
Con Ovunque giaguari Tommaso Pagano scrive, più che un poliziesco, un romanzo famigliare, un romanzo siciliano, mescolando lo sguardo stupefatto del giovane Tommaso a quello disincantato del nonno. Dietro questa insolita coppia di autonomi “investigatori” c’è una città, Siracusa, torva di luci spettrali, c’è una società, ci sono traffici loschi, e c’è soprattutto una malinconia diffusa che intacca il paesaggio, la calura, la giungla del male. (da Mondadori libri)
Un suicidio, un omicidio, due inchieste a dieci anni di distanza: un suicidio mai accolto come tale e la scoperta di una verità sconcertante.
Anna Musumeci, dirigente di polizia, fu trovata impiccata dal padre con accanto un messaggio di congedo scritto di suo pugno. Stava indagando sull’omicidio di un giovame bracciante che aveva denunciato traffici illeciti nella cooperativa Amuni presso cui lavorava e gestita da don Damiano. Sono trascorsi dieci anni dal suicidio, ma sia il padre che Vito Presta, l’attuale dirigente del Commissariato, non hanno mai accettato e condiviso la tesi allora accolta. Si aprono quindi due inchieste: quella ufficiale di Vito Prestia, da sempre convinto che la donna che allora era la sua capa sia morta proprio a causa dell’indagine che stava conducendo, e quella del tredicenne figlio della suicida che, sebbene adolescente, sa cogliere i problemi degli adulti ed è preoccupato per i comportamenti del padre divenuto un bevitore e anche lui alla ricerca della verità. Il giovane Tommaso quindi convince il nonno a collaborare forzando la sua volontà e premendo a causa dei tempi stretti: trascorsi dieci anni i resti della madre saranno infatti riesumati ma come da prassi finiranno in un ossario comune, è quindi l’ultima occasione di indagine, dal momento che non era mai stata fatta l’autopsia.
Tommaso Pagano è nato a Genova, ma da tredici anni si ritrova a Siracusa a fare il sostituto procuratore. Ha scritto per l’editore Solferino Il bambino che disegnava le anime. La cosa più bella che ha fatto in vita sua si chiama Giacomo.