Marco Nardovino – Lorenzo Foddai “Blu terso. Poesia e fotografia”, Fefè Editore

Poesie di Marco Nardovino  • fotografie di Lorenzo Foddai

Saggio introduttivo di Francesco Carchedi

Pagine 186, prezzo euro 15

Fefè Editore

Due arti stimolano nello stesso libro l’emisfero destro del cervello, quello emotivo (le foto di Foddai) e il sinistro, razionale (la poesia di Nardovino). L’incontro tra due forme espressive tanto differenti dà risultati imprevedibili, ma il rischio seduce e avvince. Esplorando Tempo, Poesia, Amore e Gioia, l’esito è un’ondata di sensazioni sull’altra che si mescolano pagina dopo pagina

Le poesie e le fotografie tendono a rappresentare la realtà circostante privata o pubblica, sono strumenti di esplorazione e di analisi individuale e sociale, e anche politica che mirano al cambiamento. E questo per gli autori non è neutrale, bensì è specificamente orientato all’inclusione sociale, quindi alla lotta politica non escludente o discriminante (come interpretabile dalla lettura). Questa realtà sociale è dinamica, dunque, e i protagonisti che l’agiscono – singolarmente o collettivamente – disegnano luoghi e itinerari che gli autori nel descriverli rendono animatisia quando i protagonisti sono persone e corpi desideranti che s’incontrano nel discorso amoroso; sia quando sono pensanti e manifestano sensazioni, aspettative e bisogni reciprocamente riconoscibili e affrontabili socialmente foss’anche all’interno di uno scenario utopico tratteggiato da orizzonti sempre mobili e destinati nel tempo a non essere mai raggiunti; sia quando sono gli animali che vivono in casa o attraversano curiosamente le strade o sostano rilassati nei giardini prossimali con i loro pensieri istintuali. (dall’introduzione di F. Carchedi)

INDICE

 [INTRODUZIONE] di Francesco Carchedi Sociologia della quotidianità in una polarità dirimpettaia

[TAGLIO OBLIQUO] di M. Nardovino e L. Foddai con Leo Osslan L’uomo è naturale espressione del gusto

[BLU TERSO]

44 Tempo

79 Poesia

119 Amore

155 Gioia            

Marco Nardovino è poeta e scrittore, al quarto libro di poesie dopo le raccolte Per certi versi, Namid (elaborato in musiche originali di Stefano Alviani) e Blu! (in versione teatrale con musiche originali). Lorenzo Foddai è ingegnere e fotografo presente in molte collettive. Nardovino e Foddai sono alla prima collaborazione, entrambi convinti dell’ineluttabilità e della proficuità dell’incontro tra Poesia, Teatro, Musica e Fotografia

Francesco Carchedi, Sociologo, esperto di processi di politiche migratorie, Docente di “Fondamenti e principi del Servizio sociale” a La Sapienza Università di Roma. Saggista per Franco Angeli, Rubbettino, Maggioli. Collabora con l’Osservatorio dell’Ires nazionale (Istituto di Ricerche Economiche e Sociali) sull’immigrazione. È responsabile dell’area ricerche di Parsec Consortium per il sostegno alle politiche del lavoro e alle imprese sociale.

Florbela Espanca “Poesie scelte”

con testo portoghese a fronte

Traduzione e cura di Danila Boggiano

Pagine 114, prezzo 16 euro, in libreria dal 16 maggio

Oltre edizioni

Ciò che sorprende in Florbela Espanca è non tanto la problematica fragilità che riguarda il rapporto con sé stessa e con il mondo, cosa poco sorprendente, trattandosi di poesia, quanto la potenza delle immagini in cui questa fragilità va a confluire, come un abito sontuoso di colore rosso indossato in occasione di un lutto. Non per negarlo e rovesciarlo convenientemente in festa, ma per mostrarne in contrasto i dolorosi risvolti, contrappunto alla lucida consapevolezza spinta sino al punto dell’esasperazione che è il segno di Florbela donna e poeta. Guarda in sé, Florbela, e lo fa incessantemente e immediatamente, musicalmente, senza nulla concedere alla parte riflessiva e mediatrice della parola che potrebbe appunto flettere nella direzione del pacato aggiustamento il suo sguardo. Fa insomma quello che nessun poeta dovrebbe fare…

Florbela Espanca, pseudonimo di Flor Bela de Alma da Conceição, nacque a Vila Vicosa nel 1894, 8 dicembre, e nello stesso giorno morirà suicida, trentasei anni dopo. La sua vita porta fin dalla nascita il segno dell’inquietudine e della stravaganza. Nacque infatti da una relazione extraconiugale del padre, relazione che la moglie accettò, essendo sterile. Florbela fu cresciuta, insieme con il fratello Apeles, nato tre anni dopo dal rapporto con la stessa donna, dal padre e dalla moglie, nonostante fossero stati registrati come figli di padre sconosciuto. Florbela fu una delle prime donne in Portogallo a portare a compimento il ciclo di studi secondario e ad iscriversi successivamente alla facoltà di Diritto, senza tuttavia conseguire la laurea. Si sposò tre volte, ebbe molti amori, non ebbe figli. Contemporanea di Pessoa, la sua storia letteraria oscilla tra apprezzamento e mancato riconoscimento e spazia dalla poesia alla prosa. In vita furono pubblicate soltanto due antologie di testi poetici, il Libro dei dolori e il Libro di sorella saudade. Tutta l’opera poetica di Florbela fu raccolta in Sonetti completi e pubblicata nel 1934 da Guido Battelli, un professore italiano innamorato della sua poesia, e forse anche di lei, con cui fu a lungo in corrispondenza e da lei ritenuto uno degli amici più cari.
Oggi, nonostante l’ostracismo di cui fu vittima a lungo da parte del regime salazarista e della Chiesa, è a buon diritto annoverata tra i grandi della letteratura portoghese.

A 160 anni dalla nascita di Konstantinos Kavafis (29 aprile 1863)

KONSTANTINOS KAVAFIS “Non sono morti gli dei” . Antologia poetica con testo greco a fronte

Traduzione, introduzione e note di Aldo Setaioli

Pagine 224, prezzo 15 euro

Graphe.it edizioni

Un modo assolutamente rispettoso di leggere Kavafis, ma anche nuovo, profondamente illuminante, rivelatore di significati che forse finora erano sfuggiti a molti.

Kavafis aveva l’abitudine di selezionare con estrema cura i componimenti che considerava validi; li conservava in ordine cronologico e vi ritornava continuamente. Trasportate in culture vicine ma di idioma differente, come è la nostra, le poesie di questo straordinario autore possono essere osservate un po’ più da lontano, e suscitare (come i panorami mediterranei) nuove prospettive di interpretazione. È ciò che è accaduto ad Aldo Setaioli, curatore della raccolta: ha estratto dalla (tutto sommato esigua) produzione superstite di Kavafis le liriche che hanno un legame esplicito con la letteratura e la mitologia dell’antica Grecia, e con la storia e la cultura della terra d’origine e – soprattutto – dei nuovi paesi ai quali l’ellenismo si era esteso con la conquista di Alessandro Magno; quindi, le ha ridisposte in un ordine logico, ben più che cronologico, in base al periodo storico cui riservano qualche riferimento.

[…]Come chiaro dal titolo, Non sono morti gli dèi, che si ispira a un verso dell’ultima poesia di questo volume, essa si propone di mettere in luce il quadro complessivo del suo rapporto con l’eredità storica e culturale della grecità antica che emerge dalla sua poesia. A questo scopo sono state scelte sessantanove poesie tra le centocinquantaquattro del “canone”, vale a dire quasi tutte quelle che hanno rapporto diretto con la letteratura o la storia greca, dal mito e dai poemi omerici fino alla fine dell’antichità (con esclusione quindi dell’epoca bizantina). Sono stati omessi solo alcuni epigrammi funebri modellati su quelli raccolti nell’Anthologia Palatina (tranne uno, per il motivo che verrà spiegato tra poco) e pochi altri componimenti che, pur richiamandosi all’antichità, non presentano particolari rapporti con determinate situazioni storiche. Queste sessantanove poesie sono state disposte in ordine cronologico sulla base non dell’epoca di composizione, ma del momento storico cui fanno riferimento. È possibile, in questo modo, comprendere immediatamente a quali aspetti e a quali periodi è maggiormente rivolto l’interesse del poeta e in quale maniera egli si rapporti con essi. (Dall’introduzione di Aldo Setaioli)

Nei settant’anni della sua vita, fra il 1863 e il 1933, KONSTATINOS KAVAFIS ha viaggiato nello spirito più largamente che sulle mappe: partito da Alessandria d’Egitto, dove era nato da genitori greci, vi fece ritorno a poco più di vent’anni dopo aver vissuto brevemente a Liverpool, Londra e Costantinopoli, spinto dagli accadimenti personali e internazionali. Vi resterà fino alla morte, lavorando come impiegato statale, giornalista, interprete e, per alcuni anni, agente di borsa, e soprattutto scrivendo poesie.

Annuario della Poesia in Italia nel 2022

I LIMONI

A cura di Francesco De Nicola

Gammarò edizioni

Articoli di:

Danila Boggiano – Carla Boroni – Maria Teresa Caprile – Valentina Colonna – Fabio Contu – Francesco De Nicola – Giuseppe Grattacaso – Francesco Napoli

Recensioni di:

Domenico Adriano – Danila Boggiano – Paolo Bonini – Barbara Carle – Elvio Ceci – Mariella Cioffi – Valentina Colonna – Fabio Contu – Francesco Dalessandro – Francesco De Nicola – Gianluca Della Corte – Alessandro Franci – Giuseppe Grattacaso – Antonio Pane – Egidio Rocchetta – Arcangelo Tieri –

Dopo il primo numero di “I limoni” uscito nella primavera del 2022 e riferito all’anno precedente, ecco ora, sempre a cura di Francesco De Nicola ed edito da Gammarò, esce il secondo numero di questo originale – e probabilmente unico – annuario della poesia pubblicata in Italia nel 2022. Vi sono presentate circa 50 recensioni sulle raccolte liriche più importanti uscite negli ultimi dodici mesi, precedute da alcuni saggi relativi al mondo della poesia: dalla sua importanza per i bambini alle sue presenze nelle antologie scolastiche, dalle valutazioni sulla fortuna editoriale dei libri di poesia alla riflessione sulla sua funzione nella nostra società. Sono inoltre presentati due giovani poeti, a loro volta preceduti dal ritratto di un “grande” del passato, Dino Campana, e di un altro poeta non più tra noi, poco noto in quanto tale ma famoso e apprezzato come cantautore: Bruno Lauzi. Il volume è completato dal ricordo di due importanti poetesse scomparse nel 2022 – Patrizia Cavalli e Biancamaria Frabotta – e da un ampio notiziario su premi, convegni, traduzioni e saggi su importanti poeti.

Seguendo l’aureo principio secondo il quale “squadra che vince non si tocca”, ci siamo rimessi all’opera tutti e quattro, ricalcando l’impostazione di fondo del volumetto uscito nel 2022, ma pure introducendo alcune novità. Nella prima parte rimangono gli articoli su alcuni problemi legati al mondo della poesia: dei bambini e la poesia ha scritto Carla Boroni, la poesia nelle antologie liceali è stata esaminata da Fabio Contu, Francesco Napoli ha avanzato ben informate considerazioni sulla poesia oggi in relazione all’editoria italiana e Giuseppe Grattacaso ha ricordato Patrizia Cavalli e Biancamaria Frabotta; gli spazi per il recupero di poeti importanti non più tra noi sono stati dedicati al grande Dino Campana e al semisconosciuto a Bruno Lauzi ad opera rispettivamente di Maria Teresa Caprile e Francesco De Nicola, mentre Valentina Colonna ha presentato con i rispettivi testi in versi due giovani e promettenti poeti, Federica Imperato e Lorenzo Pataro. Rimane immutata la struttura delle recensioni di libri di poesia usciti nell’anno appena concluso e iniziata col recupero di un testo di primo Novecento di Mario Morasso; inoltre abbiamo aggiunto una sezione di Notizie – inevitabilmente incompleta – che presenta informazioni sia su volumi riguardanti la poesia o studi su autori ben noti, sia su traduzioni in italiano o dall’italiano di testi poetici, sia infine su premi letterari con i relativi vincitori. Andiamo avanti dunque nel nostro proposito, sperando con questo nostro lavoro di aumentare il numero di coloro nella cui vita esiste la parola “poesia” come occasione irripetibile di crescita interiore e di emozioni (La Redazione)

Giampiero Grasso “A un passo dalla vita”, presentazione

Casa editrice GDS, pagine 56, disponibile in versione cartacea e digitale.

Ad un passo dalla vita è la splendida raccolta di poesie dell’autore e Direttore editoriale Gianpiero Grasso.
Un inno alla vita, o meglio ancora un ringraziamento alla vita, alla famiglia e all’amore.
Gianpiero Grasso è un ciclone in piena evoluzione, ha sempre mille progetti in mente e travolge, in positivo,
tutti quelli che incontra
Con questo libro è tra i candidati al Premio Strega Poesie 2023.

Le poesie in questo volume sono intime ma per tutti.
Perché così come dice “i sentimenti sono di tutti e per tutti. L’amore non è mio, è degli altri”.
Sono rimasto affascinato dalla dedica, solitamente una dedica è verso qualcuno, lui scrive alla sua vita. “Un giorno c’incontreremo e ci metteremo a ridere, a piangere, e a capire di nuovo che saremo per sempre inseparabili”.
Non serve essere studiosi per capire che Gianpiero ringrazia la sua vita che ha reso così tanto bello tutto, anche le battaglie.
La sua dedica è per tutti coloro che lo hanno conosciuto da più vicino, dai suoi figli e sua moglie alle persone che lo amano.
Perché tutto è parte della vita stessa e saremo inseparabili. “A un passo dalla vita” è quell’incontro che ci rende uniti, come la poesia dedicata al padre, al figlio, alla moglie e al suo vivere semplice ad aspettarla senza soldi davanti alla scuola, o come la poesia “Oggi ho lavorato con te”. Tutte meritano attenzione, ad ogni riga ci dovremo soffermare e capire cosa sia la nostra vita e la sua vita.

Umberto Sala

“PIENO DI NOI
Io mi ricordo, dove cresceva il grano,
e noi ci rubavamo quello che si trovava, dentro il
tempo che cresceva in mezzo al bene, in mezzo
alle cose che abbiamo ora,
ma era lì dove non capivamo che
era tanto dentro il niente pieno

di noi,
noi così importanti”

Gianpiero Grasso nasce a Benevento nel 1976, è editore di diversi marchi, tra cui Gds, Gpm.
Appassionato di scrittura e poesia fin da adolescente, all’attivo ha diversi volumi e canzoni. Recensito da diverse testate nazionali, ha avuto negli anni molti riconoscimenti letterari, l’ultimo come candidato al Premio Strega Poesie 2023 con la raccolta di poesie “Ad un passo dalla vita”.
L’ultimo volume “Un sorriso guarisce”, della casa editrice GPM, entra a far parte della collana I DIAMANTI come i migliori libri del 2022.
Per l’anno 2023 sarà pubblicato in diverse lingue straniere per il mercato estero. In lavorazione un romanzo.


Piergiovanni Bernardon “Piccole cose”, Graphe.it

In libreria il 26 marzo

Graphe.it Edizioni

Prefazione Luisa Sparavier, illustrazioni Desideria Guicciardini

Pagine 50, prezzo 10 euro

All’interno della confusione mia

e del mondo che mi circonda

fortunatamente trovo

spazi silenziosi di contemplazione

ed è in questi spazi, in questi momenti

che nascono gli haiku

La forma poetica giapponese dell’haiku è ormai nota anche ai lettori italiani e talvolta, come in questo caso, felicemente praticata: adattata alla lingua e alla cultura occidentale, genera frutti ibridi dal gusto sempre nuovo. Il suo schema metrico preciso non costituisce una gabbia ma, come ogni struttura compositiva nell’arte o nella musica, diventa una cornice sottile all’interno della quale liberare un personale esercizio di creatività e pazienza. Nell’interpretazione che ne dà l’autore, il metodo dell’haiku conserva il carattere contemplativo delle sue origini. I brevi componimenti raccolti in questo libro restituiscono un’attitudine millenaria, eppure certo non obsoleta, verso l’osservare e registrare le Piccole cose: quasi un’espressività inversa, una direzione passiva, nella quale è l’animo del poeta a rimanere immobile e ricevere il mondo che intorno si muove.

PIERGIOVANNI BERNARDON nasce nove anni dopo la fine della seconda guerra mondiale a Udine, dove vive e dove ha lavorato come insegnante. Da adolescente ha iniziato a versificare e ha continuato. Naturalmente discontinuo e diviso, il suo simbolo sono due pesci che nuotano in senso opposto: tenta di dare continuità alle sue passioni e di far nuotare sulla stessa scia i due pesci, ovviamente rossi. Talvolta durante l’autunno e l’inverno dalla finestra cerca di cogliere un passero, una cornacchia, un merlo in cerca di cibo. A volte durante la primavera e l’estate ascolta e osserva il frenetico andirivieni dei balestrucci al nido sotto il tetto della sua camera.

Adelio Fusé “Mosaico del viandante”, Book Editore

“Siamo tutti ologrammi dell’uno plurimo che ha nome Tempo.”

Pagine 112, prezzo 18 euro

Book Editore

 immagini una pianura nella nebbia accoccolata

un lago di ghiacciato candore

un deserto delle stelle lo specchio

una spiaggia fra bagliori a mezz’aria assolati

 eppure il Tempo lí maschera ferma

pausa che non oscilla

ogni impulso e fremito ormai espunti

dal bluff si smuove e ancóra si riaffretta;

 conosci l’illusione che si fa inganno

ma ti serve lo sgomento

l’urto di rimando:

 la revoca della stasi nel ridestarsi

Terzo capitolo – dopo La veglia del sonnambulo (2016) e Tempo ventriloquo (2019) – di una trilogia dell’erranza, Mosaico del viandante mette in scena un tu – il viandante, appunto  meticolosamente seguito nei suoi continui quanto imprevedibili spostamenti e incontri dall’io del poeta. Ne deriva una sorta di diario in seconda persona, nel quale l’io è tutt’altro che assente: l’io e il tu sono ognuno l’ombra dell’altro. 

Il ‘tu viandante’, che evita gli itinerari lineari e precostituiti a vantaggio della pluralità, procede per libere associazioni e diramazioni, sia pure con la preoccupazione di rintracciare un filo conduttore via via che gli episodi-tasselli si accumulano. La sequenza cronologica è sovvertita dalle intromissioni della memoria. Il passato, benché intermittente, una volta recuperato si reclama come presente. L’andare del viandante nello spazio (spiagge solitarie, aree extraurbane con aeroporti e scali ferroviari, città dai grattacieli spettrali, la campagna dell’infanzia, fiumi in secca e altro ancora, sino a una pianura che sconfina nel mare) coincide allora, inevitabilmente, con un nomadismo nel tempo.

Passato, presente e futuro si fondono in un’unica dimensione temporale trasfigurando il reale, peraltro inscalfibile tanto nei suoi mali congeniti (il “dissesto diseguagliato del mondo”) quanto nella cronaca più negativa – la pandemia, l’emergenza climatica, la minaccia nucleare – che si fa Storia e insieme distopia (“il pianeta azzurro a catafascio / rigattieri a raccoglierlo nessuno”).

Protagonista di un viaggio in espansione costante e giocoforza incompiuto, il viandante si imbatte infine in un mosaico raffigurante un suo lontano omonimo, un “rabdomante di sentieri / nella geografia del tempo”. Lì il percorso non si conclude ma si rinnova.

Adelio Fusé (1958) vive a Milano, dove ha lavorato nell’editoria. Ha pubblicato saggi su Sade, Kafka, Sartre, Handke, Eno (Materiali Sonori-Auditorium, 1999), i romanzi North Rocks (Campanotto, 2001), Lastrazione non è la mia passione principale e Le direzioni dell’attesa (Manni, 2018 e 2020). Per Book Editore, dal 2003 al 2019, sono usciti i libri di poesia Il boomerang non tornaOrizzonti della clessidra distesaCanti dello specchio bifronteLobliqua scacchiera, La veglia del sonnambulo (candidato al Premio “Camaiore” e finalista al Premio “Lorenzo Montano”, 2016), Tempo ventriloquo. Collabora con artisti, fotografi e musicisti. Cura una rubrica di musica e poesia sul sito altremusiche.it e scrive per varie riviste. Ha ottenuto un riconoscimento al Premio “Riccione per il teatro” (1981).

Roberto Ochi “Raccontami una storia”, presentazione

Raccontami una storia è imparare a credere, come da bambini sapevamo fare. È ricordarsi. È imparare ad ascoltare, a fare attenzione. È imparare a guardarsi allo specchio, a sorridersi, a piacersi. È imparare a scrivere la propria storia, rileggendola ogni sera, innamorandosi di essa per sempre. (la sinossi da BRÈ Edizioni)

Ho pubblicato la mia prima raccolta di poesie dal titolo “Raccontami una storia” anche se a me piace molto di più chiamarle storie brevi.

“Raccontami una storia” è la riposta ad una domanda: chi sono io?

Era il 2013, primavera, e io mi ero perso. Ero come un “risvegliato” che si trova di traverso in autostrada. È in confusione, non sa dove sta andando e non sa bene chi è. Si rende solo conto che lì non può restare e che deve spostarsi in fretta per salvarsi.

Era il 2013, primavera, e io fortunatamente non ero distante dal casello. Sono uscito da quell’autostrada e mi sono ricordato dello scrivere.

Lo scrivere mi ha salvato. Mi ha donato la capacità di disegnare la mia autostrada fatta di domande, elenchi, verbi.

“Raccontami una storia” sono io che imparo a raccontarmi bene, a vedermi bene, a non litigare con lo specchio, e infine, a piacermi.

“Raccontami una storia” sono io che rileggendomi mi perdono, lascio andare e mi innamoro di tutte le mie storie.

Roberto Ochi

La raccolta è suddivisa in tre sezioni di trentatré poesie ciascuna, “per immaginare e sentire”: Brevi Storie, Storie Note, Storie Amare.

La raccolta si apre con

Chi sono io?

Io sono il figlio di un tempo breve. Sono il punto

interrogativo. Sono l’ascolto, l’attenzione. Io sono

la consapevolezza.

Io sono il dire grazie e il chiedere scusa. Io sono

la gentilezza.

Io sono il silenzio al cospetto di nostra Madre

Natura. Io sono l’acqua e la terra.

Io sono l’abbraccio e il sorriso, la bellezza che

servo ai miei occhi. Io sono la compassione.

Io sono ciò che ricordo, ciò che resta, tutto ciò

che non ho perso. Io sono lo scrivere.

Io sono tutte le mie storie

Spigolando

Il sapere della lentezza

Dove corri mondo?

Ed è vero che bisogna correre?

Sedotto dal vento

Ho assaggiato la velocità

Il cambiamento sempre

Ma tutto questo

Sa di una menzogna

Che divora tante cose

Io voglio credere nella lentezza

Nel sapere delle piccole cose

Io voglio danzare

In un tempo lento

Attento

L’inizio di una bella storia

Quale è il tuo giorno preferito?

Il lunedì

Perché si ricomincia

È sempre un nuovo inizio

la Quarta di copertina

Brevi note biografiche

Roberto Ochi è nato a Parma il 25 Aprile 1982. Prima di arrivare a scrivere Raccontami una storia è andato nella direzione opposta. È divenuto ragioniere e si è laureato in economia. Ha consegnato fiori e ha danzato. Lavora presso un istituto di credito e pratica Yoga il lunedì. Tutto questo per arrivare fino a qui.

Cesare Viviani “Dimenticato sul prato”, presentazione

“Da molti anni Viviani è uno dei più significativi poeti italiani. Nella sua opera si sono alternate due istanze apparentemente contrastanti: la decostruzione dei valori e dei significati dati per acquisiti e la ricerca di una parola nuda, essenziale, concentrata in sentenze dal tono ieratico e sapienziale. La nuova raccolta di Viviani trova l’equilibrio tra queste due tensioni […] (dal Catalogo Einaudi)

Il lungo percorso compositivo di Viviani (nato a Siena nel 1947) ha attraversato varie fasi: dopo gli studi in giurisprudenza e pedagogia, ha lavorato nel giornalismo, successivamente come psicologo e psicanalista, esperienza che ha trovato spazio nelle sue opere poetiche e saggistiche.

“La poesia e la psicanalisi si incontrano nell’esperienza dell’uscita dall’onnipotenza e nell’accettazione del limite”(dall’intervista di Eleonora Rimolo del 07/10/18)

La sua produzione è stata inizialmente caratterizzata dalla sperimentazione linguistica, vicina alla neoavanguardia, una fase ‘dadaista’, (primi anni ’70) cui è seguita una riflessione sulla condizione umana (anni ’90). Ultimamente (2018) nel volumetto La poesia è finita. Diamoci pace. A meno che… esprime un doloroso rammarico per quanto il pensare attuale stia determinando nel leggere e scrivere poesia e dove espone le proprie asserzioni.

Alcune spigolature qui riportate:

[…] la poesia da sempre si caratterizza per ciò che in essa non è definibile[…] Resta limite muto e vertiginoso nell’esperienza del lettore. Resta esperienza senza oggetto, affascinante bagliore.

Se la poesia non si può spiegare, parafrasare, e non si può definire la sua specificità e la sua essenza – è presto detto : la poesia segna un limite alle capacità umane, ai poteri umani

È la percezione del limite

O si accetta questa condizione limitata, e allora si può scrivere e leggere poesia, oppure, se la si nega, non si può scrivere e nemmeno leggere poesia

In quanto accettazione dei limiti del possibile, la poesia rappresenta un passaggio – vertiginoso e vitale – necessario nella formazione umana e civile di ogni individuo. Il più profondo e luminoso impegno civile è la tolleranza del limite

Oggi non c’è più sentimento, ma solo comportamento; non c’è più poesia, ma solo scrittura in versi

La lentezza è la condizione necessaria alla scrittura e alla lettura della poesia. Con questa andatura le parole perdono tutte le caratteristiche di immediatezza comunicativa, di funzionalità e utilità, e si mostrano nude, espongono la loro fisicità […]

In quest’ultimo lavoro Dimenticato sul prato, scritto tra i primi mesi del 2018 e il settembre 2019, il titolo richiama una possibile apertura, come l’A meno che… del volumetto sopra citato che, nella parte conclusiva così esprimeva dubitando:

“La poesia, come l’abbiamo letta e amata noi, è finita. A meno che… Oppure c’è una “nuova” poesia, fatta di misture e innesti di ogni tipo di linguaggio a portata di mano, narrativo, giornalistico, pubblicitario, cinematografico, scientifico, saggistico, un vero minestrone condito con le migliori spezie?”

 Viviani torna quindi a fare poesia nell’unico modo in cui ciò è possibile e ampiamente enucleato ne La poesia è finita.

Non è scritta per chi può leggerla.

E sarà trascurata, ignorata.

O tanti la leggeranno,

Ma sarà come non l’avessero letta.

ma

La parola è più di ogni governo

E potere,

di ogni territorio,

di ogni abisso marino,

di ogni vetta altissima e ghiacciaio,

di ogni scoperta e fede,

di ogni medicina e filosofia,

arte e scienza.

Riccardo Renzi “ἀλήθεια”, presentazione

Prefazione a cura del prof.Alessandro Cesareo

Postfazione a cura di Luca Berdini

Edizioni La gru

Un sottile, ma non per questo poco duttile o poco visibile, fil rouge unisce e collega tra di loro le varie tematiche – e le varie modalità d’espressione delle stesse – che è possibile rinvenire in questa preziosa e raffinata silloge, ulteriore fatica di un giovane che, come Riccardo Renzi, dimostra un’altra volta di avere sviluppato una profonda e raffinata familiarità con l’arte della penna e con le infinite sfumature che la caratterizzano.(dalla Prefazione)

Spigolando:

La sera

Fredda l’anima
all’imbrunir del cielo,
flebile la voce
nell’oscura notte,
fermo il battito
nella tempesta.

Le nubi

Sparute
si condensano
goccioline
di rugiada,
una chiocciola
sinuosamente scivola
sull’erba bagnata,
un fiore si volta,
d’incanto
l’osserva

dalla Quarta di copertina: la sinossi e brevi note biografiche