Stefano Tofani “La bestia che cercate”, presentazione

[…]Un giallo originale, che sfuma a tratti nella commedia all’italiana, con personaggi a cui ci si affeziona subito. Un noir che ci fa sorridere amaramente delle nostre piccole e grandi meschinità e riflettere sulle maschere che indossiamo ogni giorno. (da Libri Guanda Editore)

 Un paesino della Toscana, Cuzzole, il cortile di una Scuola elementare, una maestra, Sonia, l’ora di ricreazione, uno sparo dal condominio dirimpettaio, Sonia colpita muore.
Questi i primi  ingredienti con cui si apre il giallo di Tofano, un giallo, come scrive Malvaldi in una sua presentazione (La Lettura del 4 maggio 2035),  “in cui è difficile riconoscere i cliché del genere: è un giallo, certo, ammazzano qualcuno subito a pagina uno, ma il tono del racconto dipende da quale personaggio incontrate, e se è sincero o meno. I protagonisti, infatti, non sono gli investigatori, ma il resto del paese, quelli rimasti vivi”.
Sì perché, spiega ancora Malvaldi, è poi il Paese e non solo gli investigatori ad essere personaggi principali “Come nello smarrimento di chi è costretto a fare i conti con qualcosa di completamente inaspettato e insensato, e che come primo impulso ha subito quello di mettere le mani avanti e di dichiarare che lui, o lei, o la sua famiglia in quell’affare non c’entra: si parla di morti ammazzati, roba che succede solo agli altri, la cosa non li riguarda, nessuno disposto a farsi ingabbiare dalla trama di un giallo”.
E così il Paese chatta e, come avviene in tutti i paesi, le voci circolano ma niente appare sicuro, poche le certezze: il colpo mortale è partito dal palazzo di fronte alla scuola, di proprietà del politico Bruconi, che ha un figlio conosciuto per le sue scorribande.
C’entra qualcosa?
E Cuzzole, dov’è e com’è Cuzzole?
Ce lo descrive l’Autore in uno dei primi capitoli:

“Si trovava a Cuzzole, la scuola, pigro paese che poltriva tra una curva del Serchio e spelacchiati cuscini di colline che non avevano nulla a che vedere con la Toscana patinata attira-vip. Per intendersi: quella dei panorami da copertina dai colori saturi, quella dei borghi – non quella dei paesi -, dove ti muovi tra rifugi del lusso, food experience, nuove frontiere del divertimento. Tutte cose che Cuzzole, trasandato e stanco, non voleva offrire, restando orgogliosamente fuori da ogni itinerario per concentrarsi tutt’al più sui suoi abitanti, e sul lento declino di quegli anni: spopolamento (eravamo sui mille come i garibaldini), case abbandonate, negozi e attività in chiusura. Sonnecchiava dunque anche quella mattina, appena un po’ stranito dalle temperature: da sempre novembre portava i primi freddi, i cieli cupi, quest’anno invece c’era un caldo insolito e il cielo era di un azzurro scintillante”.

Stefano Tofani è nato a Cascina, in provincia di Pisa, e vive e lavora a Lucca. Dopo la laurea in Conservazione dei Beni Culturali si è dedicato alla scrittura, pubblicando racconti inseriti in varie antologie. Nel 2013 è uscito il suo primo romanzo, L’ombelico di Adamo, vincitore del Premio Villa Torlonia. Tra gli altri suoi libri ricordiamo Fiori a rovescio (2018), Sette abbracci e tieni il resto (2019), Nuvole zero, felicità ventitré (2021), In fuga col Barone. Nel mondo di Calvino (2023), Il giorno della spensieransa (da Guanda Autori)

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