Federico De Roberto “La Paura”, presentazione

Un racconto breve, incisivo, attuale nella sua struttura nonostante un secolo di distanza, vero e vivo per riflettere sull’assurdità della guerra.

Racconto illustrato:7 illustrazioni a china

Dall’Introduzione

La Paura è un racconto duro e tragico sulla logica della guerra. Scritto da Federico De Roberto nel 1921, dopo la sua esperienza diretta come corrispondente di guerra per il “Corriere”.
Un testo breve che ci cala in un microcosmo isolato, aspro, infernale: una trincea tra le rocce dell’Altopiano, in cui un gruppo di soldati italiani si alterna, uno alla volta, a una vedetta esposta, sotto il tiro preciso e impietoso di un cecchino nemico. La sequenza degli eventi – monotona e meccanica – disegna un assurdo e inutile rituale di sacrificio. Non c’è azione eroica, non c’è vittoria con cui farcire una retorica di guerra, soltanto l’inesorabile logica di un comando militare cieco e distante e la paralisi di chi non può né ribellarsi né fuggire.

La Paura entra a far parte della piccola Collana di Classici

Dalle Note biografiche

Federico De Roberto (Napoli, 16 gennaio 1861 – Catania, 26 luglio 1927) nato a Napoli da padre napoletano e madre lombarda, si trasferì con la famiglia a Catania in tenera età, città in cui visse la maggior parte della sua vita e che, pur rimanendo ai margini dei grandi centri culturali italiani, divenne per lui un osservatorio privilegiato della realtà meridionale post-unitaria. Di formazione scientifica, con interessi che spaziavano dalla matematica alla filosofia, De Roberto si avvicinò alla letteratura da autodidatta, manifestando fin da giovane una scrittura raffinata, analitica, influenzata dal positivismo, dal naturalismo francese (soprattutto Zola), ma anche dal realismo verista italiano. […]Durante la Prima guerra mondiale, nonostante l’età non più giovane, De Roberto fu corrispondente di guerra sul fronte alpino per il “Corriere della Sera”. Fu un’esperienza fondamentale e traumatica, che lasciò un segno profondo nella sua opera e nella sua visione dell’umanità. Ne nacquero racconti di guerra come La Paura (1921), tra i più intensi e tragici del periodo. In queste pagine emerge con forza l’orrore quotidiano e l’insensatezza del sacrificio imposto, espresso con uno stile asciutto, teso, a tratti quasi documentaristico, ma sempre profondamente umano. Oltre a I Viceré, De Roberto lasciò altri romanzi e raccolte meno noti, tra cui L’Illusione (1891) e Ermanno Raeli (1889), Nel secondo dopoguerra, grazie anche a critici come Luigi Russo e a scrittori come Leonardo Sciascia, la sua opera è stata pienamente rivalutata.Morì a Catania nel 1927.

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