto Marco riesce a vederlo. Il nuovo gruppo di amici, al quale si uniscono le coetanee Lucia e Mirella, si troverà così a indagare su una serie di eventi che risalgono a decenni prima, finanche alla Seconda guerra mondiale.

«Con questo romanzo rimetto al centro del racconto i miei luoghi d’origine e quella fase della vita, l’adolescenza, che ritengo la più interessante dal punto di vista letterario. I misteri da risolvere e le spaventose avventure che il protagonista e i suoi amici si trovano a vivere, sono anche il filo conduttore di una storia di amicizia e formazione in un piccolo paese della Bassa padana.»

Corrado Peli è nato a Castel San Pietro Terme (BO) nel 1974. Scrittore e giornalista, lavora in un’agenzia di comunicazione. Vive a Medicina, in provincia di Bologna. Autore già noto con lo pseudonimo di Corrado Spelli per La stanza del dipinto maledetto (Newton Compton) e L’isola dei dannati (TeZLA Books); con I bambini delle Case Lunghe fa il suo esordio nel catalogo Timecrime (Gruppo Editoriale Fanucci) cui fa seguito Il sangue degli abeti, il suo secondo romanzo. Con La maledizione di Fossosecco, primo volume della dilogia La Balotta dei Tramonti, di cui il secondo, Il ponte dell’impiccato, è di prossima pubblicazione, fa il suo esordio nella collana Young Adult di Fanucci Editore. 

Silvano Fuso, Gaspare Polizzi,Francesco Tadini “LUCE – TEMPO – SPAZIO”

Un libro che indaga attraverso fotografia,  scienza e  filosofia cosa sono oggi Luce, Tempo e Spazio

Töpffer per Oltre Edizioni

Introduzione di Melina Scalise

Fotografie di Francesco Tadini  

Cosa sono il tempo, lo spazio e la luce oggi? Le moderne scoperte scientifiche e i nuovi stili di vita hanno cambiato il nostro modo di percepirli e gestirli. L’opera propone spunti di riflessione su questi argomenti attraverso gli scritti di Silvano Fuso, che ne affronta gli aspetti scientifici, e quelli di Gaspare Polizzi che ne indaga gli aspetti filosofici. Parole che dialogano con le fotografie di Francesco Tadini, che pratica il mosso controllato ovvero trascina la luce nello spazio nel momento dello scatto giocando sui tempi di esposizione. Un risultato che evoca un tempo retinico della visione, ovvero quello che si manifesta prima ancora dell’intervento razionale che naturalmente ricerca il conoscibile e rassicurante immobilismo della forma. Troverete dunque riflessioni e immagini, parole e figure che offrono al lettore, nel silenzio della lettura e della visione, la proposta di un ritmo al nostro pensare, un tempo. In qualche modo assecondiamo quanto auspica il filosofo Polizzi nel suo breve saggio panoramico sul pensiero filosofico legato al tema, come al cospetto del nostro tempo frettoloso oggi si abbia bisogno di “ritegno”; intendendo con questo la necessità dell’Uomo contemporaneo di “prendersi tempo” in un contesto sociale dove tutto corre in fretta. Silvano Fuso, nel suo saggio, ci fa riflettere sul “principio” biblico in cui tutto ebbe inizio portando la luce nelle tenebre. Fa notare come spazio e tempo non vengano neppure citati, come se fossero semplicemente scontati o consequenziali. Questo conferisce alla luce un ruolo primario e indispensabile; un susseguirsi di spunti che portano ad Einstein e alla sua rivoluzione del pensiero scientifico, parlandoci dell’inevitabile interazione di spazio e tempo con la materia: In parole povere la materia “dice” allo spazio-tempo come curvarsi, e la curvatura dello spazio-tempo “dice” alla materia come muoversi”.

Non deve stupirci dunque che, per questo libro, si siano scelte delle foto per accompagnare i testi sullo spazio, il tempo e la luce. La fotografia di Francesco Tadini, in particolare, ha qualcosa di nuovo perché non è solo il risultato dell’occhio, ma del corpo intero.  Il fotografo durante lo scatto si muove dall’occhio alla gamba, dal dorso al collo, dalla mano al dito. La sua fotografia è una proposta di sintesi tra il mondo che si muove nello spazio-tempo e l’uomo che lo guarda muovendosi all’interno. Ogni foto è la testimonianza dell’irripetibilità della cosa e lascia traccia solo del desiderio di “trattenerla”. Si prende gioco dell’ingovernabilità del caos che tanto ci spaventa e ce lo rende accettabile. La trama di questa fotografia è l’energia della luce, mentre l’ordito sono il tempo e lo spazio. In questi scatti ciò che è perfettamente riconoscibile nella forma si sgretola diventando luce in uno spazio sia reale che immaginato. Si rappresentano luoghi creati dalle forme che si muovono e dai loro colori che si compenetrano. Si parte dalla forma e poi si arriva alla luce o viceversa? Si parte dalla materia o dalla luce? Queste foto non hanno una direzione, non si affidano alla nostra percezione lineare del tempo. Luce e materia, nel loro dinamismo, creano nuovi spazi del visibile, sovrapposizioni, neri impenetrabili e traiettorie possibili. Diventano così luoghi dell’emozione capaci di sfiorare il limite del perdersi della forma e della sua riconoscibilità per fermarsi un attimo prima della disgregazione, della percezione del Nulla. Tutto si ferma un attimo prima del Niente preservandoci dalla paura di perderci, di annientarci. Ci lasciano esplorare il luogo del possibile ovvero dell’immaginario. A pensarci bene, cos’altro è questo luogo se non il futuro?  (Melina Scalise)

Silvano Fuso. Chimico e divulgatore, autore di molti saggi, tra cui: Chimica quotidiana (2014), Naturale=buono? (2016), Strafalcioni da Nobel (2018), L’alfabeto della materia (2019), Quando la scienza dà spettacolo (2020), Il segreto delle cose (2021), Sensi Chimici (2022), Il futuro è bio? (2022). Nel 2013 gli è stato intitolato l’asteroide 2006 TF7. Sito web: www.silvanofuso.it

Gaspare Polizzi insegna all’Università di Pisa. È presidente d’onore della sezione SFI di Firenze, membro del Comitato Scientifico del Centro Nazionale di Studi Leopardiani, membro del Consiglio Direttivo dell’Istituto Gramsci Toscano e della Società Filosofica Italiana, accademico ordinario dell’Accademia delle Arti del Disegno. Le sue ricerche si rivolgono alla storia del pensiero filosofico e scientifico moderno e contemporaneo. Collabora con l’inserto domenicale de “Il Sole 24 Ore”. Tra le sue ultime pubblicazioni: L’infinita scienza di Leopardi (con Giuseppe Mussardo, scienzaexpress 2019); Sky and Earth. Travelling with Dante Alighieri and Marco Polo (con Giuseppe Mussardo, Springer 2023); Corporeità e natura in Leopardi (Mimesis 2023).

Francesco Tadini è fotografo e regista di TV e teatro. Svolge una ricerca fotografica sul mosso e la luce. Riceve nel 2021 il premio luce Iblea dato a importanti autori italiani. Presente in collezioni private in Italia e all’estero. Espone in collettive internazionali e ha all’attivo diverse personali. Vive e lavora a Milano alla Casa Museo Spazio Tadini che ha fondato in memoria di suo padre Emilio Tadini. Sito web: http://www.francescotadini.org/

Giovanni Nucci “Roma. I miti e gli eroi”, presentazione

Per giovani lettori dagli otto anni

Roma è un tessuto di storie, e questo libro ce le racconta tutte: la fuga di Enea dalle rovine Troiane, Venere e Marte, il cuore spezzato della regina Didone, il coraggio di Rea Silvia e la spietatezza di Amulio, Vertumno, Flora e il dio Fauno, Romolo e Remo e il destino deciso dal volo degli avvoltoi. Un intreccio senza tempo che ci racconta chi eravamo e chi siamo, un viaggio fra realtà e mito che ci porta a un’unica data, il 21 aprile753 a.C., la nascita della più grande città del mondo.(da Salani Editore)

Dal Prologo

“Suo padre gli ha sempre detto che una luce così non c’è in nessun’altra città del mondo. A Ottavio viene da pensare che quelle costruzioni sono lì da quasi tremila anni, ma che intanto gli alberi intorno sono cresciuti, poi sono morti, si sono seccati e nel frattempo ne sono cresciuti degli altri. Che intanto le nuvole sono passate, ha piovuto ed è tornato il sereno chissà quante volte, ma quella luce è rimasta sempre la stessa. Questo Ottavio lo sa, la stessa che vedeva Romolo mentre tracciava il solco per fondare la sua città”.

“Ottavio sta lì, fermo con la sua bicicletta a guardare il cielo di Roma, e prova a pensare a quante cose sono successe nel frattempo. Cose belle e cose brutte, vittorie e sconfitte, giornate piene di gioia e altre piene di tristezza, la pace e la guerra”

“Ecco, Ottavio ora lo sa, che prima di tutto il resto c’erano questi due ragazzi, che duemilasettecento anni fa, guardando quello stesso cielo, avevano deciso che proprio lì avrebbero fondato la più grande città del mondo”.

Dal lungo viaggio di Enea alla conquista dI Alba Longa, tra mito, leggenda e storia, Giovanni Nucci racconta Roma ai giovani lettori, non una città come le altre, ma un “tessuto di storie”

Giovanni Nucci è nato a Roma nel 1969. Oltre a essere scrittore e poeta, si occupa da sempre di editoria. Ora è direttore editoriale della casa editrice Italosvevo di Trieste. Ha collaborato alle pagine del lunedì del quotidiano «L’Unità», dedicate all’editoria per bambini e ragazzi, con «La Stampa» di Torino e il Domenicale del «Sole 24 ore». È autore per Salani di Ulisse. Il mare color del vino, arrivato dal 2013 alla settima ristampa.(da Salani Autori)

Dello stesso autore su tuttatoscanalibri

Gli dei alle sei.

Sabrina Ceni “L’araldo della Terza Parte”, Ali Ribelli Edizioni

Ali Ribelli Edizioni

1244. Arpaïs ha solo tredici anni quando fugge dalle fiamme di Montségur. Con sé porta un antico manoscritto: l’Interrogatio Iohannis, memoria e speranza del suo popolo. Sulle rotte dei pellegrini e dei mercatanti, un lungo viaggio ha inizio; dall’Occitania alla Lombardia, da Cremona a Sirmione, fino al cuore della Tuscia, Fiorenza, dove tra i gigli bianchi si annidano covi di vipere e infuria il morbo dell’eresia. Arpaïs imparerà a vivere tra quelle mura, imparerà a temerle e ad amarle, come imparerà a temere e ad amare gli abitanti di quella città che ha il nome di un fiore, ma che dai suoi stimi secerne odio e rancore. Mentre le lotte tra guelfi e ghibellini imperversano e il papato complotta per annientare l’Anticristo, il canto del lupo si leva sopra il clangore delle spade, affinché la mano di una bambina possa incidere la verità sulle pagine del tempo.

1321. A Villerouge-Termenès, dal rogo dell’ultimo cataro, si leva una profezia: “Tra settecento anni, questo lauro rifiorirà”.

1939. Presso la Biblioteca Nazionale di Firenze il padre domenicano Antoine Dondaine riesce a decifrare un’iscrizione crittografata su un codice pergamenaceo e scopre che si tratta di un antico testo cataro rimasto celato per secoli.

2021. Il conto alla rovescia ha inizio.

Sabrina Ceni, fiorentina, ha pubblicato con Ali Ribelli Edizioni Arpaïs. La memoria delle anime imperfette