Autori Vari “Piccoli ritratti di gatti”, presentazione

Per i giovani lettori

Selvatici e teneri, furbi e giocherelloni, indipendenti e maliziosi… Sfogliare queste pagine è come percorrere una magnifica galleria di ritratti di gatti: testi appartenenti a epoche e stili differenti si accompagnano a illustrazioni contemporanee, raccontandoci le mille sfaccettature dei misteriosi felini che da sempre affascinano scrittori e artisti.(da Rizzoli Libri)

Il testo si compone di versi poetici ed estratti da opere di grandi della letteratura (come ad esempio Charles Baudelaire, Guillaume Apollinaire, Lewis Carroll) che hanno voluto dedicare a questi particolari amici a quattro zampe i loro scritti, per ritrarli, per evidenziarne le speciali caratteristiche che da sempre li rendono misteriosi e affascinanti.

Il testo è corredato da illustrazioni di artisti francesi contemporanei (Rébecca Dautremer, Jean-François Martin, Nathalie Choux, Sandrine Bonini, solo per citarne alcuni).

E, per restare in tema, alcuni bozzetti di Salvina Pizzuoli

Gatti

Randagi
Se ne stanno vicini vicini, quasi non ci fosse più spazio, ma non soffiano, non  aggrediscono, non si azzuffano. Aspettano.
Sono tanti e sanno, come creature avvezzate, l’ora il giorno e il luogo di quel pasto promesso. Si assembrano allora nelle vicinanze: c’è chi attende sdraiato, mostrando ancora meglio invalidità e menomazioni, chi si apposta in posizione strategica, in alto, per scorgere da lontano l’arrivo sperato, c’è chi per ingannare l’attesa si rannicchia su se stesso, nell’allerta costante di un orecchio sollevato, chi con fare da sentinella monta la guardia accovacciato sulle zampe posteriori, il muso intento, la coda arrotolata ad abbracciare le zampe anteriori, l’aria tesa di chi spera e non sa se ha riposto troppa fiducia in quell’attesa. L’assembramento è variopinto: sono di tutti i colori e di tutti gli screziati possibili e non sempre ben assortiti. Non sono belli o graziosi o eleganti, mostrano anche nelle fattezze i segni di una vita emarginata, senza identità, spaventati e arresi.
Una maschera nera su un naso bianco, un occhio marrone e uno spento, una zampa maldestra, una coda sbilenca, l’aria insicura  sotto lo sguardo vigile, la paura nello scatto sempre pronto.
Ora, chini sui contenitori di plastica ingombri di miscugli colorati che nulla hanno a che spartire con la dieta di una razza felina, consumano pazientemente quanto viene loro elargito.

Di razza
Acciambellato tra cuscini vaporosi non fa una mossa, sembra dipinto. Il pelo lucido e compatto, lo sguardo svagato, l’aria sicura e di sfida di chi ottiene senza chiedere attenzione e moine. Annoiato da tanto interesse, non partecipa, ma con distacco divistico, accetta.
Pigramente si solleva e con fare aggraziato segue un percorso abituale che da braccioli a  spalliere lo porteranno sul davanzale, dietro i vetri di un’ampia e luminosa finestra, tutta per lui, per la sua distrazione e divertimento. Perfetto, elegante, armonioso, tutto da guardare, se ne sta in posizione accovacciata, la bella testa eretta, le orecchie svettanti, la coda agitata da piccole e cadenzate battute sul legno levigato del davanzale, quasi a scandire il tempo di una visione felice, ma contenuta. Abitudinario e preciso, conosce bene i tempi dello svago e del sonno e della tenerezza e degli spuntini. La sua ciotola è sempre piena di biscottini, da sgranocchiare  e spilluzzicare; non mangia, assaggia con il fare pulito di tutti i componenti la sua razza, ma più aggraziato e con quella noncuranza tipica di chi sa che non gli mancherà mai né la quantità né la varietà.

Di campagna
Tra le erbe alte il suo mantello a chiazze bianco e nero si nota  evidente, ma questo non preclude la riuscita della caccia. È acquattato e teso. Ogni suo muscolo è quasi visibile nella tensione. La preda ignara prosegue il suo percorso, ma non è mai perduta di vista. Si maschera e mimetizza tra le erbe che con i loro flessibili fuscelli gli fanno da tana  e lo nascondono. Non si muove in fretta, ma quasi striscia, sollevandosi appena sulle zampe schiacciate sul terreno.
La coda annuncia l’agguato; è tesa, quasi rigida. Tutto il suo corpo si muove impercettibilmente accompagnato dal fremito appena visibile della coda. Lo scatto è improvviso: le unghie delle zampe anteriori sono atterrate precisamente sulla vittima, la bocca ora si muove all’unisono e afferra ciò che è già stato artigliato e stordito e bloccato. La caccia è finita e la preda ora ciondola dalla sua bocca. Si muove  con fare trionfante verso un luogo appartato a consumare.

Di città
Attraversano strade trafficate con la testa incassata nelle spalle, quasi a ignorare il pericolo. Raggiungono i marciapiedi come approdi di naufraghi. Un salto sul muretto più basso e poi  ancora salti verso giardini e terrazze e cortili dove chiedere ospitalità e rubare un magro e sudato pasto artigliando e sforacchiando robusti sacchi di plastica che custodiscono appetitosi, ma avari avanzi. Uno zerbino come giaciglio o il cuscino morbido di una poltrona, quando va bene. Sonni poco profondi e sempre allerta, miagolii disperati quando la fame è troppo insistente; se c’è chi risponde alle richieste si diventa amici, ma occasionali.
Procedono guardinghi lungo i marciapiedi, si fermano un momento e si guardano intorno dubbiosi,  proseguendo poi per la loro meta. La città offre affascinanti avventure; è grande e piena di spazi da esplorare. Spariscono a volte per mesi interi, ma spesso tornano guidati da un istinto infallibile e dalla ricerca di un posto al sicuro. Avvezzi a tutti i pericoli e difficoltà vivono alla giornata, ma ricordando precisamente i punti nei quali trovare cibo a buon mercato, giacigli accoglienti, caldi ricoveri nelle notti quando il freddo è pungente.
Pance vuote, levatacce, corse sfrenate di inseguimenti più o meno molesti  di simili o di umani, incidenti mortali: risvolti malevoli della vita vagabonda di città.

Generosi
Lo zerbino è un vassoio per gli omaggi: un topolino, un passerotto, una lucertola; non sono quotidiani, ma occasionali. Ottimo cacciatore, è discreto, non chiede, non pretende, ma all’occorrenza sa farsi accudire. Per  generosità offre il suo  prezioso carniere o è spinto da desiderio di affermazione? È muscoloso e agile, più di altri della sua razza. I suoi salti sono poderosi e sicuri anche quando l’altezza è rilevante. Nonostante si fa mansueto e domestico quando balza sui davanzali per ricevere la guadagnata considerazione.

Stefano Mancuso “La tribù degli alberi”, presentazione

C’è una voce che sale dal bosco: è quella di un vecchio albero che vive lí da sempre, e adesso vuole dire la sua.*

Stefano Mancuso, professore all’Università di Firenze e all’Accademia dei Georgofili e direttore del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale, ha scritto e documentato il mondo vegetale in molti testi, in quest’ultimo sceglie non la saggistica, ma un genere narrativo per raggiugere più lettori possibile: non solo giovani, ma anche adulti per avvicinarli ad un mondo, quello naturale, spesso incompreso o comunque sconosciuto, perché le piante sono esseri sociali, intelligenti, capaci di dialogare che spesso non sappiamo ascoltare e capire, maltrattando chi dovremmo proteggere perché questo mondo parallelo ci salva la vita.

E allora ecco una bella fiaba, la storia di Laurin, di un vecchio tronco e della comunità del territorio di Edrevia: I Cronaca i Dorsoduro, i Guizza, i Terranegra e i rissosi, temibili Gurra. Ha molto da raccontare il vecchio Laurin, detto Il piccolo, nei secoli in cui si è svolta la storia della comunità, ripercorrendone le vicende e le feste e le cacce al tesoro, ma anche le incomprensioni e i dubbi tra i diversi membri che sanno però anche sostenersi a vicenda.

“Nessuno meglio di Stefano Mancuso ha saputo raccontare il regno vegetale, ma qui c’è la scoperta di una forma nuova, che coniuga la vivacità dell’apologo al rigore scientifico. Cimentandosi per la prima volta con la narrativa, il celebre botanico ha scritto una storia per tutte le età”.(* dal Catalogo Einaudi)

Stefano Mancuso è professore ordinario presso l’Università di Firenze e dirige il Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale. Ha pubblicato Verde brillante (Giunti 2013, con Alessandra Viola) e Plant Revolution (Giunti 2017, Premio Galileo). Presso Laterza sono usciti L’incredibile viaggio delle piante (2018), La Nazione delle Piante (2019) e La pianta del mondo (2020). Per Einaudi ha pubblicato La tribú degli alberi (2022). I suoi libri sono tradotti in piú di venti lingue.(da Einaudi Autori)

Daniela Alibrandi “L’ispettore Supplì, le mozzarelle scomparse e altre fantastiche storie”, presentazione

In un susseguirsi armonioso, quattro racconti accendono la fantasia dei giovani lettori in modo originale e divertente.

Attraverso realtà diverse ma accomunate dalla scoperta e dalla meraviglia, viene posta una particolare attenzione alla trasmissione di valori quali l’amicizia, il coraggio e il rispetto per l’ambiente e per il cibo. Immaginate di indagare insieme all’Ispettore Supplì sulla misteriosa sparizione di alcune mozzarelle, oppure di rinvenire un uovo di Velociraptor in una caverna, di vincere la sfida contro dei crudeli Transformer o addirittura di andare sulla luna in compagnia di un bizzarro robot. I riferimenti a dispositivi di uso comune e a giochi e personaggi virtuali rendono palpabili le situazioni nelle quali si svolgono le coinvolgenti trame dei racconti.

Età di lettura: da 8 anni

Alcuni stralci da:

Un Velociraptor per amico

[…] A un certo punto pensò che fosse meglio fermarsi, forse stava andando nella direzione sbagliata. Magari nella caverna c’erano molte gallerie e venne preso dalla disperazione, pensando che nessuno mai avrebbe potuto trovarlo. Gridò per un paio di volte “Mamma, papà, sono qui!” ma non ebbe alcuna risposta al difuori dell’eco prodotto dalla sua stessa voce. E dall’intensità del rimbombo immaginò anche di trovarsi in una grotta ancora più profonda di quella che stava esplorando con i suoi genitori. La voce, infatti, rimbalzava più volte, come se le pareti si divertissero a giocarci a palla. Iniziò a tremare forte, non aveva mai provato un terrore come quello. Era tanto che non pensava ai Supercattivi, ma adesso la sua immaginazione gli faceva temere che da un momento all’altro apparissero dal buio quei personaggi che ormai non lo intimorivano più, come Hit o Slender Man, Baldi o Grammy.

e da Cinque giorni sulla luna

[…] Intanto il viaggio tra gli astri infiniti continuava silenzioso, con la guida sicura di Max. Kevin e Mark continuarono a osservare l’incredibile mondo che li attorniava, i pianeti lontani, le miriadi di stelle, la scia delle comete e di tanto in tanto gli insidiosi e temibili buchi neri, che tanto abilmente Max evitava nel suo percorso. La Terra si avvicinava sempre più e i due amici si sentirono all’improvviso molto stanchi. Mentre intuivano di cadere in un sonno leggero, non potevano fare a meno di considerare che sulla Terra non esiste la leggerezza che avevano provato sulla Luna. I passi sulla Terra sono grevi, le azioni che vi si compiono hanno un peso enorme. Lo dovevano tenere a mente. Loro due avevano avuto la fortuna di vivere un’esperienza speciale e nell’animo avrebbero per sempre posseduto la sensazione di librarsi al di sopra degli eventi terreni o lunari che fossero, ricordando solo l’importanza di salvare la natura e l’Universo che la circonda.

I romanzi e i gialli di Daniela Alibrandi su tuttatoscanalibri

Nadia Terranova “Il cortile delle sette fate”, presentazione

[…] “In un’epoca oscura e folle, gli uomini, i maschi, vedono nel comportamento libero di esseri femminili solo un segno del Male, e operano per sopprimere, per distruggere. Ma Palermo è anche città calda e magica che nel suo cuore racchiude un esaltante segreto” (da Guanda libri)

Il cortile delle sette fate, così come il titolo lascia intendere è una favola per i lettori più giovani ma, come spesso le favole, piace a tutte le età; è corredata dalle belle illustrazioni di Simona Maluzzani di cui la copertina offre un assaggio. Favola si diceva proprio perché una delle protagoniste è una gatta nera e i temi di cui vuole essere portatrice sono quelli fondanti e universali.

L’azione si ambienta a Palermo ai tempi dell’Inquisizione quando era facile essere catturati e accusati di stregoneria, a maggior ragione una gatta nera e una bambina orfana allevata e vissuta nel bosco accudita dagli animali che lo abitano e che le hanno fatto da maestri e, ad ogni novilunio, un benefattore che le lasciava in un cestino gli abiti da indossare. La gatta è alla sua terza vita ed ha deciso di chiamarsi Artemide, il nome della sua precedente padrona, la dea dell’Olimpo; la piccola selvaggia è Carmen e corrono nella notte di San Giovanni nella Palermo del 1586 verso una piazzetta dove sette donne bellissime e misteriose sanno regalare magie.

È la piazzetta Sette Fate spiega nella Presentazione l’autrice che a Palermo c’è ancora e di cui racconta Giuseppe Pitrè studioso di leggende e del folclore siciliano:

“nonostante i controlli della feroce Inquisizione, c’era un cortile dove di notte si davano appuntamento sette donne misteriose, una più bella dell’altra….

Un’antica fiaba da cui la Terranova ha preso spunto per una storia moderna, di formazione e di libertà

Della stesa autrice su tuttatoscanalibri:

“Come una storia d’amore”

“Addio fantasmi”

“Bruno. Il bambino che imparò a volare”

Valentina Dada Villani “Il medaglione del Tempo”, presentazione

Copertina e illustrazioni di Valentina Dada Villani

“Il Medaglione del Tempo” è un romanzo avventuroso per bambini e ragazzi, un romanzo divertente, con diverse morali e spunti di riflessioni tra le righe. L’ambientazione si svolge in due mondi paralleli, ilnostro attuale e Marabei. Di Marabei ce n’è uno in ogni stato del mondo, sono quei luoghi ancora incontaminati che non si possono trovare sulle carte geografiche né tantomeno sui libri, dove vivono fate,elfi, gnomi, pirati, maghi, sciamani, streghe, stregoni, druidi, fattucchiere e tutte le specie di animali, parlanti ovviamente.

La storia ha inizio quando Zorda, una volpe bianca del deserto, animale da compagnia di madama Frida De La Cruz, maga della Patagonia, finisce nella città di Milano perché alla ricerca di un piccolo di uomo; un piccolo di uomo ancora autentico, un piccolo di uomo leale, coraggioso, e fantasioso, che non abbia più di dieci anni: Zorda, alla ricerca da diverso tempo lo riconoscerà in Beba, una ragazzina di dieci anni, felice di tutto e felice di niente, lei unica possibilità di salvezza per il mondo che sta crollando a causa del malefico Nacor.

Una citazione

“Bisogna sempre guardare più in là del proprio naso, chissà perché a volte me ne dimentico”.

Uno stralcio dal capitolo:

L’ISOLA DI OKINAWA

«Ah ragazzi scusate, un’ultima cosa» gridò lo sciamano da sopra «fate attenzione ai pesci ingannatori».

«Pesci ingannatori?» replicò Beba.

«Si, esistono pesci buoni, tuttavia altri sono in combutta con quella Brunilde, sai, sono molto sciocchi, sperano di ottenere chissà quali benefici. E sono altrettanto pericolosi, perché potrebbero ingannarvi, mal consigliarvi o indicarvi la strada sbagliata».

«Ma come farò a riconoscerli?»

«Ricorda piccola, il nostro istinto è ciò che di più prezioso possediamo, fidati di quello: segui il tuo cuore e la tua testa. Vedrai, così facendo non fallirai mai».

Missis Punt stava attendendo i tre proprio sotto casa del dottore, per condurli sino alle isole Filippine. Lì, disperso nei suoi mari c’era il pirata Barbaforte, che con la sua imbarcazione li avrebbe poi condotti sull’isola di Komodo, nel cuore dell’Indonesia.


La sinossi da L’Erudita, Giulio Perrone Editore

Beba è una ragazza estremamente curiosa e intraprendente, sempre pronta a lanciarsi in nuove avventure. Ha un modo tutto suo di guardare il mondo, con quella spensieratezza di cui gli adulti, presi dalla frenesia della quotidianità, sembrano essersi dimenticati. Insomma, Beba ha tutte le caratteristiche che una volpina venuta da una terra lontana sta cercando. L’incontro tra Beba e Zorda darà il via a una mirabolante avventura, tra streghe bizzarre, malvagi stregoni, sciamani e animali parlanti di ogni genere. Intuito, buon cuore e coraggio saranno le armi principali di Beba contro il perfido Nacor. Ma saranno sufficienti?
Un divertente racconto per ragazzi che nasconde al suo interno diverse riflessioni sulla società attuale, ma soprattutto sul modo in cui ci rapportiamo agli altri, insegnandoci che a volte basta davvero poco per capirsi e venirsi incontro.

e

Brevi note biografiche

Valentina Dada Villani nasce nel 1982. Giornalista, pittrice e fotografa creativa, da anni trascorre la vita in viaggio, girovagando per il mondo.

Luca Sciortino “Vita di un albero raccontata da sé medesimo”, la presentazione su Panorama Libri

C’è un mistero che abita i nostri alberi, un qualcosa che ce li rende commoventemente prossimi, amati, fraterni, e al contempo un qualcosa che li rende alieni, impassibili, addirittura impossibili: come possono raggiungere certe età?
Come possono restarsene lì a fare sempre le stesse cose mentre il nostro mondo rischia di implodere? Sono saggi oppure sono totalmente indifferenti ai destini degli altri abitanti del pianeta?
La storia 
Vita di un albero raccontata da sé medesimo risponde a queste domande, per 
educare e conoscere l’ambiente, la natura, il mondo.
La storia
Passano gli anni e Gina Fronzuta, una simpatica, attenta, curiosa e loquace quercia, cresce incrementando gli anelli del suo tronco, sempre più forte e robusto. Crescono anche i rami e la sua chioma ombrosa, che spesso dà riparo a uccelli e ad altri animali del bosco. Gina Fronzuta parla con loro, scopre le loro storie, li ritrova generazione dopo generazione. Un lento fluire del tempo, con i ritmi naturali delle stagioni, l’alternanza tra luce e notte, che diventa la sua divertente autobiografia, fatta di incontri, amicizie, ma anche pericoli.(da Erickson Editore)

e anche

Brevi note biografiche

Luca Sciortino, filosofo della scienza, divulgatore scientifico e scrittore. Scrive di scienza sulle pagine del settimanale «Panorama» da oltre quindici anni. Per Erickson ha pubblicato Vita di un albero raccontata da sé medesimo (2022) e Vita di un atomo raccontata da sé medesimo (2010, 2022), tradotto in cinese,

La presentazione su Panorama Libri

Catia Buselli “Brie e le coccole”, Paesi Junior Edizioni

Una bimba come tante, le cui giornate sono un susseguirsi di esperienze a volte buffe, altre volte difficili o emotivamente impegnative. Scritto dalla pedagogista familiare Catia Buselli, il primo capitolo del personaggio è dedicato alle “caccole”, un albo illustrato divertente per piccoli e adulti, utile per affrontare con creatività i problemi della quotidianità. Illustrazioni di Iolanda Filipponi

Chi è Brie? Una bambina come tante. O forse no? Comuni sono certamente le sue giornate, le avventure e gli ostacoli che incontra, raccontati dall’autrice e ideatrice Catia Buselli, pedagogista familiare e istruttrice di Mindfulness, che da quaranta anni si occupa di infanzia attraverso la consulenza e l’editoria.

Brie non usa “super poteri” per affrontare le sfide e vivere le sue giornate, ma li apprende dalle persone che incontra. Fa tutte le cose che fanno i bambini, anche quelle che a volte possono mettere in difficoltà gli adulti. Come il rapporto con le caccole, a cui il primo capitolo delle sue avventure è dedicato. 

Il racconto della sua prima avventura prende vita, pagina dopo pagina, tra parole proibite, inventate o sconosciute, piccole rime e filastrocche che danno ritmo e musicalità alla storia, permettendo al bambino di mantenere l’attenzione durante la lettura.

Le illustrazioni di Iolanda Filipponi rinforzano il testo in quei passaggi in cui si nominano oggetti o situazioni che i bambini non conoscono ancora, e che pertanto non possono evocare, ma che attraverso il disegno diventano parte di una nuova conoscenza.

«Un libro birichino pensato per divertire i bambini e gli adulti e aiutarli ad affrontare le piccole difficoltà in modo meno drammatico e più creativo».

Federica Chezzi, Angela Partenza “Amedeo Modigliani. Joli comme un coeur”, presentazione

Illustratore: Francesco Pavignano

Editore: Maria Pacini Fazzi, Fondazione Ragghianti

Età consigliata: dai 7 in su

48 pagine a colori illustrate

9 riproduzioni delle opere di Amedeo Modigliani

Il libro fa parte della Collana ALT!, un acronimo che sta per Arte Libera Tutti!

Una Collana d’arte per bambine e bambini di tutte le età

“Joli comme un cœur”, il bello di casa, lo chiamava il nonno francese Isacco.

Dedicato ad Amedeo Modigliani ne segue il percorso dall’arrivo a Parigi fino all’anno del suo trionfo ovvero il riconoscimento della sua arte. Il percorso è illustrato da tavole colorate accompagnate da testi brevi e incisivi. Il percorso si conclude con applicazioni pratiche, giochi cui i piccoli lettori sono chiamati.

“È il 1906 e i fumi del treno a vapore invadono la banchina dei passeggeri. Amedeo si fa spazio tra la folla, pronto a entrare nel sogno di ogni artista: Parigi! Modigliani ha portato con sé poche cose: libri, stampe di quadri famosi e un abito marrone di velluto a coste che la madre Eugenia ha confezionato per l’occasione. Inizia con questo viaggio una delle più straordinarie avventure artistiche: i volti, gli occhi e le anime di Parigi stanno per entrare nelle indimenticabili opere di Amedeo Modigliani. I suoi ritratti cambieranno per sempre il volto dell’arte. Narrazione: Il testo dialoga con i piccoli lettori per scoprire, giocando, le tante sorprese nascoste nei quadri” (da Pacini Fazzi Editore)

Ann Jonas “Andata e Ritorno”, presentazione

Traduzione di Federico Cenci.

Tradotto per la prima volta in italiano ripescandolo dal dimenticatoio, come tradizione della Casa Editrice Cliquot, aveva vinto nel 1983 il New York Times Best illustrated book of the Year.

Un volume illustrato in bianco e nero, come recita il titolo, si legge in andata e si rigira, sotto sopra, per leggere il ritorno.

Un viaggio per bambini: si muoveranno tra geometrie ed effetti simmetrici che ammalieranno anche il lettore adulto e soprattutto gli amanti della grafica e del design. Un viaggio in Andata dalla campagna, attraverso valli e pianure, fino alla città metropolitana e viceversa al Ritorno, dentro un gioco fantastico di trompe l’oeil.

“Un’avventura strabiliante che non è il racconto di un viaggio, ma è un viaggio dalla campagna alla città e ritorno. Fai l’andata voltando le pagine dall’inizio alla fine, poi gira il libro sottosopra e… ritorna a casa! Sarà difficile credere a ciò che vedrai!” (da Cliquot Portfolio)

Ann Jonas (1932-2013) è stata, assieme al marito Donald Crews, una nota graphic designer statunitense. Per tutti gli anni Ottanta e Novanta ha realizzato molti libri per bambini, e Andata e ritorno è il suo maggiore successo.( da Cliquot Autori)

Elena Ana Boata “Storie di ragazzi alla scoperta del nostro Paese”, Ellepiesse libri per la scuola

Dieci storie con giovani protagonisti su e giù per l’Italia, alla scoperta del nostro Paese, tra paesaggi, arte e cultura, elementi che incorniciano le loro avventure, come in un dipinto ben realizzato: è un viaggio ricco di preziosi insegnamenti Adesso Raccontiamo, il nuovo libro dell’autrice Elena Ana Boata, edito da Ellepiesse libri per la scuola, un’opera didattica ed educativa che percorre lo Stivale e le sue isole, dando risalto alle molteplici peculiarità e ricchezze. I vari luoghi e i territori urbani e rurali, che fanno da scenario alle diverse storie, vogliono mostrare l’aspetto multiforme del nostro Paese, come tante tessere colorate che compongono un unico mosaico, una combinazione di eccezionale bellezza unica al mondo. Un’esperienza immersiva totale che consente ai giovani lettori di respirare appieno le atmosfere del territorio grazie alla ricchezza di particolari descrittivi, peculiarità culinarie e aneddoti interessanti. Le avventure degli adolescenti, protagonisti assoluti del libro, prendono vita attraverso il racconto delle loro situazioni reali (semplici e complesse allo stesso tempo), tanto da incarnare genitori, figli, fratelli, sorelle, nipoti e amici di ciascuno di noi. Insieme a loro si ascolta, si parla, si soffre e si impara a crescere, affrontando i disagi, le difficoltà e le tematiche di cui talvolta siamo tutte e tutti spettatori. Il viaggio diventa infatti anche interiore, di crescita e confronto nell’affrontare temi del vissuto quotidiano: le ragazze e i ragazzi protagonisti delle dieci storie che compongono il volume, offrono un’ampia panoramica e molteplici punti di vista su temi come inquinamento, razzismo, bullismo, handicap, disturbi alimentari ma anche pregiudizi e rischi derivanti dalla continua esposizione e abuso dei social, che possono sfociare nell’insorgere di nuove solitudini e alienazioni. Nelle pagine di Elena Ana Boata preponderante è l’invito al confronto, all’apertura, al dialogo, all’inclusione e alla collaborazione, coltivando lealtà, gentilezza ed empatia per affrontare in modo adeguato le sfide e le problematiche, piccole e grandi, che l’esistenza pone inevitabilmente durante la crescita.

Un testo godibile per tutti e che costituisce una svolta all’interno del mondo delle pubblicazioni di carattere narrativo-didattico. La poliedrica scrittrice in questi anni si è distinta per una vera e propria esplosione creativa. I suoi romanzi Il viaggio di Anna (Phasar Edizioni, 2007), Lei e Irene (Edizione Croce, 2009; Casa Editrice Kimerik, 2018) e Due passi tra le nuvole (Edizioni Croce, 2009) ne hanno fatto subito conoscere la grande fluidità di stile e la singolare capacità di emozionare e di arrivare dritta al cuore. Il tempo delle favole (Casa Editrice Kimerik), il libro dedicato ai bambini e pubblicato nel 2019, è stato adottato come testo in vari istituti scolastici italiani ed ha ricevuto il primo premio per la narrativa per infanzia Caffè delle Arti 2020. L’anno dopo è uscito il romanzo Non smettere mai di pensarmi, (Casa Editrice Kimerik). Elena Ana Boata si esprime su alti livelli anche nell’ambito della poesia, sia in rima che in verso libero.