Paola Sbarbada Ferrari “L’oblio nei tuoi occhi”

Gilgamesh Edizioni

In una calda notte di settembre il destino della studentessa ventiduenne Christine Usvaldi incrocerà quello di Giulio Ferrero, affermato neurochirurgo, che soccorrerà la giovane donna giunta in ospedale in seguito a un gravissimo incidente. Il forte trauma le causerà una grave forma di amnesia dissociativa che le farà scordare persino il suo nome.

Ambientato in una cornice contemporanea, L’oblio nei tuoi occhi racconta la storia di Christine Usvaldi, una giovane donna che affronta le sfide di una grave amnesia dissociativa a seguito di un incidente. Il suo cammino verso la riscoperta di sé si intreccia con quello di Giulio Ferrero, un neurochirurgo di successo, le cui emozioni sopite vengono risvegliate dal suo incontro con Christine. Attraverso la sua prosa ricca e coinvolgente, Paola esplora i temi dell’identità, della memoria e delle dinamiche familiari, offrendo ai lettori un viaggio commovente all’interno della psiche umana. 

L’oblio nei tuoi occhi si distingue per la sua capacità di toccare corde profonde, sollecitando riflessioni su cosa significhi realmente conoscere se stessi e gli altri.

Paola Sbarbada Ferrari è mantovana di nascita e benacense di adozione da oltre un ventennio. Lavora nel settore della finanza. Musica e lettura l’hanno sempre tenuta per mano, accompagnandola in questo cammino che è la vita e portandola a intraprendere studi di canto e di chitarra. Con Gilgamesh Edizioni ha precedentemente pubblicato il romanzo Il casolare sull’aia, un esordio letterario che ha saputo conquistare i cuori dei lettori.

Dal Prologo, alcuni stralci

PROLOGO
Marzo 2006

Erano già le quattro del pomeriggio, quando Christine si rese conto che non si era ancora presa una pausa dal momento in cui aveva fatto ritorno a casa, dopo la giornata di lavoro presso la scuola in cui insegnava Lingua e Letteratura Italiana. Il giovedì le toccavano sempre le ultime due ore, le più odiate dagli insegnanti, le più impegnative, perché gli studenti, reduci dalla lunga mattinata di lezioni, erano ormai troppo stanchi per poter prestare ancora attenzione. […] Si disse che era ora di mettere a tacere quel languorino che si era insinuato tra gola e stomaco. Appena si alzò, guardò oltre le vetrate. Il lago di Annecy era di un blu sconvolgente, qua e là spuntavano pennellate di colore bianco, quello delle barche a vela che, in quel pomeriggio assolato, avvisavano tutte le genti che la primavera era finalmente arrivata. Il cielo era azzurro, nemmeno una nuvola ad oscurare il caldo sole, nonostante fosse solo marzo. […] Le voci dei ragazzini gioiosi, provenienti dal parco, la rallegrarono […] Decise di prepararsi una tazza di frutta e yogurt. Uscì sul terrazzo e si sedette sulla comoda poltroncina a dondolo in vimini. Ormai si era ambientata, erano trascorsi più di sei mesi da quando si era trasferita in Alta Savoia. […] Sin da subito, si era sentita accolta dal vicinato e dai colleghi della scuola dove insegnava. Era felice di vivere ad Annecy.[…] Il gruppo di bambini urlanti pareva non voler smettere di prendere a calci il pallone. Christine li guardava divertita e al contempo incuriosita, paragonandoli ai propri allievi […] Aveva quasi terminato il proprio yogurt quando vide il pallone atterrare oltre la siepe che delimitava il parco dal giardino condominiale. I ragazzini, dopo un momento di smarrimento, scoppiarono in una fragorosa risata. Il più spavaldo del gruppo si fece avanti, camminando a passo deciso in direzione di Christine, la quale aveva assistito alla scena come se si trattasse di un insieme di fotogrammi; quando egli le fu vicino, fu colta da un capogiro. La tazza che, sino a un attimo prima teneva tra le mani, andò in mille pezzi. Il cuore iniziò a galopparle nel petto. Ebbe la netta sensazione di essere letteralmente risucchiata in un vortice. Come un automa, scese le scale rapidamente, uscì dal portone e corse in giardino.

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