
In questa raccolta, curata da Sara De Simone e da lei tradotta insieme con Nadia Fusini, viene offerta ai lettori un’inedita selezione dei suoi racconti, aggregati intorno a quattro nuclei: Il romanzo familiare; Amanti, amiche, sorelle; Donne sole; La vita, la morte.(da La Feltrinelli)
In un bell’articolo comparso su La Stampa del 21 novembre 2024 Sara de Simone, una delle curatrici di questa nuova raccolta e traduzione dei racconti della Mansfield, scrive e descrive il particolare modo di intendere la scrittura da parte dell’autrice
“Per Mansfield, nata nel 1888 a Wellington ed emigrata a Londra appena ventenne, scrivere significa diventare la cosa di cui si scrive. E diventarlo a tal punto da essere più cosa della cosa stessa, così ricreandola. È la lezione che ha appreso dai pittori post-impressionisti esposti nella celebre e scandalosa mostra del 1910 alle Grafton Galleries di Londra: Cézanne, Gauguin, Van Gogh, Matisse, presentati per la prima volta nella capitale inglese, avevano attirato le folle e scioccato il pubblico. C’era chi gridava all’oltraggio, chi sputava sulle tele, chi rideva, e chi invece come Katherine Mansfield e Virginia Woolf prendeva appunti, imparando qualcosa che avrebbe trasformato per sempre la propria idea di scrittura. I quadri dei post-impressionisti non si limitavano a rappresentare la realtà, la creavano”.
E aggiunge
“[…]con l’inestimabile contributo di Nadia Fusini, ha significato per chi scrive quest’articolo l’immersione in un mondo narrativo popolato da minuscole e febbrili presenze, da repentine variazioni di luce e colore, da piccole ma decisive rivelazioni che cambiano il destino. Provare a restituire la ricchezza, l’esattezza, la dirompenza della lingua di Mansfield, il suo straordinario orecchio musicale, la sua capacità di rendere alla perfezione i timbri e le cadenze dei personaggi che abitano i suoi racconti, è croce e delizia per chi traduce”.
Nadia Fusini dall’altra, in un altro articolo comparso su tuttolibri il 2 novembre 2024 e tratto dal suo saggio all’interno della medesima raccolta, così scrive
“[…]la creazione poetica assolve al suo significato profondo in quanto favorisce la realizzazione di un intento, o scopo, o fine ultimo: ci invita a condividere un’esperienza, che accomuna chi scrive e chi legge nell’universalità del riconoscimento dell’esperienza umana come fondamentalmente incentrata sul terrore e sulla pietà.”
“Che sia una tragedia, che sia un racconto, che sia un dipinto, c’è nel passaggio dalla realtà alla sua rappresentazione uno scarto, che è anche un miracolo. (…) “Catartico” è il giusto termine, quando si intenda per catarsi non solo la liberazione da un trauma, ma l’evacuazione che si attua nel momento in cui alla mente riaffiora il ricordo del trauma, e un’energia si libera che per metamorfosi ricrea l’opera stessa, il racconto, che non è più quel che è davvero successo, ma nella fantasia si è trasformato e ora nella lingua risorge”.
Chi si avvicina come lettore per la prima volta alla scrittura della Mansfield troverà nelle indicazioni delle due curatrici e traduttrici una chiave di lettura illuminante.
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