
Traduzione di Roberto Francavilla e Elena Manzato
Una storia all’altro capo del mondo ma che racconta fatti divenuti cronaca anche nel nostro Paese: violenza, stupro, femminicidio, questi i temi base del romanzo della Melo, autrice già nota in Italia per i suoi noir (Matador , Elogio della menzogna) La protagonista è una giovane avvocatessa di San Paolo che decide di partire per lo stato dell’Acre al confine con la Bolivia per seguire il processo per stupro e assassinio di una giovanissima india, non l’unico, ma da seguire “da avvocati praticanti per coprire vari processi comunitari per femminicidio che si tenevano in tutto il paese. Come osservatori. L’obiettivo era alimentare, con informazioni e statistiche, il progetto della socia maggioritaria dello studio, Denise Albuquerque, che stava preparando un libro sul modo in cui lo stato produce assassini quando sanziona l’asimmetria nei rapporti di genere. ‘Parleremo di un massacro autorizzato di donne’, semplificava. “Diecimila casi di femminicidio in tribunale, senza soluzione. Questo è il mio argomento” .
Tra un capitolo e l’altro cronache di femminicidi. Nell’ esistenza della protagonista, sia passata che recente, fatti di violenza perpetrata o solo iniziata non erano mancati: la madre assassinata dal marito e il suo recente amore che ha alzato le mani su di lei ad una festa apostrofandola pesantemente. Ma non solo questo : due realtà: quella del processo che segue insieme a una collega e ad una giornalista locale e quello dei riti e delle bevande indie che aprono a visioni scarsamente conciliabili con il mondo e la giustizia degli uomini.
Patrícia Melo è nata nel 1962 a São Paulo ed è una delle voci più importanti della letteratura brasiliana contemporanea. È autrice di romanzi polizieschi, radiodrammi, commedie e sceneggiature, che trattano in particolare di violenza e criminalità nelle grandi città brasiliane. Melo è stata insignita di molti riconoscimenti, tra cui il German Crime Prize, il LiBeraturpreis e il Prix Deux Oceans.(dal Catalogo Bompiani)