Barbara Baraldi “Gli omicidi dei Tarocchi”, presentazione

Un giallo magnetico e visionario, una storia che fonde logica e mistero, un segreto sepolto fra molti destini intrecciati. Il nuovo, travolgente romanzo di Barbara Baraldi ( da Giunti)

Due donne, due sorelle che si sono allontanate da tempo, l’una Emma è commissario di polizia, l’altra, Maia, ha due passioni, l’illustrazione e la divinazione. Non è una vera e propria cartomante ma da artista con la passione per l’esoterismo, ha realizzato un mazzo di Tarocchi disegnadolo a mano.
Saranno due omicidi a costringere la commissario a riallacciare i rapporti con Maia: la carta della Temperanza e quella della Ruota della fortuna sono state rinvenute sui luoghi dei delitti e precisamente la prima nel taschino di un ex agente immobiliare caduto dal terzo piano di una palazzina in costruzione e la seconda tra le mani di una ex ballerina colpita alla testa da un soprammobile e le carte, Emma le riconosce all’istante, sono opera della sorella.
La faccenda si complica quando Maia rivela di essersene disfatta da tempo dopo un evento stravolgente che le ha lasciato un nome impresso nella memoria; ma sarà il terzo omicidio controfirmato da una nuova carta a costringere le sorelle ad una più precisa collaborazione, ciascuna con le proprie abilità, l’una logiche l’altra ritornanado a cercare risposte nelle carte. Teatro  è Trieste, città che si sposa perfettamente con l’enigma che l’ attraversa con le sue atmosfere magiche e misteriose.

Barbara Baraldi è autrice di thriller, gialli e sceneggiature di fumetti per «Dylan Dog», di cui dal 2023 è curatrice. Con Aurora nel buio (2017) e i successivi Osservatore oscuro (2018), L’ultima notte di Aurora (2019), Cambiare le ossa (2022) e il prequel La stagione dei ragni (2021), tutti editi da Giunti, ha ottenuto un enorme successo. Sempre per Giunti nel 2023 ha firmato Il fuoco dentro, romanzo dark su Janis Joplin, e nel 2024 La bambola dagli occhi di cristallo, la riedizione del suo esordio nel thriller.

Gigi Paoli “La voce del buio”, presentazione

Un mistero, forse legato a presenze oscure, e uno studioso cui viene affidato il compito di fare luce sulle inspiegabili scomparse.

Il mistero: sei anziani spariti nello stesso posto, la villa Imperiale, prima albergo poi Casa di riposo, al passo della Mendola, tra Le provincie di Trento e Bolzano, i cui corpi non sono mai stati ritrovati

Lo studioso: il professor Diego Montecchi, ordinario  di Neuroscienze forensi e neuro psicologia presso l’Università di Verona, nonché membro del CICAP, il Comitato Italiano per il controllo delle affermazioni sulle paranormale.

Questi gli ingredienti base per un thriller investigativo dove anche la suspense ne è la costante È proprio durante una lezione che il professore verrà contattato per occuparsi di questo cold case

“Tra foreste silenziose, presenze inquietanti e un antico fatto di sangue che ha sconvolto per sempre il villaggio, lo scettico professore dovrà sciogliere i nodi di una vicenda che sembra trascendere i limiti della razionalità. Perché nessuno meglio di lui sa che l’enigma più contorto non è l’occulto, bensì la mente umana. Un mistero impossibile, macchiato dall’ombra di presenze oscure. Un meccanismo narrativo perfetto. Un nuovo grande protagonista del giallo italiano” ( dal Catalogo Giunti)

Brevi note biografiche

Gigi Paoli (Firenze, 1971) vive e lavora a Firenze come giornalista del quotidiano La Nazione, dove oggi è caposervizio e per 15 anni è stato il responsabile della cronaca giudiziaria. Le prime tre indagini del reporter Carlo Alberto Marchi, tutte uscite per Giunti – Il rumore della pioggia (2016), Il respiro delle anime (2017), La fragilità degli angeli (2018) – sono adesso raccolte in un unico volume di grande successo, I misteri di Firenze (2020). Della stessa serie fanno parte Il giorno del sacrificio (2021) e Diritto di sangue (2022). Nel 2020 l’autore ha ricevuto il prestigioso Premio La Pira per la cultura.(da Giunti Autori)

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Il rumore della pioggia

Salvatore Niffoi “L’apostolo di pietra”, presentazione

Una notte d’estate, la notte di San Lorenzo, gli abitanti di Oropische fanno tutti lo stesso sogno: un apostolo di pietra che, ciondolando la testa come un ubriaco, scende in terra da una scala di cristallo e si posa nel piazzale della chiesa grande. Una volta svegli, accorrono in processione di fronte alla cattedrale: non lontano dal sagrato, vicino alla fontana di Su Semene, la statua del santo c’è davvero. A tratti sembra parlare, e i paesani iniziano a porgergli offerte, a invocarlo nelle preghiere. Ognuno di loro, in modi a volte lampanti, a volte imperscrutabili, viene esaudito. Si alternano così le loro storie, storie di sangue e passione, metamorfosi e riscatto, perdita e dissoluzione. (dal Catalogo Giunti Editore)

Tredici racconti di storie indipendenti dentro una cornice che li raccoglie, in un tempo che li unifica, il decennio che ebbe inizio nella magica notte di San Lorenzo con l’evento straordinario, storie che si chiudono generalmente in modo prodigioso, miracolistico, fantastico – magico.

Sono tredici, diverse e di diversa ampiezza, alcune molto brevi, e con differente tratto narrativo, costruite su singoli personaggi molto caratterizzati anche nella facies, spesso grottesca. E poi c’è la lingua tra italiano e sardo, che non è propriamente il sardo ma di una serie di sardismi, parole, forme e costrutti, che non inficiano però la comprensione del testo a un non sardo.

Brevi note biografiche

Salvatore Niffoi (Orani, 1950) è uno dei maggiori scrittori italiani. Esordisce nel 1997 con Collodoro (Solinas, poi Adelphi, 2008). Tra le sue opere più importanti La leggenda di Redenta Tiria (Adelphi, 2005), La vedova scalza (Adelphi, 2006, Premio Campiello), Ritorno a Baraule (Adelphi, 2007), Il pane di Abele (Adelphi, 2009), Pantumas (Feltrinelli, 2012) e La quinta stagione è l’inferno (Feltrinelli, 2014). Per Giunti ha pubblicato Il venditore di metafore (2017), Il cieco di Ortakos (2019), Le donne di Orolé (2020) e riproposto in nuova edizione Il postino di Piracherfa (2020), Cristolu (2021) e Il viaggio degli inganni (2022).( da Giunti Autori)

Alessandro Barbero “Inventare i libri”, recensione di Salvina Pizzuoli

Alessandro Barbero in questo nutrito saggio “racconta” una pagina, documentatissima e scrupolosa nell’indagine, che definiamo di microstoria dentro cui fanno eco scorci della grande storia.

Quella raccontata in “Inventare i libri” ha come tema portante la nascita a Firenze e a Venezia di due tra le prime e più innovative imprese editoriali. Due i protagonisti, i capostipiti, Filippo e Lucantonio che, da appartenenti ad una modesta famiglia che viveva fuori le mura nell’allora “popolo di Santa Maria d’Ognissanti”, diverranno imprenditori: i Giunti, dei quali l’autore ricostruisce il percorso dal 1427 al 1551.

Oggi il cognome è appannaggio di tutti, ma in quel primo scorcio di secolo XV il cognome apparteneva a chi tramandava beni per eredità, gli altri usavano il semplice patronimico. E la storia del cognome Giunti scopriamo nascere da un nome proprio, Bonagiunta, che i toscani avevano accorciato in Giunta. Un nome ben augurale di una “buona aggiunta” che per quel Giunta e la sua discendenza lo è stata davvero. E nello scorrere la storia di Giunta incontriamo cognomi presenti nella grande storia quando l’atto di acquisto della casa è firmato dal notaio che si chiama Amerigo Vespucci, nonno del più famoso navigatore, e solo per citarne qualcuno: incontreremo ser Bernardo Machiavelli che annota di aver comprato da Filippo di Giunta, due volumi, uno di diritto e uno di storia sul quale possiamo tuttora leggere le annotazioni di suo figlio Niccolò; ma anche un altro grande editore, Aldo Manuzio, autore delle aldine, e non mancheranno incontri con scrittori e papi e sovrani del tempo e scontri armati e guerre che segneranno il cammino dei nostri due protagonisti e della loro attività.

E seguendo i capostipiti scopriamo che Francesco fonderà il ramo fiorentino delle edizioni che poi saranno dette giuntine nel 1456 mentre Lucantonio nel 1457 quello veneziano.

È il catasto fiscale prima e il libro della Decima dopo a fornire particolari importanti allo storico: la crescita e i progressi nell’attività, le scelte editoriali dei componenti originari della famiglia che nel tempo si fregerà di un cognome e la cui attività si espanderà non solo in Italia ma diverrà internazionale. E si potrebbe continuare ancora ma sarebbe un vero peccato togliere ai lettori il piacere della scoperta.

“[…] Inventare i libri è al tempo stesso la minuziosa narrazione della vicenda di due “ragazzi di periferia” divenuti imprenditori di successo e l’affresco di un’epoca straordinaria, in cui guerre e pestilenze decidono le sorti degli uomini, eppure i più grandi artisti del Rinascimento – come il Pollaiuolo, alla cui bottega Filippo Giunti apprende la tecnica della fusione dei caratteri mobili – danno vita alle loro opere immortali, e i libri stampati salvano dall’oblio i classici greci e latini e consentono alle nuove idee di porre le fondamenta del mondo che conosciamo”.(dal Catalogo Giunti)

e anche

Alessandro Barbero, nato a Torino nel 1959, è professore ordinario presso l’Università del Piemonte Orientale a Vercelli. Studioso di storia medievale e di storia militare, ha pubblicato fra l’altro per l’editore Laterza libri su Carlo Magno, sulle invasioni barbariche, sulla battaglia di Waterloo, fino a LepantoLa battaglia dei tre imperi (2010). È autore di diversi romanzi storici, tra cui: Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle gentiluomo (Premio Strega 1996), Gli occhi di Venezia (2011) e Le ateniesi (2015), editi da Mondadori. Per Sellerio ha pubblicato Federico il Grande (2007, 2017), Il divano di Istanbul (2011, 2015) e Alabama (2021).( da Giunti Autori)

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