Gaia Manzini “A Milano con Bianciardi” presentazione

Copertina di Maurizio Ceccato

Gaia Manzini racconta gli anni milanesi dello scrittore maremmano, città dove fu chiamato nel 1954 come redattore nella nascente Casa Editrice Feltrinelli: lascia così Grosseto dove era nato nel 1922 per trovarsi a tu per tu con quel “torracchione” simbolo della catastrofe umanitaria nella miniera di Ribolla (la morte di 43 minatori nell’esplosione, nel 1954, nella miniera proprietà della Montecatini) e sede dell’azienda responsabile della morte dei minatori, “a contatto diretto con il nemico” per far saltare quel torracchione simbolo appunto delle dure condizioni di lavoro dei minatori.

Ne La vita agra (1962) Bianciardi ne ripercorrerà in chiave autobiografica le vicende: il protagonista infatti arriva a Milano proprio per far saltare “il torracchione” della Montecatini.

Ma Milano è una città diversa da come immaginava, chiusa e indisponibile, quasi come quella che aveva lasciato: è quella frenetica degli anni Sessanta, quella del boom, quella della trasformazione del tessuto economico dell’Italia che abbandona le sue radici contadine e insegue il benessere, in effetti aperto a pochi.

Licenziato nel 1957 dalla Feltrinelli sarà traduttore di grandi autori, soprattutto Miller, mentre continua a scrivere. Non sta bene a Milano, una città detestata che lo ha deluso ma mai abbandonato fino alla morte.

Lo seguiamo all’arrivo allora trentunenne e alloggia forse all’Hotel Baviera e poi, novello Marcovaldo, nella pensione le cui notti sono illuminate da una lettera C di Cinzano; al bar Jamaica, e nella casa in via Domenichino dove lavora strenuamente a molte traduzioni; la breve parentesi di Rapallo e il ritorno in città.

Una Milano che non c’è più, percorsa in lungo e in largo dall’Autore a cui piaceva camminare, soprannominato per questo “piedone”. Un libro per conoscere Bianciardi e una vecchia Milano scomparsa.

“Gaia Manzini ripercorre passo dopo passo una Milano fervente e in espansione, ritrovando nelle sue strade la “vita agra” di Bianciardi, le sue abitudini da bohémien, le sue lotte e i suoi furori”.(da Giulio Perrone Editore)

e anche

Brevi note biografiche

Gaia Manzini vive e lavora a Milano; ha scritto Nudo di famiglia (Fandango, 2009, finalista Premio Chiara), La scomparsa di Lauren Armstrong (Fandango, 2012), Ultima la luce (Mondadori, 2017) e Nessuna parola dice di noi (Bompiani, 2021). Collabora con «Il Foglio» e «L’Espresso».

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