
Nel nuovo romanzo di Erri De Luca, due i protagonisti e senza nome: un anziano orologiaio e una gitana quindicenne.
Lui solitario ha piantato la sua tenda ai margini del bosco tra l’Italia e la Slovenia; lei sta fuggendo da un matrimonio combinato e da un padre che la insegue per ucciderla: i due si incontrano, si parlano. Tutta la prima parte è infatti costruita sul dialogo, in uno scambio tra visioni diverse. Lei crede nel destino e sa leggere i segni sulla mano, sa suonare la fisarmonica e cantare e ballare e, vivendo in una famiglia di giostrai, si esibiva con un orso, un amico fedele; lui che legge il proprio mondo come un ingranaggio dentro uno più grande, lo interpreta attraverso le regole dello Shangai, il gioco dei quarantuno bastoncini che per essere sollevati tutti e vincere richiedono pazienza, mano ferma e dominio delle proprie emozioni. Nella seconda parte del romanzo si apre invece un dialogo a distanza tra lettere, un quaderno e un’altra lettera.
“Erri De Luca si mette su piste poco battute, su vite che si annodano e si sciolgono. Lo fa con una storia densa e lieve, dove ogni parola schiude significati più profondi, ogni frase è una porta di accesso prima di tutto a sé stessi, e nel farlo ci invita a un gioco calmo, paziente e lucido, nel quale anche una mossa impercettibile può cambiare il corso della partita.
“Uno vede la vita come un fiume, uno come un deserto, un altro come una partita a scacchi con la morte. Io la vedo sotto forma di un gioco di Shangai fatto da solo.”(da Feltrinelli Editore)
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