Miranda July “A quattro zampe”, presentazione

Traduzione di Silvia Rota Sperti

[…]è un viaggio nella mente di una donna che potrebbe essere tutte le donne, se avessero il coraggio di dar voce alla propria emancipazione sessuale e di pensiero. Ed è un viaggio che, se da un lato fa ridere fino alle lacrime, dall’altro tocca il cuore del lettore affrontando da una prospettiva originalissima temi come la crisi matrimoniale, il rapporto con i figli, il tradimento, la menopausa e l’umano, umanissimo desiderio di sentirsi liberi e amati.(da Opera, Feltrinelli Editore)

Protagonista è una quarantacinquenne in crisi come moglie e soprattutto come donna: decide così, lasciando a casa un marito ormai noioso e un figlio settenne, di partire da sola in macchina per un viaggio da Los Angeles a New York, un’ occasione  per rinverdire desideri ormai soffocati e fantasie ancora inesprese.
Il viaggio però si interrompe quasi subito appena fuori Los Angeles, in una stazione di servizio, quando un ragazzo le lava il vetro dell’auto e i loro occhi si incrociano, un incontro che la porta a fermarsi in un Motel e a calarsi in una serie di esilaranti e avventurose storie di amore e di sesso e a scoprire se stessa e la libertà perduta.
Ne nasce una storia audace, licenziosa, ma anche toccante e molto umana.
Miranda July racconta con humour ma anche con profondità, l’età di mezzo di una donna alla prima esperienza con quella se stessa che sente “vecchia”: vuole ritrovare una se stessa che sappia esserlo sempre, con le amiche e tra le mura domestiche.
Un viaggio dentro le domande che scaturiscono da pensieri e riflessioni, ma anche da dentro un corpo, nuovo, di una donna che si interroga con profonda ironia.

Miranda July è un’artista, scrittrice e regista americana. Cresciuta a Berkeley, California, vive a Los Angeles. I suoi video, le sue performance e i suoi progetti basati sul web sono stati presentati in posti come il Moma, il Guggenheim Museum e in due edizioni della biennale del Whitney Museum. Nel 2005 è uscito il suo primo lungometraggio – scritto, diretto e interpretato da lei – Me and Youand Everyone We Know, accolto con unanime consenso di critica e pubblico, con il quale ha vinto il premio speciale della giuria al Sundance Film Festival e il premio Camera d’Or a Cannes. I suoi racconti sono stati pubblicati su “The Paris Review”, “Zoetrope”, “The New Yorker” e “McSweeney’s”; la sua raccolta di storie Tu più di chiunque altro (Feltrinelli, 2009), ha vinto il premio Frank O’Connor. Il suo secondo lungometraggio The Future è uscito nell’estate del 2011. Ancora per Feltrinelli, Il primo uomo cattivo (2016).( da Autori, Feltrinelli Editore)

Benjamin Stevenson “Tutti hanno dei segreti a Natale”, presentazione

Un Natale a tutto giallo

Dopo il grande successo di Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno e Tutti su questo treno sono sospetti, Benjamin Stevenson ritorna con un episodio speciale della sua serie bestseller che ha per protagonista Ernest Cunningham. Un giallo sferzante e pieno di ironia, costruito come un calendario dell’Avvento, in cui ogni capitolo contiene un indizio per giungere alla soluzione finale. (da Opera Feltrinelli Editore)

È ambientato in Australia nel periodo natalizio, anche se non ha come paesaggio quello classico, quello del freddo, ma l’afa decembrina del Blue Mountains; anche il protagonista non è un vero e proprio detective anche se ha una certa tendenza per i casi misteriosi e stravaganti; in questo in particolare resta coinvolto perché l’ex moglie Erin viene accusata dell’uccisione del suo compagno, il ricco filantropo Lyle Pearse, già famoso attore: è stata infatti trovata nel letto coniugale ricoperta di sangue, ma non ricorda nulla.
La filantropia di Pearse si lega alla morte del fratello per overdose, da cui è nata la Pearse Foundation che aiuta i giovani a uscire da una dipendenza attraverso un impegno e una passione in cui credere:  il teatro. È così che Cunningham assiste, dopo la morte di Lyle, a uno degli spettacoli di beneficenza della Fondazione: un’esibizione di magia con il mago di fama mondiale Rylan Blaze, che conosceva bene Lyle; e quella sera, dopo un nuovo efferato omicidio, i collaboratori di Lyle e alcuni ragazzi della comunità diventano i sospettati.
Ricco di colpi di scena, di molti personaggi, il romanzo è costruito con interventi diretti del protagonista  che anticipano al lettore quanto poi nei capitoli successivi: ventitre contengono ciascuno un indizio, mentre il ventiquattresimo porta alla scoperta dell’assassino culminando in un finale davvero inaspettato e sorprendente.

Un giallo ironico, coinvolgente, con un’atmosfera magica, e quella sì, sa di Natale.

Dello stesso autore su tuttatoscanalibri

Tutti su questo treno sono sospetti

Benjamin Stevenson “Tutti su questo treno sono sospetti”, presentazione

Dopo il grande successo di Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno, Benjamin Stevenson torna con un giallo brillante e ricco di humour, che corre davvero come un treno verso il più sorprendente dei finali.
Un viaggio in treno.
Un cadavere alla prima fermata.
Dei passeggeri molto sospetti: sanno tutti come cavarsela con un delitto.
Chi di loro è il colpevole? (da Feltrinelli Editore)

“Tutto già sentito, dite? Scordatevelo. Questo romanzo è tra i più originali e spiazzanti che avrete letto, se come vi consigliamo caldamente vorrete farlo. Tutto è unico, tutto è esclusivo. Dai personaggi, i cui caratteri sono disegnati con velenosa conoscenza del mondo editoriale tanto da dare i brividi e far ridere convulsivamente chi lo pratica per mestiere, alla trama piena di rivolgimenti e colpi di scena; dall’ambientazione, esotica e tuttavia riconoscibile, alla scrittura, brillante e coinvolgente, colta e divertente in ogni momento”.

Così, nella sua recensione al romanzo, De Giovanni su La Lettura (4 febbraio 2024) definisce la seconda opera narrativa dello scrittore – attore australiano Benjamin Stevenson autore di   “Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno” il cui successo ne ha determinato la traduzione in oltre 20 paesi e una serie Tv per HBO di prossima programmazione.

Il protagonista è di nuovo Ernest Cunningham, quasi un secondo episodio della sua storia, che è diventato famoso per aver scritto un true crime sulla propria famiglia, ma ora il suo agente letterario e il suo editore gli chiedono un nuovo libro. Invitato al Festival Australiano del Giallo, in omaggio ad Assassinio sull’Orient Express di Agatha Christie, viaggerà, come previsto dagli organizzatori, insieme ad un gruppo di giallisti a bordo del Ghan, il treno che attraversa l’Australia, da Darwin a Adelaide: sarà occasione per nuove ispirazioni.

E in men che non si dica il morto ammazzato è servito alla prima stazione… E così tutti sono sospettati e nello stesso tempo investigatori!

Benjamin Stevenson, pluripremiato stand-up comedian e scrittore, ha fatto il tutto esaurito all’International Comedy Festival di Melbourne e al Fringe Festival di Edimburgo, ed è apparso più volte su abc, Channel 10 e The Comedy Channel. Ha scritto tre romanzi e lavora come agente letterario in Australia. In corso di traduzione in oltre venti paesi, Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno ha raggiunto il primo posto delle classifiche bestseller australiane e diventerà una serie tv per hbo.(da Feltrinelli Autori)

Erri De Luca ” A schiovere. Vocabolario napoletano di effetti personali”, presentazione di Salvina Pizzuoli

Feltrinelli

Una serie di vocaboli e di espressioni in napoletano, per l’autore una serie di “effetti personali” raccontati come tali e illustrati da Andrea Serio.

E, come spiega nella Prefazione, è linguaggio appreso da voci vicine e affettive, legato a ricordi, a letture, ad avvenimenti, fatto di raffigurazioni, espressioni personalizzate  “Le parole qui raccolte sono effetti personali, calli che hanno resistito sotto il guanto dell’italiano” e continua precisando “Il napoletano è un utensile impugnato a mano nuda. Non sta sulla punta della lingua ma nel palmo. Lo maneggio con me stesso, lo canto, mi dico versi e proverbi, lo adopero da sprone e da scoraggiamento, per una collera, per un complimento”.

Centouno vocaboli “estratti dal mio giacimento napoletano”, scrive in chiusura e relativamente all’espressione “a schiovere” che dà il titolo a tutta la raccolta “È la maniera con cui mi vengono le storie, sbucate alla rinfusa da un guizzo di ricordo. Anche le circostanze della mia stessa vita stanno sotto la sigla a schiovere, dove niente è accaduto per progetto, invece sotto impulso di avvenimenti vari. Concludo questi centouno vocaboli estratti dal mio giacimento napoletano. Ringrazio chi mi chiede di proseguire, ma rispondo che da ospite devo lasciare la tavola finché ancora gradito. Qui termina il mio vocabolario a schiovere”

Anche per me che amo i dialetti è stata una scoperta; a parte alcune espressioni che riconosco e che so interpretare, la maggior parte mi sono davvero sconosciute e celano sotto la superficie significati nascosti: oltre agli effetti personali dell’autore, c’è tutta la storia e la filosofia di vita di una terra di grande cultura che li esprime attraverso la lingua che le è propria e dove affonda le proprie radici.

E spigolando e stralciando, per far capire di quel che vi si tratta, ma senza esagerare, perché levando troppo  dal contesto se ne perde l’efficacia

A Napoli era difficile cadere in mezzo alla folla che gremiva le strade. Ci si poteva sempre appoggiare a qualcuno, e in caso di sconocchiamento, cioè di cedimento degli arti inferiori, si veniva subito sorretti. Ora in città c’è meno densità abitativa. Se uno cade si deve alzare da solo. Si uno car’, s’adda aiza’ isso sulo

Nei momenti di tensione e affanno mi esce, puntuale e pronto, il napoletano. Mi protegge.È il mio arricietto (Ndr ovvero rifugio, in tempo di guerra è una parola d’ordine.Si scappava al suono lugubre della sirena di allarme per trovare un arricietto nei rifugi antiaerei)

Un proverbio locale, di genere consolatorio, afferma: “Pure nu càucio arèto è nu pass’ annanz’”. Pure una pedata nel sedere è un passo in avanti. Chi ne ha presi molti non è tanto convinto di essere avanzato gran che, ma i detti popolari hanno spesso ragione.

Zallo fa radice per “’o ’nzallanuto”, il rimbambito. Per mia nonna era sentenza grave e peggiore insulto. Perché non si poteva essere ’nzallanuti a Napoli. Ne andava della vita stessa, oltre che della reputazione. A volte coincidono: per evitare il rischio di passare per tale, si accetta di correre un serio pericolo.

Ho incontrato la parola nella canzone “’O Guarracino”, composta nel 1700. Si racconta di un pesce che si agghinda per cercarsi una fidanzata: “Tutto pósema e steratiello, ieva facenno lo sbafantiello”. Tutto in posa e tirato/stirato a nuovo, andava facendo lo sbafantiello, che è un insieme di azzimato, vanesio, esibizionista. Il diminutivo in -iello ridimensiona la pretesa esponendo al ridicolo.

Dello stesso autore su tuttatoscanalibri

Le regole dello Schangai

Spizzichi e bocconi

Erri De Luca “Le regole dello Shangai”, presentazione

Nel nuovo romanzo di Erri De Luca, due i protagonisti e senza nome: un anziano orologiaio e una gitana quindicenne.

Lui solitario ha piantato la sua tenda ai margini del bosco tra l’Italia e la Slovenia; lei sta fuggendo da un matrimonio combinato e da un padre che la insegue per ucciderla: i due si incontrano, si parlano. Tutta la prima parte è infatti costruita sul dialogo, in uno scambio tra visioni diverse. Lei crede nel destino  e sa leggere i segni sulla mano, sa suonare la fisarmonica e cantare e ballare e, vivendo in una famiglia di giostrai, si esibiva con un orso, un amico fedele; lui che legge il proprio mondo come un ingranaggio dentro uno più grande, lo interpreta attraverso le regole dello Shangai, il gioco dei quarantuno bastoncini che per essere sollevati tutti e vincere richiedono pazienza, mano ferma e dominio delle proprie emozioni. Nella seconda parte del romanzo si apre invece un dialogo a distanza tra lettere, un quaderno e un’altra lettera.

“Erri De Luca si mette su piste poco battute, su vite che si annodano e si sciolgono. Lo fa con una storia densa e lieve, dove ogni parola schiude significati più profondi, ogni frase è una porta di accesso prima di tutto a sé stessi, e nel farlo ci invita a un gioco calmo, paziente e lucido, nel quale anche una mossa impercettibile può cambiare il corso della partita.

“Uno vede la vita come un fiume, uno come un deserto, un altro come una partita a scacchi con la morte. Io la vedo sotto forma di un gioco di Shangai fatto da solo.”(da Feltrinelli Editore)

Dello steso autore su tuttatoscanalibri.com

Spizzichi e bocconi

Livia Manera “Il segreto di Amrit Kaur”, presentazione

A pochi giorni dal funerale del fratello, Livia si ritrova in un museo di Mumbai, davanti all’immagine di una giovane donna avvolta in “un sari impalpabile e traslucido”, una principessa indiana. È vero, come legge nella didascalia che accompagna lo scatto, che la principessa ha venduto i suoi gioielli per salvare vite di ebrei? E che per questo è stata arrestata, ed è morta in un campo di concentramento? *

Livia Manera scopre casualmente la principessa indiana Amrit Kaur vedendone uno scatto in una sala del Prince of Wales Museum a Mumbai: è un’immagine del 1924 che la raffigura in posa con una didascalia che decisamente colpisce per le notizie che riporta sulla vicenda del suo arresto a Parigi da parte della Gestapo per aver aiutato un gruppo di ebrei a fuggire dalla Francia vendendo i suoi gioielli.

Da un incontro casuale un libro che racconta la vita e le scelte operate in quel lontano periodo da una donna indiana, decisamente ribelle e di idee libertarie.

La giornalista ha quindi ricostruito documentandosi il cammino seguito dalla principessa: nata nel 1904, frequenta un collegio inglese dove respira pensieri e aspirazioni di donne che vivono in occidente aderendo successivamente al movimento per i diritti delle donne in India e, liberata dai vincoli matrimoniali, abbandonerà anche la figlia, per un viaggio in Europa da cui non farà ritorno.

Brevi note biografiche

Livia Manera Sambuy è una giornalista letteraria che scrive sul “Corriere della Sera”. Ha realizzato due film documentari su Philip Roth. Ha vissuto tra Milano e New York, ora vive tra Parigi e la Toscana. Philip Roth. Una storia americana è stato pubblicato da Feltrinelli nella collana di dvd “Real Cinema” nel 2013. Ancora per Feltrinelli, Non scrivere di me (2015).*

*da Feltrinelli Editore

Satoshi Yagisawa “I miei giorni alla libreria Morisaki”, presentazione

Traduzione di Gala Maria Follaco per Feltrinelli

Una libreria, i libri, la lettura, nonché i lettori, protagonisti di questo romanzo giapponese ambientato a Jinbōchō, Tōkyō, il quartiere delle librerie.

Era la prima volta che venivo a Jinbōchō , dice la giovane Takako che, dopo un’esperienza sentimentale naufragata , decide di lasciare anche il lavoro per andare a vivere in un locale sopra la libreria dello zio Satoru dove appena arriva capisce di trovarsi in un quartiere particolare: su entrambi i lati della strada si vedevano librerie […] alcune erano più grandi […] ma quelle veramente particolari erano le più piccole. In tutto il mondo non c’è un quartiere di librerie grande come questo le aveva spiegato lo zio.

Ma non solo il luogo è protagonista.

Quei libri nascondevano storie. Qualcuno che nel leggere doveva essersi emozionato e aveva sottolineato a penna quella frase, oppure aggiunge. Mi capitò anche di trovare fiori secchi usati per tenere il segno. Quando succedeva li odoravo e fantasticavo su chi, quando e con quale stato d’animo li aveva infilati in quelle pagine ingiallite. Erano incontri che superavano le barriere temporali, possibili solo attraverso i vecchi libri.

E la nuova esperienza sarà come scorrere pagine di un romanzo, pagine di vita vissuta da vite di carta, ma che si sviluppano e si connettono con quelle dei lettori, vite che si fanno letteratura.

E così la giovane Takako impara ad amare la vecchia libreria Morisaki, specializzata in letteratura contemporanea

Cosa s’impara leggendo?

Tante cose, risponde lo zio riscoperto da Takako dopo tanti anni di assenza,

Mi convincevo sempre più di non sapere proprio niente. Così è la vita. Un dubbio continuo. Non c’è anche una poesia di Taveda Santōka che ne parlava?

‘Ti fai strada tra i monti e trovi solo altri monti’

“Tra discussioni sempre più appassionate sulla letteratura moderna giapponese, un incontro in un caffè con uno sconosciuto ossessionato da un misterioso romanzo e rivelazioni sulla storia d’amore di Satoru, scoprirà pian piano un modo di comunicare e di relazionarsi che parte dai libri per arrivare al cuore. Un modo di vivere più intimo e autentico, senza paura del confronto e di lasciarsi andare”(da Feltrinelli Editore).

e anche

Brevi note biografiche

Satoshi Yagisawa è nato a Chiba (Giappone) nel 1977. I miei giorni alla libreria Morisaki è il suo romanzo d’esordio, vincitore del premio letterario Chiyoda e bestseller internazionale.

Erri De Luca “Spizzichi e bocconi”, presentazione

Un libro che racconta del cibo, e non solo.

Storie di “cibo familiare”, storie mie, scrive nella Premessa, di bocconi e di bevande, corredo alimentare di un onnivoro. E aggiunge che nel testo il lettore troverà anche gli insegnamenti e le riflessioni del giovane biologo nutrizionista Valerio Galasso e “con lui imparo cosa fa il cibo al di là della sazietà”. E ancora: le ricette, trascritte da Alessandra Ferri, “figlia di un fratello di mamma”, della nonna Emma e di sua madre Lillina, “da lei raccolte in nitida calligrafia”, un corredo importante, “un documento necessario ad ogni libro del 1900”.

“[…] subito ci conduce con il suo stile inconfondibile fra odori e sapori che raccontano di lui ma anche di un mondo perduto di pranzi della domenica al profumo di ragù, di pasti consumati in cantiere e nei campi base in ascesa sulle vette, e di osterie, dove le generazioni si mischiavano, “stanze di popolo”. […] Le pagine trovano infine felice contrappunto in alcuni interventi del biologo nutrizionista Valerio Galasso, che riprende dal punto di vista scientifico queste storie di cibo familiare, approfondendone il valore e offrendo una chiave per un sano comportamento alimentare”.(da Feltrinelli Editore)

Erri De Luca, scrittore, giornalista, opinionista, poeta, traduttore, è nato a Napoli nel 1950. Pubblica il suo primo libro nel 1989, “Non ora, non qui” una rievocazione della propria infanzia trascorsa a Napoli. Scrittore prolifico ha scritto molte opere: poesie, saggi, narrativa e testi teatrali.