Valérie Perrin “Cambiare l’acqua ai fiori” recensione di Salvina Pizzuoli

Personaggi, incontri, amori, ricordi, pagine di diario e di emozioni, vite e casi della vita, un mondo pieno e dinamico che trova posto in un ambiente inconsueto dove ogni esistenza si è spenta per sempre, nel mondo di Violette, la protagonista, la guardiana del cimitero di Brancion-en-Chalon, una cittadina della Borgogna.

Un racconto senza tempi e cronologia, proprio come sull’onda del ricordo che segue i percorsi che gli sono propri, scatenati o aperti da pochi segni nella realtà del momento.

Un racconto che ripercorre a flash momenti trascorsi, pagine già scritte di un cammino segnato da dolori e tragedie, poca gioia e poco amore.

Noi due insieme facciamo tutti i romanzi di Victor Hugo riuniti, un’antologia di grandi sventure, piccole felicità e speranze […] due naufraghi che un oceano di disgrazie non era riuscito ad affogare totalmente.

Eppure Violette in questo deserto sa accogliere ancora e sa trovare una rinascita nelle piccole cose con “l’inverno sopra e l’estate sotto”.

Una storia a tratti struggente e nello stesso tempo vivissima dove gli incontri con persone speciali e sensibili gioca una parte fondamentale, la nuova famiglia di Violette, quella che non ha mai avuto.

Vividi i personaggi, tutti, le cui esistenze si esplicitano nelle pagine lentamente, a salti, ma riconoscibilissimi nei loro sembianti e nelle loro peculiarità, tutti personaggi sulla scena del vivere tratteggiati per essere latori di un messaggio.

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