Forugh Farrokhzad “Io parlo dai confini della notte”, presentazione

A cura di Domenico Ingenito

Testo a fronte

In un brevissimo arco di vita Forugh Farrokhzad ha lasciato un segno profondo nella cultura non solo del suo paese ma di tutto il mondo: paragonata ad Anna Achmatova e Sylvia Plath, celebrata come una figura di rottura e ribellione, è stata traduttrice e cineasta, ma soprattutto una grandissima poetessa. Letta oggi, nel clima di persecuzione che circonda le donne iraniane impegnate a cambiare le regole del loro mondo, suona come una straordinaria anticipatrice, ma è stata ed è un’artista senza tempo e fuori dal tempo, che ha vivificato la nobilissima tradizione poetica del suo paese raccontando passione e dolore, tormenti intimi e sussulti dell’anima. I suoi versi sono stati a lungo banditi in Iran, pur circolando sempre sottobanco, e sono tuttora fortemente censurati. Questa edizione è la prima al mondo a raccogliere la sua intera opera poetica sia in persiano che in traduzione. (dal Catalogo Bompiani)

Una prima edizione a livello mondiale che raccoglie l’intera opera in versi della poetessa iraniana con il testo in lingua originale a fronte: cinque opere che anche dai titoli sono testimonianza non solo di una situazione al tempo dell’autrice, l’Iran degli scià della dinastia Pahlavi, meno restrittivo nei confronti delle donne di quelli che stiamo attualmente vivendo attraverso le cronache, ma di ribellione e di ricerca di una libertà negata: Prigioniera, Il muro, Ribellione , Una rinascita  scritti tra il 1955 e il 1964 e Crediamo pure all’inizio della stagione fredda pubblicato postumo nel 1974, la libertà più ovvia, quella di esistere come donna e come tale offrire il proprio individuale punto di vista, con un proprio sentire e una propria fisicità, la propria femminilità non riconosciuta ed elusa dentro una visione patriarcale di sudditanza. Una giovane donna coraggiosa come per altro hanno saputo ancora dimostrare e combattere le donne iraniane tra le quali la poetessa è sicuramente un simbolo perché anticipatrice di un riscatto attraverso la sua opera poetica.

«So di non aver fatto nulla di straordinario, se non essere stata la prima donna a muovere un passo per spezzare questa catena di vincoli che legano le donne» ( le parole di Forugh Farrokhzad riportate da Roberto Galaverni nel suo articolo di presentazione del volume su La lettura del 22 ottobre 2023)

Forugh Farrokhzad nasce a Tehran nel 1934 e muore in un incidente d’auto, sempre in Iran, nel 1967. Si sposa giovanissima, poi lascia il marito per dedicarsi interamente alla scrittura e all’arte, sia in patria che in Europa. Nel 1963 scrive e dirige un corto di venti minuti, La casa è nera, ambientato in un lebbrosario, che accende un vivissimo interesse nel mondo cinematografico, mentre le sue raccolte poetiche suscitano scandali ed entusiasmi in un Iran ancora fortemente legato alla tradizione. L’ultimo libro pubblicato in vita, Una rinascita, è considerato un capolavoro del modernismo persiano.

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