Daniela Alibrandi “I delitti della Vergine”, recensione di Salvina Pizzuoli

Un delitto ambientato alla Fontana di Trevi

È notte fonda nella deserta Piazza Trevi. Un’immagine sconquassa l’armonia dell’idilliaco scenario. Nella vasca galleggia a faccia in giù un corpo sinuoso, nudo e affusolato, dai capelli lunghi e scuri. Com’è giunto quel cadavere nella splendida Fontana di Trevi? Chi ha visto tutto è un clochard ubriaco, ma si è dileguato, lasciando solo bottiglie vuote e il proprio cappotto sdrucito. Sarà il commissario Rosco a dipanare la fitta matassa, ora che è tornato a Roma e cerca di ricostruire la sua storica squadra, mentre è alle prese con la fragile salute della moglie. Intanto nei sotterranei dell’acquedotto Vergine, da cui è alimentata la fontana, si muovono strane e inquietanti presenze, impossibili da individuare (da Morellini Editore)

Fetore, olezzo, cosa c’è di più vero nell’abisso dell’animo umano? Ed è proprio questo effluvio a farmi apprezzare le fragranze che sublimano l’essere, l’odore di puro, di intoccato, di intatto e vulnerabile, il profumo di una vergine…

Il commissario Rosco è a Roma da tre giorni ma la felicità connessa al rientro nel suo precedente commissariato è subito funestata da un nuovo caso che già si presenta difficile: una giovanissima è stata rinvenuta cadavere nella Fontana di Trevi.
In attesa che l’ispettrice Porzi possa raggiungerlo a Roma, esiguo è il nucleo della vecchia squadra, costituito solo da Malvani, “un mago nell’indagare” gli ambienti in cui si muovono gli eventuali sospettati,  e manca anche Loverso, sostituito al femminile dalla nuova allieva agente Licia Germani.
Colpisce subito la struttura del romanzo dove non manca, tratto tipico di molti thriller psicologici della Alibrandi, la “presenza”,  sottolineata dai corsivo, dell’assassino.
E le indagini hanno inizio con vari interrogatori e dei testimoni oculari  e dei tecnici della Fontana relativamente ai lavori in corso. Porzi è stata trasferita temporaneamente e l’allieva agente Germani impara in fretta: il commissario Rosco può quandi lavorare al caso contando sull’intuito prezioso della sua collaboratrice, cui affida l’analisi di alcuni casi insoluti di scomparsa di minori,  tanto più utile proprio per la contingenza che lo turba e non poco: le notizie sulla salute dell’amata moglie.
E l’indagine si accresce di una nuova scomparsa di minore e di un nuovo ritrovamento: Rosco e i suoi collaboratori sono messi a dura prova; ma c’è Roma, protagonista, l’aria di Roma, la luminosità unica, il candore dei monumenti e il profumo della storia, che sa ammaliare e consolare.
E non solo indagini, ma tante notizie storiche accompagnano le ricerche e vi si intrecciano in un ruolo fondamentale per la soluzione:

“questa scala raggiunge lo speco dell’antico acquedotto Vergine. Era stata progettata da Marco Vipsanio Agrippa, genero di Augusto, ma fu inaugurata il 9 giugno del 19 Avanti Cristo, a servizio dell’impianto delle terme di Agrippa in Campo Marzio…”.

E antiche leggende, come quella della fanciulla che indicò “la sorgente d’acqua ai soldati assetati, spiegando il perché la fonte prese il nome di Aqua Virgo”.
Una Roma luminosa e viva cui fa riscontro una città sotterranea che nel buio accoglie efferatezze e morte.
Le felici intuizioni di Porzi e del commissario Rosco porteranno a nuovi interrigatori, nuove ricerche  e conoscenze anche in ambito storico, su Roma antica e le sue acque sotterranee, e alla soluzione dei casi e, come sempre accade nei noir della Alibrandi, il finale è decisamente imprevedibile, giocato sul filo dei secondi e degli inseguimenti, degli incontri fortuiti e dei comportamenti eroici, in un crescendo di suspanse prima dell’agnizione finale.
Un nuovo romanzo che accresce egregiamente la serie con il Commissario Rosco.

Daniela Alibrandi è nata a Roma e ha vissuto negli Stati Uniti. Nella vita professionale si è occupata di scambi culturali nell’ambito del Consiglio d’Europa e dell’Unione Europea. L’autrice ha pubblicato sedici romanzi, cinque edizioni inglesi e un’antologia. Della sua vasta produzione ricordiamo: I delitti del Mugnone (Morellini Editore, 2024), Delitti sommersi (Morellini Editore, 2023), Viaggio a Vienna (Morellini Editore, 2020), Una morte sola non basta (Del Vecchio Editore, 2016), la pluripremiata Trilogia Crimini del Labirinto (Delitti fuori orario, Delitti Negati e Delitti Postdatati), I Misteri del Vaso Etrusco, Nessun segno sulla neve e Il bimbo di Rachele (Edizioni Universo), Quelle strane ragazze, Un’ombra sul fiume Merrimack e l’antologia I doni della mente. I suoi scritti sono spesso ospiti di testate giornalistiche nazionali e di rubriche letterarie televisive e radiofoniche della RAI. Alcune sue edizioni italiane figurano nelle biblioteche di Harvard e di Yale e nella Public Library di New York. Nel maggio 2024 è stato ufficializzato il suo stile come MultiDimensionCrime. L’autrice ha ottenuto numerosi premi letterari nazionali, tra cui il Premio Poliziesco Gold 2020 e il Premio Women Art Week 2022 alla carriera letteraria.

Vari dei romanzi citati nella biografia sono recensiti su tuttatoscanalibri

Daniela Alibrandi “I delitti del Mugnone”, recensione di Salvina Pizzuoli

Morellini Editore

Perché mai nessuno capisce che ho bisogno di questo. Mi guardano, mi sorridono, ma io quando mi avvicino so che voglio una sola cosa da loro. Ho bisogno di rivedere il terrore, la supplica, e strappare il loro sguardo per sempre

“I delitti del Mugnone” di Daniela Alibrandi è un romanzo noir che si distingue per la sua capacità di catturare l’attenzione del lettore fin dalle prime pagine; la trama, come sempre nei suoi romanzi, sa essere avvincente oltre che ben strutturata, sviluppandosi intorno a misteriosi omicidi, conducendo il lettore attraverso un labirinto di indizi, vecchi sospetti e trascorsi e contemporanei delitti ancora senza soluzione o irrisolti.

L’autrice riesce a creare un’atmosfera ricca di tensione e suspense, con descrizioni dettagliate che rendono vividi i paesaggi e le ambientazioni. L’azione si svolge prevalentemente a Firenze dove il commissario Rosco si è fatto trasferire da Roma per sfuggire ai risvolti  negativi delle indagini che nella capitale avevano coinvolto anche la sua famiglia e soprattutto il piccolo Robertino. Ma protagonista è il torrente storico che scorre dai colli a nord di Firenze e scende nella piana ad abbracciare l’Arno in un giallo a tutto tondo dove diversi generi narrativi si coniugano armoniosamente regalando al lettore pagine in cui  ai delitti efferati si affiancano trance de vie, psicologie, rapporti umani, descrizioni di luoghi e panorami, amore, morte, felicità e dolore.  

I personaggi, così come la nuova squadra con cui si trova a lavorare il commissario, sono ben delineati e nello stesso tempo la loro complessità li rende interessanti, vecchi e nuovi; non mancano infatti piacevoli collaborazioni con chi aveva scelto di abbandonare la squadra e Roma per tornare a lavorare a Napoli, forse rimpiangendo battibecchi e screzi sebbene in un rapporto di vera cooperazione e fiducia con il diretto superiore: quella Gisella Porzi, già incontrata e felicemente ritrovata anche nelle pagine di questo nuovo e difficile caso fiorentino. Le loro interazioni, i loro dialoghi, le supposizioni, la ricerca di indizi e il gioco che si crea tra loro, contribuiscono a mantenere alto il ritmo del racconto. Uno degli aspetti più riusciti del libro è la capacità dell’autrice di intrecciare elementi di introspezione psicologica con la narrazione del crimine, offrendo al lettore una prospettiva approfondita sulle motivazioni e sui conflitti interiori dei protagonisti. Questo aggiunge una dimensione ulteriore alla storia, rendendola non solo un giallo avvincente ma anche un’esplorazione delle sfumature dell’animo umano. Per non parlare, cosa che infatti non farò, del finale, non solo non previsto, ma soprattutto rocambolesco e denso dentro un’ agnizione completa e complessa ma anche ricca di prospettive future.
“I delitti del Mugnone” è un romanzo che merita sicuramente di essere letto da chi ama il genere noir e non solo. Daniela Alibrandi dimostra di avere una penna abile e sensibile, capace di creare storie che lasciano il segno. Se cercate una lettura intrigante con una buona dose di suspense e profondità psicologica, questo libro potrebbe fare al caso vostro.

Della stessa autrice su tuttatoscanalibri

“Quelle strane ragazze”

“Nessun segno sulla neve”

“Una morte sola non basta”

“Un’ombra sul fiume Merrimack”

“Il bimbo di Rachele”

“I misteri del vaso etrusco”

Daniela Alibrandi in Racconti racconti racconti: corti, con brivido, fantastici