Alessia Gazzola “Miss Bee e il giardino avvelenato”, presentazione

Questa volta più che mai, Miss Bee dovrà far ricorso a tutta la sagacia e a tutta la forza d’animo che la contraddistinguono per sciogliere i misteri del suo mondo, e soprattutto quelli del suo cuore. (da Libri Longanesi)

Ecco ancora Miss Bee, ovvero Beatrice Bernabò, alle prese con un nuovo enigma e non solo: dopo Il cadavere in biblioteca, Il principe d’inverno, Il fantasma dell’ambasciata, è nuovamente protagonista ne Il giardino avvelenato.
Agosto 1925, la giovane curiosa, audace, acuta  si trova in una nuova e pomettente situazione:  un invito inatteso per un soggiorno nel Norfolk, presso la storica dimora di un vecchio amico dell’ispettore Archer Blackburn, una residenza nobiliare immersa in un favoloso giardino .
Quello che si preannuncia come un piacevole soggiorno si rivelerà al contrario una situazione dai contorni foschi che riguarda da vicino una vecchia conoscenza. Ma anche la vita sentimentale della protagonista sarà coinvolta pesantemente: Julian Lennox, visconte di Warthmore, l’uomo che Beatrice ha cercato di dimenticare, farà una nuova comparsa.

L’incipit

Per la prima volta dopo tanti mesi, qualcuno stava aprendo il portoncino del numero 53 di Queen’s Gate, nella casa in stile georgiano che apparteneva a Minerva Ashbury e a suo figlio Christopher.
Ben due autovetture avevano affiancato la balaustra laccata di nero e, da quelle, fattorini dalla pelle bruna con tuniche di lino chiaro, gilet scarlatti e turbanti sul: capo stavano scaricando voluminosi bauli portandoli dentro l’edificio.
Beatrice Bernabò osservava la processione, lo sguardo oltre il bovindo. Nel petto sentiva qualcosa di imprevisto e fastidioso, come una vecchia frattura che fa male: quando cambia il tempo:
«Sembra che gli Ashbury siano tomati dall’India, dopo meno di un anno. Non è: strano?» disse alla sorella maggiore.
Clara le restitui uno sguardo neutrale.
«Forse hanno venduto la casa, di questi tempi non mi sorprenderebbe. Oppure anziché lasciarla disabitata l’hanno offerta a un amico di famiglia» prosegui, alzando brevemente il capo dal ricamo su cui era all’opera.
Si, quelle di sua sorella erano di certo le ipotesi più probabili. Beatrice aveva: sempre pensato che gli Ashbury non sarebbero tornati chissà per quanto tempo, dopo che Kit cra partito alla volta dell’India per occuparsi delle propric miniere.
Aveva ormai smesso di pensare con insistenza a quei vicini di casa troppo vicini, come invece faceva una volta, quando ribolliva per il modo in cui entrambi sembravano averla messa da parte senza rimpianti.
«Non dovresti tomare a casa tua a preparare la cena?»
Per certi aspetti, nonostante le proprie personali vicissitudini, Clara restava vittoriana nel midollo. Beatrice alzò gli occhi al cielo. Era sposata da aprile con:l’ispettore capo di Scotland Yard Archer Blackburn.

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