Omaggio di tuttatoscanalibri a Magris per il suo ottantesimo compleanno:
Claudio Magris, è nato a Trieste 1939. Studioso della cultura della Mitteleuropa è anche autore di opere di narrativa tra cui Danubio (1986, con cui vince il Premio Bagutta); Un altro mare (1991), Il Conde (1993); Microcosmi (1997), con cui ha vinto il Premio Strega; e altri premi prestigiosi, Príncipe de Asturias nel 2004 e nel 2016 il premio Kafka. Docente universitario di letteratura tedesca, iniziò nel 1967 una lunga collaborazione con Il Corriere.
Le opere:
da Consigli.it Cultura a cura di Maurizio Amore
Da mangialibri la presentazione di alcuni degli scritti
Da Panorama Libri on line:
Dalla presentazione di Danubio, un viaggio nella Mitteleuropa datato 1986:
Paesaggi, umori, incontri, riflessioni, racconti di un viaggiatore sterniano che scende con pietas e con humour lungo il vecchio fiume, dalle sorgenti al Mar Nero, ripercorrendo insieme la propria vita e le stagioni della cultura contemporanea, le sue fedi e le sue inquietudini. Un itinerario fra romanzo e saggio che racconta la cultura come esperienza esistenziale e ricostruisce a mosaico, attraverso i luoghi visitati e interrogati, le civiltà dell’Europa centrale – in tutta la complessa varietà dei suoi popoli e delle sue culture – rintracciandone il profilo nei segni della grande Storia e nelle effimere tracce della vita quotidiana. Viaggio esterno, dunque, e avventura interiore, minuziosa documentazione erudita che diventa materia di finzione e di digressione fantastica per un viandante curioso di luoghi, libri e persone che redige un piccolo Decamerone danubiano con storie e vicende, destini individuali e collettivi rimasti impigliati sulle rive del fiume e del tempo. Il Danubio diviene un labirintico percorso alla ricerca del senso della vita e della storia, sull’atlante della vecchia Europa e del nostro presente.
Da Danubio:
Fiume della melodia, lo chiamava Hölderlin presso le sue sorgenti; linguaggio profondo e nascosto degli dèi, strada che univa l’Europa e l’Asia, la Germania e la Grecia, lungo la quale la poesia e il verbo, nel tempo del mito, erano risaliti a portare il senso dell’essere all’occidente tedesco.
Scendo i pochi metri che separano la mia panchina dalla sorgente della Breg e risalgo il prato, bagnandomi calze e scarpe, verso la casa. L’acqua brilla fra l’erba, la sorgente fluisce tranquilla, il verde degli alberi è buono, e anche il suo odore. Il viaggiatore si sente un po’ goffo e meschino e avverte la superiore oggettività della cornice che lo avvolge. È possibile che quei rigagnoli nel prato siano il Danubio, il fiume dei superlativi, com’è stato chiamato, col suo bacino di 817.000 chilometri quadrati e i duecento miliardi di metri cubi d’acqua che esso rovescia ogni anno nel Mar Nero? Il ruscello, qualche centinaio di metri più a valle, fugge e splende veloce, merita già l’epiteto di «belcorrente» col quale Esiodo definisce l’Istro. I passi verso la casa assomigliano alle frasi su un foglio di carta, il piede tasta il terreno acquitrinoso e aggira una pozzanghera come la penna circuisce e attraversa lo spazio bianco del foglio, evita un ingorgo del cuore e del pensiero e procede oltre come se esso fosse una macchia di inchiostro, fingendo di averlo superato, mentre lo ha soltanto schivato e lasciato indietro, irrisolto e scivoloso.
Da Magris, Claudio. Danubio