
Ritorna in libreria nella traduzione di Maria Valeria D’Avino per Ipereborea il romanzo dell’islandese Gunnar Gunnarsson, scritto nel 1929 traendo spunto da un fatto di cronaca, un delitto commesso nel 1802.
Liberamente tratto, il romanzo racconta, attraverso la voce narrante in prima persona del giovane cappellano Eiúlvur, di due coppie che vivono in una fattoria isolata in Islanda: i coniugi Jón Torgrimsson e la bella Steinunn Sveinsdótter, Bjarni Bjarneson e la malaticcia lamentosa Guðrún Egilsdóttir.
Entrambe le coppie litigano spesso e le voci di una relazione tra Bjarni e Steinunn sono sempre più insistenti soprattutto quando Improvvisamente Jón scompare, caduto da una rupe nei paraggi della proprietà e quando, dopo poco, Guðrún si ammala gravemente e muore.
Successivamente il corpo di Jón viene ritrovato sulla spiaggia: le ferite non risultano però collegabili a una caduta ma a un colpo contundente. È a questo punto che il governatore Scheving indice un’indagine che sfocerà in un processo contro i presunti amanti.
Il romanzo, oltre a inaugurare il genere definito “noir nordico” (dal dizionario inglese Collins: la narrativa poliziesca scandinava con ambientazioni desolate e narrazioni sinistre), di cui l’autore è indicato come il capostipite, evidenzia le tristi dinamiche che governano le comunità piccole e isolate,
“Mentre gli interrogatori degli imputati e dei numerosi testimoni fanno emergere la drammatica inevitabilità degli eventi, il giovane cappellano vive un tormentato conflitto interiore, combattuto tra la necessità di dare conforto spirituale ai suoi parrocchiani e la ricerca di una verità che soddisfi la giustizia terrena, impersonata da un magistrato intransigente e spregiudicato. E proprio nel confronto dialettico tra il pastore e il rappresentante della legge si rivela la chiave del romanzo di Gunnarsson, una riflessione che indaga sul significato di colpa e di giustizia, di pentimento ed espiazione per arrivare a un senso profondo che coinvolge tutti, vittime e carnefici” (da Iperborea)
e anche
Brevi note biografiche
Gunnar Gunnarsson (1889-1975), plurinominato al Nobel, è uno dei grandi nomi della letteratura islandese. Nato in una famiglia povera ma deciso a seguire la sua vocazione di scrittore, si trasferisce in Danimarca dove riesce a terminare gli studi e comincia a scrivere romanzi che presto gli procurano fama internazionale e i più prestigiosi riconoscimenti. Tutte le sue maggiori opere sono state scritte in danese, tra cui Il pastore d’Islanda, La chiesa sulla montagna, L’uccello nero, e solo in seguito tradotte in islandese dall’autore stesso, che torna in patria nel 1939 per rimanervi fino alla morte. Il pastore d’Islanda ha avuto svariate letture e interpretazioni sia in Islanda che all’estero.(da Iperborea autore)