
Il coccodrillo è un racconto di Dostoevskij pubblicato per la prima volta nel 1865 e ora riproposto in una nuova edizione da Adelphi con il commento di Serena Vitali.
La storia, costruita con humor elegante e sottile, racconta del funzionario Ivan Matveič e della sua bella moglie Elena Ivanovna che si recano con un amico ad ammirare nel Passage, una galleria inaugurata nel 1848 sulla Nevskij prospekt la strada principale di Pietroburgo, l’esposizione esotica di un coccodrillo, un’attrazione a pagamento.
E di seguito l’avvenimento sensazionale vedrà il funzionario letteralmente inghiottito dall’animale.
Trasferitosi nelle sue viscere, ampie e comode a suo dire, il funzionario non solo non chiederà di essere liberato, ma accetterà, quasi una sicura prospettiva, di diventare famoso e inviterà anche la moglie ad unirsi a lui in questa nuova prospettiva di verità e luce che verra dal coccodrillo.
Pare quasi, scrive la curatrice, che l’autore abbia voluto prodursi in un’opera che richiamasse Il naso di Gogol così come si mostra già nel sottotitolo “Il Coccodrillo. Un avvenimento straordinario ovvero impasse nel Passage” e poi di seguito, “Racconto veritiero di come un signore di una certa età e di un certo aspetto fu inghiottito vivo, tutto intero, dal coccodrillo del Passage, e di quanto ne conseguì”.
“Strizzando l’occhio al Naso di Gogol’, anticipando altre e più tremende metamorfosi novecentesche, divertendosi e divertendo, Dostoevskij presagisce il trionfo della borghesia, il culto del benessere e del profitto, fino alla passione per gli shopping center, e costruisce l’immagine di un «nuovo mondo» tanto risibile quanto mostruoso”. (da Adelphi)