Andrea Valesini “L’inverno ucraino. Reportage dall’abisso”, Oltre Edizioni

Fotografie di Giovanni Diffidenti

OLTRE Edizioni


in libreria il 14 maggio

Il libro è un viaggio tra la popolazione ucraina travolta dall’invasione russa, con le testimonianze dei sopravvissuti agli eccidi di Bucha e Mariupol, di chi vive sotto la costante minaccia dei missili e di chi ha perso un figlio deportato in Russia. 
Ma accanto al male, emerge anche il bene: il soccorso dei volontari e delle ONG, e l’avvio della ricostruzione nonostante il conflitto. Questo diario-reportage offre uno sguardo che va oltre la cronaca e la politica, concentrandosi sull’umanità ferita ma mai rassegnata. È la voce degli ucraini, ma anche un monito contro la violenza della guerra, la più vasta, profonda e impunita forma di sopraffazione.

L’inverno ucraino è sia metafora che realtà: simbolo del gelo nei cuori di un popolo risvegliato il 24 febbraio 2022 dai suoni di una nuova guerra, l’invasione russa su larga scala del loro Stato indipendente e sovrano. Questo libro raccoglie una trentina di reportage scritti dall’Ucraina invasa, concentrandosi sugli effetti dell’aggressione piuttosto che sulle cause, già ampiamente dibattute altrove. Il primo reportage, scritto il 7 marzo 2022 da Uzhorod (città ucraina dei Carpazi che con i suoi 115.000 abitanti accoglieva già 10.000 sfollati), rivela lo stupore per l’inattesa guerra e la speranza, poi delusa, di una rapida conclusione. Le storie qui raccolte danno voce ai sopravvissuti, al loro terrore e alle ferite psichiche e psicologiche causate dai bombardamenti. Dietro i nomi ormai familiari di luoghi come Kiev, Bucha, Mariupol, Leopoli, Odessa e Kharkiv, si delineano gli stati d’animo degli abitanti, una vera e propria toponomastica della sofferenza. La morte per mano delle armi diventa una statistica, un fatto definitivo. Ma il tormento dei sopravvissuti genera altrettanto dolore in chi ascolta. Le vite spezzate non possono essere riavute, ma la vita resiste e si rigenera nonostante la guerra.

 Andrea Valesini è caporedattore de L’Eco di Bergamo, giornale per il quale ha scritto reportage dai Balcani, da Israele, Gaza, Cisgiordania, Iraq, Africa e America Latina.

Demetrio Salvi “Un tipo elettrosensibile”, Oltre Edizioni

Un tipo elettrosensibile è una storia vera che descrive mirabilmente una condizione di malattia ambientale che può stravolgere completamente lo stile e la  qualità di vita sino, in extrema ratio, costringere al ritiro sociale: l’elettrosensibilità.

Prefazione Diego Zandel. Postfazione Paolo Orio

OLTRE EDIZIONI

Piano. Piano. Inspira. Con calma. Lascia lavorare il diaframma. Il dolore è al centro del petto. Il cuore batte solo più forte. Espira. Perché ho risposto al cellulare? Se solo avesse funzionato il cordless. Il cellulare è cattivo, il cordless è buono. Il cordless non fa male. Almeno non fa molto male. Respiro. Il cellulare era sulla scrivania. L’ho visto prendere vita. Si è illuminato. Vibrava e squillava con quel suono odioso che ritrovo in infiniti altri cellulari simili. Ho spinto l’icona e, quella, è scivolata leggera fino alla fine. Ma nel momento preciso in cui la connessione è stata stabilita è scoppiato come una bomba, un muro invisibile mi ha colpito, mi ha spinto di lato, due metri più dietro. Un dolore profondo al petto. Il fiato spezzato. Niente più aria nei polmoni. Una paura che veniva da dentro e che si è impadronita del corpo. Nient’altro. Vuoto. Buio. Cosa stavo vivendo? Cosa aveva scatenato il malessere? Che c’entrava il cellulare? Perché qualunque cosa emettesse energia elettromagnetica assorbiva le mie forze e mi levava il fiato? Non lo sapevo.

Questi sono gli appunti di un viaggio che avrebbe perversamente cambiato la mia vita: avrei navigato spesso su mari in tempesta e avrei imparato che, come l’Araba Fenice, per rinascere bisogna necessariamente e dolorosamente morire.

Dalla Prefazione di Diego Zandel. 

Lo scorso 15 aprile dovevo venire a Napoli per presentare a Napoli Libri il mio ultimo romanzo “Eredità colpevole”, edito da Voland, e avevo chiesto a Demetrio Salvi, che era stato mio docente alla scuola di cinema Sentieri Selvaggi, di essere lui il mio presentatore/relatore. Lo risentivo dopo anni […] Naturalmente, la mia richiesta servì a riaprire la vecchia famigliarità che si era creata tra noi […] E non senza turbamento lessi quanto segue: “Carissimo Diego, ero lì, sul tuo messaggio di qualche tempo fa, e non riuscivo a mettere assieme le idee giuste per raccontarti questa mia incredibile storia (e, ora, a pensarci, magari già te l’ho raccontata, non so…) Sono, insomma, diventato elettrosensibile: i cellulari (soprattutto), i televisori, i computer, i videoproiettori… tutto mi fa impazzire. Sono sofferenze difficili da definire e che finiscono, in genere, col provocarmi una spiacevolissima sensazione di soffocamento (inutile dirti che i medici, puntualmente, lo confondono con un attacco di panico). Per avere uno straccio di diagnosi sono dovuto andare a Varese, dove c’è una dottoressa (elettrosensibile!) che riesce a mettere assieme riferimenti e quant’altro per una patologia che, per lo Stato italiano, non esiste! E ci credo! Chi lo va a dire a quelli della Apple, della Samsung, della Microsoft che i loro strumenti fanno male? … e non è solo il cancro… Prendere un treno è per me impossibile – così come prendere un aereo o una nave. Ho smesso con Roma, quindi, e con Sentieri selvaggi. Intendiamoci: mi do da fare come un matto e continuo a progettare, ci mancherebbe. La fase acuta è passata, mi sono in parte abituato a questa strana allergia e mi difendo indossando, come i supereroi, magliette con fibra d’argento (non scherzo!) Ma, insomma, poi, quando sarai qui, ne parleremo…  Un abbraccio forte. Demetrio”. Poi, a Napoli, quando ci siamo visti mi ha raccontato questa sua sensibilità, anzi elettrosensibilità, ed è scattata in me la proposta di chiedergli un libro che raccontasse la sua storia [..]. Una storia che credo interessi tutti, sapendo l’elettricità che oggi più che mai attraversa l’aria e i nostri corpi[..]. Demetrio Salvi ha accettato il mio invito, ed ora ecco qui, di seguito, la sua storia, scritta con la capacità che gli è propria dell’uomo di cinema. Mi è sembrato poi giusto, affinché non si pensi a quello di Demetrio come a un caso isolato, posporre anche una postfazione del presidente dell’Associazione Italiana Elettrosensibili, Paolo Orio.

Demetrio Salvi è nato a Napoli nel 1961. Ha coniugato la sua attività di docente con quella di regista, sceneggiatore, scrittore, critico per il cinema e la televisione: ha realizzato documentari (tra gli altri: Il Matrimonio degli Alberi di Accettura; La festa dei Morti a San Demetrio Corone; Nel Regno di Pulcinella; A Mozzarella Nigga) e sceneggiature per il cinema (Mai per sempre, per la regia di Fabio Massa). È stato direttore ai programmi per una nota emittente televisiva super regionale (Canale21). Ha fondato, nel 1999, assieme a Federico Chiacchiari, la Scuola di Cinema Sentieri selvaggi e ha diretto i corsi di Regia e Sceneggiatura. Ha scritto testi per l’Enciclopedia del Cinema Treccani, per riviste specializzate (Cineforum) e per una collana su autori del cinema contemporaneo edita da Sorbini. Ha tenuto corsi per l’IRRE Campania. È autore di alcuni manuali (Scrivere e girare un cortometraggio, Sul dialogo, Prontuario di sceneggiatura) e ha pubblicato il suo primo romanzo, I giornaletti sporchi, per le edizioni Città del Sole, nel 2006.

Oliviero Arzuffi “La salvezza del papiro”, Oltre Edizioni

OLTRE EDIZIONI

“La salvezza del papiro”, ovvero una storia di morte e risurrezione della nostra stirpe dopo un’apocalisse nucleare scatenata da un supercomputer quantistico denominato MaT e trasformatosi in una “singolarità” autocosciente, capace di cancellare il genere umano sul pianeta Terra e di rendere schiavi gli abitanti di Marte, colonizzato dall’uomo già da alcuni secoli. E un ragazzo, Marco, che, grazie alla riscoperta della memoria storica dell’umanità conservata su degli antichi papiri in una di queste colonie marziane, riesce a riattivare la capacità di pensare e il desiderio di vita e di libertà in quei coloni ridotti a replicanti senz’anima dall’infernale macchina pensante. Distrutto l’onnipotente e onnipresente supercomputer, gli abitanti di Marte, ormai resi consapevoli dell’importanza decisiva per la sopravvivenza della nostra specie delle acquisizioni etiche e spirituali che stanno alla base del vivere civile, fanno ritorno sul pianeta Terra per ricostruirlo e ripopolarlo secondo quell’intelligente saggezza elaborata dalle nostre menti migliori in millenni di storia.

 “La salvezza del papiro” è quindi una sorta di parabola su un possibile futuro che attende l’umanità a seguito delle acquisizioni scientifiche già presenti oggi, ma destinate ad imprevedibili sviluppi in un domani non troppo lontano. Scoperte apportatrici di risvolti politici e rivoluzioni antropologiche che si intravvedono già ora e che possono sfuggire al nostro controllo. Ma è anche un “attraversamento” dell’animo umano e un’analisi serrata delle dinamiche collettive che determinano il cammino dell’uomo nel tempo.

Questo libro vuole essere, inoltre, un severo richiamo sulle nefaste conseguenze di un uso della scienza disancorato da ogni riferimento etico e valoriale, indispensabile premessa per orientarlo al bene dell’umanità.

INCIPIT 

Ancora con i numeri? – tuonò una voce all’entrata di quella che appariva come una spelonca di cemento armato. – Se non è pura poesia questa: un vero e proprio inno allo spirito, un canto della terra, una vibrazione del cielo! – indicando all’intruso, che aveva appena varcato la soglia, una strana formula matematica fatta di numeri e di lettere dell’alfabeto greco, che campeggiava sulla grande lavagna appesa alla parete di fondo di quella sorta di scantinato. – Non potevo che scovarti qui! – e si avvicinò ridendo, con le braccia spalancate, per stringersi al petto l’amico che non rivedeva da anni. Venuto appositamente da Princeton, John Archibald Wheeler, aveva attraversato tutto il California Institute of Tecnology, più conosciuto come Caltech, chiedendo a chiunque incontrasse del suo ex allievo, ora docente in quel prestigioso istituto di ricerca, ma nessuno era stato in grado di indicargli dove si fosse cacciato il professor Richard Feynman. Tutti sapevano delle stravaganze di quell’ormai illustre personaggio, che aveva accolto la sua nomina a premio Nobel per la fisica con una risata, come fosse una burla del destino; e di come fosse capace di far perdere le sue tracce anche al più esperto degli sbirri.

Oliviero Arzuffi è nato e vive in provincia di Bergamo. Ex docente di letteratura italiana, storia e pedagogia speciale, è consulente editoriale presso importanti realtà istituzionali ed editoriali. È autore di libri riguardanti tematiche sociali e storiche quali: Emarginazione A-Z, Piemme, 1991; Don Carlo Gnocchi, Dio è tutto qui, Mondadori, 2005; Poesia della vita, ed. San Paolo, Milano, 2006; Caro Papa Francesco. Lettera di un divorziato, Oltre Edizioni, 2013;  Orval, Bolis Edizioni, 2017. È autore anche delle seguenti opere letterarie: Armaghèdon (trilogia drammatica) Milano, 1992; Escaton (Premio speciale della giuria allo Stresa del 1998) Ancora, Milano,1998; Aninu, Oltre Edizioni, 2012.

Florbela Espanca “Poesie scelte”

con testo portoghese a fronte

Traduzione e cura di Danila Boggiano

Pagine 114, prezzo 16 euro, in libreria dal 16 maggio

Oltre edizioni

Ciò che sorprende in Florbela Espanca è non tanto la problematica fragilità che riguarda il rapporto con sé stessa e con il mondo, cosa poco sorprendente, trattandosi di poesia, quanto la potenza delle immagini in cui questa fragilità va a confluire, come un abito sontuoso di colore rosso indossato in occasione di un lutto. Non per negarlo e rovesciarlo convenientemente in festa, ma per mostrarne in contrasto i dolorosi risvolti, contrappunto alla lucida consapevolezza spinta sino al punto dell’esasperazione che è il segno di Florbela donna e poeta. Guarda in sé, Florbela, e lo fa incessantemente e immediatamente, musicalmente, senza nulla concedere alla parte riflessiva e mediatrice della parola che potrebbe appunto flettere nella direzione del pacato aggiustamento il suo sguardo. Fa insomma quello che nessun poeta dovrebbe fare…

Florbela Espanca, pseudonimo di Flor Bela de Alma da Conceição, nacque a Vila Vicosa nel 1894, 8 dicembre, e nello stesso giorno morirà suicida, trentasei anni dopo. La sua vita porta fin dalla nascita il segno dell’inquietudine e della stravaganza. Nacque infatti da una relazione extraconiugale del padre, relazione che la moglie accettò, essendo sterile. Florbela fu cresciuta, insieme con il fratello Apeles, nato tre anni dopo dal rapporto con la stessa donna, dal padre e dalla moglie, nonostante fossero stati registrati come figli di padre sconosciuto. Florbela fu una delle prime donne in Portogallo a portare a compimento il ciclo di studi secondario e ad iscriversi successivamente alla facoltà di Diritto, senza tuttavia conseguire la laurea. Si sposò tre volte, ebbe molti amori, non ebbe figli. Contemporanea di Pessoa, la sua storia letteraria oscilla tra apprezzamento e mancato riconoscimento e spazia dalla poesia alla prosa. In vita furono pubblicate soltanto due antologie di testi poetici, il Libro dei dolori e il Libro di sorella saudade. Tutta l’opera poetica di Florbela fu raccolta in Sonetti completi e pubblicata nel 1934 da Guido Battelli, un professore italiano innamorato della sua poesia, e forse anche di lei, con cui fu a lungo in corrispondenza e da lei ritenuto uno degli amici più cari.
Oggi, nonostante l’ostracismo di cui fu vittima a lungo da parte del regime salazarista e della Chiesa, è a buon diritto annoverata tra i grandi della letteratura portoghese.

Antonio (Nino) Zorco “Ma io in guerra non ci volevo andare”

Fiume-Mülhdorf/Dachau e ritorno (1944-1954)

Introduzione e cura di Diego Zandel. Postfazione di  Roberto Spazzali
pagine 122 prezzo 16 euro

Oltre Edizioni

Antonio Zorco, detto Nino, è l’autore di questo libro di memorie centrate soprattutto sul suo arresto, nell’agosto del 1944, da parte dei tedeschi, sulla sua detenzione ai lavori forzati nel campo di concentramento di Mühldorf dal 9 settembre 1944 al 4 agosto 1945 e sull’immediato dopoguerra, quando, tornato a Fiume, la sua città natale, la trova occupata dalle forze jugoslave e vede i suoi vecchi amici d’infanzia un po’ alla volta andarsene in esilio, chi clandestinamente – come farà una delle sue due sorelle non appena sposata con uno dei suoi migliori amici – chi legalmente, dopo essersi visti espropriare tutti i beni dal potere comunista, chi suicidandosi.

Anni che risultano fondamentali per capire, attraverso le drammatiche vicende personali di un tranquillo uomo qualunque, cosa è successo a Fiume, e nella Venezia Giulia in generale, negli anni della guerra in seguito all’occupazione prima tedesca e poi jugoslava. Quel progressivo sentirsi stranieri in casa propria dove, nel giro di pochi mesi, a prendere il sopravvento in città in maniera del tutto inarrestabile, agli ordini di Belgrado, è altra gente, un’altra lingua e cultura, altri costumi, dando così avvio a un processo di cambiamento radicale dell’humus secolare proprio delle terre istriane e della città di Fiume, da far sentire estranei in casa propria i pochi italiani a cui è capitato di restare.
L’introduzione al libro di Diego Zandel, nipote dell’autore, e la postfazione dello storico Roberto Spazzali, aiutano a contestualizzare le drammatiche vicende personali qui narrate nel quadro famigliare da una parte e storico dall’altra di cui Antonio Zorco è stato, suo malgrado, uno delle migliaia e migliaia di protagonisti.

Antonio Zorco, detto Nino, era nato a Fiume nel 1925 da genitori istriani di Visignano d’Istria. Renitente a qualsiasi leva,  nel 1944 venne arrestato dai tedeschi e costretto, come civile, a entrare nell’organizzazione di lavori forzati Todt in Germania, nel campo di concentramento di Muhldorf, dove restò fino alla fine della guerra e da dove tornò con mezzi di fortuna e malato in Italia, nell’agosto del 1945. L’occupazione di Fiume da parte delle truppe titine ritardò il suo ritorno a casa. Quando gli fu possibile, scoprì la città svuotata di amici e parenti, di tanti fiumani, e abitata da gente proveniente dalle più diverse parti della ex Jugoslavia, condizione che lo fece sentire – come ha scritto nel suo diario – “uno straniero a casa propria”. Due volte fece richiesta alle autorità jugoslave di andare in Italia: gli vennero negate. Lavorò per tutta la vita come tecnico nella raffineria di Fiume, dove morì nel 2003.

“L’ACQUA. Dialogo tra fotografia e parola”, Oltre Edizioni

In ricordo di Pietro Greco

a cura di Roberto Besana

con 67 fotografie

OLTRE EDIZIONI (marchio TOEPFFER)

Prosegue con la pubblicazione del volume l’ACQUA il progetto editoriale dedicato alla natura, all’ecologia, all’ambiente di Toepffer/Oltre edizioni nato nel 2020 da un’idea di Pietro Greco e Roberto Besana. 

Così come era accaduto nel precedente libro IL PAESAGGIO, a cui hanno contribuito tra gli altri Piero Angela, Rossella Panarese, Piergiorgio Odifreddi, Stefano Zuffi, Telmo Pievani, in quello di prossima uscita,L’ACQUA, attraverso le fotografie, viene creato un dialogo ininterrotto con artisti, scienziati, filosofi, giornalisti, scrittori, amici di Pietro Greco che con i loro scritti hanno voluto rendergli omaggio.  

Roberto Besana ha proposto ai diversi autori di scegliere liberamente la loro “acqua” tra una selezione di  sue fotografie. Le immagini sono state raggruppate da Sandro Iovine in quattro temi, che hanno dato vita ai quattro capitoli del volume. Il risultato è un’opera da leggere secondo diverse modalità, offrendo ai lettori libertà di inseguire parole e/o immagini.

con i contributi di

Marco Motta, Mario Tozzi, Ferdinando Cotugno, Bruno Arpaia,  Giuseppe Conte, Lorenzo Ciccarese,  Fulvia Mangili, Stefano Sandrelli, Gigliola Foschi, Valerio Calzolaio, Patrizia Maiorca, Elisabetta Tola, Marco Armiero, Antonio Ereditato, Gian Italo Bischi, Claudio Lucchin, Simona Maggiorelli, Davide S. Sapienza, Gabriela Scanu, Emanuele Ferrari, Daniela Palma, Roberto Alinghieri, Sandro Fuzzi, Romualdo Gianoli, Gaspare Polizzi, Rossana Cecchi, Valentina Fortichiari, Marco Pantaloni,  Gianni Zanarini, Vincenzo Mulè, Elena Gagliasso, Sergio Buttiglieri, Nello Rossi, Francesco Aiello, Eva Benelli, Francesca Boccaletto, Fabrizio Rufo, Francesca Buoninconti, Lilly Cacace, Roberto Camporesi, Paola Catapano, Andrea Cerroni, Liliana Curcio, Domenico D’alelio, D. Alessandro De Rossi, Alberto Diaspro, Marco Fratoddi, Roberta Fulci, Fabio Lagonia, Edo Passarella, Ugo Leone, Canio Loguercio, Roberto Lucchetti, Anna Luise, Oscar Luparia, Federica Manzoli, Giovanni Paoloni, Angelo Mojetta, Margherita Asso, Stefano Moretto, Nico Pitrelli, Cristiana Pulcinelli, Rossana Valenti, Maria Luisa Vitale, Franco Borgogno, Silvano Fuso. 

Questo libro è uno sguardo sull’acqua, come siamo certi lo avrebbe pensato e voluto Pietro Greco, scrittore, giornalista, comunicatore di scienza scomparso troppo presto.

Un invito a esplorare l’acqua, elemento vitale e poliedrico, che assume mille forme senza averne una propria. L’acqua è allo stesso tempo impalpabile e dura come roccia, inesauribile fonte di scoperte, emozioni e poesia. Un’occasione per ammirare l’acqua nelle sue infinite realtà, per svelarla e raccontarla con le parole e lo sguardo fissato sulle immagini, in modo da offrirci una visione d’insieme sulle diversità, i punti di vista e le conoscenze dell’Uomo. 

Da un’idea di Roberto Besana, autore delle fotografie, che ha cercato la penna di chi non ha potuto partecipare al precedente volume intitolato Il Paesaggio. Il libro si fermava a 65 contributi, come gli anni di Pietro quando ci lasciò, nel dicembre 2020. Oggi ne compirebbe 67 e non a caso sono 67 gli autori di questo libro, donne e uomini di cultura e scienza, amici e colleghi di Pietro, che lo hanno profondamente stimato. Un’eredità simbolica, perché è così che semina un buon maestro.



Nella collana FOTOGRAFIA E PAROLA SEGNALIAMO

IL PAESAGGIO. DIALOGO TRA FOTOGRAFIA E PAROLA Con 65 fotografie in bianco e nero Un tributo a Pietro Greco. A cura di Roberto Besana

Pagine 164, prezzo 24,50 / pubblicato nel 2021

L’ALBERO di Roberto Besana – Pietro Greco   con 65 immagini  e 4 poesie inedite di Francesca Boccaletto 

Pagine 152, prezzo 24,50 euro / pubblicato nel 2020

Massimo Emanuelli “L’avventurosa storia della Radio pubblica italiana” vol I e II, Oltre Edizioni

NEL 2024 LA RADIO PUBBLICA ITALIANA FESTEGGERÀ I SUOI PRIMI 100 ANNI E PER L’OCCASIONE CON PIACERE PRESENTIAMO

Massimo Emanuelli

L’avventurosa storia della Radio pubblica italiana. 

Dall’Araldo Telefonico a RadioRai cent’anni di radio. 

Prefazione di Umberto Broccoli 

Vol. 1: 638  pp – Vol. 2: 616 pp  [in cofanetto] prezzo 59 euro

OLTRE EDIZIONI 

Una storia della radio pubblica italiana dalle origini ad oggi non è mai stata scritta, eccezion fatta per la ‘Garzantina della radio’ uscita nel 2003, che però è una sorta di dizionario totalmente diverso dall’impostazione di quest’opera e non è aggiornata agli ultimi anni. Nell’opera si ripercorre la quasi centenaria storia della radio italiana attraverso i suoi conduttori, i programmi che ne hanno fatto la storia, le canzoni lanciate dalla radio, i funzionari, gli effetti del media sulla politica e sul costume italiano.In due volumi ( oltre 1200 pagine)  viene raccontata l’avventurosa storia della radio pubblica italiana che nel 2024 festeggerà il proprio centenario: la nascita della radio in Italia, i primi divi della radio (Maria Luisa Boncompagni, Nunzio Filogamo e Nicolò Carosio), le prime trasmissioni popolari; la radio del dopoguerra.  il giornale radio, Radio sera, i Gazzettini regionali. E ancora: l’ideazione del Festival di Sanremo (che nasce come trasmissione radiofonica), la nascita di Tutto il calcio minuto per minuto, le trasmissioni sportive, i radio documentari, il teatro in radio, la nascita della filodiffusione e del Notturno italiano. Con gli anni ’60 grazie ad alcuni dirigenti illuminati la radio vive una seconda gioventù. La riforma della Rai, la nascita dei tre Gr. La rottura del monopolio e la Rai che deve fronteggiare la concorrenza della radio libere, la nascita di Raistereo1, Raistereo2 e il successo di Rai Stereo Notte,  Black out e il Fabio Fazio radiofonico. La radio nella seconda Repubblica. Il ripristino del Gr unificato, Michele Mirabella e Toni Garrani,  Andrea Vianello, Dario Salvatori, Carlo Massarini, Gianluca Nicoletti, Umberto Broccoli, il ritorno in radio di Enrica Bonaccorti, Paolo Limiti, Maurizio Costanzo, Con parole mie di Umberto Broccoli. La radio del nuovo millennio: la nascita di Gr parlamento, di Isoradio, Radio3 Classica e di nuovi canali di Radio Rai. Cento anni della radio musicale e non restano negli occhi (e nelle orecchie) le immagini e i suoni che hanno caratterizzato le varie epoche. In due volumi potrete conoscere cent’anni di storia della radio pubblica italiana attraverso le trasmissioni, i conduttori, i registi, gli autori, i dirigenti che hanno contribuito a farne la storia

“Chi fa la radio deve costruire un percorso, elaborare un pensiero, immaginare come comunicarlo, fare in modo di trasformare le parole in immagini nella mente dell’ascoltatore. È il teatro della mente nel quale chi ascolta è parte attiva esattamente come chi parla dietro a quel microfono. Chi ascolta è al tempo stesso scenografo, regista e autore così come lo è chi parla”. (Dalla prefazione di Umberto Broccoli)  

Andrea Brugora “MILANO”, Oltre Edizioni

Prefazione Anna Scavuzzo,vicesindaco di Milano

Con contributi di

Gabriele Albertini, già Sindaco di Milano dal 1997 al 2006, Camilla Bagatti, Presidente del Museo Bagatti Valsecchi, Antonio Calabrò, Direttore della Fondazione Pirelli

Salvatore Carrubba, Presidente della Fondazione Piccolo Teatro di Milano., Manuela Alessandra Filippi, Fondatrice dell’Associazione ‘Città Nascosta Milano”, Franco Iseppi,Presidente del Touring Club Italiano, Giovanni Morale, vice Direttore per il Polo Milanese delle Gallerie d’Italia, Fabio Peri, Conservatore del Civico Planetario “U. Hoepli”, Andrea Rurale, Presidente FAI Lombardia, Liliana Segre, Senatrice a Vita della Repubblica Italiana, Andrée Ruth Shammah, Regista, direttore artistico e co-fondatrice delTeatro Franco Parenti

Pagine 316, prezzo 21 euro, Oltre edizioni

“Milano è una città che dà tanto ma chiede tanto.

Chi viene da fuori va via con il mal di testa,

è come una giostra veloce, ma se ci sali è molto bello”

Enrico Bertolino

Milano, luogo dall’energia straordinaria e locomotiva d’Italia, forse la più europea delle città italiane, sconta in chi la conosce poco il peso dei pregiudizi legati alla sua forza economica che ne mette in ombra la rilevanza storica, artistica e culturale. D’altra parte, suscita invece sentimenti profondi e fortissimi in chi si prende il tempo e la briga di desiderarla. Basti citare qualche caso celebre: Albert Einstein ci ha passato i mesi che definisce dei suoi più bei ricordi, ad Ernest Hemingway è bastato qualche giorno per incontrarci l’amore della sua vita, Verga elogia le sue seduzioni, Stendhal ne era letteralmente innamorato, tanto che sulla sua tomba a Parigi ha voluto fosse scritto in italiano “Arrigo Beyle, milanese, scrisse, amò, visse”. Milano è una città che o si ama o si odia, di una bellezza riservata che, come una “bella signora”, non si lascia avvicinare da chiunque e subito, ma pretende ingaggio, corteggiamento, conquista. Non sono questi i presupposti delle storie d’amore più intense e durature? Milano presuppone al visitatore un impegno attivo, di “salire sulla giostra” per usare le parole di Bertolino. Questa guida vuole essere il biglietto per salire sulla giostra, o la presentazione d’un amico alla bella. Fuor di metafora, un corso accelerato introduttivo, uno strumento ideale per chi si trasferisce in città e vuole conoscerla come un milanese, fin dal primo giorno. Un libro che accosta perle poco conosciute o visitate a un racconto da punti di vista inediti e meno scontati dei luoghi più noti, e per questo immancabile anche nelle librerie dei milanesi che vogliono conoscerla meglio e forse non ne hanno ancora trovato il tempo o il modo. Tra i tanti volumi dedicati al capoluogo lombardo, lo distinguono l’attenzione alle testimonianze di tempi recenti dove quasi tutte le guide non osano avventurarsi e il taglio narrativo che sfrutta la sua “stratificazione orizzontale” per leggere la storia girando i quartieri di Milano o, se si preferisce, leggere Milano girando i secoli.

Andrea Brugora, 35 anni, è Esperto nel Dipartimento per la Trasformazione Digitale alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il suo ambito professionale è il supporto ad imprese e istituzioni, al punto di incontro tra innovazione e sostenibilità. Si è formato al liceo classico, diventando poi ingegnere al Politecnico di Milano e, da sempre interessato ai beni culturali, ha realizzato la tesi al Louvre usando acceleratori di particelle per analisi non distruttive sulla doratura di bronzi di epoca romana. Ama le città come luoghi di massima espressione della interazione umana. In particolare Roma, Londra, Parigi, Monaco, New York e Buenos Aires dove ha vissuto, e più di tutte Milano, che conosce in lungo e in largo e dove nel 2016 è stato eletto Consigliere al Municipio 1-Centro Storico. Crede nell’essere umano integrale, quello dell’umanesimo di Leonardo e Pico della Mirandola, che si sforza di riuscire in tutti i campi del sapere e dell’attività umana, ed è convinto che per leggere il mondo siano ugualmente indispensabili la scienza e l’arte, la ragione e il sentimento. Il suo motto è il verso di un poeta lombardo dimenticato.

Sonia Vatteroni “Un quarto di secondo”, Oltre Edizioni

Introduzione di Marzia Margherita Dati 

pagine 208, prezzo 18 euro OLTRE EDIZIONI 

Gravata dal presentimento del futuro
libera dalla deriva di un ritorno
Eva, su questa terra affollata ora
conserverai il – qui sono – in eterno.

Pare sia questo piccolissimo spazio di tempo quello in cui percepiamo il presente: dunque solo un quarto di secondo tra il passato e il futuro. Di quella frazione siamo l’intero, sotto qualcosa che non c’è più e sopra qualcos’altro che non c’è ancora. Eppure, proprio in quel transito, noi siamo veri: eravamo e saremo. Lì pensieri e parole agitano l’aria accendendosi a vicenda fino a gettarsi in quello spazio in una luminosa distruzione. È la poesia. Prima che tutto si spenga.

La relazione tra essere e tempo è al centro di Un Quarto di Secondo, la nuova raccolta poetica di Sonia Vatteroni. Un’opera letteraria densa di significati, che prendono forma in un poetare quasi materico, dove ogni singola parola è organizzata in architetture stilistiche e formali perfette. Il poeta pone il lettore di fronte al dilemma del possibile e autentico senso dell’esistere in relazione all’eternità e a quello “spazio di luminosa distruzione” che è la morte. (dall’Introduzione di Marzia Margherita Dati Graham)

SONIA VATTERONI Nata a La Spezia, ha vissuto e studiato e insegnato a La Spezia e Firenze. Ha collaborato e fatto parte de “Il giardino dei ciliegi” a Firenze, pubblicando racconti su Cercatori di storie. Ha fatto parte di un seminario internazionale di scrittura creativa della New York University. Ha dato la voce a letture in Controradio (sede fiorentina). Ha pubblicato 3 libri di poesie: PONGASIE / SUPPONGA / MONADI. Autrice dei testi dello spettacolo teatrale musicale ORFEO ED EURIDICE.

Francesco Cenetiempo “Pier Paolo Pasolini. L’ultimo eretico”, Oltre Edizioni

Prefazione Francesco Ranieri Martinotti 

pagine 160, 18 euro Oltre edizioni

Un viaggio, nel centenario della nascita, nel mondo di celluloide e delle lettere di Pier Paolo Pasolini, intellettuale tra i più attivi e poliedrici nel panorama culturale dell’Italia del secondo dopoguerra. Le sue molte vite, sempre lontane dal conformismo imperante di un’Italia da poco uscita dalla guerra e ancora ancorata a stilemi arcaici e borghesi. Un intellettuale eretico e avverso alle etichette, ha rappresentato il grido più forte e disperato contro il consumismo e contro l’omologazione di massa degli italiani che si apprestavano a perdere definitivamente la loro identità prevalentemente rurale. Uno sguardo severo sulla società contemporanea che, in quegli anni, usciva dal benessere del boom economico per annegare nel gorgo sanguinario dello stragismo. Il volume ricostruisce il suo tortuoso percorso di vita eristica sino al suo assassinio, avvenuto nella metà degli anni Settanta dove una misteriosa rete di complicità lo ha condannato all’oblio verso le nuove generazioni e ha reso vana la ricerca della verità su quello che realmente accadde in quello sterrato dell’Idroscalo romano durante la notte fra il primo e il due novembre 1975!
Il volume, infine, è corredato di un’ampia filmologia e una cronologia di tutte le sue opere in volume oltre a un’ampia bibliografia di riferimento, nonché un apparato esaustivo di tutti soggetti e sceneggiature che Pasolini scrisse per altri registi italiani.

Francesco Cenetiempo è stato consulente di alcune case editrici italiane ed estere. Ha curato diverse antologie letterarie di autori italiani e monografie sulle riviste culturali del primo e secondo Novecento italiano, nonché sul Neorealismo friulano tra arte e letteratura nel primo dopoguerra. Collabora come giornalista alle pagine culturali di quotidiani e settimanali italiani e stranieri dove ha curato numerosi inserti sui grandi Maestri della settima arte (Pasolini, Rosi, De Sica, Rossellini, Visconti, Monicelli e altri) ed è stato l’ideatore di rassegne sul vecchio e nuovo cinema italiano. Per il Friuli Venezia Giulia coordina e organizza, da alcuni anni, la rassegna nazionale di “Cinema nelle Biblioteche”. Dialoghi con gli autori del cinema e dell’audiovisivo italiano indipendente. Come autore ha firmato diversi soggetti e sceneggiature per il teatro e il cinema. È membro del Consiglio direttivo del Circolo della Cultura e delle Arti di Trieste. Per lo stesso Circolo, nel 2021, ha dato alle stampe Fulgidi quegli anni (1947-1955), uno sguardo sull’attività cinematografica della sezione ‘Spettacolo’ del CCA* negli anni del dopoguerra.