Daniela Alibrandi “Delitti sommersi”, recensione di Salvina Pizzuoli

Un giallo ambientato nelle acque sotterranee di Roma nella primavera del 1985. La caccia a un serial killer è l’occasione per scoprire una Roma sconosciuta e affascinante (da Morellini Editore)

Il Commissario Rosco ritorna nelle pagine di Daniela Alibrandi nel nuovo  poliziesco ambientato in una Roma inusitata e sconosciuta, una Roma sommersa, con laghi sotterranei di acque limpide e cangianti, che pochi conoscono “sotto al traffico della Gianicolense […] la grotta grande misura circa 700 metri quadri e il lago è alimentato da una fonte naturale, […]  Il bacino gigantesco, sormontato da un soffitto altissimo e a volta che non incupiva affatto il colore dell’acqua cristallina, di un azzurro che tendeva al verde. Quasi un topazio incastrato nelle viscere della terra”, ma teatro di violenza e di morte.

Una città sconosciuta ai più, tutta da scoprire tra le pagine che la descrivono anche nei diversi luoghi inimmaginabili sotto la superficie di un  intrigo di strade e di traffico, e di monumenti e chiese.

Non manca nessuno della squadra, tutti pronti a seguire le indagini con il loro amato commissario ora felicemente sposato e padre innamorato del piccolo Roberto.

Ingredienti già interessanti cui si aggiungono vicende personali dei membri della squadra di Rosco, il mondo sordido dell’usura, delle sue vittime e dei suoi carnefici, delitti, morti violente, non sempre imputabili alla stessa matrice, che interverranno a complicare le indagini; un omicida seriale, un maniaco che ha fatto dell’assassinio il proprio personale piacere dentro un perseguito disegno di vendetta, il tutto sottolineato dalle scritte in corsivo che concludono alcuni capitoli e che nel corso della lettura accendono la suspense.

C’è una giustizia che conosco solo io, ed è quella dell’acqua. L’acqua lava, purifica, scioglie e soffoca, ama e odia, in lei tutto si compie, dall’inizio e senza una fine. Fresca, profonda, insospettabile, in lei il giusto rinasce, il colpevole perisce

Ancora una volta l’Alibrandi ha saputo dosare il racconto degli avvenimenti intercalandolo con le vicende umane legate ai diversi personaggi, con l’ambientazione in una città luminosa nella primavera incipiente, una Roma amata e conosciuta anche nei suoi anfratti sotterranei, con la presentazione di protagonisti ben cesellati e nel sembiante e nel carattere. Un mix ben riuscito e accattivante.

Un poliziesco che, come tutti quelli che meritano l’etichetta, vedrà alla fine la soluzione del caso, intricato e sotterraneo come l’ambientazione che lo ospita. E ancora una volta il Commissario Rosco e la vice ispettrice rivivranno lo scontro, in alcuni momenti plateale, tra logica presunzione e intuito. Un nuovo caso che come l’autrice ci ha ormai abituato si conclude in modo inatteso e con un supplemento di verità.

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