Valérie Perrin “Tatà”, presentazione

traduzione di Lorenzo Bracci Testasecca.

Sulla scia di Cambiare l’acqua ai fiori e Tre, Valérie Perrin ci trascina in un intreccio di storie, personaggi e colpi di scena raccontati nel suo stile fatto di ironia, delicatezza e profondità.(da e/o edizioni)

Valérie Perrin ritorna in libreria con un nuovo romanzo “Tatà”, in italiano con l’accento, in francese senza, affettuoso diminuitivo di tante, ovvero zietta. È proprio la zia di Agnès, la voce narrante, la protagonista assente, perchè “rimorta”, un termine che non esiste perché manca di corrispettivo, come si legge nella sinossi dell’edizione francese “remorte. Ce mot n’existe nulle part. Remourir, ça n’existe pas”. La narrazione si apre proprio con questa notizia giunta per telefono alla nipote, Agnès appunto, dalla polizia, che le comunica il decesso, ma Agnès rimane incredula e convinta si tratti di un caso di omonimia, proprio perché la sua zia sarebbe appunto “rimorta” essendo deceduta ben tre anni prima.

A parte la trovata in apertura, il testo nell’edizione francese presenta una frase in aggiunta alla copertina Il n’y a pas des gens sans histoire, proprio perché il romanzo si riempie delle storie di molte persone, un pullulare di personaggi ciascuno con la propria vita où s’entrelacent destins et intrigues palpitantes, Valérie Perrin, extraordinaire conteuse de nos vies.

Ambientato nei luoghi dell’infanzia dell’autrice, dà voce a tutte le vite anche a quelle in apparenza senza storia o comunque insignificanti al punto da non essere raccontate: intrecci complessi e colpi di scena che svelano il vero senso e significato del vivere nella sua pacata e spesso poco appariscente meraviglia proprio con le sue manchevolezze e imperfezioni: nessuno quindi è senza storia. A partire da quella di Agnès, regista di trentotto anni, ha già attraversato vari dolori: suo padre Jean, pianista, è morto prematuramente dopo un concerto, seguito qualche anno dopo dalla morte della madre violinista, e   Pierre, attore di tutti i suoi film, nonché padre di sua figlia Ana e grande amore della sua vita, che l’ha piantata per un’altra, e zia Colette sorella di suo padre con la quale aveva sempre trascorso le vacanze a Gueugnon, cittadina di cui Valérie Perrin è originaria

Ma chi era davvero Colette? La zia: si svelerà attraverso le cassette registrate proprio da Colette che racconta la propria vita e che Agnès troverà nella casa in cui si era trasferita dopo la su prima morte: calzolaia in una bottega del paese, di pochissime parole, onesta, coraggiosa e forte anche nel dolore che aveva accompagnato la sua esistenza sin dall’infanzia tragica, con una donna accanto per tutta la sua vita, Blanche, incontrata da bambina.

della stessa autrice su tuttatoscanalibri

Cambiare l’acqua ai fiori

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Tre

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