Antonella Lattanzi “Cose che non si raccontano”, recensione di Antonia del Sambro

Chiudiamo gli occhi e siamo due pazzi ed è solo fortuna se mi addormento e mi sveglio un milione di volte, quella notte del Circeo, mentre il rumore del mare, che ho sempre amato, si fa sempre più minaccioso, è solo fortuna se non dormo un attimo in più.

Ci sono cose che non si raccontano perché le parole sono scogli nel mare. Ci sono cose che non si
raccontano per vergogna, rabbia, troppo dolore, e perché se non le racconti, in fondo puoi sempre
credere che non siano successe. Antonella e Andrea vogliono un figlio: adesso lo vogliono proprio,
lo vogliono assolutamente. Ma è come se non ci fosse niente di semplice, nel desiderio più naturale
del mondo: tutto ciò che può andare storto andrà storto, anche l’inimmaginabile.
(dal Catalogo Einaudi)

Finalista al Premio Strega 2024, Antonella Lattanzi regala ai lettori un romanzo intimista che stringe il cuore e fa lacrimare gli occhi. Un romanzo potente e drammatico che ricorda da vicino i grandi lavori della letteratura novecentesca e anche se si parla di narrativa la scrittura autoriale è così commovente ed elevata che al lettore non resta altro che nutrirsi di ogni parola, di ogni capoverso e riga di questo straordinario racconto-confessione. La storia di una madre mancata che oscilla tra sofferenza e speranza, desiderio e rinuncia.

E la confessione di una singola donna diventa il grido straziante di altre centinaia e migliaia di donne su un argomento che, ancora oggi, si cerca di non affrontare appieno, di tacitare, perfino di ignorare: la maternità. Si può essere completamente donne anche senza essere madri? Quanto è frustrante sentirsi chiedere se si hanno figli o meno?
Quanto è doloroso, mortificante, sfinente provare ad avere un figlio a tutti i costi e non riuscirci mai? E come viene vissuto quotidianamente l’argomento all’interno di una coppia.
Cose che non si raccontano concentra fantasmi e dolori universali e ancestrali e lo fa in pagine di drammaticità sublimi dove la raffinata e accorata penna dell’autrice trasforma in catarsi l’intera scrittura e offre ai lettori infiniti spunti di riflessione.

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