Peter Handke “Infelicità senza desideri”, presentazione

Di fronte a questo suicidio, appreso dai giornali, il giovane scrittore austriaco sente la necessità di ricomporre con le parole quell’esistenza mancata, quella vitalità offesa e ridotta a meccanismo biologico e coatto.(da Garzanti Libri)

Garzanti propone per la traduzione di Bruna Bianchi un breve testo scritto nel  1972, dedicato dall’autore alla madre suicida a 51 anni nel novembre del  1971 e nel farlo ne evidenzia l’unicità della storia, non di una donna nata povera con un destino già scritto, e il desiderio di  sottrarla ad un ancestrale anonimato, come sottolinea Trevi nella sua bella presentazione (La Lettura del Corriere 7ottobre 2023) “L’anonimato è un attributo classico della povertà, così come il sentimento di un destino decretato fin dalla nascita e impossibile da modificare. Ma è la condizione femminile quella che più incatena a una vita sottomessa, taciturna, uniforme”

E Handke la racconta come quasi dentro una parabola discendente: i giovani anni in cui va via di casa e lavora come cuoca, ha solo 16 anni. Vive i periodi bui, dall’affermazione nazista alla seconda Guerra mondiale, e le tristi condizioni della guerra, ma per lei è il periodo della crescita: innamorata di un uomo sposato nel 1941 resta incinta del figlio Peter al quale decide di dare comunque un padre; seguirà così  un sottufficiale della Wehrmacht e si trasferirà  con lui a Berlino. A questo periodo caratterizzato dal desiderio di uscire dall’anonimato, da un destino già decretato e similare a quello di molte altre donne, segue, alla fine della guerra, il ritorno in Austria, al paese d’origine dove, nonostante l’accostarsi alla letteratura, non riesce a trovare per se stessa un posto in quel mondo avaro di sogni che l’ha circondata fino a quel momento e decide di abbandonarlo.

“Apparso in lingua tedesca nel 1972, Infelicità senza desideri diviene subito un imprevisto bestseller e resta forse, ancora oggi, il libro più amato di Peter Handke. Un libro che, complice lo straordinario equilibrio tra scrittura e ineffabilità, la critica non ha esitato a elevare al rango immortale di classico”(da Garzanti Libri)

Peter Handke, nato a Griffen (Austria), nel 1942, è romanziere, drammaturgo e poeta. La casa editrice Guanda ha pubblicato Storie del dormiveglia, Falso movimento, Il peso del mondo, La storia della matita, Pomeriggio di uno scrittore, Epopea del baleno, Saggio sul luogo tranquillo, Saggio sul cercatore di funghi, Prima del calcio di rigore, L’ambulante, I giorni e le opere e I calabroni. Nel 2009 gli è stato conferito il premio Franz Kafka e nel 2014 ­l’International Ibsen Award. Ha collaborato in varie occasioni con il regista Wim Wenders, fino a Il cielo sopra Berlino. Nel 2019 gli è stato conferito il Premio Nobel per la Letteratura per “la sua opera influente che ha esplorato con ingegnosità linguistica la periferia e la specificità dell’esperienza umana”.(da Garzanti Autori)

Alice Winn “In Memoriam”, presentazione

Traduzione di Federica Merati, Roberta Scarabelli

Una storia che racconta ombre e luci dell’inizio del Novecento, attraverso gli occhi di due giovani uomini che trovano l’uno nell’altro la forza di superare l’insensatezza del conflitto e consolazione nell’immortale lezione dei classici, appresa tra i banchi di scuola.(da Garzanti Libri)

Editato pochi mesi fa e ora pubblicato in Italia da Garzanti per la traduzione di Federica Merati e Roberta Scarabelli è il romanzo di esordio di Alice Winn appassionata studiosa dei poeti inglesi tra i quali Tennyson. Sullo sfondo del primo conflitto mondiale, con tutte le sue efferatezze e insensatezze, un amore giovanile da tenere nascosto. L’idea del romanzo era scaturita dalla casuale scoperta e dalla lettura da parte dell’autrice delle pagine scritte dagli studenti sul giornale scolastico durante gli anni del conflitto dedicate agli ex alunni caduti o feriti, i cui estratti, fittizi come il nome del giornale della scuola, The Preshutian, rispetto a quello reale del Marlborough College nel Wiltshire dove l’autrice ha studiato, ma ispirati da quelli effettivi,  compaiono nel corso del romanzo, necrologi che riportavano i nomi degli uccisi: fratelli, ex-compagni, studenti, insegnanti, personale della Scuola. Molti furono  infatti i giovanissimi ad arruolarsi sebbene non maggiorenni. Così accade al diciottenne  Henry Gaunt, seguito da molti altri, che accetta volentieri di fuggire dalla guerra personale che lo travaglia: un’infatuazione incontenibile per l’amico Sidney Ellwood

Dalla sinossi da Garzanti Libri

Quando ha ascoltato per la prima volta i versi di In Memoriam di Tennyson, Gaunt era all’ultimo anno di scuola. Ricorda perfettamente la voce baritonale del suo migliore amico Sidney mentre li recitava nel cortile del collegio, in un pomeriggio plumbeo. È stata una bella giornata, quella, pensa, sdraiato su una brandina cigolante, con la testa bendata e la mascella rigida. Rigida come la bocca spalancata del soldato che ha calpestato fuggendo per trovare riparo in trincea Non riesce a toglierselo dalla testa e le uniche cose che lo tengono ancorato alla realtà sono Tennyson e le lettere che Sidney gli ha inviato dall’Inghilterra, dandogli notizie sui compagni, sulle lezioni, sugli studi.[…]

Alice Winn vive a Brooklyn, dove scrive sceneggiature. È cresciuta a Parigi e ha studiato in diversi college britannici laureandosi in Letteratura inglese all’Università di Oxford. In Memoriam è il suo romanzo d’esordio.(da Garzanti Autori)

Michiko Aoyama “Finché non aprirai quel libro”, presentazione

Tradotto da Daniela Guarino

La signora Komachi è una bibliotecaria ma è anche una persona speciale perché sa ascoltare e capire. Alla domanda “Che cosa cerca?” sa trovare la risposta adatta e la risposta è un libro, quello giusto. L’autrice di questo romanzo che parafrasa nel titolo l’ormai famoso “Finché il caffè è caldo” o il suo seguito “Basta un caffè per essere felici”(che trovate recensiti su tuttatoscanalibri a questo link), non offre trasporti nel passato, né un bar dove provare a ritrovarsi, è una giapponese che propone qualcosa alla portata di tutti: la lettura di un libro.

Reporter ed editor per una società editoriale, l’autrice affida il compito alla signora Komachi di trovare per ciascun personaggio quello che serve: così per Tomoka, commessa in un grande magazzino che si sente fallita, o Ryo, contabile, che aspirerebbe ad una propria attività ma teme di abbandonare il lavoro sicuro, o Hiroya, disoccupato, che ha proprio rinunciato al suo progetto. Personaggi che la letteratura giapponese ci presenta sempre più sovente, soli, frustrati, spaventati e incapaci di reagire in una società sempre più competitiva e stritolante ai quali però la letteratura giapponese contemporanea offre vari rimedi, come nell’altro successo editoriale I miei giorni alla libreria Morisaki di Satoshi Yagisawa.(anche quest’ultimo recensito a questo link).

“Giappone. Per prima cosa si entra in biblioteca. Poi bisogna trovare la signora Komachi, dalla pelle candida e con uno chignon fissato con uno spillone a fiori. Infine, aspettare che ci chieda “Che cosa cerca?” […] La signora Komachi riesce a intuire quali sono i desideri, i rimorsi e i rimpianti della persona che le sta di fronte. Così sa consigliare il libro capace di cambiarle la vita”(da Garzanti Libri)

Brevi note biografiche

Michiko Aoyama è nata nel 1970 e vive a Yokoama. Dopo la laurea ha lavorato come giornalista in Australia, prima di rientrare in Giappone e intraprendere la carriera di editore scrittrice. I suoi libri hanno ricevuto numerosi riconoscimenti in patria, tra cui il Miyazaki Book Award e il Miraiya Ahoten Grand Prize.(da Garzanti Autori)