
Il volume è corredato da ampie pagine introduttive e note a cura di Alessandro Ferrini che evidenziano la figura dell’autore, la storia personale e della sua opera, lo stile.
Dall‘Introduzione a cura di Alessandro Ferrini
Pubblicato nel 1935, Il do tragico è uno dei capolavori del giallo italiano firmato da Augusto De Angelis, pioniere del genere nel nostro Paese, con protagonista il commissario Carlo De Vincenzi. L’opera è ambientata nel mondo della lirica, tra passioni, intrighi e atmosfere cariche di tensione. Il titolo gioca su un doppio senso: la nota musicale “do” si trasforma in simbolo di un destino oscuro.
De Vincenzi, investigatore umano e riflessivo, si muove in una Milano densa di nebbia e mistero, in un’indagine che è anche un viaggio psicologico nel dolore, nella colpa e nella solitudine.
Il romanzo intreccia l’introspezione con l’enigma, la musica con il crimine, la verità con l’ambiguità. Accanto alla suspense, emergono temi profondi e una critica velata al conformismo culturale del tempo, in pieno regime fascista.
De Angelis dimostra qui una capacità unica di nobilitare il romanzo poliziesco, fondendo rigore investigativo e lirismo narrativo. Il do tragico è più di un giallo: è un’opera d’arte letteraria, un classico intramontabile che ha aperto la strada al noir italiano moderno.
[…]Così, come in una composizione musicale, i capitoli si succedono come movimenti di un’opera drammatica, in cui l’indagine del commissario De Vincenzi si intreccia con le armonie e le dissonanze di un mondo teatrale, fatto di apparenze, di passioni esasperate e di silenzi carichi di significato.
De Angelis costruisce quindi un romanzo che si legge come si ascolta una sinfonia tragica: ogni capitolo è un tempo della narrazione, ogni personaggio una voce solista o uno strumento dell’orchestra, ogni indizio una nota che compone la melodia finale della verità. La musica, con la sua capacità di esprimere l’indicibile, diventa la chiave simbolica attraverso cui comprendere il senso più profondo del mistero.
Augusto De Angelis fu una delle figure più originali e significative della narrativa italiana tra le due guerre, nonché il vero pioniere del romanzo poliziesco moderno in Italia. Nato a Roma nel 1888, trascorse gran parte della sua vita professionale tra Milano e Genova, lavorando come giornalista per importanti testate come Il Resto del Carlino, Il Secolo XIX e La Stampa. Fu anche autore teatrale, traduttore e saggista. La fama di De Angelis è legata indissolubilmente alla creazione del Commissario Carlo De Vincenzi, protagonista di una fortunata serie di romanzi gialli pubblicati a partire dal 1935. Con De Vincenzi, l’autore offrì al pubblico italiano un investigatore colto, umano, malinconico e profondamente riflessivo, molto lontano dagli stereotipi del detective infallibile o cinico. I suoi romanzi si distinguevano per lo stile letterario elegante, per l’ambientazione fortemente caratterizzata e per l’attenzione ai moti interiori dei personaggi. A differenza della narrativa gialla coeva, spesso considerata “di evasione” e guardata con sospetto dal regime fascista, De Angelis seppe nobilitare il genere, trasformando l’indagine in uno strumento di esplorazione psicologica e sociale. La sua prosa, sobria ma incisiva, unisce l’introspezione all’ironia, la denuncia sociale all’indagine dell’animo umano. Proprio per questa sua tensione etica e intellettuale, De Angelis entrò presto in contrasto con il regime fascista. Nel 1943 venne arrestato dalla Repubblica Sociale Italiana per “antifascismo morale”. Detenuto nel carcere di San Vittore, subì un pestaggio da parte di una guardia e morì poco dopo, nel 1944, a soli cinquantacinque anni.
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