Francesca Pieri “Bianca” recensione di Flavia Piccinni da Il Tirreno

Due donne al bivio angoscioso della maternità
di Flavia Piccinni
Ci sono due donne, due esistenze che si incrociano e si colpiscono a vicenda, con quella violenza raffinata e distruttiva propria di chi ha condiviso un significativo tratto di vita insieme.
È questo il romanzo d’esordio di Francesca Pieri che in “Bianca” (Dea Planeta) racconta di Costanza e Silvia, due vite diverse che si incontrano nel desiderio. Entrambe, vogliono avere un figlio. Si conoscono da poco, ma diventano complici, si fidano l’una dell’altra, si confessano. A distanza di qualche mese, scoprono di essere entrambe in attesa di una bambina. Quello che per un breve tempo è stato unito, improvvisamente si sovrappone: le vite delle due prendono a scorrere parallele e per mesi respirano all’unisono, nutrendosi della stessa felicità. Ma il destino è fatto di scelte, e tutto cambia quando Costanza decide di rinunciare alla futura figlia, che avrebbe voluto chiamare Bianca, affetta da una rara malattia. Silvia decide di portare a termine la gravidanza. Scoprirà solo dopo che il medesimo morbo sarà diagnosticato anche ad Anita, la sua piccola. Per Costanza, che con il suo sguardo guida il lettore nella storia, si apre un confronto con l’altro: il mondo, la ricerca interiore, la necessità di una risposta e di una soluzione a un trauma che soluzione non ha. «La sofferenza, come tutte le cose banali, a volerla raccontare, sfugge, evapora. Si poggia sulle cose e scompare. L’assorbe la vita, la chiudono i gesti quotidiani, la inghiotte l’aria» scrive Francesca Pieri. In questo romanzo il lettore si trova a barcamenarsi in un universo fatto d’egoismo e di scelte. Quelle che saremmo disposti (forse) a fare per inseguire la felicità.

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