Guillermo Busutil “Papiroflessia. Di libri e letture”, Graphe.it

Postille di Antonio Castronuovo e Massimo Gatta

Brevissime meditazioni tutte dedicate alla lettura e all’amore per la parola scritta.

«In piena luce,

all’aria aperta, non temere:

apri un libro»

Graphe.it

La “papiroflessia” è l’arte di piegare la carta per ottenerne forme tridimensionali. Non c’è titolo più adatto di quello scelto da Guillermo Busutil per descrivere il contenuto, altrimenti difficile da etichettare, di questo volumetto. Fra le pagine abitano brevissime meditazioni tutte dedicate alla lettura e all’amore per la parola scritta; non veri e propri aforismi, non versi poetici, forse le due cose insieme. O forse, invece, più che di frasi si tratta in qualche modo di oggetti, che hanno una funzione in sé ma che flessi, ripiegati su loro stessi più e più volte, restituiscono all’occhio di chi legge una realtà concreta, sfaccettata, le cui tre (o più?) dimensioni stimolano l’intelletto a cercare nuove prospettive.

Amici lettori – o, forse, meglio “amici”, senza “lettori” – se avete deciso per qualche arcano motivo, per scelta o per vocazione, vendetta o altro, di non leggere più libri, di non leggere affatto o di non possedere alcun libro, allora tenetevi ben lontani da questa biblioraccolta di Guillermo Busutil. Perché? Beh, perché questo non è un libro, così come la pipa di Magritte non è una pipa. Ma come? direte. Come è possibile che questo libro di Busutil, fatto di carta, caratteri, copertina, aforismi (li ho contati, sono 737), inchiostro e prezzo di copertina non sia un libro? Come dovrebbe essere allora un libro? Avete ragione. Infatti questo libro di Guillermo Busutil è un libro e nello stesso tempo non lo è. Le cose si complicano perché, alla fine e forse da sempre, la lettura è difficile, così come la bellezza di cui parlava il poeta americano Ezra Pound. (dalla postfazione di Massimo Gatta)

Impossibile scorrere queste pagine con la consueta strategia di lettura, quando ci ritagliamo un tempo di pace interiore, apriamo un libro con l’intento di leggere almeno dieci facciate e ci accovacciamo in poltrona; oppure ci incamminiamo con passo distratto, quello gravato – per intenderci – dal rischio d’inciampo in sporgente radice. Impossibile agire così, e per una semplice ragione: l’opera è formata da circa ottocento libri, quante sono le tarsie che compongono questo mosaico di prose brevi, anzi brevissime. Ogni tessera attira lo sguardo, ogni frammento si staglia sulla pagina a disdegno dei circostanti. Ognuno degli ottocento libri esercita il peso specifico di più pagine: reclama quiete, pretende una pigra sosta di raccoglimento. (dalla postfazione di Antonio Castronuovo)

Opinionista e critico letterario per La Opinión de Málaga, GUILLERMO BUSUTIL scrive anche per La Vanguardia in qualità di critico d’arte, per il quotidiano El País e per Crónica Global. Presente in varie antologie, è autore di numerosi libri, come anche di cataloghi di mostre. Nel 2021 ha ricevuto il Premio nazionale di giornalismo culturale da parte del Ministero della cultura spagnolo.

Ramón Gómez de la Serna “Elogio delle tette”

Reali, immaginate, sognate, ricercate, temute

Prefazione di Leo Osslan

Pagine 168, prezzo 13 euro Fefè Editore, 2022

 “QUESTO LIBRO È UNICO AL MONDO. GLI DÈI LO HANNO ASSISTITO. HA LA DELICATEZZA CHE È MAESTRA DEI GRANDI AMORI”

Contaminato dal Futurismo e precorrendo il Surrealismo, in questo ELOGIO DELLE TETTE nel 1917 Ramón Gómez ribalta le convenzioni letterarie e sociali dando vita a più di cento capitoli brevi originali incisivi, sulle due “cose” che (in parte) governano il mondo. Le protagoniste del libro sono allora: i seni fioriti, i seni di sirena, i seni delle monache, i seni della domenica, i seni alla veneziana, i seni senza punta… in un caleidoscopio di grande efficacia ed eleganza.

“Questo non è un libro pornografico” – scrive Ramón Gómez de la Serna nel prologo alla prima edizione del suo libro, nel 1918. Un secolo dopo queste parole sono del tutto condivisibili, e un’eventuale accusa di pornografia fa sorridere. Mentre invece, sempre ad un secolo di distanza, questo libro potrebbe essere accusato di “scorrettezza politica” rispetto all’attuale mainstream culturale. Ma i possibili dubbi vengono spazzati via o quanto meno passano in secondo piano, quando ci rendiamo conto della consistenza letteraria, della piacevolezza di lettura, della provocatorietà propulsiva, della visionarietà poetica, della creatività fantasmatica di cui questa centuria di racconti è impregnata.

RAMÓN GÓMEZ DE LA SERNA Scrittore, giornalista, aforista, saggista, drammaturgo e biografo spagnolo, estremamente prolifico, della generazione del Novecentismo futurista e sulla strada del surrealismo, inventore del genere della greguería: contrapposizione di idee, caratteri, affermazioni, con cui illuminò il panorama.

I prossimi “Elogi” in uscita in autunno:

• ELOGIO DELL’EBRAISMO di Raffaele Mantegazza

• ELOGIO DELLA LAICITÀ di Maria Mantello

Baltasar Gracián “Oracolo manuale ovvero l’arte della prudenza” presentazione

Torna in libreria per Adelphi, corredato da un saggio di Marc Fumaroli, Baltasar Gracián “Oracolo manuale ovvero l’arte della prudenza” che si presenta da solo nella premessa “Al Lettore”: Né leggi per il giusto, né consigli per il sapiente; eppure nessuno ha mai saputo abbastanza per sé stesso. Mi dovrai di una cosa perdonare e di un’altra ringraziare: l’aver chiamato “oracolo” quest’epitome di consigli per vivere felicemente, poiché lo è, sia nella sentenziosità che nella concisione[…]

Pubblicato per la prima volta nel 1647 a Huesca, una delle  tre province in cui è suddivisa l’Aragona, è opera di Baltasar Gracián, teologo gesuita e scrittore: trecento aforismi che conobbero un consenso diffuso, scritti “per affrontare i pericoli e le insidie di un mondo degradato. Non una regola, ma uno stile, sorretto – come si legge nella presentazione del volume nel catalogo Adelphi – dalla conoscenza di sé e degli uomini, dall’eleganza delle maniere e dal gusto raffinato, dal sapere enciclopedico e dalla sobrietà del giudizio, dalla più complicata e calibrata riservatezza”.

Un esempio nella citazione dell’aforisma numero 4:

Il sapere e il coraggio conferiscono pari grandezza

“Rendono immortali, dal momento che lo sono; più si sa, più si è, e tutto può il saggio. Uomo senza conoscenze, mondo al buio. Senno e forza, occhi e mani; senza coraggio è sterile la sapienza”.

e dell’aforisma 33:

Sapersi sottrarre

“Perché se saper dire di no è una grande lezione del vivere, ancora maggiore sarà quella di saper dire di no a sé stessi, agli affari, alle persone importanti. Esistono occupazioni devianti, tarli del tempo prezioso, ed è peggio occupare sé stessi in stupidaggini che non far niente. Non basta per chi è accorto non essere messo in mezzo; occorre fare in modo che non lo mettano in mezzo. Non si deve essere di tutti al punto da non essere più di sé stessi. Neppure degli amici occorre abusare, né volere da loro più di quanto possano concedere. Il troppo è sempre dannoso, e soprattutto nei rapporti con gli altri. Con quest’accorto equilibrio meglio si conserva la stima e il gradimento di tutti, perché non s’intacca la preziosissima decenza. Esser dunque caratteri liberi, amanti delle buone scelte e mai peccare contro la fedeltà al nostro buon gusto.

[…]Nessuno poteva prevedere che quei trecento aforismi avrebbero esercitato in Europa – grazie soprattutto alla traduzione-travisamento di Amelot de la Houssaie, dedicata a Luigi XIV nel 1684 – un’influenza immensa, sino a diventare un classico dell’educazione del gentiluomo, amato da Schopenhauer (che volle tradurlo) e apprezzato da Nietzsche. Ma che cos’era in realtà l’Oracolo manuale (cioè ‘maneggevole, di facile consultazione’)? Per capirlo, non abbiamo che da affidarci a Marc Fumaroli, il quale, in un illuminante saggio, ci rivela come l’Oracolo, trasformato da Amelot in una collezione di tattiche mondane, fosse qualcosa di infinitamente più audace e innovativo. Fondandosi sulla lezione della saggezza antica e sull’umanesimo teologico della Compagnia – sulla fiducia, dunque, nella cooperazione della natura e della grazia –, in opposizione al rigorismo giansenista, con quel libretto dallo stile conciso e concentratissimo Gracián intendeva infatti offrire alle grandi anime libere un viatico per affrontare vittoriosamente i pericoli e le insidie di un mondo degradato – e per imprimere il loro marchio nella vita politica e civile.[…] ( dal Catalogo Adelphi)