Le novità. thriller e fantasy, in uscita il 1° agosto 2025 del Gruppo editoriale Fanucci

Timecrime riporta in libreria “Killer” e “Nemico” di Tom Wood, i primi due capitoli della celebre serie thriller con protagonista Victor, il sicario senza identità

Tom Wood: Killer
Genere: Thriller
Casa editrice: Timecrime
Data di uscita: 1 agosto 2025

Victor è un sicario, un uomo senza passato e senza identità. Nessuno ne conosce le fattezze, nessuno sa dove viva. Trascorre la sua esistenza nascondendosi da tutto e da tutti, evitando di costruire legami, ed eseguendo i lavori più sporchi senza mai lasciare traccia. Pagato per uccidere un ex ufficiale della Lettonia, Victor porta a termine il compito con fredda e calcolata efficienza, ma qualcosa non va come previsto. Qualcuno gli tende un’imboscata nell’albergo dove alloggia, e da cacciatore Victor si ritrova a essere un bersaglio, braccato da assassini spietati che lo vogliono morto. Nel tentativo di scoprire chi vuole sbarazzarsi di lui, il killer, ora preda ambita e temuta, decide di fare squadra con una donna bellissima, Rebecca, un’ex analista della CIA, divenuta anche lei bersaglio degli assassini. Ben presto Victor si ritrova costretto a fuggire attraverso quattro continenti, ricercato dai servizi segreti e dalla polizia di vari Paesi. Sarà difficile trovare la verità, nascosta in una rete di segretezza intessuta da spie, membri dell’intelligence russi e americani, ex ufficiali della marina e soldati delle forze speciali, ognuno mosso da torbide e infami motivazioni. Qual è la ragione per cui tutti li vogliono morti? Cosa nasconde di tanto minaccioso il loro passato?

Tom Wood è considerato uno dei maestri del thriller internazionale. È nato nello Staffordshire, in Inghilterra, e oggi vive a Londra. Timecrime ha pubblicato undici romanzi della serie che vede come protagonista lo spietato sicario Victor: Killer, Nemico – ora disponibili in una nuova edizione –, Il gioco, La caccia, Il giorno più buio, Nessuna scelta, Scontro finale, Uccidi per me, Un uomo tranquillo, Il traditore e Debito di sangue. Victor è ormai un personaggio di culto, tanto che Killer, primo capitolo della serie, è diventato un film (2016) per la regia di Pierre Morel e per Max, Gaumont, Entertainment360 e John Glenn è in produzione la serie tv The Assassin, che vedrà l’attore Matthew Fox (Lost) nei panni del protagonista Victor.

Tom Wood: Nemico
Genere: Thriller
Casa editrice: Timecrime
Data di uscita: 1 agosto 2025

Victor ha un talento naturale per l’omicidio. Sicario abile e spietato, si trova costretto a lavorare per conto di un misterioso agente della CIA: tre sconosciuti, tre colpi. Ma il lavoro non è veloce e pulito come avrebbe voluto. A mano a mano che il killer elimina le sue vittime, si rende conto che il gioco si fa sempre più complesso, intricato e letale. Nel suo mestiere non è sempre facile tracciare una linea netta tra nemici e alleati, ma Victor si accorge di essere nel mezzo di una guerra segreta, dove l’unica regola è l’assenza di regole. Non tarda a scoprire di essere uno strumento nelle mani di poteri più forti e, soprattutto, di essere lui stesso nel mirino: l’assassino perfetto è diventato il bersaglio perfetto. Con una donna da proteggere, accerchiato da agenti segreti del Mossad, potenti trafficanti di armi internazionali e squadre omicide al soldo di ignoti avversari, Victor sceglierà di non fidarsi più di nessuno.

Per Fanucci un Fantasy

Chelsea Abdullah: The Stardust Thief: Il Ladro di polvere di stelle
Genere: Fantasy
Casa editrice: Fanucci Editore
Data di uscita: 1 agosto 2025

Tutto ebbe inizio in un tempo ormai perduto… Loulie al-Nazari è la Mercantessa di mezzanotte: una contrabbandiera che con l’aiuto della sua guardia del corpo jinn ricerca artefatti magici illegali per rivenderli. Quando utilizza un po’ di quella magia per salvare la vita di un principe codardo, attira l’attenzione del padre di lui, il sultano, che la ricatta affinché recuperi un’antica lampada prodigiosa capace di restituire fertilità alla terra, ma anche di distruggere tutti i jinn. Non avendo altra scelta se non ubbidire, pena la morte, Loulie si mette in viaggio alla ricerca del manufatto accompagnata da uno dei figli del sultano e da una dei suoi Quaranta ladroni, una giovane donna dal carattere indomito che detesta i jinn con ogni fibra del suo essere. Affiancati dalla guardia del corpo jinn, dovranno affrontare attacchi di ghul, una regina jinn assetata di vendetta e un malvagio assassino ricomparso dal passato di Loulie che porta alla luce un pericoloso segreto sulla famiglia reale, presagio di un futuro insanguinato per il sultanato; un destino che solo lei e il principe possono cambiare. Ma in un mondo in cui le storie sono realtà e le illusioni verità, Loulie scoprirà che il fardello che si porta dietro – il suo nemico, la sua magia, persino il suo passato – non è quello che sembra, e dovrà decidere che persona diventare nella nuova vita che il destino le ha riservato.

Chelsea Abdullah è una scrittrice nata in Kuwait, dove ha trascorso l’infanzia ascoltando storie di misteriose creature del deserto e di eroi nomadi dotati di grande furbizia (che talvolta, di rado, erano anche simpatici). Consumata dal desiderio di viaggiare ha fatto tappa in diversi Stati, e dopo aver conseguito un master in Inglese alla Duquesne University si è trasferita a New York, dove tuttora risiede. Nel tempo libero ama giocare ai videogiochi, realizzare schizzi di vari personaggi e accumulare libri per i quali non ha spazio sugli scaffali. Con l’epic fantasy ispirato al mondo arabo The Stardust Thief: Il Ladro di polvere di stelle, primo volume di The Sandsea Trilogy e vincitore del Fiction 2023 Arab American Book Award, entra nel catalogo Fanucci Editore.

Gigi Paoli “L’ordine del Drago”, presentazione

Un turbinio di emozioni senza tregua, per un continuo susseguirsi di colpi di scena. Un thriller magistrale.(da Giunti)

La guerra fredda fu un gioco di specchi. Non tutto è com’ è stato raccontato
«Il drago, che per alcuni simboleggia il male supremo, Il diavolo, é anche visto da altri come guardiano e protettore di antichi tesori e luoghi magici, oltre che portatore di sapere a conoscenze:Per questo venne scelto dall’’Ordine, perché doveva proteggere»(dalla Quarta di copertina)

Terzo della serie con il professor Montecchi, dopo La voce del buio e Oltre,

Piero Montecchi, neuroscienziato forense del Cicap,  insieme al vicequestore Anna Orsini, capo dell’Udu, Unità Delitti Insoluti della polizia, indagherà sul delitto del collega e amico Giancarlo Grassi, presidente del consiglio di amministrazione dell’Area Science Park di Trieste, il centro di ricerca scientifica, e luminare nel campo delle strumentazioni che, se nelle mani sbagliate, potrebbero condurre a conseguenze disastrose.
Proprio a Trieste è approdata una porta container che oltre a merci che non dovrebbero esserci trasporta anche qualcuno con una missione da compiere.
Per Montecchi indagare sul delitto significa soprattutto scavare a fondo nelle ricerche del collega e amico come un video parrebbe indicare, diretto a Montecchi e preparato dallo stesso Grassi, che racconta all’amico fidato della Polymer, società con sede in Romania, che doveva essere allontanata dall’Area Science Park.
Sarà seguendo questo tracciato che Montecchi scoprirà misteri secolari, patti scellerati della Guerra Fredda, e l’esistenza di un’oscura congregazione, l’Ordine del Drago che esiste da oltre seicento anni, in un intreccio tra soprannaturale e fantascientifico.

Gigi Paoli (Firenze, 1971) vive e lavora a Firenze come giornalista del quotidiano La Nazione. Le indagini del reporter Carlo Alberto Marchi, tutte uscite per Giunti – Il rumore della pioggia (2016), Il respiro delle anime (2017), La fragilità degli angeli (2018) Il giorno del sacrificio (2021) e Diritto di sangue (2022) hanno avuto un grande successo. Nel 2020 l’autore ha ricevuto il prestigioso Premio La Pira per la cultura. Nel 2023 ha ideato una nuova serie incentrata sul mistero, con protagonista il professor Piero Montecchi, pubblicando, sempre per Giunti, La voce del buio a cui ha fatto seguito Oltre (2024).

Dello steso autore su tuttatoscanalibri

Il rumore della pioggia

La voce del buio

Fabio Stassi “Bebelplatz. La notte dei libri bruciati”, recensione di Salvina Pizzuoli

Ho terminato di leggere il saggio-racconto di Stassi Bebelplatz che mi ha piacevolmente colpito tanto da inserirlo nel novero dei libri da me più graditi e apprezzati in questo primo scorcio del 2025, quelli un po’ speciali che regalano quel godimento che apre “le finestre della mente” e sa appagare nel piacere di scoprire di essere vicini, di aver afferrato le domande, quelle “migliori”  che la letteratura sa comporre.

Mi è parso riduttivo quindi proporne una semplice presentazione, magari sintetizzandone  la materia e i soggetti, a questo proposito posso servirmi, come spesso faccio, di riportare parte della sinossi, in questo caso di quanto nel Risvolto, ma il testo mi pare meriti che mi soffermi sulle mie impressioni e su quanto mi abbia attirato e incuriosito in termini di riflessioni e di chiavi di lettura che Stassi offre a piene mani nel corso della trattazione che si articola in cinque sezioni più una prefazione, appendice e note.

E partiamo dal Risvolto in cui si legge

[…]Durante un tour negli istituti di cultura italiani da Amburgo a Monaco, Fabio Stassi attraversa le piazze delle Bücherverbrennungen, i roghi di libri, e risale a ritmo incalzante la memoria del fuoco e delle censure, dei primi bonbardaenti aerei sui civili, del saccheggio di librerie e biblioteche. Studia mappe e resoconti, si interroga sul ruolo della cultura e sulla cecità della guerra, indaga l’istinto di sopraffazione degli esseri umani.
Alla fine compone un piccolo atlante della letteratura «dannosa e indesiderata» e rintraccia cinque scrittori italiani destinati alle fiamme dai nazisti: Pietro Aretino, il cantore della libertà rinascimentale; Giuseppe Antonio Borgese, cittadino del mondo e inguaribile utopista; Emilio Salgari, antimperialista amato in Sudamerica; Ignazio Silone, antitascista radicale, e Maria Volpi, unica donna della lista, disinibita narratrice del piacere e dell’indipendenza femminile.(da Sellerio)

L’argomento e il percorso sono quindi chiari e si articola in notizie, notazioni, documentazioni su scrittori ed opere, citazioni, riflessioni, storia e storie, digressioni, per rispondere alle domande che indagano il ruolo della cultura e della letteratura: ho scoperto ad esempio, oltre agli italiani le cui opere Stassi indica tra quelle candidate al rogo e perché, alcuni racconti di De Roberto (La Paura) o Golia di Borgese, ho percorso con estrema partecipazione la sezione ampia e coinvolgente dedicata a Ignazio Silone come uomo e come scrittore, scrittori ed autori di cui ho letto, ma dei quali non conoscevo perfettamente gli avvenimenti e la storia delle vite che li avevano ispirati. Una lettura coinvolgente e aggiungerei “stuzzicante” che mi ha spinto a leggere La Paura e concordare con Stassi che, come racconto breve, è davvero perfetto nella sua stesura e per le simbologia che utilizza per inviare il proprio messaggio sulla guerra e sull’orrore e l’assurdo che in essa sono insiti.
Un viaggio dicevo nella letteratura e la ricerca di una risposta sul suo valore e significato a partire dai roghi, cui in appendice è dedicata una carrellata storica, e dalle citazioni da Goebbels: L’uomo tedesco del futuro non sarà più un uomo fatto di libri, ma un uomo di carattere ((Berlino 10 maggio 1933), solo per iniziare dalla prima, ma tutto il testo ne abbonda.
Un saggio da leggere per riflettere e anche approfondire autori italiani spesso conosciuti solo nominalmente ma dei quali sono passate sotto silenzio decisioni, posizioni, opere che avrebbero al contrario meritato una lettura attenta.

Qualche spigolatura tra le pagine piene di “orecchie”, quelle che uso per sottolineare passi che mi pare necessario rileggere e su cui tornare:

-All’inizio, la lista doveva avere una funzione di inibizione al prestito. Il primo elenco di «letteratura dannosa e indesiderata» inviato al corpo studentesco il 26 aprile è quello della «Schöne Literatur», la «bella letteratura». Il tono di Herrmann è naturalmente sprezzante: l’espressione, in passato, era stata tradotta anche come «letteratura amena». «Amena» era un aggettivo amato da Leonardo Sciascia, ora capivo meglio perché. Ameno, per Sciascia, forse anche in ricordo della storica «Biblioteca amena» dell’editore Treves, voleva dire intelligente e leggero, e intelligentemente dilettevole, estraneo all’enfasi dell’impegno, dello zelo, dell’ordine, agli antipodi cioè di ogni fanatismo. Gli autori sono disposti in ordine alfabetico e vanno da una recente antologia di poeti alla Z di Stefan Zweig. Questo elenco fu ricevuto dalla sede principale della Deutsche Studentenschaft il 2 maggio con una lettera di accompagnamento da parte di Herrmann: «Il presente elenco nomina tutti i libri e tutti gli autori che possono essere rimossi nell’epurazione delle biblioteche pubbliche

-La biblioteca di Don Chisciotte La stanza dei libri del signore Alonso Quijiano l’ho sempre immaginata non molto grande, quasi segreta alla casa. Una sorta di cella monastica o di cappella privata, dove ritirarsi in silenzio – la lettura non è del resto una forma laica di preghiera? La illumina, alla sera, la debole luce che entra da una finestrella verticale, nell’atrio, e una candela stearica. Un tavolaccio di legno, una sedia, le pareti rivestite di scaffali. Fuori, il mulinare della polvere nelle strade bianche, e il paesaggio di una campagna agra. È lì dentro che a furia di leggere romanzi Alonso Quijiano perse il senno e si trasformò in un uomo fatto di libri e senza carattere, l’opposto dell’ideale proposto da Goebbels per il futuro della Germania? Un uomo talmente senza carattere da assumere comicamente l’indole e la personalità degli eroi cavallereschi di cui era così avido di conoscere le imprese.

-L’arte è il contrario della disintegrazione […] la ragione propria dell’arte, la sua giustificazione, il solo suo motivo di presenza e sopravvivenza, o, se si preferisce, la sua funzione, è appunto questa: di impedire la disintegrazione della coscienza umana, nel suo quotidiano, e logorante, e alienante uso col mondo; di restituirle di continuo, nella confusione irreale, e frammentaria, e usata, dei rapporti esterni, l’integrità del reale, o in una parola, la realtà». Impedire la disintegrazione della coscienza umana e restituire l’integrità del reale, non sono altro che queste, per Elsa Morante, le ragioni della scrittura. […]Difatti, nella laida invasione dell’irrealtà, l’arte che viene a rendere la realtà può rappresentare quasi la sola speranza del mondo». Chi meglio di noi, pensai, cittadini digitali di questo nuovo millennio, conosce «la laida invasione dell’irrealtà»?

-Ma la disintegrazione è un sistema, e ha i suoi funzionari, segretari, parassiti, cortigiani: i sicari di cui parlava anche Antonio Tabucchi. E «dentro il sistema non possono esistere scrittori, nel senso vero del termine; però c’è una quantità di persone che scrivono, e stampano libri, e si potranno distinguere chiamandoli genericamente scriventi». Anche su questo la Morante aveva avuto ragione. Accanto ai letterati, che hanno a cuore soltanto la letteratura, si erano moltiplicati, anno dopo anno, grazie all’inarrestabile meccanismo di disintegrazione messo in atto dall’editoria contemporanea, gli scriventi. Gli scriventi di questo tipo, tuttavia, non sono «consapevoli di servire il sistema». Le loro opere hanno «uno squallore sinistro, e talvolta ebete», ma loro ne danno la responsabilità all’epoca atomica nella quale scrivono, quando invece «il fenomeno avviene proprio all’inverso». Sono complici funesti e involontari, e costituiscono la maggioranza. Ma insieme a loro ci sono pure gli scriventi coscienti, quelli che recitano «cinicamente una commedia interessata», «a volte per totale, e veramente alienato, conformismo, a volte per cortigianeria». Li potremmo chiamare i nipotini del dottor Pangloss che nel Candido di Voltaire sosteneva di abitare nel migliore dei mondi possibili.

E chiudo perché convinta che in un libro ciascuno trova quel che cerca o che sa trovare o vuole: perciò a ciascun lettore il proprio spazio di lettura  e le proprie deduzioni, e Bebelplatz è sicuramente un testo che non delude e merita di essere letto.

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Notturno francese

Uccido chi voglio

Ogni coincidenza ha un’anima

Alessandro Pertosa e Lucilio Santoni “I matti di Sànpert”, Graphe.it

Un libro senza genere e senza confini: I matti di Sànpert inaugura il “graphic soul”, dove immagini e parole si fondono per raccontare l’umanità nei suoi margini più vivi, dolenti e autentici. Un’opera per chi cerca l’anima tra le pieghe del disegno.

Graphe.it

qui la Rassegna Stampa

Dal 26 luglio in libreria

I matti di Sànpert inaugurano il graphic soul, un nuovo genere espressivo.


Non solo fumetto, non solo poesia, ma intreccio viscerale di immagini e parole che affondano gli artigli nella contraddittoria anima del mondo. Con tratti ruvidi e dolcezze inaspettate, con testi che vibrano di palpitante emozione, questa poesia dell’anima dà voce a chi abita i margini, a chi porta il dolore inciso sulla pelle e lo sente pulsare in ogni fibra del proprio essere. 
Sànpert è uno stare al mondo. È il palpitare di uno spirito che si nasconde ovunque, fra le lacrime di un bambino innocente o nei rantoli di un fiore appena spezzato. La sua voce, spesso afona e graffiata, è un crocevia di anime dolenti, di storie dimenticate, di mormorii che si dissolvono nel caos tenero e fragile dell’umanità. Ogni tavola è una ferita aperta, ogni parola un sussurro che lacera il silenzio. I matti di Sànpert si succedono senza sosta. Parlano agli inquieti, agli erranti, a chi nelle storie o nel bianco fondo della pagina cerca disperatamente il riflesso della propria anima tormentata.
È questa un’opera per chi non teme di guardare il dolore negli occhi e scoprire, a volte, che anche lì può nascondersi una gioia, un clamore, una bellezza quasi impossibile da dire. Ma non per questo meno vera. Meno viva. 
Il libro è stampato su carta avanzata, con pagine di diversa consistenza: una scelta concreta e simbolica al tempo stesso. I matti di Sànpert – personaggi dalle mille vite – prendono forma su fogli scartati dalla stampa dei grandi libri, quelli con una sola vita, forse anche artificiale.

Cupra marittima e Rotella sono i borghi marchigiani dove Sànpert si ostina a vivere. Sànpert nasce nel 2013 dall’incontro di due anime in pena:Lucilio Santoni a Alessandro Pertosa. Questo libro è dedicato ai disperati che, contro ogni evidenza, conservano la speranza.

Alessandro Pertosa (Civitanova Marche, 1980) è filosofo e drammaturgo. Insegna Filosofia teoretica all’ISSR di Ancona e Drammaturgia e linguaggio teatrale in Accademia56 ad Ancona. Ha pubblicato saggi, testi teatrali e raccolte poetiche premiate, con traduzioni in varie lingue.
Lucilio Santoni è scrittore, traduttore e conversatore teatrale. Nelle sue opere intreccia poesia e pensiero in forma scenica. Tra i suoi libri più recenti: Prese il pane e lo spezzò (2024) e Malgrado questa fine del mondo (2022).
Sànpert è un nome collettivo e simbolico, nato dall’unione dei cognomi Santoni e Pertosa. Più che una semplice crasi, è un modo per indicare una voce plurale che scrive all’unisono, fondendo sguardi, stili e sensibilità in un unico corpo autoriale.

Sofia Fiorini “Il passero bianco”, Collana: Vallecchi Poesia diretta da Isabella Leardini

Vallecchi Firenze

Dal 25 luglio in libreria

Chi entra in queste pagine deve stringere un patto: leggere dall’inizio alla fine. 
Il passero bianco è una fiaba iniziatica in versi, della mor­te che nasconde la vita quando la vita nasconde la morte, del loro congiungersi in un territorio limite, tra il giardino e il bosco, tra l’infanzia e la sua perdita desiderante e definitiva.

Un gran­de gioco di trasformazione include la morte apparente e il rischio dell’inganno sotto men­tite spoglie, ma tutto in questa fiaba è onirico e reale, gli animali messaggeri che prendono sarcastici la parola, le creature di mezzo che cacciano per altra fame, il corpo segreto di san­gue e ossa da nascondere. Qualcosa di crudele, incantato e tagliente lampeggia rapido, con sot­terranea ironia: nessuno è davvero innocente; i dialoghi oracolari e improvvisi celano sempre una sorpresa. 
Sofia Fiorini ha intrapreso una direzione originale e complessa, quella della narrazione lirica affidata alla struttura, alla te­nuta, a un lungo respiro che di pagina in pagina resta in equilibrio sulla storia.
«Hai il dono del passo» dice il gatto alla protagonista, lo stesso si potrebbe dire dell’autrice, che ha un passo lieve, acuminato, precisissimo; la poesia di So­fia Fiorini riesce sulla distanza del sentiero in salita, sulla pazienza della trama. Nel telaio si intrecciano le dita dei grandi lettori di simboli, Ralph Waldo Emerson, da lei tradotto, Cristina Campo, nume tutelare dei rovesciamenti che nel fiabesco annidano il destino, Emily Dickin­son madrina delle madrine, ma si fa avanti con distacco e decisione anche un’inattesa Patrizia Cavalli. Il passero bianco è il totem infero che sceglie la fanciulla, nel suo apprendistato ci saranno la caccia, l’innamoramento, il rito, tre segreti e un diverso finale.

Sofia Fiorini (Rimini, 1995) ha pubblicato in poesia La logica del merito (Interno Poesia, 2017 e 2023) e La perla di Minerva (La Noce d’O­ro, 2023, finalista al Premio Carducci, Premio Flaiano, Premio Prato). Ha tradotto l’antologia italiana delle poesie di Ralph Waldo Emerson Il cervello di fuoco (La Noce d’Oro, 2022).

Andrea Lattanzio “Le voci fantasy. Magia del doppiaggio”, CN (OLIGO)

CN ( OLIGO)

Dal 25 luglio in libreria

Il doppiaggio costituisce un settore dello spettacolo spesso ingiustamente sottovalutato, ma che ha dato molto al cinema e a noi spettatori regalandoci emozioni.
Figura indispensabile quella del doppiatore che non è un mestiere a sé, ma un volto della poliedrica arte dell’attore.

Questo libro ritrae le biografie e i volti dei doppiatori del passato e del presente che hanno dato voce ai film più rappresentativi del cinema fantasy dagli anni ’30 ai giorni nostri con relative schede.  In questo libro sono indicati i film più rappresentativi del cinema fantasy dagli anni ’30 ai giorni nostri. Le schede dei film sono costituite da interpreti, un riassunto della trama, curiosità e i nomi dei nostri straordinari doppiatori. Non c’è dubbio che degli attori stranieri apprezziamo l’espressività e la gestualità, ma l’efficacia della recitazione è merito dei nostri interpreti i quali, con le loro intonazioni, hanno reso popolarissimi fra noi attori stranieri che altrimenti non si sarebbero mai imposti. Oltre alle schede dei film, sono inserite quelle dei doppiatori con dati biografici, filmografici, televisivi, radiofonici, interviste e loro interpretazioni. (Dall’introduzione)

Andrea Lattanzio. Nato a Verona, studioso di cinema, si occupa da anni di doppiaggio cinematografico e televisivo. È autore dei libri Il chi è del doppiaggio. Le voci del cinema di ieri e di oggi (Falsopiano, 2007), L’arte del doppiaggio. Doppiatori e direttori di doppiaggio (Felici, 2011), Il dialogo nel doppiaggio. Doppiatori e adattatori-dialoghisti (Felici, 2013), Le voci del cinema. Doppiatori e curiosità (Felici, 2016), Le voci dei cartoni animati. Doppiatori a Cartoonia (Felici, 2018), Le voci dei telefilm. Doppiatori in TV (CN, 2023) e Le voci di 100 capolavori del cinema. Doppiatori e Festival (CN, 2024).

Aldo Giorgio Salvatori “Il cerchio sacro dei Sioux”, Vallecchi Firenze

Postfazione di Sergio De Caprio

25 luglio 2025

Vallecchi – Firenze

Il Cerchio Sacro è il simbolo più gravido di significati per gli Indiani delle praterie.
I Lako­ta-Sioux credettero di perderne la protezione quando, nel dicembre del 1890, il settimo ca­valleria massacrò la tribù di Big Foot a Wounded Knee. Per onorare la memoria dei cadu­ti e ricomporre l’armonia perduta del Cerchio Sacro centinaia di Sioux, nel 1990 insieme a Cheyenne e Arapaho, percorsero a cavallo quasi 300 chilometri tra bufere di neve e tempe­rature glaciali.  Con loro c’era anche l’autore di questo libro, unico giornalista televisivo italiano autorizzato dai Lakota a filmare quell’impresa straordinaria. Ne scaturirono un reportage televisivo per il Tg2 e un saggio, pubblicato da Vallecchi, giunto ora alla sua terza edizione e divenuto un libro di culto per gli appassionati della storia e dei costumi degli Indiani d’America.  
Un libro che non racconta soltanto il glorioso passato dei Lakota-Sioux e la loro stupefacente visione del mondo, ma anche le delusioni, le speranze e le battaglie presenti per favorire la rinascita di un popolo che ha ancora molte cose da insegnare a chi ha trasformato il mondo in un grande supermercato da saccheggiare.

Alla fine, rimane il sussurro di un popolo che l’uomo bianco non ha voluto capire perché troppo diverso, troppo semplice, troppo naturale, in definitiva troppo umano. Dimenticare e «integrare», cioè, diluire, assimilare, questo è il percorso su cui si è sviluppato e si sviluppa il genocidio definitivo dei nativi americani. Per questo la narrazione di Aldo Giorgio Salvatori è un prezioso canto di denuncia, di resistenza, di amore e di testimonianza per una cultura e una storia che non devono finire nell’indifferenza di un’opinione pubblica manipolata e sottomessa dai signori delle banche e delle bombe. Una resistenza difficile, che deve radicalizzarsi su pochi baluardi: mantenere la lingua viva, il cibo, la musica, la danza, l’arte, l’artigianato dei nativi e quelli sì mischiarli e diffonderli in ogni ambiente, in ogni nazione, affinché chiunque si riconosca in quei valori li possa vivere e partecipare. (dalla postfazione di Sergio De Caprio)

Aldo Giorgio Salvatori, giornalista e scrittore, è direttore della rivista Myrrhail Dono del Sud. Per oltre trent’anni ha lavorato in Rai nelle redazioni Ambiente e Cultura del TG2. Suoi articoli sono stati pubblicati su Il GloboPanoramaAironeNatura Oggi. Per i suoi reportage ha ottenuto importanti riconoscimenti, tra i quali il premio Italia Nostra e l’Airone d’Argento di Giorgio Mondadori. Ha insegnato Tecniche della comunicazione di massa, dal 1999 al 2003, nella facoltà di Scien­ze Ambientali dell’Università della Tuscia. È presidente dell’Associazione Italiana Wilderness. Tra i suoi libri ricordiamo Butteri (Sica, 2003), Il patto coi Lupi (Innocenti, 2020), Naufragio nel Contromondo (Solfanelli, 2022), Ladri di Orizzonti (GFE, 2024).

Filippo Tommaso Marinetti “Come si seducono le donne e si tradiscono gli uomini”, Bibliotheka Edizioni

SEDURRE LE DONNE E TRADIRE GLI UOMINI, TORNA IN LIBRERIA IL MANIFESTO FUTURISTA DI MARINETTI SULL’ARTE AMATORIA

Nota di lettura di Riccardo Calimani

Bibliotheka

Dal 25 luglio in libreria

Dal letto dell’Ospedale militare di Udine, dove si trova ricoverato per una ferita da granata, Filippo Tommaso Marinetti detta agli amici Corra e Settimelli il primo manifesto futurista di arte amatoria.
Un saggio, che rappresenta il primo vero successo commerciale dell’autore e segna il passaggio del futurismo da movimento artistico a fenomeno di costume, Marinetti ricorre a episodi della sua vita, alimentando l’immagine del fulmineo e irresistibile tombeur de femmes. Tattiche, astuzie e teorie gli consentono di vantare conquiste amorose, ma anche di mettere in discussione i rapporti tra uomini e donne, parteggiando apertamente per il divorzio e invocando l’estinzione della gelosia.
Il testo di Marinetti, intitolato Come si seducono le donne e si tradiscono gli uomini, viene riproposto con una nota di lettura dello scrittore e saggista Riccardo Calimani (160 pagine, 16 euro).

Al di là delle ossessioni psicologiche, magnificamente descritte, con l’aiuto di sottigliezze e paradossi, emergono con forza situazioni apparentemente banali, ma capaci di mettere in luce le debolezze di uomini e donne alla ricerca di una effimera felicità. Non stupisce quindi che, a distanza di un secolo dalla sua prima stesura, questo testo mantenga inalterata una freschezza attuale e inaspettata offrendo al lettore pagine che possono essere interpretate in molti modi differenti. Perché seduzione e tradimento illuminano le debolezze della condizione umana. (dalla nota di lettura di Riccardo Calimani)

L’autore, Filippo Tommaso Marinetti (1876 – 1944) fondatore del futurismo, trascorre la giovinezza a Parigi, dove pubblica le prime opere, scritte in francese. Sul Figaro del 20 febbraio 1909 divulga il primo manifesto futurista, un’esaltazione del dinamismo moderno, della macchina, della guerra, della violenza. Le applicazioni sono il romanzo Mafarka il futurista (1910) e, per la poesia, Zang Tumb Tumb. Adrianopoli, ottobre 1912 (1914), descrizione fonosimbolica di un episodio della guerra d’Africa. Sostenitore del fascismo, nel 1929 diviene Accademico d’Italia.

Monique Watteau “La collera verde”, Agenzia Alcatraz

Per la prima volta tradotto in italiano l’acclamato esordio del 1954 di una delle scrittrici più originali del fantastico belga.

Traduzione di Camilla Scarpa

Introduzione di Isabelle Moreels

Collana: Bizarre, Agenzia Alcatraz

In libreria 22 Luglio 2025

Alle porte di un tempio sull’isola di Bali, l’avventuriero francese Mara incontra una giovane donna di cui si innamora perdutamente, ricambiato. La porta quindi con sé a Maupertuis, la propria casa sull’Île du Levant, ma ben presto qualcosa trasformerà il loro idillio in un incubo…
Dalla penna dell’allora venticinquenne Monique Watteau, e per la prima volta tradotto in italiano, un folgorante romanzo d’esordio che la critica dell’epoca ha definito alfiere di «una nuova via al fantastico»: uno sguardo femminile evocativo, venato di erotismo e caratterizzato da un’elegante ricerca estetica.
«Riuscite a immaginare che alberi, erbe, fiori, alghe, insomma tutte le piante, possano un giorno ribellarsi all’uomo e diventare ai suoi occhi dei mostri, la personificazione del male? È possibile che una giovane donna possa diventare l’oggetto dei loro desideri, la vittima della loro rivolta? Ma quando le piante diventano demoni, la realtà non è che un’illusione, l’amore non è che un’illusione. E allora tutto è malvagità, inquietudine e sortilegio».

Dall’introduzione:
«Secondo il critico Albert-Marie Schmidt, Watteau avrebbe inventato una «nuova via al fantastico» (…) Questa donna anticonformista ha ripercorso le tappe della sua straordinaria carriera in “Testament d’une Fée”, un libro pubblicato nel 2002 in cui fa un bilancio di quello che considera il suo “viaggio iniziatico”. In esso si sofferma in particolare sulla sua lunga e intensa storia d’amore con Yul Brynner negli anni Sessanta, nel periodo tra il divorzio da Bernard Heuvelmans – con il quale ha comunque mantenuto una inscalfibile amicizia fino alla di lui morte – e il secondo matrimonio. Fu proprio il famoso attore americano a darle l’affettuoso soprannome gitano Alika (che significa “piccola gatta”), che la scrittrice e pittrice mantenne per firmare le pro­prie opere al posto del suo nome di battesimo Monique.  Naturalmente Alika Lindbergh, la cui meraviglia per la na­tura si era manifestata in giovane età nell’espressione di un panteismo visionario, in seguito non avrebbe più affrontato il rapporto conflittuale con il mondo delle piante dalla medesi­ma prospettiva usata ne “La collera verde”. Ormai fervente pa­ladina della natura, non l’avrebbe più mostrata come perico­losa e pervasa da una furia punitiva, con l’interrogativo finale se l’amore umano possa trionfare sulla gelosia degli déi verdi trasformati in demoni. Ma a 70 anni dalla sua prima pub­blicazione, questo romanzo insolito, permeato di erotismo, conserva la sua freschezza e originalità. I lettori contemporanei di lingua italiana, che finora dell’autrice belga hanno potuto leggere nella loro lingua solo il saggio “Scimmie come noi. Vita con le scimmie urlatrici”, saranno catturati dal talento narrativo di Monique Watteau tanto quanto i francofoni della metà del Ventesimo Secolo. Al di là della trama del romanzo, potranno anche riflettere sul nostro delicato rapporto con l’ambiente, in un momento in cui la crisi ecologica è un argomento sempre più al centro dell’attenzione. E, grazie all’ottima iniziativa di questa versione italiana, senza dubbio non guarderanno mai più allo stesso modo la maestosa statura di un cedro o il pro­fumo di una rosa delicata»

Monique Watteau è stato il primo pseudonimo della poliedrica artista belga Monique Dubois, nata a Liegi il 23 dicembre 1929 e oggi meglio nota con il nome di Alika Lindbergh. Dopo aver studiato pittura all’Académie Royale des Beaux-arts e teatro al Conservatoire Royal di Liegi, si trasferisce appena ventenne a Parigi, dove intraprende la carriera di attrice, modella e scrittrice. Tra il 1954 e il 1962 scrive quattro romanzi, diventando in breve tempo una delle voci più innovative e particolari del fantastico francofono dell’epoca, grazie alla forte espressività e sensualità dei suoi lavori e all’inserimento di tematiche ecologiste, femminili e spirituali stemperate con un tocco di surrealismo. Dal 1963 abbandona quasi completamente la scrittura e diventa una pittrice a tempo pieno (sono famose le sue illustrazioni nel campo della criptozoologia), attività che accompagna a una strenua militanza animalista ed ecologista che non è mai venuta meno. Il suo ultimo libro, l’autobiografia Le Testament d’une Fée, è stato pubblicato nel 2002 dopo un silenzio editoriale durato quasi trent’anni.

Nicolò Baretta “Il bambino del miracolo”, CN (Oligo)

La storia vera e riscoperta di un bambino sopravvissuto ai bombardamenti della Seconda guerra mondiale.  Il resoconto di una vita tra ricostruzione, boom e storia d’Italia.

CN (Oligo)

Dal 25 luglio

Napoli 1943. I bombardamenti alleati feriscono il cuore della città. Nei sotterranei di un palazzo di via Salvator Rosa, in pochi sopravvivono alle ferite; tra di essi un bambino, padre dell’autore, il quale ne ripercorre la vita, in un crescendo di colpi di scena in cui vicissitudini familiari si intrecciano alla grande Storia del dopoguerra, tra boom economico e vita di provincia. Un monito accorato alle nuove generazioni e quanto mai attuale, per ricordare a gran voce gli orrori della guerra e la sicurezza della pace.

Napoli, gennaio 1943. Le strade del rione Materdei sono un miscuglio di polvere, macerie e disperazione. I bombardamenti hanno appena sventrato il quartiere e, tra i detriti del Palazzo Muscio-D’Avalos, la giovane Franca, con il viso sporco di cenere e le mani tremanti, incrocia per la prima volta lo sguardo di un vigile del fuoco che si fa strada tra i resti. L’uomo, di nome Michele, è concentrato nel suo lavoro, mentre cerca di liberare i corpi rimasti intrappolati sotto le macerie. «Dobbiamo agire in fretta, qui ci sono delle persone ancora vive! Muoviamoci!» Franca lo sta osservando con un sentimento di paura che si mescola a una strana sensazione di ammirazione per l’operato del ragazzo. Sua sorella Anna è rimasta intrappolata, le sue gambe sono schiacciate sotto un cumulo di macerie; Michele sembra intenzionato ad amputarle pur di salvarla celermente, stante il fatto che il muro sovrastante sta traballando pericolosamente.

Nicolò Barretta (Mantova, 1986) è laureato in Filologia Moderna, insegna materie letterarie nelle scuole superiori ed è docente a contratto di Glottologia e Linguistica nella sede di Mantova di Unicollege. Giornalista pubblicista, ha lavorato come redattore per produzioni televisive nazionali. Critico cinematografico, è giurato al Premio Letterario Nazionale Enrico Ratti e vicepresidente delle associazioni culturali “Arte dell’Assurdo” e “Oggi mi vedo d’essai”. Tra i suoi libri ricordiamo i saggi La signora della Tv. Fenomenologia di Maria De Filippi (Unicopli 2013), Un conduttore in cattedra. Il bullismo raccontato ai ragazzi (Unicopli 2016) e il romanzo per ragazzi La clinica dei misteri (Il Rio 2024, Targa Montefiore e Diploma di merito al Premio Città di Sarzana).