Gottfried Keller “Specchio il gattino”, presentazione

Giometti & Antonello, Editore

Solo e abbandonato alla morte della sua vecchia padrona, Specchio, il cui nome riflette lo splendore del suo pelo, accetta il patto di  Pineiss, il mastro stregone della città di Seldwyla: sarà rifocillato quotidianamente e quando sarà sufficientemente pingue potrà fornirgli il grasso che è uno degli ingredienti per le sue porzioni magiche. Un patto quindi che deve concludersi con l’uccisione di Specchio. Accettare è stato necessario per non morire di stenti ma da ora in poi occorrerà a Specchio tutta la sua abilità e sagacia per sfuggire a morte certa. Riuscirà nell’intento?

Una fiaba cruda e, nonostante il titolo, non per i più piccoli, corredata dalle belle illustrazioni di Maximilian Liebenwein (Vienna 1869-Monaco di Baviera 1926) di cui una xilografia in copertina.

Tratta dalla raccolta Gente di Seldwyla (1856-1874) viene riproposta nella nuova traduzione di Manlio Mosella, per Giometti&Antonello Editore*

Gottfried Keller (Zurigo 1819-Zurigo 1890) è considerato il più grande scrittore svizzero, il maggiore classico della letteratura di quel paese. Fra le sue opere note in traduzione italiana, ricordiamo il romanzo autobiografico Enrico il verde (1879-80), e i cicli di novelle Sette leggende (1872), Novelle zurighesi (1877), Gente di Seldwyla (1856-1874), da cui è tratta la fiaba di Specchio il gattino che pubblichiamo qui in una nuova traduzione italiana.(da Giometti & Antonello, Editore)

Maximilian Liebenwein (Vienna 1869-Monaco di Baviera 1926), è l’autore di tutte le illustrazioni di questo libro. Operò in una temperie in bilico fra l’impressionismo e lo stile Liberty, e fece anche parte, dal 1900, della Secessione viennese, di cui, nel 1912, divenne vicepresidente.(da Giometti & Antonello, Editore)


*Giometti & Antonello Casa Editrice di Macerata

PROGRAMMA

In un’epoca in cui la produzione e il consumo di testi conosce un ampliamento senza precedenti, ma al contempo l’autorevolezza di autori e opere vacilla in modo quasi irreversibile e la critica tradizionale e le accademie hanno totalmente smarrito la loro funzione di filtro e di indirizzo, il ruolo dell’editore diviene quanto mai centrale. Per questo motivo azzardiamo la creazione di un nuovo marchio editoriale in cui confluiscono due traiettorie diverse: quella di Gino Giometti, filosofo, co-fondatore e co-direttore per vent’anni della casa editrice Quodlibet, e quella di Danni Antonello, poeta, comparatista, e creatore in pochi anni della libreria antiquaria Scaramouche di Macerata. Questi due tipi di percorso ci consentono di osservare la mutevole natura del testo secondo un’ottica capace di creare uno stacco, una visione in prospettiva rispetto a un mondo che, soprattutto in Italia, sembra conoscere solo la monodimensionalità del consumo, e dove ogni testo nasce, per così dire, già morto. Proveremo a selezionare quei testi che, in tutta la tradizione scientifica e letteraria, trovano proprio oggi – e forse per la prima volta, e forse all’oscuro dei più – il loro momento privilegiato di leggibilità. Scritti che sfuggono di mano al loro autore, pagine postume, anche se “pubblicate in vita”, lettere e diari, “appunti sparsi e persi”, e tutti quei frammenti di scrittura che puntellano le rovine della moderna letteratura d’Occidente. Non è più il tempo dell’editore come archivista, la cui funzione era di riempire le biblioteche di volumi in attesa di un lettore che, non importa quando, li avrebbe salvati dalla polvere. Oramai i magazzini digitali sono più che sufficienti. L’editore deve trovare il coraggio di riproporsi come guida.