È l’ottobre del 1963 e una studentessa universitaria aspetta per più di una settimana che le venga il ciclo. Tutte le sere prende la sua agenda e scrive sempre la stessa parola, in maiuscolo e sottolineata: niente. Ormai non riesce a pensare ad altro. Non è più in grado di apprezzare la bellezza di un film italiano in bianco e nero (Il posto di Ermanno Olmi) o di una pièce teatrale contemporanea (A porte chiuse di Sartre), perché ha una «realtà» che le cresce dentro la pancia. Nemmeno lo studio universitario o l’insegnamento del francese possono distoglierla dall’idea che quasi certamente è rimasta incinta di P., uno studente di scienze politiche conosciuto durante le vacanze estive…
continua a leggere: la recensione di Lorenzo Pierangeli su mangialibri
e recensioni ai romanzi della Ernaux