Elio Pecora “La ragazza con il vestito di legno e altre fiabe italiane”, Bibliotheka


 Una raccolta sul patrimonio nazionale

Bibliotheka

Dal 31 gennaio in libreria

“Un figlio di re s’innamorò di una povera ragazza, ma questa lo fece patire a lungo prima di accettarlo come fidanzato. Quando furono sposati il figlio di re volle vendicarsi e disse alla sposa: Se vuoi vivere contenta con me, prima devi rimanere per sette anni interi sul balcone a piangere senza mai fermarti”. 

Amori e incantesimi, stratagemmi e crudeltà si intrecciano nel vasto deposito delle storie popolari del nostro Paese, che lo scrittore e critico letterario Elio Pecora ha raccolto nel libro La ragazza con il vestito di legno e altre fiabe italiane.

Mi è accaduto anni fa, per un lavoro radiofonico, di avvicinarmi allo sterminato patrimonio delle fiabe italiane”, racconta l’autore. “Ripercorrevo a mio modo i territori percorsi, con ben altri fini e strumenti, da Italo Calvino e, prima e dopo di lui, da una schiera folta di etnologi, di folcloristi, di antropologi. Allora scelsi e tradussi dagli originari dialetti un gruppo di fiabe, anche di favole e di leggende, delle varie regioni italiane. L’intenzione e la presunzione del mio progetto non furono che quelle di comunicare uno stupore, una meraviglia, ma anche di stupire e di meravigliare raccontando non più che i destini e i desideri di tanti”.

Autore di raccolte di poesia, romanzi, saggi critici e testi teatrali, Elio Pecora (Sant’Arsenio, Salerno, 1936) vive e lavora a Roma.Ha diretto la rivista internazionale Poeti e poesia e ha collaborato a Tuttolibri, Il Mattino, La Repubblica, L’Espresso e Belfagor. Per la Rai ha curato numerosi programmi, compreso un ciclo di trasmissioni radiofoniche sulle fiabe popolari italiane, poi riscritte e riproposte in questo volume. Nel 2006 l’Università di Palermo gli ha conferito la laurea ad honorem in Scienze della comunicazione. Dal 2017 è Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana.

Teodoro Lorenzo “Rimpalli”, presentazione

Voglino Editrice

Racconto autobiografico di un’adolescenza vissuta sulla strada, segnata dall’inesorabile amore per il pallone.

Il protagonista, dall’oratorio e poi attraverso le giovanili della Juventus, approda al professionismo, conoscendo il mondo del calcio, di cui fornisce originali punti di vista e sorprendenti considerazioni.

La sua sarà, però, una breve permanenza: il destino, che determina le vicende di ogni calciatore, sempre in agguato, lo ghermisce inesorabile.

Numerose digressioni in ambito storico, sociale e letterario accompagnano la vicenda principale, conferendo al libro un valore aggiunto e assumendo, in alcune parti, la profondità del saggio.

Teodoro Lorenzo Torino 4 marzo 1962.
Prima di diventare avvocato ha militato nell’Alessandria Calcio, dopo la trafila nelle giovanili della Juventus. Ha scritto: De vita beata, Campus Marie Curie, Pensieri di carta (Edizioni Progetto Cultura); Saluti da Buenos Aires, Le streghe di Atripalda (Bradipolibri). Con il romanzo Il diavolo suricilllo (non ancora pubblicato) ha vinto il secondo premio del 52° Concorso Nazionale per il Racconto Sportivo del CONI. 

Recensioni e Interviste

Paolo Ruffilli “Fuochi di Lisbona”, presentazione

[…]Come dice Antonio Tabucchi in una nota di lettura che aveva stilato ancora sul dattiloscritto e che accompagna ora questa prima edizione, “Fuochi di Lisbona” «è un romanzo sull’amore e la passione, oltre che d’amore e di passione, come conoscenza viva delle cose negli universi opposti di un uomo e di una donna». Il libro è anche l’espressione dell’amore che Paolo Ruffilli nutre da sempre per uno degli scrittori più geniali ed enigmatici del Novecento, costantemente rincorso in queste pagine al punto da diventarne uno dei personaggi principali o addirittura il deus ex machina stesso dell’intera vicenda.(da Passigli Editori)

La nota di Tabucchi fu scritta dopo la lettura del romanzo di Ruffilli   allora  in prima stesura, era il  2012 ma l’opera non venne inviata all’editore proprio perché l’autore non la riteneva ancora matura: un testo quindi riletto e rivisto a lungo fino alla sua recente pubblicazione

Il protagonista del romanzo, ambientato nei giorni nostri, si reca a Lisbona per partecipare a una conferenza dedicata a Pessoa, lì incontra una donna  il cui nome è Vita, altamente simbolico, che inciderà profondamente tanto da modificarne l’esistenza. L’opera fa fin da subito s’intreccia con il vissuto del poeta portoghese, rappresentato dalle citazioni di scritti e soprattutto lettere alla giovane Ophélia Soares Queiroz: citazioni tratte da Pessoa,  lettere originali tra Fernando e Ophélia, versi di Hélder, canzoni di Amália Rodrigues documentano il rapporto tra i due amanti, nei luoghi della città che lo vedono realizzarsi e cui la città stessa partecipa, una città che sa innamorare. Nella finzione romanzata è poi possibile ricostruire quanto le fonti non menzionano e non partecipano a colmare i vuoti.
E in questo intrecciarsi tra presente e passato, tra amore dell’uno e del protagonista dall’altro, si genera una felice e stimolante  fusione dei due piani, quello della citazione e quello della narrazione che procede così in introspezione e per chi legge in riflessione su questioni universali.

Paolo Ruffilli (1949) ha pubblicato i libri di poesia: “Piccola colazione” (Garzanti, 1987), “Diario di Normandia” (Amadeus, 1990), “Camera oscura” (Garzanti, 1992), “Nuvole” (con fotografie di Fulvio Roiter, Vianello Libri, 1995), “La gioia e il lutto” (Marsilio, 2001), “Le stanze del cielo” (Marsilio, 2008), “Affari di cuore” (Einaudi, 2011), “Natura morta” (Aragno, 2012), “Variazioni sul tema” (Aragno, 2014), “Le cose del mondo” (Mondadori, 2020). In ambito narrativo, ha pubblicato “Preparativi per la partenza” (Marsilio, 2003), “Un’altra vita” (Fazi, 2010), “L’isola e il sogno” (Fazi, 2011). Oltre alle traduzioni e alle curatele di classici italiani e stranieri, è autore delle biografie di Ippolito Nievo e di Carlo Goldoni (Camunia, 1991 e 1993), dei testi teatrali “La morte giovane” e “La vita che verrà”, e del saggio “Maschere e figure – Repertorio dei tipi letterari” (Il ramo e la foglia, 2023).

Carlos García Gual “Breve apologia del romanzo storico”, Graphe.it

Un’appassionata difesa del romanzo storico, che esplora il delicato equilibrio tra verità e finzione, offrendo una guida per comprendere e apprezzare questo genere letterario

Prefazione di Patrizia Debicke Van der Noot

Traduzione di Roberto Russo

Graphe.it

dal 26 gennaio in libreria

Quello del romanzo storico è un genere amato da molti, e che incuriosisce altri, spesso in cerca di consigli per un buontitolo. Come non è facile scriverne, infatti,altrettanto difficile può essere trovarne uno davvero buono: coinvolgente, accurato, che ci faccia viaggiare nel tempo con il giusto equilibrio fra verità e finzione.
Curiosamente, la critica si è dimostrata talvolta impietosa verso questo filone letterario, tanto da fargli meritare una apologia: in questo volume l’autore, con la “scusa” di dimostrare i punti di forza e d’interesse del romanzo storico, ce ne offre un’ampia prospettiva ripercorrendone le caratteristiche, i fondamenti strutturali e la strada percorsa sin dai suoi albori. In questa appassionata arringa in difesa si riflette sulla differenza fra il romanziere e il cronista, fra il realismo e la ricostruzione:una distanza più o meno sottile che ha ilpotere di avvicinarci in modi diversi allaStoria.

Un genere, questo, che negli ultimi anni in Europa sembra godere di una rinascita e un’accelerazione, anche grazie a un rinnovato impegno degli scrittori, e il cui punto di forza sta nel poter allargare quasi all’infinito il numero di storie possibili: faccio ponte con il passato e scelgo quello che mi pare e quando mi pare. Possiamo quasi paragonare il romanzo storico a una macchina del tempo che ci consente di guardare indietro. La sua unica vera criticità sta nella implicita contraddizione che lo identifica: “romanzo” (componimento letterario che narra una vicenda in tutto o in parte immaginaria) e “storico” (della storia, ovverosia reinterpretazione di parte della storia e ricostruzione di un fatto realmente esistito). Categorie che dovrebbero fare a pugni tra loro? In un romanzo storico, invece, vengono tranquillamente mischiate. (dalla Prefazione di Patrizia Debicke Van der Noot).

CARLOS GARCÍA GUAL (Palma di Maiorca, 1943) è professore emerito di Filologia greca dell’Università Complutense di Madrid e specialista di antichità classica, mitologia, filosofia e letteratura. Insignito due volte del Premio nazionale di traduzione, ha pubblicato numerosi libri e collabora con diversi media. È membro della Real Academia Española.

Paolo Mantegazza “L’arte di prendere marito”, Bibliotheka Edizioni

PRENDERE MARITO È UN’ARTE, UN MANUALETTO SULLE ARTI CONIUGALI DEL MEDICO, SCRITTORE E ANTROPOLOGO PAOLO MANTEGAZZA

Un saggio di fine ‘800 scritto per facilitare alle donne la scelta del partner. Una microstoria di educazione sentimentale

Nota di lettura di Stefania Coco Scalisi

In libreria dal 24 gennaio

Bibliotheka

“Se il matrimonio può darci la massima felicità, è anche la più instabile delle combinazioni chimiche; il più delicato, il più intricato, il più fragile di tutti i meccanismi”.  
Sin dalla fine dell’Ottocento, con il loro linguaggio concreto e colorito, i manualetti sulle cosiddette “arti coniugali” hanno conquistato un successo europeo. Vivaci e ironiche testimonianze dei pregiudizi sessuali e sentimentali del tempo, sono stati anche voce di un pensiero riformatore a sostegno dell’educazione sessuale, del divorzio, del controllo delle nascite.
Ne è un esempio L’arte di prendere marito del medico e scrittore Paolo Mantegazza. Se il matrimonio può trasformare la vita in inferno, in purgatorio o in paradiso – sostiene Mantegazza in questo testo del 1894 – resta in ogni caso la «meno peggio» tra le relazioni che legano un uomo e una donna. È con questa convinzione e questo spirito che l’autore scrive un saggio per facilitare alle donne la scelta del partner. Una microstoria di educazione sentimentale in cui descrive caratteri e professioni maschili in rapporto alla vita coniugale, ma anche un codice di diplomazia matrimoniale per raccomandare indulgenza e pudore.

In quest’opera del 1893, nata dalla penna di Paolo Mantegazza, luminare della scienza e dell’ironia, l’arte di accalappiare un marito non è un passatempo futile come lo shopping o la moda. No, qui si tratta di un’impresa degna di strategie belliche, di tattiche sottili e di un tocco di savoirfaire da far impallidire Sun Tsu e Von Clausewitz. Questo non è un semplice manuale d’istruzioni per signorine ansiose di convolare a nozze, bensì un’analisi sociologica travestita da simpatico vademecum, che illumina sulle follie e le astuzie di quella strana creatura chiamata uomo – o, per meglio dire, marito in divenire. Mantegazza, con la sua sottile ironia e il suo spirito d’osservazione, non lascia scampo alle consuetudini sociali del suo tempo e ci presenta un catalogo di varia umanità, un vero e proprio prontuario medico – visto che è un medico il protagonista della storia – di vizi e virtù, perfetto anche per il dating moderno. (dalla nota di lettura di Stefania Coco Scalisi)

Nato a Monza nel 1831 e morto a San Terenzo (La Spezia) nel 1910 Paolo Mantegazza è stato professore universitario di Patologia e di Antropologia, deputato, senatore e tra i primi divulgatori delle teorie darwiniane in Italia.  Grande successo hanno avuto la Fisiologia del piacere, i romanzi a sfondo medico-antropologico e il romanzo L’anno 3000: sogno, che lo colloca tra i precursori ottocenteschi della fantascienza italiana.

Stefania Coco Scalisi, che cura la nota di lettura, collabora alle riviste letterarie A4, Rivista Blam, Grado Zero, Pastrengo, Smezziamo e Storie Bizzarre. Con Bibliotheka ha pubblicato Un’insopportabile donna morta (2024).

Francesco Vidotto “Onesto”, presentazione

[…]Nella sua semplicità, Onesto ci rivela qualcosa di universale: “in molti credono che per scalare ci voglia forza, invece è proprio il contrario. Scalare, come vivere, non è questione di tenere, è questione di lasciar andare. Ogni cosa. La paura, l’incertezza, i problemi, le soluzioni, il passato, il futuro, le prese, gli appigli. Tutto quanto. Lasciare andare in un movimento continuo che avvicina al cielo”. Francesco Vidotto è un narratore capace di andare dritto al cuore delle cose. Con la storia di Onesto, Santo e Celeste ci emoziona, ci commuove, ci accompagna in alto, dove l’aria è sottile e ci si sentiamo intimamente rinnovati, capaci di guardare la vita con occhi nuovi.(dal Catalogo Bompiani Editore)

Francesco Vidotto ambienta il suo ultimo romanzo tra i boschi e le montagne del Cadore dove lui stesso vive ormai da anni dopo aver lasciato la sua precedente carriera di manager a Treviso e ci racconta la storia di Onesto e Santo, due gemelli, la cui vita è stata travagliata da separazioni e ricongiungimenti, da momenti di felicità e di tristezze, da povertà e paure,  violenze e amore, un amore immenso e tanto grande da essere eterno, che sopravvive ad ogni forma di angherie del destino,
che sa sopravvivere a qualunque cosa.

Guido Contin vive in una vecchio casello di una ferrovia dismessa tra i boschi del Cadore, unica compagnia la gatta di nome Moglie. In una cartellina che conserva con cura tiene raccolte una serie di lettere indirizzate alle cime delle montagne e respinte al mittente, scritte a mano in dialetto cadorino e firmate con il nome di Onesto dove da vecchio racconta la sua vita: del fratello Santo, dell’incontro con Celeste, l’amore della sua vita, la guerra e un segreto racchiuso in poche parole dedicate a Celeste “Le mie montagne sei tu”. Vite semplici e straordinarie a un tempo, storie di dolore e di vita, accolta così com’è, in tutte le sue facce.

Alcune novità Armando Editore: dal 21 gennaio 2025 in libreria

Armando Editore

FRANCO FERRAROTTI – Elogio della vecchiaia
La vita ripensata e ricomposta

Nel testo Franco Ferrarotti esplora la vecchiaia non come una malattia, ma come un periodo di salvezza e riflessione profonda. L’Autore rifiuta l’idea tradizionale che la vecchiaia sia sinonimo di declino, sostenendo che è invece un’opportunità per ripensare e ricomporre la vita con serenità e saggezza. Attraverso ricordi personali, riflessioni filosofiche e culturali, Ferrarotti celebra la solitudine scelta come momento di contemplazione, il ritorno alla natura e il ritrovamento di un senso di continuità tra infanzia e vecchiaia, tra inizio e fine.

FRANCO FERRAROTTI (1926-2024) è stato professore emerito di sociologia all’Università di Roma «Sapienza», vincitore del primo concorso bandito in Italia per questa materia. Fra i fondatori del «Consiglio dei Comuni d’Europa» nel 1949 a Ginevra; già responsabile dei «Facteurs Sociaux» all’OECE, ora OCSE, a Parigi; deputato indipendente per la III Legislatura; fondatore, con Nicola Abbagnano, dei Quaderni di sociologia nel 1951; cofondatore dell’Istituto di Scienze sociali di Trento nel 1962; dal 1967 dirige La critica sociologica; nel 1978 nominato «directeur d’études» alla Maison des Sciences de l’Homme a Parigi; insignito del premio per la carriera dall’Accademia nazionale dei Lincei il 20 giugno 2001; nominato Cavaliere di Gran Croce l’11 novembre 2005 dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Armando Editore

GIORGIO DI BERNARDO /Sui fiumi di Babilonia
Il “backstage” della Bibbia

Prefazione Mons. Giovanni Ricchiuti

Perché intitolare Sui fiumi di Babilonia un libro che parla di Bibbia?
Perché è lì che, 2.600 anni fa, tutto ebbe inizio: gli ebrei, deportati, sedevano lungo l’Eufrate, piangendo al pensiero di Sion (Salmo 137) ed entrando al contempo in contatto con la cultura, le riflessioni e i miti del mondo sumerico e assiro-babilonese.
Lungo le rive di quel fiume nacquero così alcune delle pagine più belle della letteratura di tutti i tempi, quelle della Bibbia, pagine che parlano di un Dio unico, Yahweh, e del suo amore per l’uomo. Ma questo avvenne attraverso la mediazione linguistica e culturale del luogo: miti e riflessioni si trasformarono in racconti e messaggi, significanti e significati, che dobbiamo imparare a decriptare, se vogliamo attribuire loro il giusto valore e comprenderli.

Questo testo ripercorre le lezioni tenute in ambito universitario facendone una sintesi il più possibile intrigante e scorrevole, indirizzata a tutti gli appassionati e a chi vuole aprirsi a nuove interpretazioni della Bibbia nel mondo cattolico, ebraico e musulmano, con la speranza di offrire spunti di riflessione coerenti e stimolanti.

GIORGIO DI BERNARDO Giornalista aerospaziale, scrittore e divulgatore scientifico per Rai e altre testate radiotelevisive e della carta stampata, è laureato in Orientalistica e ha un Magistero in Scienze della Religione. In lui si fondono la passione per la scienza e quella per la Bibbia, coltivate con rigore, seppure in periodi differenti della vita. Ha insegnato “Comunicazione scientifica”, “Storia dell’astronautica” e “Analisi di incidenti spaziali” presso la Facoltà di Ingegneria Aerospaziale dell’Università di Roma “La Sapienza”, e “Storia delle religioni della Bibbia” presso la Pontificia Università Lateranense – Istituto Ecclesia Mater.In ambito scientifico e aerospaziale è autore di migliaia di articoli, di cinque libri e di un Report sulle spese militari nel mondo per il Parlamento Europeo. In ambito orientalistico ha prodotto articoli pubblicati su riviste di settore, quali Bibbia e Oriente e Aquinas, utilizzando in particolare gli strumenti messi a disposizione dalla linguistica per l’analisi dei testi biblici e di quelli medio-orientali.

Joyce Carol Oates “L’incidente in bicicletta”, presentazione

Il Saggiatore

Un romanzo breve che propone tematiche più volte presenti nelle opere dell’autrice. Pubblicato lo scorso anno sul New Yorker è stato tradotto da Carlo Vidotto e pubblicato in Italia da Il Saggiatore. Tema centrale è il rapporto tra madre e figlia e più ampiamente il rapporto familiare all’interno di una tranquilla e normale famiglia americana: ipocrisia, inadeguatezza, volontà di non voler vedere costruendo i rapporti interpersonali sull’apparenza.
Si apre con i preparativi di un ricevimento in giardino per festeggiare il fidanzamento di una nipote orfana da parte della padrona di casa, Arlette, una donna matura, madre di tre figli dei quali una è Evie la tredicenne che, allontanatasi senza avvertire da casa proprio in quell’occasione, resta vittima di un grave incidente:

Un avvenimento che segnerà un effettivo cambiamento sia nella ragazza che nella madre, la prima più aggressiva e quasi desiderosa di vendetta: custodisce un segreto che non rivela o che non vuole essere visto, un altro incidente, ben oltre quello avuto in bicicletta.
L’autrice non palesa apertamente ma accompagna il lettore verso un dubbio che diventa quasi certezza nell’agnizione finale.

Della stessa autrice su tuttatoscanalibri

Pericoli di un viaggio nel tempo

La notte, il sonno, la morte e le stelle

La nuova gattina

Rosa Luxemburg “Herbarium”, presentazione

Rosa Luxemburg (1871-1919) oltre ad essere una giornalista, una rivoluzionaria tedesca e fondatrice insieme a Karl Liebknecht, nel 1915, del Gruppo Internazionale, così come da molti è stata conosciuta, fu anche una botanica e appassionata amante di fiori e piante.
Lo dimostrano i diciotto quaderni in cui raccolse il suo erbario, raccolta iniziata a Berlino nel 1913 e  conclusa a Breslavia cinque anni dopo. Dalle notizie biografiche sappiamo che nel 1889, lei figlia di un commerciante ebreo, lasciò Varsavia per Zurigo dove avrebbe potuto studiare, alle donne in Polonia era infatti proibito accedere all’università, botanica, come fece in un primo momento, per poi, due anni dopo, passare a Giurisprudenza e ad Economia.
Della sua passione per le piante resta il suo Herbarium, fiori foglie essiccate e poi pressate, oggi  pubblicato in Italia da Elliot con la traduzione di Massimo Ferraris, con l’Introduzione di  Holger Politt, a cura di Evelin Wittich: circa quattrocento piante con indicazioni di data e luogo di raccolta, con descrizioni e scritte a margine di sua mano, riprodotte fotograficamente.
Una storia rocambolica e misteriosa quella dell’erbario per lungo tempo perduto: alla morte di Rosa Luxemburg fu conservato dalla sua segretaria Mathilde Jacob e da Paul Levi quindi dagli eredi portato in America, sfuggendo al nazismo, per ritornare, senza che se ne conosca il percorso e le motivazioni, in Europa dopo la seconda guerra mondiale; riscoperto negli anni Settanta fu catalogato nel 2009 nell’archivio statale Akt  Nowych di Varsavia, dove è conservato.
In fondo all’erbario una raccolta di lettere in cui l’autrice raccontava dell’attenzione da lei prestata alle piante che nascevano nel cortiletto del carcere o ringraziava degli esemplari inviategli dai corrispondenti tra cui l’amica Mathilde.

ROSA LUXEMBURG (Zamos’c’, 1871 – Berlino, 1919) Importante teorica del socialismo, è stata una rivoluzionaria tedesca. Insieme a Karl Liebknecht nel 1915 creò il Gruppo Internazionale, che sarebbe diventato in seguito la Lega Spartachista. Fu assassinata nel 1919 dai Freikorps agli ordini del capo del governo, il socialdemocratico Friedrich Ebert. Tra le sue opere più importanti: L’accumulazione del capitale (1913) e La crisi della socialdemocrazia (1900).(da Elliot Editore)

Oscar Wilde “Il Delitto di Lord Arthur Savile. Uno studio sul dovere”, Bibliotheka Edizioni

PASTICCHE AVVELENATE E OROLOGI ESPLOSIVI PER IL LORD LONDINESE COSTRETTO A SMENTIRE IL PRESAGIO DI UN FAMOSO CHIROMANTE.

Uno dei più geniali e grotteschi divertissement del grande romanziere e drammaturgo irlandese. 

Nota di lettura di Roberto Barbolini
Traduzione Federigo Verdinois
BIBLIOTHEKA

Lord Arthur Savile, in procinto di sposarsi con la bellissima Sibilla, si ritrova nell’incresciosa situazione di farsi leggere la mano da un famoso chiromante nel corso di un sontuoso ricevimento londinese. L’uomo gli annuncia una minaccia imminente: Lord Savile sarà l’artefice di un omicidio. Per evitare che il presagio possa pregiudicare la felicità della futura vita domestica, l’aristocratico decide di anticipare i tempi, trafficando con pasticche avvelenate e orologi esplosivi. Ma la soluzione non sarà quella che egli ha previsto. 
Un capolavoro di cinismo, in cui veleni, esplosivi e infine l’omicidio, precedono la felicità coniugale del protagonista. Una riflessione sul dovere scritta con ironia. 

Il crimine è un’opera d’arte e dev’essere compiuto senza alcuna passione o rancore personale. Proprio come cerca invano di fare quel cinico pasticcione di Lord Arthur nel racconto di Wilde, satira pungente del filisteismo morale dell’upper class.Scritto con lo stile agile e ironico delle commedie per cui Wilde è giustamente famoso, Il delitto di Lord Arthur Savile viene qui riproposto nella versione d’epoca fatta nel 1908 da Federigo Verdinois, opportunamente rinfrescata. Giornalista, accademico, gran traduttore di russi e d’inglesi, Verdinois era anche – come Conan Doyle – un patito dell’occultismo. Wilde gli aveva fatto la satira preventiva nella figura del chiromante Podgers, destinato a una brutta fine. Chissà se si sarà riconosciuto. L’importante è che negli specchi deformanti di Wilde continuiamo a rifletterci tutti noi. (Roberto Barbolini)

Nato a Dublino nel 1854 e morto a Parigi nel 1900) Oscar Wilde studia al Trinity College e a Oxford e pubblica romanzi, poesie e testi teatrali. Idolo dei salotti letterari di Londra e Parigi, vede la fortuna declinare dopo l’accusa di una relazione omosessuale con il figlio di un lord scozzese, che gli costa due anni di carcere.
Roberto Barbolini, che firma la nota di lettura, ha lavorato con Giovanni Arpino al Giornale di Montanelli, è stato redattore e critico teatrale di Panorama ed è esperto di letteratura noir. Con Bibliotheka ha pubblicato Il detective difettoso. Ritorno al futuro per il romanzo poliziesco (2024).