
Prende spunto da un’esperienza realmente vissuta dall’autrice nel 2011 nella libreria che fa da fulcro a tutta la narrazione: Shakespeare and Company. Il suo soggiorno, l’incontro come ultima tumbleweeds con George Whitman e Sylvia Whitman, come si legge nelle pagine dedicate ai ringraziamenti, non vuole però essere un testo autobiografico ma il lascito di un’esperienza “fondamentale” dalla quale è nato questo lavoro.
Parigi, una libreria storica, un appuntamento con zia Viv che non vede da sedici anni: il viaggio di Oliva, e non è un refuso ma proprio il nome della protagonista, è confezionato da zia Viv, ma lei non c’è. E incontri, e vite e sogni e libri. Il viaggio di Oliva è un’occasione per guardare la vita da un’altra angolazione, per scegliere e non rinunciare, in nome dell’essere accettati e ben aderenti alle aspettative del mondo di fuori, degli affetti importanti per non tradirli, anche tradendoci. Un viaggio non scelto, non deciso, durante il quale la protagonista sceglie di prendersi poche piccole libertà che, come diceva zia Viv “ci cambiano per sempre, per diventare padroni del proprio avvenire. Perché tante piccole libertà ne fanno una grande” E Oliva lascia tutto: il lavoro cui tiene nella speranza che si consolidi, l’apprezzamento dei suoi e la realizzazione delle loro aspettative nei suoi confronti, il futuro sposo e la bella casa che li attende, la dieta che non riesce mai a portare a termine neanche con l’aiuto delle sedute con la dottoressa Manubrio. Pochi giorni, una bugia e tante piccole libertà.
Giorni da favola in cui sperimenta anche se stessa e il proprio futuro sullo sfondo della vita in libreria e degli incontri con altri tumbleweeds, i rotolacampi, il nome che Whitman aveva dato ai suoi “inquilini” . E poi il risveglio, inatteso: la verità chiarissima e amara rivelata da Viv. Ma nonostante tutto le piccole libertà l’hanno davvero cambiata. Una lettura in leggerezza, con qualche forzatura narrativa, una favola che come tutte le favole ha un suo messaggio, non uno definito, ma quello che ciascun lettore troverà tra le righe, come sempre accade con la lettura di una trance de vie.
Lorenza Gentile (Milano, 1988) è cresciuta tra Firenze e Milano, è laureata in Arti dello Spettacolo alla Goldsmiths University di Londra e ha frequentato la scuola internazionale di Arti Drammatiche Jacques Lecoq di Parigi. Nel 2011 ha vissuto e lavorato nella celebre libreria parigina Shakespeare and Company, e da quell’esperienza è nata l’ispirazione per questo romanzo.
Ha pubblicato Teo (Einaudi Stile Libero, 2014; premio Edoardo Kihlgren, premio Seminara – Rhegium Julii e premio dei Giovani critici della Literaturhaus di Vienna), tradotto in Germania, Spagna e Corea, e La felicità è una storia semplice (Einaudi Stile Libero, 2017).(da Feltrinelli Editore, Autori)
Chi volesse saperne di più sulla libreria parigina:
e anche un libro
Sylvia Beach “Shakespeare and Company”