William Alexander “I dieci pomodori che hanno cambiato il mondo”, presentazione

Aboca dedica uno dei suoi ultimi volumi al re pomodoro, il frutto diventato il signore nelle nostre tavole tanto che, come il prezzemolo, viene utilizzato in molti piatti, ingrediente principale o accessorio. Ma la sua storia è stata lunga e travagliata, prima ignorato e poi vituperato al punto da essere considerarlo addirittura velenoso: l’autore, William Alexander, la documenta tra aneddoti e preparazioni, senza tralasciare le diverse ibridazioni che ne hanno determinato le varietà insieme ad aspetti comici, a partire dal titolo che vuole probabilmente parafrasare quello del reportage di Reed sulla Rivoluzione d’Ottobre sottolineando così la rivoluzione culinaria e botanica di cui il pomodoro fu sicuramente portatore.

L’arrivo della pianta in Europa dal Nuovo Mondo è datata intorno al Seicento.

Ai primordi  non ebbe un ruolo importante tra gli alimenti, venne più utilizzato come ornamento tanto che in questo ruolo lo troviamo come fregio alle porte in bronzo dell’ingresso di destra del Duomo di Pisa, fuse nel 1602, data che ha fatto presumere il suo arrivo in Italia alla corte di Cosimo I de’ Medici.

Fu quindi ignorato a lungo in cucina iniziando a diffondersi quando a provarne il sapore e l’utilizzo alimentare furono soprattutto personaggi facoltosi e potenti in cerca di degustazioni esotiche; ne seguirono varie ibridazioni su cui il volume si sofferma soprattutto relativamente alla varietà San Marzano e agli utilizzi  di là d’Oceano: negli Stati Uniti con la particolare vicenda legata alla zuppa  Campbell e alla salsa Ketchup.

“Supportato da una ricerca storica e botanica accurata, una scrittura chiara e divulgativa e tempi comici ben calibrati, William Alexander intreccia viaggi, leggende, umorismo, avventure (ma anche disavventure) per seguire la scia del pomodoro attraverso la storia. Un racconto rocambolesco ed epico in cui non mancano eroi, artisti, conquistatori e mafiosi. Una guida appetitosa sull’alimento che strega il nostro palato da sempre” (da Aboca Edizioni Libri)

Fabio Delle Donne “Sfogliatelle e delitti. La Napoli del commissario Lo Tufo”

con la collaborazione di Eleonora Baluci

Sfogliatelle e delitti narra un anno trascorso a Napoli dal commissario Lo Tufo, un calabrese amante del buon cibo appena trasferitosi nella città partenopea, e i  casi affrontati durante lo stesso periodo che saranno l’occasione per gustare alcuni dei più famosi piatti napoletani.

Li corredano. al termine di ciascun racconto, un disegno, un aneddoto di cultura enogastronomica e una ricetta.

È  il primo volume di una serie in cui il commissario viaggerà per l’Italia per risolvere casi e gustare nuove prelibatezze. La seconda tappa sarà in Sicilia.

Per cogliere meglio la struttura del raccontato, di seguito l’Indice

INDICE

Prologo
Capitolo 1 Salsiccia, friarielli e peperoni rossi
I friarielli
Capitolo 2 Il furto dell’albero di Natale
Il casatiello
Capitolo 3 Sul bel Danubio blu
Il Danubio
Capitolo 4 Testa di moro
Il tarallo
Capitolo 5
La sfogliatella
Epilogo

Dalla Quarta di copertina

Hans Tuzzi, “zaff&rano e altre spezie”, presentazione di Salvina Pizzuoli

«Fra i cinque e i sei anni feci due grandi scoperte: la lettura e la magia. Vidi, infatti, che lettere e suoni si corrispondevano. E, in cucina, vidi un riso bianco diventar giallo. Ciò era in potere di due djinn dei deserti, Zaff e Rano. Così, almeno, mi rivelò l’agne Guste, la prozia Augusta, che sovrintendeva allo spentolio della casa.»(da Slow Food Editore)

Nella Piccola biblioteca di cucina letteraria di Slow Food Editore “zaff&rano e altre spezie” di Hans Tuzzi – una delle penne più importanti della tradizione letteraria – come si legge nella presentazione della raffinata collana che coniuga narrativa e cibo.

Sessanta pagine di sapori e ricordi riemersi dall’infanzia “che ritorna e ritorna, come un rimpianto, come un rimorso” in un fluire senza tempo, indistinto e miscelato a odori, sapori e a quel senso di rammarico e cruccio nel cuore perché “come possono, i bambini, sopravvivere alla loro infanzia?” Detto così potrebbe ingannare, ma Tuzzi sa sempre sorprenderci non solo con la sua scrittura elegante, ma per la leggerezza e nello stesso momento per lo spessore coinvolgente e sotteso tra le righe. E così spezie e ingredienti e personaggi e fantasie che quell’io bambino rifonde convinto di ricordare, si mescolano in una nuova pietanza condita dalla trappola della memoria “che crede di inoltrarsi nel passato quando invece lo ricrea”. “Ricordare è mentire” aggiunge più avanti, come corollario ad un percorso sopraffino. Parole, immagini, profumi e sapori di un’altra infanzia, quella del lettore che beve dal calice dell’ambrosia perduta, vi si sovrappongono in un emozionante ritrovarsi, in un cerchio che si chiude nel lirico finale.

Nelle poche pagine più tecniche, alla fine del volumetto, dedicate allo zafferano, se ne ripercorre la storia e si spiega che Slow Food è promotore di tre tutele, una nazionale e due internazionali, per il fiore di zafferano e contro le contraffazioni.

Non perdetevi questa chicca e non perdetevi le ricette!


Per saperne di più su Slow Food Editore: Una collana di narrativa, arricchita da alcune delle penne più importanti della tradizione letteraria e artistica italiane: da Nicola Lagioia a Giuseppe Culicchia, da Carlo Petrini a Giovanni Arpino, da Lella Costa a Moni Ovadia e Giorgio Conte, da Lou Palanca a Hans Tuzzi, Massimo Carlotto e Matteo Codignola, sono numerosi gli autori che hanno accettato di prestare la propria arte e la propria firma all’unione tra letteratura e cibo, pubblicando questi piacevolissimi racconti dai profumi e dai sapori gastronomici.

Erri De Luca “Spizzichi e bocconi”, presentazione

Un libro che racconta del cibo, e non solo.

Storie di “cibo familiare”, storie mie, scrive nella Premessa, di bocconi e di bevande, corredo alimentare di un onnivoro. E aggiunge che nel testo il lettore troverà anche gli insegnamenti e le riflessioni del giovane biologo nutrizionista Valerio Galasso e “con lui imparo cosa fa il cibo al di là della sazietà”. E ancora: le ricette, trascritte da Alessandra Ferri, “figlia di un fratello di mamma”, della nonna Emma e di sua madre Lillina, “da lei raccolte in nitida calligrafia”, un corredo importante, “un documento necessario ad ogni libro del 1900”.

“[…] subito ci conduce con il suo stile inconfondibile fra odori e sapori che raccontano di lui ma anche di un mondo perduto di pranzi della domenica al profumo di ragù, di pasti consumati in cantiere e nei campi base in ascesa sulle vette, e di osterie, dove le generazioni si mischiavano, “stanze di popolo”. […] Le pagine trovano infine felice contrappunto in alcuni interventi del biologo nutrizionista Valerio Galasso, che riprende dal punto di vista scientifico queste storie di cibo familiare, approfondendone il valore e offrendo una chiave per un sano comportamento alimentare”.(da Feltrinelli Editore)

Erri De Luca, scrittore, giornalista, opinionista, poeta, traduttore, è nato a Napoli nel 1950. Pubblica il suo primo libro nel 1989, “Non ora, non qui” una rievocazione della propria infanzia trascorsa a Napoli. Scrittore prolifico ha scritto molte opere: poesie, saggi, narrativa e testi teatrali.

Annabel Abbs “La cucina inglese di Miss Eliza”, presentazione

Annabel Abbs nella Premessa al romanzo scrive che si tratta di un’opera di finzione “che prende spunto da una serie di fatti noti della vita di Eliza Acton, poetessa e pionieristica scrittrice di libri di cucina e della sua aiutante, Ann Kirby. Tra il 1835 e il 1845 Eliza e Ann vissero a Tonbridge, nel Kent, e scrissero un libro di cucina […] All’epoca fu un best seller, sia in patria sia a lvello internazionale, arrivando a vendere 125.000 copie nell’arco di trent’anni.[…]

Eliza Acton(1799) voleva scrivere poesie senza trovare un editore che al contrario le propone di scrivere un libro di ricette. Ma sarà la situazione familiare critica a livello economico a far incontrare Eliza con Ann, assunta per aiutarla a preparare da mangiare per probabili ospiti paganti.

Da poetessa a creatrice del ricettario moderno il Modern cookery for private families pubblicato nel 1845, scritto come i nostri attuali ricettari con la lista degli ingredienti e le fasi di preparazione.

La Abbs ricostruisce la storia di Eliza e di Ann alternando le due voci delle protagoniste per riportare alla luce una storia dimenticata: le ricette infatti vennero copiate e saccheggiate e alle due protagoniste rimase l’oblio.

“Inghilterra, 1835. Eliza Acton spera che la sua nuova raccolta di poesie la conduca al successo. I sogni di gloria, però, si infrangono contro l’oltraggioso rifiuto dell’editore, Mr Longman, che la invita a dedicarsi a un libro di ricette – del resto i lettori non si aspettano altro da una donna. Eliza s’indigna: in casa degli Acton la cucina riguarda solo la servitú. Ma quando suo padre, sull’orlo della bancarotta, si dà alla fuga, quell’assurda proposta si rivela l’unico modo per sopravvivere. Eliza allora impara a conoscere i segreti di pentole e fornelli e, con l’aiuto della giovane Ann, finisce per scoprire che in ogni ricetta riuscita c’è sempre un pizzico di poesia. E di amore.(dal Catalogo Einaudi Editore)

Brevi note biografiche

Annabel Abbs è nata a Bristol nel 1964. Si è laureata in letteratura inglese presso la University of East Anglia e ha ottenuto un master in marketing presso la University of Kingston. Nel 2015 il suo romanzo d’esordio, The Joyce Girl, ha vinto l’Impress Prize for New Writers e lo Spotlight First Novel Award. Suoi articoli e racconti sono apparsi su, tra gli altri, «The Guardian», «Mslexia», «Elle», «The Huffington Post». Per Einaudi ha pubblicato Frieda (2020), il suo secondo romanzo, e La Cucina di Miss Eliza (2022).( Da Einaudi Autori)

Leopoldo Pomés “Teoria e pratica di pane e pomodoro”. Con una ricetta gourmet di Nicola Santini. Graphe.it Edizioni

Leopoldo PomésTeoria e pratica di pane e pomodoroCon una ricetta gourmet di Nicola Santini

Pagine 64 con illustrazioni in bianco e nero, prezzo 7 euro.

Non propriamente un libro di cucina, nemmeno un libro di memorie, eppure chiamarlo semplicemente “saggio” non gli renderebbe giustizia: questo è un volume – è il caso di dire – gustoso, che parla di cibo e di tanto altroIl tema è la semplice preparazione del pane con pomodoro, caposaldo della tavola tradizionale catalana (ben conosciuto anche in Italia). Ci si intrufola dunque nelle case delle generazioni passate, si legge di nonni e merende, e del pane e pomodoro si scopre la storia, la pratica e l’arte. Perché si tratta di cucina povera e popolare, ma la pietanza è tutto fuorché priva di un intento estetico, di un amore per il fare con cura che all’autore è caro quanto il sapore. Il tono ironico e ricco di ricordi affettuosi soddisfa l’appetito di qualsiasi lettore, anche il più digiuno di esperienza culinaria. A impreziosire il testo, una ricetta proposta da Nicola Santini

Nell’apparente semplicità del pane e pomodoro Pomés ha trovato la ricetta della sensualità, del piacere e della vita che tante volte ha fotografato (David Trueba)

Da Graphe.it Edizioni

[…]”Teoria e pratica di pane e pomodoro non è un libro di ricette, ma una lunga riflessione su questa preparazione che è considerata uno dei piatti più diffusi della Catalogna. Come potete immaginare, è una riflessione che deve essere per forza ironica e in questo Leopoldo Pomés è un maestro. Racconta della nascita di questo pane (una possibile storia, giacché è impossibile sapere come sia nato), descrive i sapori, spiega quando mangiarlo e anche quando non mangiarlo. Credetemi, sarete assaliti da una voglia irrefrenabile di saziarvi pane e pomodoro.

L’edizione italiana è introdotta da un commento di Juliet, figlia di Leopoldo, e ha una ricetta gourmet di Nicola Santini, che tutti conosciamo come esperto di bon ton ed è un appassionato di cucina”.

e anche

Brevi note biografiche

Fotografo e scrittore LEOPOLDO POMÉS (Barcellona 1931-Girona 2019) nel 1961 fonda lo Studio Pomés insieme a Karin Leiz, madre dei suoi quattro figli, diventando fin da subito un punto di riferimento per il mondo della pubblicità. Molte delle sue campagne appartengono all’immaginario popolare spagnolo. Crea la cerimonia inaugurale dei Mondiali di Calcio di Spagna1982 e partecipa a campagne per la candidatura di Barcellona ai Giochi Olimpici nel 1992. La sua dedizione alla gastronomia e la sua natura curiosa in molti campi lo portano ad aprire ristoranti e a scrivere testi di cucina.

Simonetta Agnello Hornby e Maria Rosario Lazzati “La cucina del buon gusto” recensione di Salvina Pizzuoli

I libri dedicati alla cucina o che indagano attorno ai piatti e alle pietanze sono davvero tantissimi, corredati di ricette non vogliono essere solo ricettari, ma presentare il proprio punto di vista sul cibo, questo incredibile elemento vitale che ci impegna e continua a impegnarci anche se, come afferma l’autrice, Simonetta Agnello Hornby, il rapporto con il cibo e con il cucinare è davvero cambiato.

La cucina del buon gusto non vuole solo essere un percorso della memoria che indugia e si sofferma sui piatti tradizionali rinnovellando un’infanzia ed una giovinezza in luoghi lontani da quelli in cui le autrici sono poi vissute, vuole essere una riflessione sul cibo, nell’attuale quotidianità dominata da tanta fretta e in cui per necessità il fast food predomina, e sul valore del cucinare per sé e per gli altri: per far questo molti capitoli presentano come introduzione stralci dalle pagine tratte da Anthelme Brillat-Savarin “Fisiologia del gusto”, un autore francese, scritte nel lontano 1825, in cui alterna a riflessioni sui cinque sensi, anche descrizioni, aneddoti, digressioni filosofiche e di costume, insieme a notazioni scientifiche, indagando il mondo del cibo sotto l’aspetto sociale; compito che implicitamente l’ autrice affida al proprio testo scritto a quattro mani con Maria Rosario Lazzati:

Cucinare è il legame benefico con la natura attraverso la scelta e la preparazione degli ingredienti. La consapevolezza di quello che si cucina, del perché lo si cucina e per chi, dà godimento e appaga i sensi[…]Cucinare ci fa sentire umani […] Cucinare è il piacere di prendersi cura dei propri cari […] cucinare le ricette di casa è sentirsi vicini alla propria famiglia e parte della sua storia. Chi vive lontano dal paese d’origine prova un senso d’appartenenza quando condivide un piatto casalingo con la famiglia o con gli amici, ma anche se lo consuma da solo. Cucinare distrae e placa l’ansia.

E non mancano ricordi e riferimenti a quanto si va affermando, a momenti simpatici, a descrizioni di ambienti, all’arte di apparecchiare e ricette ed eventi che intrattengono piacevolmente il lettore. E, soprattutto, questo testo sa di abbracci, calore, affettività, sa di famiglia, fa Natale, quello di una volta e che ci manca molto!

Dal Catalogo Feltrinelli Editore

“Brillat-Savarin è stato per noi una scoperta recente. Avevamo già deciso di scrivere un libro di cucina per esprimere la profonda gioia che ci dà il cucinare e il grande conforto che ne abbiamo tratto vivendo all’estero. Volevamo celebrare la gastronomia e i piaceri dei sensi che si incontrano nel preparare il cibo, nel servirlo e nel mangiarlo. Cucinato, condiviso, consumato da soli, regalato; occasione d’incontro, simbolo di appartenenza a gruppi e a religioni, nutrimento del corpo e della psiche, il cibo è potentissimo antidoto contro l’isolamento e la tristezza. Rosario […]all’estero, cucinava per mantenere la propria identità […]Molte alunne della sua scuola di cucina londinese frequentano i corsi da anni, perché hanno imparato che cucinare aiuta a stare meglio. Simonetta, cuoca per tradizione familiare e per necessità, ha sperimentato attraverso le vicissitudini della vita il valore catartico della cucina. Per lei, la cucina e la tavola, oltre a essere elementi fondamentali dell’esistenza, costituiscono un trionfo dei sensi, della bellezza e dell’ospitalità.”

Brevi note biografiche

Simonetta Agnello Hornby, palermitana, laureata in giurisprudenza, vive da tempo a Londra. Ha esercitato la professione di avvocato aprendo a Brixton lo studio legale “Hornby&Levy” specializzato in diritto di famiglia e minori. Nel 2002 esordisce con La Mennulara cui seguono La zia Marchesa, del 2004, La monaca, del 2010 e Caffè amaro, del 2016.

Maria Rosario Lazzati, milanese, con La cucina del buon gusto (con Simonetta Agnello Hornby; Feltrinelli, 2013) racconta la sua esperienza culinaria, sia in famiglia sia come insegnante di cucina.

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Simonetta Agnello Hornby Piano nobile