La verità, vi prego su Oscar Wilde
Esce quella che in Gran Bretagna è considerata la biografia definitiva dello scrittore Ma si può realmente ricostruire l’esistenza di chi viveva come su un palcoscenico?
La vita di Oscar Wilde sembra fatta apposta per mettere in difficoltà un biografo (un biografo, intendo, animato da uno zelo positivo di stampo settecentesco e impermeabile alle suggestioni della “vita romanzata”), visto che non c’è aspetto, nei gesti, nella condotta, nelle affermazioni di questo straordinario poseur che non sia programmaticamente (e però anche naturalmente, congenialmente) improntato alla mistificazione. […]Ecco, fosse stato il personaggio di un libro di Mark Twain quel libro si intitolerebbe L’uomo che diventò un pettegolezzo, l’uomo che a differenza di Dreyfus non ebbe bisogno di essere processato per essere “un caso” […]
Le biografie wildiane, paragonabili per quantità e per divergenze solo alle biografie di Lewis Carroll, sono caratterizzate da un forte tasso di competitività: ognuna vuole fare giustizia dei pettegolezzi (appunto) cui le precedenti avrebbero indulto; ognuna vuol essere “definitiva” e, in termini di serietà, la “prima”. […] come ammette con un filo di sgomento lo stesso Sturgis, «nella sua esistenza postuma ha indossato tante maschere quante ne sfoggiò in vita, e con il medesimo brio. È stato un ribelle della controcultura, un martire gay, una vittima dell’oppressione coloniale britannica, un proto-modernista, un precursore del cool, e la lista non si esaurisce certo qui».[…](Da Michele Mari La Repubblica Cultura)