William Le Queux “Il ministro del male. La storia segreta di Rasputin”, Lorenzo de Medici Press

Traduzione e introduzione di Sara Musarra Pizzo

Lorenzo de’ Medici Press

Dal 23 giugno in libreria

Per la prima volta in italiano, la traduzione di un classico della narrativa sensazionalistica inglese. Con una sapiente inventiva romanzesca, Le Queux raccoglie in questo libro l’insieme delle rivelazioni scritte – quasi in forma di resoconto storico – dal giovane Feodor Rajevski, il segretario e servitore personale di Rasputin. Pagine e pagine di segreti, tradimenti e sotterfugi sconvolgenti attorno alla figura di una delle più inquietanti personalità della Russia moderna. I colpi di scena si susseguono in una vertiginosa cavalcata storica dove si intrecciano truci passioni, smodata ambizione e tragedia umana.
Le Queux, da maestro dell’invenzione, traccia di Rasputin un profilo ipnotico e agghiacciante al tempo stesso, nel cuore della corte imperiale russa e sullo sfondo di uno dei più drammatici momenti della storia: dalla prima guerra mondiale alla rivoluzione.

Ma cosa sappiamo davvero di Rasputin? Grigórij Efimovic Rasputin, ladro di cavalli prima e consigliere privato dei Romanoff e mistico russo dopo, nasce a Pokrovskoe il 21 gennaio 1869 in un villaggio della Siberia orientale. Quinto di nove figli, di cui solo due raggiunsero l’età matura, Rasputin dimostra fin da piccolo un’indole improntata sulla spiritualità. Dopo essersi sposato nel 1887, infatti, lascia la sua famiglia e i lavori nei campi per dirigersi verso un monastero a Verchotur’e e vestirsi dei panni del pellegrino. Ben presto afferma di aver avuto una visione della Madonna di Kazan’ e proprio dopo questo episodio decide di dedicarsi completamente alla vita mistica. In quegli anni visita i luoghi santi a piedi, fa ritorno al suo villaggio per aiutare la famiglia nei lavori agricoli ed è solito tenere degli incontri privati nella propria abitazione. Spostandosi da monasteri a conventi e pregando e vivendo di elemosina, Rasputin arriva a San Pietroburgo dove approda alla corte dello zar Nicola II di Russia e della moglie Aleksandra. A Corte è circondato da donne e si comincia a mormorare che sia in grado di prevedere il futuro e guarire i malati. (dall’introduzione)

William Le Queux (1864-1927) scrittore, viaggiatore e diplomatico, ha proposto al pubblico di tutta Europa oltre 150 romanzi. Considerato un maestro del genere poliziesco, giallo e thrilling, Le Queux univa alle trame complesse e ai colpi di scena un particolare interesse per le vicende storiche del suo tempo che seppe reinterpretare e rendere avvincenti a suo modo. La passione per i documenti e i dettagli storici colloca le sue opere a metà strada fra saggio e romanzo. Fra le sue più fortunate creazioni, La spia dello zar (1910), Il mistero del raggio verde (1915), L’ombra del passato (1915), I segreti del Foreign Office (1920).

Fabrizio Guarducci “Il richiamo del sentimento”, Lorenzo de’ Medici Press

Elvira, una studiosa, inizia una complessa ricerca sul movimento religioso dei Catari e sull’attualità del loro messaggio spirituale con l’intento di scrivere un nuovo libro sull’argomento.

La verità nascosta nel cuore dei Catari: un viaggio avventuroso alla scoperta del passato

Lorenzo de’ Medici Press

Il suo percorso procede attraverso la ricerca di importanti testi antichissimi, partendo dalle pagine del trattato gnostico Kephalaia. Tra i molti codici antichi, un raro e dimenticato vangelo gnostico – la Pistis Sophia – in cui Gesù spiega agli apostoli cosa accade all’uomo dopo la morte e che cosa c’è nell’aldilà. 
Elvira decide, quindi, che la prossima inevitabile tappa doveva essere la Francia dove avrebbe trovano archivi imprescindibili per la sua ricerca e studiosi in grado di aiutarla. Aveva infatti sentito parlare di documenti inediti, testimonianze nascoste nei polverosi archivi delle biblioteche e nei manoscritti dimenticati di vecchie abbazie. Ma soprattutto, c’era il misterioso Vangelo di Giovanni l’apostolo, un testo che, se esisteva davvero, poteva gettare nuova luce sulla spiritualità dei Catari. 
Il viaggio di Elvira diventa, al tempo stesso, anche un viaggio dentro se stessa. E sarà un incontro inatteso a trasportarla verso un modo completamente diverso di considerare il sentimento, l’animo umano e la ricerca del vero significato della vita. La sua indagine si trasforma in qualcosa di più profondo e personale, rendendo il suo libro non solo una semplice opera accademica, ma un punto di arrivo per una nuova scoperta del sentimento e della spiritualità.
Elvira si rende conto che la vera ricerca non è solo nei testi antichi, ma anche nel dialogo con se stessa e con il mondo che la circonda.

«Il treno scivolava veloce lungo i binari, e quel movimento regolare le infondeva una calma inattesa. Elvira non aveva fretta. Sapeva che il viaggio sarebbe stato lungo, e questo non la disturbava. Al contrario, la piaceva quel tempo sospeso tra partenza e arrivo, un tempo che le permetteva di ripensare con ordine a tutto ciò che era accaduto nelle ultime settimane. L’incontro con il giovane era stato l’inizio di qualcosa. Non una rottura drammatica con il passato, ma una sorta di disvelamento interiore, come se un velo si fosse sollevato e ciò che giaceva confuso nella sua mente avesse finalmente trovato chiarezza. Non c’era più ansia di arrivare a una risposta definitiva, né bisogno di afferrare qualcosa con forza. C’era solo la quieta consapevolezza che tutto sarebbe venuto da sé, al momento giusto

Fabrizio Guarducci si è formato nella concezione sociale e umana di Giorgio La Pira. Dopo aver vissuto il movimento Underground alla fine degli anni Sessanta negli Stati Uniti e aver conosciuto Guy Debord in Francia, ha aderito convintamente al Situazionismo. Ha fondato il Dipartimento di Antropologia culturale dell’Istituto Internazionale Lorenzo de’ Medici di Firenze. Ha insegnato Mistica, Estetica e Tanatologia, dedicandosi interamente alla ricerca dei linguaggi come strumenti per migliorare l’interiorità dell’individuo e per trasformare in positivo la realtà che ci circonda. È, inoltre, autore cinematografico: Paradigma italiano (premiato al PhilaFilm, 1993), Two days (2003) e Il mio viaggio in Italia (vincitore del Golden Eagle, 2005). Come autore, produttore e regista ha realizzato i film Mare di grano (2018), Una sconosciuta (2021), Anemos (2022) e La partita delle emozioni (2025). Ha pubblicato i saggi La parola ritrovata (2013), Theoria. Il divino oltre il dogma (2020) e i romanzi Il quinto volto (2016), La parola perduta (2019), La sconosciuta (2020), Duetto (2021), Amor (2022), Il villaggio dei cani che cantano (2022), La partita delle emozioni (2023) ed Eclissi (2023, selezione Premio Strega 2024).

Dello stesso autore su tuttatoscanalibri

Fabrizio Guarducci “Eclissi”

Isabel Burton “Verso l’India 1879”, Lorenzo de’ Medici Press

Il viaggio di Isabel Burton dall’Inghilterra – attraverso l’Europa e l’Italia – verso l’India.
Una donna dell’età vittoriana che osserva con attenzione e spirito critico la realtà che la circonda

traduzione di Simona Bauzullo

Lorenzo de’ Medici Press

Per la prima volta in italiano, il diario di viaggio scritto da Isabel Burton nel viaggio compiuto assieme al marito, il celebre esploratore Richard Francis Burton, verso l’India. Un viaggio che è scoperta e osservazione, con la prosa avvincente di una donna dell’età vittoriana che osserva con attenzione e sagacia la realtà che la circonda. Durante tutta la narrazione, Isabel Burton appare libera anche nel linguaggio: il registro che adopera convoglia ogni stile di spontaneità ed è del tutto affine a una conversazione vis-à-vis tra persone comuni. La stesura del racconto non mira alla bellezza o al classicismo letterario, bensì all’immediatezza con cui intende fornire dati al lettore e lasciare che assorba i suoni, i profumi e l’atmosfera che vengono descritti in pagina nella maniera più diretta e concisa possibile.

Oltre agli aspetti pittoreschi e affascinanti del viaggio che attraversa Europa, Egitto e Arabia, il diario di Isabel Burton descrive a lungo anche il nord dell’Italia: Milano, Trieste e Venezia, osservate in un momento cruciale della storia italiana, a pochi anni dalla raggiunta unità nazionale. Messa in ombra dalla fama del marito, scopritore delle sorgenti del Nilo, Isabel Burton visse con lui per diversi anni a Trieste e, sempre insieme a lui, tradusse in inglese per la prima volta Le mille e una notte

«Nonostante tra gli anni ’30 e ’40 dell’Ottocento l’Inghilterra contasse un numero di cittadine di sesso femminile elevato e decisamente superiore a quello degli uomini, la maggior parte delle discipline erano rappresentate e destinate esclusivamente a questi ultimi e al contrario venivano precluse alle donne. La disparita di genere emerge in maniera piuttosto evidente in ogni ambito, incluso quello letterario, che vede le donne costrette a seguire la strada della rinuncia all’istruzione oppure a quella di mettere in pratica le proprie conoscenze attraverso la pubblicazione sui periodicals in forma anonima, senza ricevere cosi alcun credito. In alternativa, un coniuge appartenente a un particolare ceto o inserito in una disciplina scientifica rappresentava una vera e propria opportunità professionale per far fruttare l’ambizione di una donna che altresì non avrebbe avuto modo di realizzarsi nel concreto. Proprio in questo periodo storico, infatti, vengono pubblicati in maniera sempre più frequente volumi scritti “a due mani”, ovvero da uomini e donne, generalmente uniti in matrimonio. Isabel Burton aderisce parzialmente a questo nuovo iter letterario producendo testi scritti in maniera autonoma, ma revisionati o arricchiti dal marito. Tuttavia questa collaborazione attiva svanisce gradualmente, lasciando spazio e autonomia di scrittura all’autrice, la quale non manca in alcun modo di riportare in pagina lodi e storie riguardanti suo marito. Le opere letterarie prodotte dai coniugi in maniera individuale contengono infatti molti riferimenti reciproci e svelano l’autenticità del legame che li unisce, non solo per l’aspetto burocraticamente coniugale, ma relativo all’essenza più profonda delle loro anime. Sin dall’inizio della loro relazione, infatti, l’appartenenza alla dottrina anglicana di Burton lo poneva in una posizione più che scomoda per la famiglia cattolica Arundell, più che mai restia ad accettare una qualsiasi unione tra lui e Isabel. Il carattere determinato e audace di entrambi permise loro di superare ogni barriera sociale, religiosa o d’onore, guidandoli verso una cerimonia clandestina che li rese sposi e complici per la vita che condussero nel rispetto e nella stima reciproci. Pertanto, sin dagli esordi, Isabel e Richard Burton rivelano la loro singolarità come nucleo coniugale, ma anche dal punto di vista individuale. Decidendo di intraprendere una vita insieme a Richard, Isabel sceglie contemporaneamente di essere una fedele compagna di viaggio, pronta ad affrontare esplorazioni oltremare accuratamente dettagliate e destinate a un pubblico di lettori, orgogliosamente riportate in forma scritta solo ed esclusivamente da se stessa. Di queste esplorazioni fa parte anche quella descritta nelle pagine che seguono, avvenuta nel 1875 a fianco del suo fedele compagno di vita. Il viaggio in Arabia, Egitto e India fa crescere nell’autrice una nuova sensazione di meraviglia, che viene accuratamente riportata con tutti i suoni, i profumi, gli usi e i costumi che rivelano nuove identità e realtà, in alcuni punti del tutto estranee a quelle che erano le convenzioni sociali del XIX secolo. La novella esploratrice si inserisce all’interno del racconto in maniera concreta e descrive spesso di aver affrontato alcuni spostamenti da sola, mentre il marito era impegnato in altre attività legate a impegni di stampo intellettuale» (dall’introduzione di Simona Bauzullo).

Isabel Burton (1831-1896) sposò in giovane età l’esploratore Richard Francis Burton, suscitando polemiche per essere, lei cattolica, sposata a un anglicano. Ma la scelta fuori dagli schemi fu solo il via per una vita in cui, per Isabel Burton, superare i confini divenne una precisa impostazione di vita. Assieme al marito viaggiò in gran parte dell’Impero britannico, scoprendo mete come l’Arabia e l’India che ben di rado le donne della sua epoca potevano visitare. Nel 1875 pubblicò Inner Life of Syria, Palestine, and the Holy Land e nel 1879 seguì il racconto di viaggi Arabia, Egypt, India.

Charlotte Perkins Gilman “La carta da parati gialla e altri racconti”, Lorenzo de’ Medici Press

Conosciuta per il suo ruolo fondamentale nella letteratura femminista, Charlotte Perkins Gilman continua a ispirare con le sue opere che sfidano le convenzioni sociali e promuovono l’uguaglianza di genere. I temi trattati sono quanto mai attuali e risuonano con le continue battaglie per l’emancipazione femminile nel mondo moderno.La carta da parati gialla raccoglie una serie di racconti ( tra cui alcuni inediti in Italia) che sono una riflessione critica sulle aspettative di genere e sull’importanza dell’autodeterminazione, ma sono anche una vera e propria denuncia dei soprusi a cui le donne erano costrette. Il suo messaggio forte e diretto è di grandissima attualità. 

Traduzione di Kristi Veseli


Lorenzo de’ Medici Press

Nove racconti di una delle autrici più importanti nella storia dell’emancipazione femminile negli Stati Uniti. Partendo dalla propria dolorosa esperienza personale Charlotte Perkins Gilman seppe trasformarsi in una paladina dei diritti sociali e della liberazione dai soprusi cui le donne erano costrette all’epoca. Il suo messaggio, forte, diretto e acutissimo, è ancora oggi di scottante attualità e di grandissimo valore letterario. Costretta dal marito a curare nel modo sbagliato la depressione post partum, Perkins Gilman sollevò in tutti gli Stati Uniti una richiesta di umanità verso il mondo femminile che scardinava pregiudizi e sopraffazioni inaccettabili. Basti pensare che La carta da parati gialla uscì nel 1892 e solo nel 1908 venne abolita negli Stati Uniti la tratta delle donne. I racconti qui tradotti, alcuni per la prima volta, testimoniano una vena letteraria genuina, priva di vincoli retorici e sempre diretta a un messaggio morale che deve farci riflettere ancora oggi.

Dall’introduzione di Kristi Veseli

«Una casa isolata, una protagonista senza nome e una carta da parati sinistra. Sono questi gli elementi che caratterizzano La carta da parati gialla, racconto che trae ispirazione dalla vicenda personale della scrittrice e sociologa statunitense Charlotte Perkins Gilman. Con questo racconto – scritto in soli due giorni e pubblicato con non poche difficoltà nel 1892 – l’autrice tentò di rielaborare il periodo difficile che le aveva sconvolto la vita. A seguito della nascita della figlia Katherine, Charlotte, piegata dalla depressione post partum, venne portata da Silas Weir Mitchell, neurologo ideatore della Rest Cure, la cura del riposo. Secondo il medico, la maggior parte delle donne era affetta da nevrastenia, uno stato di debolezza nervosa. Per questo motivo la donna doveva essere isolata, spesso confinata in camera da letto. Questo periodo poteva durare diversi mesi, durante i quali nessuno poteva andare a fare visita alla paziente. Inoltre, perché la terapia avesse successo, era necessaria un’immobilità prolungata, una dieta ipernutriente e qualsiasi attività intellettuale era severamente vietata. Il mese passato in terapia lasciò non pochi traumi all’autrice, che nel 1890 scrisse La carta da parati gialla, un’evidente denuncia all’operato di Mitchell. La protagonista è una giovane donna in cura per quella che il marito medico – seguace delle teorie di Mitchell – definisce una «nevrastenia temporanea, una leggera tendenza all’isteria». La coppia, dunque, si trasferisce per un periodo in una casa isolata dal resto del paese, affinché la donna si riprenda. Ma isolata non è solo la casa, ma anche la stanza in cui lei deve riposare. Di lei, non sappiamo nulla, nemmeno il nome. Il marito preferisce piuttosto darle dei nomignoli come «piccola oca benedetta,» quasi a volerla riportare a uno stato infantile.»

Charlotte Perkins Gilman (1860-1935) è stata una delle più importanti figure dei movimenti per l’emancipazione femminile negli Stati Uniti. Già in giovanissima età si interessò alle teorie che miravano a eliminare le ingiustizie sociali e divenne una figura di punta nei movimenti che sostenevano la necessità di liberare le donne dai ruoi subalterni. Si batté a fianco delle suffragette e lottò per l’abolizione delle leggi razziali. Autrice di numerosissimi articoli su riviste e quotidiani, pubblicò nel 1898 il saggio Women and Economics: A Study of the Economic Relation Between Men and Women as a Factor in Social Evolution. Altrettanto cospicua la sua opera di poetessa e narratrice: pubblicò oltre 190 racconti fra cui spicca La carta da parati gialla (1892) che è il suo più celebre successo.

Robert Louis Stevenson- James Matthew Barrie “Mio carissimo amico”, Lorenzo de’ Medici Press

LDM Press

Tradotte in italiano per la prima volta le Lettere fra i due più grandi scrittori scozzesi tra

Otto e NovecentoRobert Louis Stevenson e James Matthew Barrie.

Le lettere fra l’autore dell’Isola del Tesoro e il creatore di Peter Pan

Traduzione e introduzione di Priscilla Gaetani

Uno scambio di lettere dove la raffinata scrittura evidenzia un’amicizia profonda e sincera, anche se Stevenson e Barrie non riuscirono mai ad incontrarsi di persona. Quando iniziarono a scriversi era il 1892 e Stevenson si trovava nelle isole Samoa mentre Barrie girovagava tra Kirriemuir e Londra. I due scrittori si scambiano opinioni sulla letteratura, sugli autori loro contemporanei e scherzano sulle rispettive vite e famiglie con divertita e sorprendente intimità. «[…] siamo entrambi scozzesi, e deduco anche entrambi Veri scozzesi; la mia scozzesità va ad intermittenza, ed a volte è infiammatoria. […] Nessun luogo segna un uomo così tanto.»

Dall’introduzione di Priscilla Gaetani :

«Il volume originale Stevenson & Barrie: A Frienship in Letters è stato pubblicato in Scozia nel 2020 dalla casa editrice Sandstone Press Ldt a cura di Michael Shaw. La decisione di raccogliere l’epistolario in un unico volume è stata presa per omaggiare due tra gli autori scozzesi più celebri, Robert Louis Stevenson e James Matthew Barrie. Il primo dei due è l’autore di celebri classici di ogni tempo quali Lo strano caso del Dottor Jekyll e Mr. Hide o L’isola del tesoro. Il secondo, James Metthew Barrie, meglio conosciuto come “il baronetto”, era il creatore dell’unico ed inimitabile personaggio di Peter Pan. L’estremo successo dei libri dedicati a quel personaggio ha poi finito per mettere in ombra molti altri suoi volumi purtroppo ancora mai pubblicati in italiano; anche Barrie era considerato uno tra gli scrittori dell’epoca più brillanti tant’è che lo stesso Stevenson (che aveva molta più popolarità all’epoca) scrisse, riferendosi all’amico: “Io sono un artista, lui è un genio”. Le lettere tra questi due straordinari autori nascono innanzitutto da una profonda stima reciproca che si trasforma poi in una grande amicizia. Strano tuttavia a dirsi, l’epistolario documenta che i due non sono mai riusciti ad incontrarsi anche perché vivevano ai poli opposti del mondo: quando avevano iniziato a scriversi nel 1892, Stevenson si trovava nelle isole Samoa mentre Barrie girovagava tra il paesino natale di Kirriemuir e Londra. Di conseguenza il loro è stato un rapporto basato prettamente sulla sola corrispondenza. Di fatto, la loro amicizia è durata soltanto tre anni prima della morte dell’autore dell’Isola del Tesoro, ma, nonostante questo, il fatto che Barrie volesse partire per la Samoa dopo soltanto essersi scambiati le prime lettere è decisamente indicativo dell’intimità del loro rapporto

Robert Louis Stevenson (1850-1894) è uno scrittore dei grandi classici della letteratura di lingua inglese. Autore di romanzi come L’isola del tesoro e Il Signore di Ballantrae diede vita a racconti memorabili fra cui spicca Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde. Fu anche autore di storie ambientate nella Polinesia in cui trascorse gli ultimi anni della sua breve esistenza.

James Matthew Barrie (1860-1937), romanziere e drammaturgo, deve la sua fama imperitura alla creazione del personaggio di Peter Pan che, nella serie di romanzi e racconti a lui dedicati, rimane il suo massimo capolavoro. Scrisse altre raccolte di racconti per adulti e ragazzi. Robert Louis Stevenson disse di lui: «Io sono un artista, lui è un genio».

Jean -Jacques Rousseau “Le fantasticherie di un viandante solitario”, Lorenzo De’ Medici Press

10 euro – 152 pagine 

Traduzione, introduzione e cura di Ilaria Guidantoni

Le Fantasticherie di un viandante solitario rappresentano di fatto il seguito delle Confessioni e sono l’ultima opera di Jean-Jacques Rousseau che si compone di dieci “Passeggiate”. La decima, scritta meno di tre mesi prima di morire, è rimasta incompiuta. Arrivato sulla via del tramonto della propria vita,

Rousseau, sempre più emarginato dalle relazioni umane, ha voluto dedicare i suoi ultimi giorni allo studio di se stesso, abbandonandosi, come scrive, alla sola dolcezza che il mondo non potesse più sottrargli, quella di conversare con la propria anima.

Jean-Jacques Rousseau (1712-1778) è stato uno dei maggiori filosofi, pensatori e scrittori della letteratura francese ed europea. Fu anche pedagogista e musicista. Incomparabile filosofo, anticipò inoltre molti degli elementi che, tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, avrebbero caratterizzato il Romanticismo, e segnò profondamente tutta la riflessione politica, sociologica, morale, psicologica e pedagogica successiva. Tra le sue opere maggiori spiccano Il contratto sociale (1762), Le confessioni (1782), Émile o dell’educazione (1762).


Lorenzo de’ Medici Press è una casa editrice aperta, indipendente e rivolta verso il futuro. Il catalogo accoglie un settore principale aperto a volumi di ampia divulgazione saggistica, e agile formato, nel campo delle scienze umane: dalla filosofia alla religione, dalla linguistica alla sociologia, dalla storia alla letteratura, dalla storia dell’arte all’archeologia, dalla psicologia alla scienza, dal cinema alla fotografia. Tutti libri che puntano a individuare temi, ad analizzare problemi e a spiegare sempre al pubblico quello che serve ad arricchire e far crescere la conoscenza grazie a un linguaggio diretto e immediato. Accanto a questo settore, Lorenzo de’ Medici Press pubblica volumi di “varia adulti e ragazzi” nei quali l’intrattenimento è inteso come sempre motivato e motivante, mai fine a se stesso né scontato e sempre con connotati di spiccata originalità. Anche in questo caso i settori sono molteplici: dalle tradizioni locali alla cucina, dall’esercizio artistico agli sport.  Al fianco di questi due contenitori, vengono pubblicati volumi di narrativa, Italiana e straniera, che da tempo sono introvabili in libreria o che, invece, non sono mai stati pubblicati. Scoperte e riscoperte che divertono e interessano, aiutando il lettore ad ampliare i propri orizzonti.