Mario Dal Bello  “Lorenzo Lotto, un genio in fuga”, Graphofeel Edizioni

Solo, senza fidel governo, et molto inquieto nella mente”, così si definiva Lorenzo Lotto nel suo testamento, confermando la sua figura di artista romantico ante litteram.

Attraverso le lettere di Lorenzo Lotto e altre fonti dell’epoca, Dal Bello scrive un romanzo biografico che restituisce il carattere melanconico di un artista sempre più isolato e incompreso, all’ombra del successo del suo antagonista Tiziano. La storia si snoda tra Venezia, Treviso, Bergamo, Ancona e Loreto, città dove finirà i suoi giorni come oblato della Santa Casa.

Lotto è un artista del Rinascimento veneziano molto originale, ha una poetica assolutamente sua. Il tratto che lo contraddistingue, accanto alle molteplici influenze riscontrabili – dai nordici a Raffaello e Bramante, da Leonardo ai lombardi ad Antonello, a Tiziano, solo per citarne alcune -, è quello di una emotività forte, una ipersensibilità che lo porta ad essere un grande ritrattista di acume psicologico raro, ad essere un autore dal profondo senso religioso nelle opere di soggetto sacro con un pathos acceso insieme ad un realismo molto accentuato: caratteri che saranno accolti da vari artisti lombardi, fra i quali Caravaggio.

Rimane un uomo inquieto ed irrequieto, dalla sensibilità acuta che lo porta a vivere da solo, a cambiare spesso città e casa, però bisognoso di affetto e di amicizia. La sua vita è stata raminga, difficile, ha conosciuto la malattia, la solitudine, anche la difficoltà economica. L’ansia religiosa nella vecchiaia lo ha portato a vivere come oblato a Loreto, dove ha creato gli ultimi capolavori.

Lotto trasmette a noi il valore della indagine sull’animo umano, della attenzione ai sentimenti, anche i più intimi, nascosti e dolorosi, ma sempre espressi con una grande dignità e rispetto.

Così è il Rinascimento, la civiltà che indaga l’uomo, il suo valore, la sua dignità, la sua sete di immortalità e di bellezza. (Prof. Mario Dal Bello)

Mario Dal Bello è storico e critico d’arte.

Insegna storia dell’arte alla Pontificia Università Lateranense e all’Università E- campus di Milano. È autore di 50 saggi, tra cui monografie su Michelangelo, Caravaggio, Tiziano, Tintoretto, Bellini, El Greco, Antonello da Messina, Guido Reni, Beato Angelico. Dal 1990 al 2022 è stato responsabile del settore arte e spettacolo della rivista Città Nuova. Collabora con Il Sole 24 ore, la Rivista del Cinematografo ed altri siti e riviste.

Chiarastella Campanelli “Tina Anselmi. La ragazza della Repubblica”, Graphofeel Edizioni

Graphofeel Edizioni

La vita, appassionante come un romanzo, di Tina Anselmi, la prima donna a diventare ministro della Repubblica italiana. Energica, schietta e coraggiosa, non si tirò indietro di fronte a prove durissime, come quella di annunciare alla famiglia la morte di Aldo Moro.

Cattolica convinta, improntò la sua attività politica al rispetto della laicità dello Stato, lottò per la parità salariale delle donne con fermezza e totale indipendenza di giudizio. Consapevole che sarebbe stata la fine della sua carriera politica accettò di presiedere la Commissione d’Inchiesta sulla P2, anteponendo il bene comune a ogni altra considerazione.

Conservò intatto per tutta la vita l’amore per la natura, per la semplicità e per la trasparenza, interpretando concretamente i valori di quella democrazia che considerava una preziosissima e fragile conquista.

Nel progredire delle pagine, il lettore ha la possibilità di immergersi nella storia pubblica e privata di Tina, osservando la crescita della sua consapevolezza e la genesi della sua passione politica e condividendone il coraggio e le tumultuose tempeste personali.

Dalla penna limpida e coinvolgente di Chiarastella Campanelli, una biografia che restituisce il sentimento di una figura femminile straordinaria e modernissima, il cui ruolo nella storia d’Italia è ancora tutto da scoprire.

Tina era una persona ottimista e lungimirante, aveva fiducia in un domani migliore, questo la rendeva battagliera e forte. Teneva molto alle giovani generazioni, a farle crescere con una coscienza attiva e saggia, per lei “la memoria” era fondamentale. Ho amato il suo lato di animo nobile che stava nell’accoglienza e nella tolleranza verso l’altro, anche di chi la pensava diversamente da lei e non perché se ne sentisse superiore, ma perché in uno sforzo di comprensione capiva che ognuno a suo modo ha qualcosa da dare e che questo è un arricchimento personale.” (Chiarastella Campanelli)

L’AUTORE

CHIARASTELLA CAMPANELLI, romana, è laureata in Scienze politiche. Ha conseguito un baccalaureato in lingua araba e islamistica. Dal 2008 è direttrice editoriale della casa editrice il Sirente, per cui ha curato due collane dedicate alla letteratura araba e migrante traducendo alcuni volumi. Nel 2021 ha pubblicato un romanzo per bambini. Il mistero di Pyrgi. Avventura tra gli Etruschi (Dalia edizioni).

Maxence Fermine “Dance me to the end of love”, AnimaMundi Edizioni

AnimaMundi Edizioni

Traduzione di Roberta Castoldi

Pagine 88 prezzo, 15 euro

Il libro, molto delicato e poetico, racconta la storia d’amore nata nell’isola greca di Idra negli anni ’60, tra Leonard Cohen e la sua musa norvegese Marianne Ihlen. Tra le pagine scopriamo il giovane cantautore canadese agli esordi della sua carriera artistica, quando ancora non scrive canzoni, ma tenta la strada della poesia e del romanzo. Sarà Marianne a offrirgli una prospettiva nuova sulle sue potenzialità.

Nel romanzo lo seguiamo lungo la sua vita complessa e tormentata, attraverso i chiaroscuri della bella favola d’amore.

Dalla prefazione:

 «Un libro su un cantautore in divenire, all’epoca romanziere e poeta, che ha lasciato il mondo per ritirarsi su un’isola greca, in compagnia di una vergine dagli occhi di ghiaccio. E che, nonostante gli insondabili tormenti della depressione, continua a scrivere, amare e vivere con l’eleganza della disperazione. […] Questo testo è importante per me perché parla della genesi dell’amore, della poesia, della creazione e della ricerca di sé. È un omaggio a un artista immenso che, per quasi 40 anni, ha accompagnato la mia vita. Ho giurato a me stesso che un giorno ne avrei scritto un libro. Ora l’ho fatto.» Maxence Fermine

Dal testo:

 «Leonard incontrava spesso i Jansen la sera, alla taverna del porto. C’erano Axel, Marianne e alcuni amici, accompagnati dalla musica di un bouzouki, con un bicchiere di retsina in mano, bottiglie di vino ricoperte di paglia, che bevevano a sazietà. Mangiando foglie di vite guardavano il tramonto […] Il sole della loro conversazione produceva una curiosa ebbrezza, ariosa, leggera e profumata. Non tanto lontano dalle porte del paradiso, e nemmeno dai carboni dell’inferno. Come Ulisse, perso in mare, era intrappolato tra due insidie. Sfuggire a Cariddi per soccombere a Scilla. Amava Marianne ma aveva già paura di perderla, sebbene non fosse ancora sua».

Maxence Fermine, vive in Alta Savoia. Ha pubblicato per Bompiani: Neve (1999), che ha raggiunto ventisei edizioni ed è stato tradotto in diciassette lingue, Il violino nero (2001), L’apicoltore (2002), La trilogia dei colori (2003), Opium (2003), Amazone e la leggenda del pianoforte bianco (2005), Tango MasaiL’ultimo sultano (2006), Il labirinto del tempo (2008), La piccola mercante di sogni (2013), La bambola di porcellana (2014), La fata dei ghiacci (2015), Il palazzo delle ombre (2017), Billard Blues (2004 e 2020). L’ultimo suo libro Dance me to the end of love esce in Italia in anteprima mondiale per AnimaMundi Edizioni, nella traduzione di Roberta Castoldi. 

Giuseppe Scaraffia “Scrittori in armi”, presentazione

Giuseppe Scaraffia, scrittore raffinato e studioso di letteratura, racconta il servizio militare di molti autori che abbiamo imparato ad amare e a leggere. Attraverso una trentina di esempi, racconta il comportamento di alcuni poeti, scrittori e pensatori che hanno fatto la storia della cultura degli ultimi due secoli: Rimbaud, Nietzsche, Dostoevskij, Proust, Freud, Jarry, Morand, Rilke, Zweig, Thomas Mann, Werfel, Léau – taud, Céline, Savinio, Schnitzler, D’Annunzio, Jünger, Valéry, Fitzgerald, Hemingway, Drieu La Rochelle, Buzzati, Genet, Cioran, Waugh. Un libro sorprendente, un mosaico di ritratti segreti. Un prezioso dizionario di aneddoti e curiosità.(dal Catalogo Neri Pozza)

Ad iniziare dal 1854 con Dostoevskij fino al 1939, scrittori in divisa, patrioti o disertori come Rimbaud o Thomas Mann che si sottrasse volentieri all’obbligo militare o Hemingway, l’autore di Addio alle armi, arruolato nella Croce Rossa o Jean Genet che indossò la divisa francese avendo in odio patria e compatrioti: sono alcuni esempi di una trentina di biografie di scrittori che in modi diversi si trovarono ad indossare una divisa.

“Stile raffinato, talora prezioso, e utilizzo sempre mirato delle citazioni d’autore volta a volta si concentrano su un dettaglio biografico che in realtà è rivelatore di una concezione del mondo e più in generale di una vocazione letteraria” – così scrive Massimo Raffaeli presentando il testo sulle pagine del Venerdì  ( 31 marzo 2023).

Un’angolazione diversa da cui guardare alla biografia e al vissuto di grandi autori del ‘900

Brevi note biografiche

Giuseppe Scaraffia, torinese, vive a Roma, dove ha insegnato Letteratura francese presso l’Università La Sapienza di Roma. Ha scritto vari libri sui grandi miti ottocenteschi della seduzione, dalla femme fatale al dandy, su Parigi e sulla Costa Azzurra degli scrittori. Collabora al domenicale del Sole 24 ore, al Venerdí e a Tuttolibri.(da Neri Pozza Autori)

Romana Petri “Rubare la notte”, presentazione

In copertina un dipinto di Rita Albertini

Romana Petri costruisce e decostruisce, sgretola le regole della biografia, evoca e racconta amori, amicizie e sgomenti come dettagli di un appetito d’avventura mai sazio, si muove fra le date e dentro la Storia alla sola ricerca del principe che ha sconfitto la notte ed è entrato volando nell’infinito. (da Mondadori Editore)

L’autrice racconta da varie prospettive, insieme alle donne, agli amori, ai luoghi e ai tempi della storia, la vita di Antoine de Saint-Exupéry  e la sua grande passione per il volo e per la scrittura cosa che faceva durante i suoi viaggi tra terra e cielo, disperso durante una  missione di guerra aerea sulla Francia il 31 luglio 1944. Il volo, una passione che troverà ampio spazio nei suoi scritti tra i quali, il primo romanzo Vol de nuit (1931), in cui l’azione si attua nel corso di una notte, ma anche Pilote de guerre (1942) testimonianza sulla sfortunata campagna di Francia del 1940, romanzi che non ebbero risonanza ma lo resero famoso fino al più letto in assoluto nel mondo Le Petit Prince,(New York 1943) scritto un anno prima di morire.

Ma chi era l’autore di quel romanzo immortale che tutti più o meno abbiamo letto o che comunque conosciamo per fama?

Questa la domanda a cui risponde il romanzo di Romana Petri che colma i vuoti delle ricerche biografiche del personaggio con l’immaginazione raccontandoci un uomo e la sua grande passione nonché l’amore per la madre Marie Boyer de Fonscolombe, vedova giovanissima del visconte Jean de Saint-Exupéry dal quale ebbe cinque figli e alla quale era particolarmente legato come si evince nella sua ossessiva e fitta corrispondenza con lei.

Il romanzo si apre proprio con una lettera alla madre da Cap Juby, in Marocco, del 27 febbraio 1928, dove dirige una stazione aeropostale, in pieno deserto; altre missive sono presenti più volte nel corso della narrazione:

“vi chiedo scusa per il ritardo, so di avervi abituata ad altri ritmi. Ma qui sono stato io a dovermi abituare. Forse non è il termine giusto, ma non me ne viene un altro. Potrei dire stupore – abituarmi, adattarmi allo stupore –, ma non rende l’idea. Non importa, voi mi conoscete come nessuno”.

firmata Tonio, nome con cui era familiarmente chiamato.

Romana Petri vive a Roma. Tra le sue opere, Ovunque io sia (2008), Ti spiego (2010), Le serenate del Ciclone (2015, premio Super Mondello e Mondello Giovani), Il mio cane del Klondike (2017), Pranzi di famiglia (2019, premio The Bridge), Figlio del lupo (2020, premio Comisso e premio Speciale Anna Maria Ortese-Rapallo), Cuore di furia (2020), La rappresentazione (2021) e Mostruosa maternità (2022). Traduttrice e critico, collabora con “Io Donna”, “La Stampa”, “il Venerdì di Repubblica” e il “Corriere della Sera”. I suoi romanzi sono tradotti in Inghilterra, Stati Uniti, Francia, Spagna, Serbia, Olanda, Germania e Portogallo (dove ha lungamente vissuto).

“Giorgio Foresto. Avventure a colori di un pittore fuggiasco” a cura di Giovanni Scarpa, presentazione

“Una mattina del 1970 il più importante illustratore italiano, Giorgio De Gaspari, sparisce da Milano senza lasciare traccia. Qualche mese dopo in una sperduta isoletta della laguna veneta un barbone chiede di poter dormire nella barca di un pescatore: si fa chiamare “Giorgio Foresto”. Cominciano così le avventure strampalate di una delle figure artistiche più sfuggenti del ventesimo secolo. Una vita custodita da un mistero non ancora del tutto svelato”(dalla Quarta di copertina Edizioni NPE).

!970 Pellestrina un cordone di terra che fa da barriera alla laguna veneta, qui Giorgio De Gasperi trascorrerà la propria esistenza isolato dal mondo e sconosciuto: quarant’anni vissuti in povertà e nel completo anonimato. Una storia che ha dell’inverosimile e che conferma quanto Pirandello ebbe a dire sulle assurdità vere di cui è costellata la vita, molto più che in un romanzo dove sono verosimili.

 È stato il lavoro di ricerca di Giovanni Scarpa, ai tempi un bambino che viveva di fronte alla palafitta abitata dal barbone che scambiava i suoi disegni per cibo e alloggio, ad indagare sull’uomo di cui leggerà la data della morte su un articolo di un amico di De Gasperi giornalista: era il 2012. Dalle sue ricerche ora un libro che racconta il celebre disegnatore milanese, illustratore di libri e riviste e fumettista.

Brevi note biografiche

Giorgio De Gaspari è considerato uno dei maggiori illustratori del Novecento alla stregua di Walter Molino, Hugo Pratt e Aldo Di Gennaro. Nato nel 1927 in provincia di Milano, intraprese sin da subito una brillante carriera artistica negli studi del Corriere, alla Fabbri e alla Mondadori. Sospinto poi da un radicale desiderio di nascondimento, scelse di ritirarsi nell’isola di Pellestrina conducendo una bizzarra vita bohémien sotto lo pseudonimo di Giorgio Foresto, ovvero “Giorgio lo straniero”. Qui, indisturbato e liberato da vincoli lavorativi, realizzò opere maestose, coraggiose, visionarie, molte delle quali sono tuttora nascoste nelle case dei privati. Una vita avventurosa che ancora oggi avvolge di mistero la produzione del più fuggitivo dei pittori.

La Quarta di copertina

Per sfogliare il volume

Alfano, Gandola, Zurlo “Una marcia in più. Storie italiane di imprenditrici vincenti”,

La recensione su Libri Panorama: “Donne al timone” di Giorgio Arnaboldi

Un libro, scritto a sei mani da tre prestigiose firme del giornalismo italiano, Manila AlfanoGiorgio Gandola e Stefano Zurlo, che racconta 22 storie di donne, imprenditrici di successo e dai saldi valori. Donne che, dal Nord al Sud del Paese, si distinguono per quello che sono e che fanno, per il modo in cui affrontano le grandi sfide e le vincono, capaci, partendo da zero o quasi, di creare importanti business e aziende, ambasciatrici dell’eccellenza e del Made in Italy nel mondo. (da Wise Society)

“Una marcia in più”: le 22 protagoniste del libro

Queste le meravigliose protagoniste del libro, tutte con alle spalle storie di grande fascino e forza: Marilisa Allegrini (Allegrini vini), Milena Baroni (Mycroclean Italia), Grazia Belloni (Camomilla), Laura Bertulessi (Italtrans), Marina Bonazza De Eccher (Rizzani De Eccher), Alida Catella (Coima Image), Anna Cremascoli (Cliniche Columbus), Franca Mentana (Nanan), Marisa Padovan (Marisa Padovan), Maria Giovanna Paone (Kiton), Mariuccia Rossini (Over), Sara Santori (Conceria Nuvolari), 

Adriana Silvia (Sartor Elettrotec), Silvia Scaglione (React4life), Rosi Sgaravatti (Sgaravatti Group), Nicoletta Spagnoli (Luisa Spagnoli), Roberta Tagliavini (Roberta e Basta), Romana Tamburini (Surgital), Tiziana Terenzi (Cereria Terenzi), Paola Veglio (Brovind Vibratori), Daniela Villa (Erbolario), Isolina Zecchin (Spazzolificio Piave).(da Wise Society)

Da DMGModa

[…] 22 storie di donne, dal Nord al Sud del Paese donne coraggiose che non hanno paura di osare, sfidare i pregiudizi, rompere gli schemi. In una parola innovare. Ritratti che il libro, la cui prefazione è stata curata da Alberto Bombassei, presidente di Brembo, intende raccontare negli aspetti pubblici ma anche e soprattutto in quelli più personali e inediti grazie al racconto delicato, ma allo stesso tempo profondo e mai scontato, di tre prestigiose firme del giornalismo italiano:  Alfano Gandola e Zurlo.

Il libro, che gode del patrocinio del Poli.Design e del Brand Extension Hub, facenti capo al Politecnico di Milano, è nato dall’incontro proprio di due donne, amiche e imprenditrici: Antonella Di Leo, editore ed amministratore delegato di Wise Society, la community di aziende e persone che da oltre dieci anni si dedica ai temi del benessere, dell’innovazione e della sostenibilità, e Nicoletta Poli Poggiaroni, a lungo a capo della sua storica agenzia Marketing Consultants, che ha voluto tenacemente questo progetto, perché, come lei stessa sottolinea «quello che conta non è solo l’idea ma la capacità di crederci fino in fondo, a maggior ragione in un momento di immense difficoltà come questo, dove non era facile trovare tante protagoniste».[…]

Maura Quattrini e Davide Demaldé “Nelle terre di Giuseppe Verdi. Viaggio tra i caseifici del Maestro”

Mondadori Electa

Un ritratto inconsueto di Giuseppe Verdi, benefattore e illuminato imprenditore agricolo; un suggestivo e coinvolgente quadro ambientale e di costume per riscoprire le atmosfere in cui il Maestro vigilava nelle sue proprietà nel piacentino.

Così si legge sulla Quarta di copertina e, in effetti, è sicuramente un aspetto della vita, delle opere e degli interessi del compositore, inserito in un contesto ambientale e storico, mai preso in considerazione.

Originario di Parma, soggiornò infatti per lungo tempo nel comprensorio piacentino dove, tra i caseifici di Piantadoro e Castellazzo (Villanova d’Arda), in veste di agricoltore amava trascorrere nelle sue proprietà occupandosi di agricoltura e, da oculato imprenditore, di allevamenti e di formaggio, quel Grana il cui nome in origine era piacentino, ma anche mantovano, bresciano e cremonese a seconda delle zone di produzione, e che nel 1954 prese il nome con cui lo conosciamo oggi: Grana Padano.

Un libro fatto di documenti e testimonianze che qualificano il Maestro non solo come grande compositore, evidenziando che le sue maggiori opere furono proprio frutto di quelle terre, scritte quasi tutte a Sant’Agata, dove amava passeggiare soffermandosi a discorrere con i conduttori dei suoi caseifici: il Campioli e consorte, gestori del caseificio di Castellazzo, ma anche gli Allegri e i Cavalli a Piantadoro.

Aneddoti e ricordi caratterizzano il lavoro di ricostruzione dei due autori nel periodo di quasi mezzo secolo che vide Giuseppe Verdi vivere e produrre musica e formaggio proprio nel piacentino, agricoltore attento e amante delle sue produzioni che curava personalmente con amore e passione per la terra.

Ken Scott

La prima monografia edita da Rizzoli,

la presentazione su Libri Panorama

L’arte, i tessuti, i fiori, i vestiti, le sfilate, le case, l’anticonformismo. Gli archivi di Ken Scott si aprono per rivelare il lavoro e la vita di un designer contemporaneo del suo e del nostro tempo. Ken Scott, il “giardiniere della moda”, è stato un personaggio eclettico, un creativo a tutto tondo, pittore, creatore di tessuti, designer, ha portato nel mondo della moda la sua passione per l’arte, per i fiori, per il colore. Pittore, amico di Peggy Guggenheim, nato in America e approdato nel 1954 nella Milano del boom economico, Scott ha rivoluzionato il mondo dei tessuti e l’uso delle stampe nella moda. All’inizio degli anni Sessanta ha rinnovato la moda con le sue stampe a fiori grandi, ripetuti e dai colori accesi, con girasoli, peonie, rose, papaveri e ogni tipo di fantasia floreale. Precursore dell’unisex e delle sfilate happening, i suoi abiti vestivano la nobiltà italiana e il jet set internazionale: da Jacqueline Kennedy a Marisa Berenson e Monica Vitti, tutti avevano nel guardaroba i suoi capi e frequentavano il suo ristorante e le sue case, aperte a feste ed eventi mondani. Ha disegnato di tutto, dai vestiti ai mobili, dai costumi da bagno alle scarpe e alle borse, ai piatti e alle lenzuola, collaborando anche con altre aziende.

Realizzato in collaborazione con la Fondazione Ken Scott, questo volume è la prima monografia esaustiva sulla sua attività e presenta oltre 600 immagini di materiali provenienti dal suo archivio, gli scatti di Guido Taroni e le foto di grandi fotografi internazionali; i testi raccontano l’uomo e il designer attraverso le parole di autori che l’hanno frequentato e conosciuto e di autorevoli firme contemporanee della moda.

Fotografie di Guido Taroni (da Rizzoli Libri)

su Libri Panorama :

Ken Scott:In libreria la prima monografia dell’artista, di Mariella Baroli

Hans Tuzzi “Morte di un magnate americano”

Skira Editore

Hans Tuzzi ha saputo tratteggiare in questa biografia, rigorosamente documentata, il ritratto di un magnate, un magnate d’altri tempi, dell’uomo che oltre ad aver saputo creare una potente rete di banche e la maggiore compagnia di navigazione mondiale, aveva salvato l’economia degli Stati Uniti nel 1907 e aveva traghettato quel paese verso un destino imperiale rispetto alla finanza mondiale, ma aveva anche affiancato all’abilità dell’uomo d’affari l’arte del fine conoscitore e di vero amante del bello; un uomo colto, raffinato e filantropo le cui collezioni avrebbero fatto della sua Library una “casa-scrigno” e avrebbero arricchito i maggiori musei di New York.

È questo un tratto distintivo della biografia di J.P. Morgan tracciata da Tuzzi che aggiunge al suo raccontare, da fine narratore, una qualità in più con la quale non manca di catturare il lettore: tocchi da esperto e originale romanziere ne contraddistinguono la scelta narrativa e sanno rendere l’approccio alle vicende accattivante e coinvolgente.

Chiamatemi come vi pare, il mio nome non ha nessuna importanza. Ciò che importa è che da alcuni mesi sono il segretario di una leggenda. Una leggenda che, ora, sta combattendo con la morte.

Queste le parole con le quali si apre la prima pagina alla data “21 marzo 1913, mattino”; successivamente altre voci convergeranno alla ricostruzione della storia dell’uomo più potente del mondo di allora e dei suoi tesori d’arte, popolando gli ultimi giorni di vita a Roma con figure familiari, ricordi, situazioni e sentimenti che evidenzieranno l’uomo e i suoi affetti, ma anche i difetti, le paure, le lontane e recenti malattie nervose che ne avrebbero fiaccato il fisico, nel momento della piena verità per tutti: l’approssimarsi della fine.

E il lettore scopre l’uomo anche attraverso la figura della sua assistente, amica e confidente oltre a essere stata da lui riconosciuta e stimata come creatrice della sua Biblioteca prestigiosa: Miss Belle, donna colta, tenace e vera intenditrice di opere d’arte, capace di trattare, per quanto giovane, con i notabili del settore, riuscendo con il suo fascino e le sue competenze a garantire a Morgan gioielli dell’arte del passato.

Un mondo quello di JPM, acronimo con cui viene designato il protagonista, dove le vicende che hanno caratterizzato la vita del proprietario di banche e di industrie si mescolano, nell’inventario di chiusura, con i piaceri e il gusto della bellezza per l’opera d’arte e per il collezionismo che il solo denaro non può assicurare, con la solitudine di chi, come un qualunque essere umano, affronta le traversie e le gioie della vita comunque da solo, soprattutto nei momenti che precedono l’estremo saluto.

La vicenda si svolge dal 21 marzo 1913 al 31 marzo dello stesso anno, i giorni cruciali della malattia nei quali la voce narrante ripercorre momenti salienti della vita di Morgan che seppe utilizzare la propria ricchezza alla ricerca di un patrimonio artistico da collezionare ma anche da tramandare e preservare.

Una biografia piacevole, scorrevole che si legge come una bella pagina di romanzo; importante per le riflessioni che propone, nel confronto con l’oggi, su di un uomo che dal denaro non aveva voluto solo produrre altro denaro, ma possedere, conservare e tramandare la bellezza, l’unicità e la creatività.

Interessante la Nota conclusiva dove l’autore risponde in maniera documentata alle curiosità suscitate nel lettore il quale può misurare agevolmente lo spessore della narrazione con quello della realtà biografica e dove si disvelano, come in un’agnizione finale, i segreti della bella Belle.

Salvina Pizzuoli

E per saperne di più sul personaggio Morgan l’articolo su InStoria

n.63 marzo 2013

J.P. MORGAN, UN MAGNATE D’ALTRI TEMPI
NEL CENTENARIO DELLA MORTE
di Salvina Pizzuoli

Non poteva dirsi un bell’uomo con quel naso prorompente e massiccio che campeggiava al centro del volto rendendone i tratti grossolani, eppure poteva vantare una moglie e varie amanti e un’amicizia molto stretta con la sua consulente specializzata nel reperimento delle più prestigiose opere del passato. Uomo potentissimo era figlio d’arte, intendendo che il padre di lui, Junius Spencer Morgan, era banchiere. Nato a Hartford, nel Connecticut, nel 1837, iniziò a soli vent’anni come impiegato nella filiale londinese della società finanziaria del padre, per diventare già nel 1864 direttore della Dabney Morgan e C. e divenire, nel 1871, a soli 34 anni, socio della “Drexel & Co”, assumendone il controllo sei anni dopo, alla morte del socio, e cambiandone il nome in “J.P.Morgan e Co.” quella che oggi gli sopravvive con il nome di “J.P. Morgan Chase & Co” dopo la fusione con la “Chase Manhattan Bank”. Agli inizi del XX secolo John Pierpont Morgan era il più grande banchiere del mondo, rivestendo un ruolo preponderante nella finanza americana e traghettando l’America verso un destino imperiale rispetto alla finanza mondiale, e poteva vantare attività ad ampio raggio: dal finanziamento della nascente industria americana, al settore ferroviario che controllava le linee più importanti del paese; dalla fusione di società da cui nacque la United States Steel Corporation, alla concentrazione di linee transatlantiche con l’acquisto dalla Gran Bretagna della prestigiosa White Star Line costituendo, assieme ad altre aziende del settore, la International Mercantile Marine; il famoso Titanic era di sua proprietà e faceva parte del progetto di costruzione di tre navi gigantesche insieme all’Olympic e alla Gigantic. Per inciso, pare non avesse partecipato al viaggio inaugurale del grande transatlantico preferendo un breve soggiorno alle terme di Aix les Bains con l’amante, scelta che probabilmente gli aveva salvato la vita o comunque lo aveva preservato da una pessima esperienza; l’affondamento del Titanic gli comportò in ogni modo un estremo dolore per tutti quelli che erano a bordo e che conosceva e per tutte le morti che il naufragio aveva causato. Fu varie volte l’ancora di salvezza per il governo americano e inglese con gli ingenti prestiti concessi e con il recupero delle banche americane durante la crisi di Wall Street del 1907, una delle tante che già allora si profilavano, sebbene diverse, nella grande finanza mondiale, prestiti che sanarono il tesoro americano oltre a garantirgli enormi profitti.I Morgan, i Carnegie, i Rockefeller, i cosiddetti “magnati senza scrupoli”, controllando vasti monopoli, banche, ferrovie, petrolio e acciaio esercitavano una notevole influenza anche in ambito politico. Attraverso il commercio privato e le banche si apriva una nuova strada all’imperialismo che non passava più attraverso l’uso delle armi che dovevano servire semmai a proteggere il libero mercato, la stabilità dei mercati finanziari, la proprietà privata. New York da capitale finanziaria degli Stati Uniti, a partire dal 1840, si trasformò sempre più in una capitale mondiale: già all’inizio degli anni ‘60 la città era tra le più ricche del mondo, seconda solo a Londra e Parigi. È proprio a New York, fra la Madison Avenue e la 36th Street, che il grande magnate Morgan creerà la sua biblioteca. Se fu indiscutibilmente il più grande finanziere del suo tempo, fu anche un filantropo e un grande collezionista. “Voglio un gioiello” aveva detto ai suoi architetti McKim Mead & Wihite che avevano costruito vari palazzi per i notabili dell’epoca ispirandosi ad uno stile rinascimentale, il Beaux-Art, che esprimeva tutto l’orgoglio di una nazione giovane ma dominatrice; ancora oggi la P. Morgan Library rappresenta una delle prestigiose architetture della città: due colonne sormontate da un arco ne sottolineano l’ingresso mentre nella facciata domina la bella simmetria degli elementi architettonici. La prima biblioteca occupava un’ala aggiunta alla casa di 219 Madison Avenue, ma ben presto, risultò troppo piccola, così nel 1902 fu edificata da C. Follen McKim e Associati la “Pierpont Morgan Library”, che ancora oggi si può ammirare e visitare: J. Pierpont Morgan Jr, convertì la collezione privata in un’istituzione pubblica nel 1924. Oggi anche museo, alberga un vero patrimonio di manoscritti rari, stampe, libri veramente preziosi. (Continua)