
Nella prima metà dell’Ottocento, tra i monti e le vallate che separano il Mancolle dalla Tircuria, si svolgono le vicende di Arcom.
Abbandonato dal padre e orfano di madre, trascorre i primi anni con la nonna e, in seguito alla scomparsa di quest’ultima, viene preso in consegna da Don Ernesto, parroco del borgo. Questi lo affida prima a mastro Attilio e poi, dopo la prematura dipartita dell’uomo, alla corte del Conte Paloroli di Guarnito Burgus. Proprio nel castello il fanciullo si forma e diventa uomo, soprattutto grazie alla dedizione del ragionier Camillo che, notatane la vivace intelligenza, decide di prenderlo sotto la sua ala. Arcom diviene ben presto l’aiutante del cerimoniere Serafino. Iniziano così le sue avventure, che lo porteranno a esplorare nuove terre, a visitare piccoli paesini e una grande città, a stringere amicizia con una temibile banda di fuorilegge e persino a incontrare l’amore.
L’AUTORE
Lorenzo Barrabino è nato a Voghera (PV) nel 1985. Laureato in Geologia presso l’Università degli Studi di Pavia, attualmente lavora come geotecnico in un laboratorio di prove materiali milanese. A cavallo delle due cordigliere è la sua prima pubblicazione, ispirata ai luoghi in cui ha vissuto l’infanzia e l’adolescenza tra val Borbera e val Curone.
Dal capitolo 1: Un breve stralcio dalla descrizione che introduce all’ambiente, ai luoghi ed alla società contadina, sfondo alla storia narrata
Là dove la catena montuosa dell’Ilpa, curvando in un susseguirsi di creste e selle, si piega a congiungersi a quella dei Pennacchini, fiumi e torrenti dalle acque cristalline, nel corso dei tempi, attraversando arenarie e conglomerati, avevano scavato e modellato, con la cura minuziosa che solo la natura sa porre nelle sue opere, lussureggianti vallate bordate da verdi colline, che in seguito erano state dolcemente accudite e coltivate dalla sapienza contadina. Il sole faceva capolino ogni mattina e nel suo percorso giornaliero irradiava differentemente per tempo ed intensità ciascuna delle valli a seconda dell’orientamento cardinale di quelle, così che la vegetazione, sensibile ad ogni minimo cambiamento delle caratteristiche dell’ambiente a cui deve adattarsi, variava ad ogni scostamento. Si passava da zone boscose a latifoglie sui fianchi delle colline, dove prosperavano castagni, noccioli, roveri e cerri, carpini e robinie ed anche frassini, a ad altre in cui, salendo progressivamente di quota, le suddette essenze venivano sostituite da faggi, abeti rossi e bianchi, larici e betulle. Lungo tutta la fascia collinare quei boschi finivano per essere, più o meno frequentemente, intervallati da formazioni marnose dette calanchi. Aree spoglie, nei quali le rocce affioranti, finemente fratturate a scaglie e periodicamente dilavate ad opera degli agenti atmosferici, complice la pendenza dei ripidi fianchi, non fornivano sufficiente agio ai vegetali che avrebbero voluto conquistarli. Solo alcuni tipi di abeti riuscivano ad attecchire su quella inospitale superfice, attenuandone la colorazione grigiastra predominante miscelandovi un po’ di verde scuro, cui si aggiungeva il vivido giallo dei fiori di ginestra che, raccolti a giunchi, riuscivanoanch’essi ad aggrapparsi all’instabile substrato sfidando, impavidi, la forza di gravità. Le restanti zone risultavano pervase dalla macchia mediterranea, che diffondeva nell’aria dell’intera regione deliziosi profumi aromatici, mutevoli in base alle stagioni ed ai periodi di fioritura.[…]
Grazie mille per la vostra disponibilità.
Mi chiamo Lorenzo Barrabino e sono un geologo che si è inventato scrittore.
Questa mia avventura letteraria con “A cavallo delle due cordigliere” è nata un po’ per gioco un po’ per caso, senza avere una idea precisa di dove la narrazione mi avrebbe condotto. Io stesso, seguendo la penna riga dopo riga, pagina presso pagina, ho scoperto, inventandole, le vicende del protagonista Arcom.
Mi sono divertito a scrivere questa storia e spero che l’eventuale lettore possa divertirsi a leggerla.
L.B.
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Ad maiora, Lorenzo!
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