Chiara Montani “Il destino di Sofonisba”, presentazione

«Vedete, Sofonisba, se foste nata uomo, avrei fatto di tutto per avervi nella mia bottega… correndo anche il rischio che la vostra luce finisse per mettermi in ombra. Voi non avete realmente bisogno di me, né di nessun altro. Il dono che possedete è da sempre dentro di voi come una rara gemma, grezza ma già perfetta».

Chiara Montani dipinge l’esistenza straordinaria di Sofonisba Anguissola: un romanzo che, pennellata dopo pennellata, prende vita come un quadro davanti ai nostri occhi, rivelando la storia di un talento che ha sfidato il destino e trasformato la vita in arte».(da Neri Pozza)

Sofonisba Anguissola nasce a Cremona nel 1532 e, sfidando le restrizioni dell’epoca nei confronti delle aspirazioni femminili, si afferma artista anche fuori dal territorio natale: a Milano e nella Spagna degli Asburgo.
Un talento naturale che il padre Amilcare non volle ostacolare favorendone la formazione, anche se fuori dalle botteghe artigiane, e permettendo che la giovane fermasse sulla tela con la sua arte emozioni e i moti dell’anima di coloro che ritraeva. Se ogni affermazione di sé, sfidando le convenzioni, ha un prezzo, la giovane Sofonisba lo pagò rinunciando all’amore e sposando, in un matrimonio di convenienza, colui che Filippo II di Spagna le imporrà. Eppure sarà la sua stessa arte a esserle di sostegno, rifugio e resistenza.
In occasione dei quattrocento anni dalla morte, avvenuta nel novembre del 1625, Chiara Montani ne presenta il ‘destino’ di donna e di artista

Chiara Montani è nata a Milano. Dopo la laurea in Architettura ha lavorato nel mondo del design e della grafica. È specializzata in arteterapia e ama dedicarsi all’arte, soggetto principale anche delle sue opere letterarie. Con Garzanti ha pubblicato una trilogia (Il mistero della pittrice ribelle, La ritrattista, L’artista e il signore di Urbino) ed Enigma Tiziano. È autrice inoltre di Ciò che una donna può fare (UTET), storia dell’arte al femminile. I suoi libri sono tradotti in francese e in spagnolo. 

Sandra Petrignani “Carissimo Dottor Jung”, presentazione

“Con il suo inconfondibile tocco narrativo, Sandra Petrignani mette in scena il folgorante incontro finale tra il padre della psicologia del profondo – contraddittorio, paterno, impavido e incosciente dietro il monumento edificato dalla fama – e la donna incurante delle convenzioni borghesi che ne avrebbe seguito le orme”(da Neri Pozza).

Una paziente immaginaria, Egle Corsani, sta scrivendo un libro sullo pscanalista svizzero. La narrazione scrorre su un doppio binario temporale: dal 1961, anno in cui Christiana Morgan, sua paziente e poi essa stessa analista, va a trovorlo a Zurigo, e ai giorni attuali con Egle e la sua amica Lorenza.
Nell’intervista di Brunbella Schisa (Il Venerdì La Repubblica 7 novembre 2025) alla domanda sul perché un libro su Jung, la Petrignani ha risposto
“Mah, forse perché ho fatto anni di analisi junghiana, come la Egle che scrive il romanzo, e perché per me Jung era un enigma interessante da analizzare. Ma soprattutto perché quell’uomo ormai anziano poteva insegnarmi qualcosa sulla vecchiaia e sulla morte”.
E le ha insegnato effettivamente qualcosa?
“Molto. Scrivere questo libro è stato come fare un nuovo ciclo di analisi, e con Jung in persona! Mi sento più conciliata con la vecchiaia, tanto è vero che la storia si chiude con l’inizio di una vicenda sentimentale inaspettata”.

Nel corso dell’intervista è stato sottolineato che i fatti narrati sono autentici ma il modo in cui si sono svolti, il contenuto delle lettere, le parole utilizzate sono state adattate alle necessità del raccontato e molto vicine al vero, Nello scrivere questo romanzo ha sempre avuto lo scopo di entrare nella testa del protagonista, un uomo speciale, senza snaturarlo ma cercando di capirlo profondamente, immaginando il ritorno di Christiana, Lady Morgana, come lui  la chiamava,  trent’anni dopo la prima terapia, ed è in lei che la scrittrice protagonista, Egle Corsani, si guarda riflessa, nelle sue domande esistenziali, nella sua solitudine, e vi trova le risposte per affrontare la nostalgia di quanto le manca.

Sandra Petrignani è nata a Piacenza. Vive a Roma e nella campagna umbra. Con Neri Pozza ha pubblicato: La scrittrice abita qui (2002), pellegrinaggio nelle case di grandi scrittrici del Novecento; i racconti di fantasmi Care presenze (2004); il libro di viaggio Ultima India (2006); il romanzo-documento Addio a Roma (2012) e la biografia romanzata di Duras, Marguerite (2014). Da Beat è stato recentemente riproposto il suo secondo libro, del 1988, Il catalogo dei giocattoli.

Antonella Ossorio “La fame del suo cuore”

Antonella Ossorio ospite della Società dei Lettori per l’assegnazione del Premio dei Lettori Lucca-Roma 2026

Appuntamento martedì 30 settembre a Villa Rossi (Gattaiola, Lucca).

“La fame del suo cuore”martedì 30 settembre alle 18 a Villa Rossi (Gattaiola-Lucca)
Antonella Ossorio è ospite della Società Lucchese dei Lettori per presentare il suo ultimo lavoro, edito da Neri Pozza.

Inizia così la 39sima edizione del Premio dei Lettori Lucca-Roma grazie al sostegno della Fondazione della Cassa di Risparmio di Lucca e della Fondazione Banca del Monte di Lucca.

Il romanzo dedicato alla vera storia della sterminatrice di uomini che fu anche salvatrice di donne, simbolo in carne e sangue della ribellione a un mondo spietatamente maschile, è infatti stato selezionato per il premio, la cui scorsa edizione è andata a “Di spalle a questo mondo” di Wanda Marasco. A presentarlo ci sarà il filosofo e scrittore Marco Giuseppe Ciaurro, presidente dell’associazione, e l’incontro si svolge in collaborazione con la libreria indipendente di Capannori “La storia infinita”.

La sinossi

«Non ho mai ucciso né donne, né bambini, né uomini giusti. Sono innocente». La voce di Alexe Popova è ferma. Il corpo minuto chiuso nell’abito nero, la treccia screziata di bianco avvolta attorno al capo, lo sguardo feroce inchiodato in quello del giudice che la incalza, in cerca di un barlume di pentimento. Trecento uomini uccisi crudelmente, secondo la Legge. Trecento donne riportate alla vita secondo Alexe Popova, che di quelle creature indifese si è sempre sentita madre. L’ostinazione nel restare fedele ai suoi princìpi e nel dichiararsi innocente nulla può contro le prove a suo carico, contro l’opinione pubblica e la folla, assiepata di fronte al tribunale di San Pietroburgo, che grida la sua sentenza: «Al rogo la strega!» Così, di fronte al plotone di esecuzione, in un gelido mattino del 1909 si chiude uno dei casi di cronaca più clamorosi della Russia zarista; così muore l’assassina di Samara, che in quella cittadina adagiata sul Volga si è macchiata di un numero disumano di delitti: un’autentica strage. Dietro la maschera altera di Popova deve, tuttavia, nascondersi un mistero. È soltanto una pazza criminale o una donna traumatizzata da un’infanzia di soprusi? Oppure un angelo vendicatore che ha scelto di risparmiare ad altre la vita che le è toccata in sorte? In un romanzo lancinante, Antonella Ossorio racconta, con la voce di una di loro, la vera storia di Alexe Popova.

Antonella Ossorio è autrice di libri di narrativa per ragazzi e per adulti. Per Einaudi ha pubblicato La mammana (Premio Società Lucchese dei Lettori 2015). Presso Neri Pozza sono apparsi nel 2018 La cura dell’acqua salata e nel 2023 I bambini del maestrale.

Il Premio dei Lettori è un premio letterario istituito a Lucca nel 1988 dalla Società Lucchese dei Lettori, fondato da Francesca Duranti e Antonio Dini, e destinato alla migliore opera di narrativa presentata nel corso dell’anno sociale nell’ambito delle iniziative dell’associazione. Le attività dell’associazione sono aperte a tutti e l’ingresso è libero.

Tullio Avoledo “Come si uccide un gentiluomo. La prima indagine dell’avvocato Contrada”, presentazione

Come si uccide un gentiluomo è un romanzo nerissimo e dolce, arrabbiato ed esilarante, tenero e feroce, che rispecchia alla perfezione il mondo di oggi: ugualmente pieno di inquietudine e speranza
Una valigetta e un morto, una Milano corrotta e affascinante, un Friuli intatto e testardo sono gli ingredienti di quella che si annuncia essere una saga di successo.(da Neri Pozza)

L’opera, dall’esplicito sottotitolo prevista come seriale, ha per protagonista il quarantaduenne avvocato Vittorio Contrada che, abbandonando il diritto societario, si è appassionato alle cause pro bono o comunque a difesa dell’ambiente, in questa prima indagine quello friulano minacciato dalla speculazione.
A Milano ha aperto un nuovo studio, decisamente spartano, con Gloria Almariva, una giovane e combattiva collega.

“Del Zotto afferra il suo impermeabile e lo indossa, con un suono da mocho Vileda bagnato.
«È stato un piacere conoscerla, avvocatessa. So che seguite molte cause giuste. Che siete interessati a come va il mondo, e a come invece dovrebbe andare. Per questo sono qui da voi. Nonostante quello che c’è stato tra me e il suo socio. D’altra parte, a essere onesti, non è che avessi molta scelta».
Con un gesto che la coglie di sorpresa, le prende la destra e si china leggermente in un baciamano perfetto, le labbra a un millimetro dalla pelle di Gloria, che suo malgrado prova un leggero brivido.
«Addio, avvocato».
E, prima che lei possa dire qualsiasi cosa, l’uomo esce dalla sala riunioni, percorre da solo il corridoio e sparisce, chiudendosi la porta dello studio alle spalle
.
Gloria, rimasta sola, prova un improvviso smarrimento”.

Quando l’ex-socio del padre, l’anziano Valerio Del Zotto, muore perché spinto sotto un tram dopo aver lasciato in custodia presso lo studio Contrada una valigetta che si rivelerà importante quanto misteriosa, all’omicidio seguirà un’effrazione in pieno giorno nei locali dello studio medesimo,  con la scoperta successiva di uno strano lascito rinvenuto sotto la scrivania:  “un messaggio di  sangue e carne”, l’orecchio mozzato di un cane.
È a questo punto che si apre la prima indagine: il defunto Del Zotto sembrava volerlo informare delle poco limpide manovre della società Exofram nei confronti della dismessa centrale idroelettrica di Plaseris, un paesino in Friuli.
E tra rivelazioni che via via faranno luce sul passato di Contrada, altre morti e colpi di scena si compone l’immagine di una realtà futura non troppo improbabile.

Brevi note biografiche

Tullio Avoledo è nato a Valvasone (Pordenone) nel 1957. Ha esordito nel 2003 con il fortunatissimo L’elenco telefonico di Atlantide (Sironi e poi Einaudi) e ha pubblicato altri quindici romanzi per Sironi, Einaudi, Chiarelettere e Marsilio. Ha vinto il Premio Scerbanenco 2020 con Nero come la notte (Marsilio 2020) e ha partecipato al “Metro 2033 Universe”, una narrazione collettiva internazionale sul mondo post catastrofe nucleare immaginato dallo scrittore russo Dmitrij Gluchovskij. I suoi titoli sono stati tradotti in varie lingue.(da Neri Pozza)

Virginia Woolf e Vita Sackville West

Dalla corrispondenza riunita in queste pagine, dove attimi di riflessione profonda si alternano a prese in giro, slanci sensuali e racconti di vicende ordinarie, emerge la voce più vitale e arguta di Virginia Woolf. Nelle lettere, selezionate fra le oltre cinquecento scambiate dal primo incontro alla morte di Virginia, è davvero possibile cogliere, citando il saggio introduttivo di Nadia Fusini, “come l’amore tra queste due donne non finisca mai. Si incontrano, si separano, si scrivono, smettono di scriversi, riprendono a scriversi, e sempre la tenerezza, l’amicizia, la nostalgia riemergono, e tornano la luce e l’incanto.”(da Feltrinelli Editore)

Sara De Simone e Nadia Fusini traduttrici, con un saggio introduttivo di Nadia Fusini

a cura di Elena Munafò

Due riedizioni che hanno per protagonista Virginia Woolf e come autrice di un romanzo e come corrispondente di Vita Sackville West.

Scrivi sempre a mezzanotte edito da Feltrinelli raccoglie un totale di 136 missive, parte inedite, precisamente 78 dalla Woolf a Vita e 58 viceversa. Lo scambio epistolare è introdotto da un interessante saggio della critica letteraria Nadia Fusini appassionata studiosa delle due autrici.

Un amore durato ben quindici anni scaturito per entrambe, così diverse, proprio dalle loro differenze e bisogni affettivi che il saggio della Fusini sa ben mettere in evidenza. Rapporto sicuramente amoroso che determinerà nella Woolf la necessità di trasfonderlo nel romanzo Orlando la cui genesi è possibile rintracciare in una missiva del nove ottobre del 1927 scritta da Virgina a Vita

“«Orlando. Una biografia». «Appena l’ho fatto – confessa ancora a Vita – il mio corpo è stato rapito in estasi e il mio cervello s’è riempito di idee… supponi che Orlando si riveli essere Vita e che sia tutto su di te e la lussuria della tua carne e la seduzione della tua mente… ti secca? Di’ sì o no». Orlando nasce così, come uno zampillo di gioia, come un regalo e insieme un guanto di sfida a un’amata troppo vivace (leggi infedele), che procede a grandi falcate nella selva dell’amore e del sesso. Consapevole di non poter gareggiare sullo stesso terreno, Woolf sposta la contesa sul proprio campo di gioco. Farà quello che nessuno ha fatto o potrà fare per Vita: scriverà un romanzo su di lei.”

così si legge nel commento di Sara De Simone, critica letteraria e traduttrice, nonché vicepresidente dell’Italian Virginia Woolf Society (su la Stampa del 5 gennaio 2024) e come la stessa Fusini che traduce Orlando spiega nell’Introduzione all’epistolario e al romanzo.

[…] In quello che potremmo definire il romanzo più gioioso di Woolf, «si celebra senza nessuna reticenza la donna, l’essere umano donna . E semmai, riconoscendone il brio ironico e ludico – questo è un divertissement, insiste Virginia Woolf – si dovrà notare che la mutazione che riguarda il personaggio è in realtà un progresso. Sì che potremmo interpretare così: la donna è la versione piú perfetta dell’essere umano; l’essere umano al suo meglio è donna» come scrive Nadia Fusini, che firma questa nuova traduzione.(da Neri Pozza)

Alberto Riva “Il maestro e l’infanta” presentazione

Due personaggi realmente esistiti, Domenico Scarlatti figlio del più famoso Alessandro e Maria Barbara di Braganza la futura regina di Spagna. Siamo nel 1720 quando il giovane compositore parte da Napoli, dove era nato nel 1865 e dove era vissuto sin da giovanissimo in un mondo di musica come allievo del padre, soggiornando poi come cembalista in varie città italiane, per Lisbona come insegnante dell’infanta Maria Barbara. La documentazione esistente su Domenico Scarlatti è molto povera: seguirà in Spagna la giovane allieva divenuta regina nel 1728 sposando Ferdinando principe delle Asturie; schivo e insicuro non lascerà altro che un libro di esercizi, voluto e fatto stampare da Maria Barbara, gli Essercizi per gravicembalo, 30 sonate e la Fuga del gatto, mentre le sue composizioni furono pubblicate in vari paesi a cura di altri musicisti.

Nasce un sodalizio, una comprensione, un’amicizia che durerà fino alla morte del maestro avvenuta a Madrid nel 1757, tra un uomo geniale ma singolare e l’infanta, un’oscura regina, di lei, come del suo maestro, si sa poco, sebbene studiato e amato ancora oggi dai musicisti contemporanei. Una storia per buona parte romanzata che si deve a chi, come Alberto Riva, si dedica in questo romanzo storico a “ricostruire” le parti mancanti della vita di un grande artista, in questo caso molte, come può fare chi la musica la conosce e la sa raccontare.

Da Neri Pozza Editore

[…] Come fosse un affresco del Tiepolo, Alberto Riva fa entrare il lettore in una storia intensa e nitidissima. E ci regala, attraverso una scrittura misurata e attenta, una trama figurativa che alterna realismo e suggestioni d’oltremare.
Lineare, eppure ricco di dettagli, Il maestro e l’infanta è un libro raro nella letteratura italiana di questi anni. Un omaggio alla musica e alla sua forza segreta. Una rappresentazione dei sentimenti attraverso intermittenze e non detti, sfumature, accelerazioni, pause. Un’epoca raccontata in un contrappunto inedito che ne svela furori e insensatezze, e ne celebra soprattutto il carattere sorprendentemente malinconico.

e anche

Brevi note biografiche

Alberto Riva è nato nel 1970. Ha pubblicato Sete (Mondadori, 2011) e Tristezza per favore vai via (Il Saggiatore, 2014). Con il trombettista jazz Enrico Rava Note Necessarie (minimum fax, 2004) e, con il pianista Stefano Bollani, Parliamo di musica (Mondadori, 2013) e Il monello, il guru, l’alchimista e altre storie di musicisti (Mondadori, 2015). Scrive da molti anni sul Venerdì di Repubblica, dove si occupa di letteratura e musica. Vive a Milano.