
Bérengère Cournu,t che con questo romanzo nel 2019 ha ricevuto il premio Fnac, trasporta il lettore in un paesaggio inusitato, dagli orizzonti sterminati, bianchi, tra acqua e ghiaccio. Protagonista è una giovane donna, Uqsuralik, che apre l’incipit in tutta la drammaticità di quanto sta accadendo in un territorio dove la natura domina con le sue leggi, ostile a chi l’ ha scelto per trascorrevi la propria esistenza.
Come si legge nella Nota introduttiva siamo nelle terre dell’Artico tra gli inuit, cacciatori nomadi, le cui uniche risorse sono gli animali da cacciare, le pietre che emergono dalla terra congelata, piante e bacche che crescono al sole di mezzanotte. Un mondo in cui albergano gli spiriti, l’acqua, il vento, la nebbia, la luce degli astri nella notte. In questo paesaggio la protagonista resterà sola, vagando verso la terra ferma per tre giorni con l’unica difesa di una cagna, Ikasuk, la migliore tra quelle del padre e le poche cose che il genitore è riuscito a lanciarle mentre la banchisa si apriva e un corso d’acqua sempre più ampio la separava dai componenti la sua famiglia, risucchiati nella nebbia. Affronterà da sola un viaggio che la porterà a misurarsi con le condizioni estreme dell’ambiente e con sé stessa.
“[…]Uqsuralik perfezionerà le sue tecniche di caccia, si muoverà con le stagioni e vivrà con le tribú nomadi che abitano l’estremo nord, ma anche con gli spiriti e gli antichi elementi della sua terra.
Ispirandosi alle tradizioni della Groenlandia orientale e dell’Artico canadese, e intrecciando tra di loro animismo, sciamanesimo e folclore, Bérengère Cournut racconta una straordinaria storia di formazione che, attraverso il vagabondaggio nell’immenso bianco di una giovane donna, diventa anche un viaggio indimenticabile nel ricchissimo universo del popolo inuit”.( da Neri Pozza Editore)
e anche
Brevi note biografiche
Bérengère Cournut è una scrittrice francese.
Ha pubblicato il suo primo romanzo, L’Écorcobaliseur, nel 2008. Nel 2016 ha pubblicato Née contente à Oraibi, ispirato a un viaggio fatto sugli altipiani dell’Arizona per incontrare la tribú dei nativi americani Hopi. Nel 2019 ha ricevuto il premio Fnac per Di pietra e d’osso.