
Gianfranco Bracci, libero ricercatore della civiltà etrusca e progettista di reti escursionistiche è l’autore delle pagine che portano il titolo “I misteri del tempio dimenticato”, un romanzo che tiene incollati alla lettura con incredibile magnetismo.
La trama ha il fascino intrigante dell’intreccio di interessanti narrazioni storico/mitologiche, rese avvincenti dall’enigmatica atmosfera del romanzo giallo. Un giallo, ma anche un romanzo di ambientazione storica la cui trama si snoda in un armonico avvicendarsi di presente e passato.
I protagonisti sono un ispettore di polizia e la fidanzata Aura Seanti, una giovane archeologa i cui sogni e incubi esoterici vissuti un epoca etrusca, aiutano a svelare i segreti di importanti ritrovamenti archeologici e favoriscono la risoluzione dell’enigma su efferati delitti, retaggio dei culti misterici sopravvissuti fino ad oggi. I vuoti storici che si incontrano inevitabilmente quando si parla di civiltà etrusca, sono riempiti con la fantasia dell’autore che rende ancora più coinvolgente il racconto. L’esoterismo connesso all’interpretazione dei sogni di Aura è la porta di accesso tra passato e presente dal quale, tra mito e religione, emerge il desiderio atavico di immortalità che ha accompagnato l’uomo in tutte le epoche, spingendolo ai peggiori compromessi nella speranza di continuare a esistere in qualche modo, oltre la morte fisica.
Terminato il romanzo il lettore si rende conto che resta ancora qualcosa da scoprire, delle curiosità da soddisfare che l’autore ha sapientemente stimolato. Come non fare una escursione a Poggio Colla a Vicchio di Mugello dove il ritrovamento di una stele etrusca fa pensare a un passato lontano 2600 anni “dove le partorienti trovavano l’energia sufficiente per mettere al mondo i propri figli”? E ancora: come non fare trekking fino al castello del Trebbio presso S. Piero a Sieve dove “Lì sembra vi fosse il trivium della Flaminia Minor o militare. Adesso infatti c’è un’edicola dedicata alla Madonna che accanto ha una vasca che raccoglie le acque di una sorgente… Quella è l’acqua santa della Madonna che in antichità era dedicata alla dea Artume, Diana e, prima ancora, alla Grande Madre: ovvero la primordiale forza benefica dell’universo.”
Dal Trebbio è d’obbligo salire a piedi fino al Santuario del Monte Senario dove un’antica pergamena porta all’epilogo del romanzo “…Sette uomini pagani e malvagi, mossi da un’antica divinità etrusco-romana, talvolta producono delitti in nome dell’immortalità dell’anima…”
Borges scriveva che i libri regalano benessere e sono una farmacia dell’anima, mentre è scientificamente provato che camminare nei boschi a contatto con la natura, energizza e aiuta a trovare l’equilibrio interiore. Leggere e camminare: una sinergia magica che si trova in questo romanzo.