Gaye Boralioğlu “Alla tavola del padre”, Edizioni le Assassine

Alla tavola del padre ha ricevuto il prestigioso premio Duygu Asena, riconoscimento dedicato alle opere che promuovono la libertà di pensiero e l’uguaglianza di genere.

Sullo sfondo di una Istanbul in ombra, l’inchiesta sulla vita frammentata di un antieroe tragico si trasforma in un rito laico di sapori e memoria, in cui il patriarcato familiare viene servito a tavola e alla fine sconfitto 

Collana: Sisters

Traduzione dal turco di Nicola Verderame

Dal 15 dicembre

Nel cuore di Istanbul, tra le ombre di Balat e le pieghe della memoria, il romanzo ci trascina nella vita di Hilmi Aydin, un anti eroe tragico e ironico, che incontriamo mentre giace a terra con un foro di proiettile in fronte.
Da quel momento in poi la storia si snoda come una spirale di confessioni, menzogne e rivelazioni per esplorare l’esistenza e l’identità frammentata di Hilmi e le relazioni che lo definiscono, soprattutto quelle familiari, e in particolare con Mehmet Aydin, padre, cuoco e patriarca.
Ogni piatto che esce dalla cucina del suo ristorante è un comandamento, ogni pasto una lezione di vita. Il suo menù non nutre, e il disprezzo del padre verso Hilmi viene servito con la stessa precisione del riso pilaf. Ma questo conflitto padre-figlio, un archetipo universale visto con sguardo contemporaneo e provocatorio, presenta nel capitolo finale un’ammissione sorprendente, in cui si avverte l’eco della Lettera al padre di Kafka e che destabilizza tutto ciò che si è creduto fino a questo punto della storia.
È un colpo alla mitologia del padre, alla sacralità della famiglia e alla linearità della memoria.
Tuttavia Alla tavola del padre è anche un romanzo di carne e sapori, dove il cibo diventa linguaggio emotivo e memoria incarnata. Le pietanze turche ‒ il riso speziato, il pesce fritto, le melanzane affumicate ‒ non sono semplici dettagli di sfondo: sono riti familiari, gesti di cura e di potere, strumenti di seduzione e di esclusione.

Incipit
«L’essere umano è un animale ferito. Io, Hilmi Aydın, sono disteso sotto un cielo in cui galleggiano nuvole bianche di cotone, ai piedi di questo enorme salice dai rami che pendono come per proteggermi. Ho un foro di proiettile in mezzo alla fronte. Sono ferito. E stavolta sul serio. La luce del sole filtra con dolcezza tra le fronde e colpisce il bottone che ho giusto in mezzo alla pancia. Un bottone di metallo dorato, che tempo fa si era staccato e che mia moglie aveva ricucito. Mi si chiudono gli occhi. Li riapro. Da qui riesco a vedermi le gambe mezze sepolte dall’erba. Mi si è sfilata una scarpa. Dal buco nel calzino spunta l’alluce. Cerco di muovere le dita dei piedi, non va. Provo a guardarmi intorno nella speranza di vedere la scarpa, ma non riesco a voltarmi»

Gaye Boralioğlu (Istanbul 1963) è una delle voci più originali e incisive della narrativa turca contemporanea. Laureata in filosofia, ha iniziato la sua carriera come giornalista e sceneggiatrice televisiva, prima di dedicarsi alla scrittura letteraria. Le sue opere esplorano l’identità il genere, la memoria e le tensioni familiari dando voce a personaggi marginali e a prospettive spesso silenziate.

Hannelore Cayre “Le dita mozzate”, Edizioni Le Assassine

Hannelore Cayre inaugura la nuova collana SISTERS delle Edizioni le Assassine con il noir preistorico “Le dita mozzate” in cui il paleolitico è lo sfondo per indagare la sottomissione femminile.

Edizioni le Assassine pubblica e continuerà a pubblicare letteratura gialla nei suoi molteplici sottogeneri, proponendo e riscoprendo autrici del presente e del passato. L’obiettivo è quello di mettere in luce la capacità dello sguardo femminile di descrivere, decifrare e interpretare vari contesti sociali, senza mai sacrificare la suspense che è tipica di questo genere. Con la stessa passione e gli stessi obiettivi, nasce ora la nuova collana Sisters, che apre a voci inedite in grado di creare storie appassionanti e memorabili, portando il lettore su sentieri narrativi inaspettati. Al centro c’è la curiosità di esplorare e tracciare nuove mappe letterarie che siano coinvolgenti e ad alta tensione narrativa. Per le Assassine la destinazione è immutata: scoprire storie che ci parlino, ci appassionino e ci facciano riflettere.
Il primo titolo di Sisters è Le dita mozzate è un noir atipico, in cui il nostro passato remoto diventa lo sfondo perfetto per indagare la nascita della sottomissione femminile e le sue origini.

Traduzione di Simonetta Badioli

Collana Sisters

Edizioni le Assassine

In libreria dal 12 settembre

Con la sua penna tagliente come una selce, Hannelore Cayre ha cesellato questo noir ambientato nella preistoria ispirandosi alla scoperta, avvenuta in Francia esattamente quarant’anni fa, della famosa Grotta Chauvet, con le sue pareti ricoperte di misteriose impronte di mani femminili mutilate. Elaborando le teorie dell’antropologa femminista Paola Tabet, l’autrice dà vita a un indimenticabile, potente e straordinariamente moderno personaggio femminile in cui ogni donna vorrebbe riconoscersi.

Sinossi.
La brillante e ambiziosa paleontologa Adrienne Célarier scopre in Dordogna una grotta le cui pareti sono ricoperte di mani femminili mutilate e all’interno della quale vengono trovati due scheletri risalenti a 35000 anni fa. L’analisi dei resti rivela che si tratta della scena di un crimine. La storia si sposta allora indietro nel tempo e ci fa fare la conoscenza di Oli, la protagonista, una ragazza ribelle e coraggiosa appartenente a una tribù di Homo Sapiens. Stanca di subire continui soprusi per il solo fatto di essere nata femmina, Oli infrange tutte le convenzioni sociali a rischio della sua stessa incolumità. La sua ribellione getterà nel caos la comunità e sfocerà in una serie inaudita di violenze. 
Le dita mozzate è un noir atipico, in cui il nostro passato remoto diventa lo sfondo perfetto per indagare la nascita della sottomissione femminile e le sue origini. 
Le avventure di Oli, i suoi numerosi incontri con altre tribù e la sua lotta per essere rispettata al pari degli uomini, gettano una luce feroce sulle spietate dinamiche che regolano la sopravvivenza dell’umanità e su verità che molti preferirebbero negare.

Hannelore Cayre vive a Parigi ed è avvocato penalista, oltre a essere sceneggiatrice e realizzatrice di cortometraggi. Ha al suo attivo quattro romanzi oltre al best seller La Daronne, da noi pubblicato con il titolo La bugiarda. Il romanzo, pluripremiato, ha visto anche una trasposizione cinematografica nel 2020, con Isabelle Huppert come protagonista.

Michèle Pedinielli e Valerio Varesi “Il confine della vergogna”, Edizioni le Assassine

Il romanzo Il confine della vergogna è il risultato di una cooperazione tra due grandi autori del romanzo giallo, la francese Michèle Pedinielli e l’italiano Valerio Varesi, da un’idea del festival Quais du Polar e delle edizioni Points nell’ambito della valorizzazione di Lione e Milano, città creative della letteratura dell’Unesco
Si tratta di un progetto di scrittura collaborativa in stile “cadaveri eccellenti”, in cui i due autori si sono alternati nella stesura dei capitoli e in cui i personaggi principali lasciano intravedere in filigrana le differenze culturali tra i due Paesi, secondo l’idea di contribuire a una migliore conoscenza reciproca.

La parte francese è stata tradotta da Barbara Monteverdi

Edizioni le Assassine

In libreria dal 23 aprile

Leonardo Morandi, un contrabbandiere franco-italiano, viene trovato morto in montagna. Il suo viso sfigurato rende inizialmente difficile il riconoscimento: unica traccia lo scontrino di un negozio di Bardonecchia per l’acquisto di un piumino piuttosto costoso, speciale per il freddo intenso. A scoprire il suo corpo è un escursionista francese, Jean Pelissier. Nel frattempo, un giovane burkinabé, che stranamente sta cercando di tornare in Italia quando ormai aveva superato l’agognato confine, viene ritrovato mezzo assiderato in alta quota. Spiegherà che il suo gruppo è stato braccato e catturato dalle forze dell’ordine francesi che lo aspettavano, probabilmente a seguito di una soffiata. L’indagine condotta da un ispettore di polizia di Lione mette in luce un traffico di sigarette su larga scala proveniente dall’Albania, ma non solo: in parallelo ha luogo un vero e proprio traffico di esseri umani. Trovare i collegamenti e la soluzione su quanto succede alla frontiera alpina tra Italia e Francia non è un compito semplice, per cui sarà necessaria la collaborazione delle forze dell’ordine di entrambi i Paesi, anche se non mancheranno sorprese su entrambi i versanti.

Incipit

«Non c’è niente di più triste di una stagione agli sgoccioli su in quota. Gli ultimi escursionisti bagnati e frettolosi nelle già brevi giornate di fine settembre, le nuvole basse a nascondere le cime e i preparativi per la chiusura del rifugio immalinconivano la fine dell’estate. La montagna tornava in solitudine dopo aver concesso i suoi sentieri ancora chiazzati di neve fin da maggio. La domenica successiva sarebbe stato il giorno del congedo. Remo Brusotti, il gestore, completava le ultime operazioni con lo stesso stato d’animo di una ritirata. Carmela Cosentino era invece allegra. Giovane e del sud, non vedeva l’ora di scendere da quei monti freddi e ormai senza più nessuno a percorrerli. Passava lo straccio sui tavoli canticchiando mentre dalla cucina arrivava un sottofondo di stoviglie accatastate. Ancora due giorni e sarebbe tornata nel tepore della costa amalfitana, dopo mesi di clausura. “Qui, settembre è come novembre giù a valle” borbottò Brusotti, pensando alla sua Milano e scrutando il salone dove mangiavano in silenzio tre escursionisti, all’apparenza tedeschi, in un arcipelago di tavoli vuoti. La luce era scarsa, l’atmosfera un po’ cupa e fuori la roccia grigia impregnava dello stesso colore il paesaggio. Alla fine anche Brusotti, che pur amava quei monti, si rassegnò a considerare la chiusura come un sollievo. Pensava di nuovo a Milano ancora immersa nella fine dell’estate coi Navigli pieni di gente che, chiusa la parentesi vacanziera di agosto, era tornata a popolare i locali. A settembre ricominciava anche la vita mondana e culturale»

Michèle Pedinielli, nata a Nizza da un mix di sangue corso e italiano, è stata giornalista per circa quindici anni. Oggi collabora al sito hhh libri di storia, della BNF e al podcast “Séries noires à la Une”. Il suo primo romanzo, Boccanera, è stato premiato con il Lion Noir 2019 al Festival del Libro Poliziesco di Neuilly-Plaisance. Nel maggio 2019 ha pubblicato Après les chiens, un nuovo caso condotto da Ghjulia Boccanera. Seguono La patience de l’immortelle (Premio speciale della giuria dell’Évêché nel 2022), Sans collier (2023) e Un seul œil (2025).

Valerio Varesi, nato a Torino nel 1959, laureato in filosofia, è stato giornalista de La Repubblica per molti anni. È autore di una decina di romanzi. Grande ammiratore di Giorgio Scerbanenco e del duo Fruttero e Lucentini, si inserisce brillantemente nella tradizione del giallo italiano classico e impegnato. Il commissario Soneri è il protagonista di diversi romanzi che si svolgono a Parma e dintorni: Il fiume delle nebbie (nominato al prestigioso premio Strega) ha ricevuto nel 2017 il premio Violeta Negra del Festival Toulouse Polars du Sud, Le ombre di Montelupo, La pensione di via Saffi, Le mani vuote, Oro, incenso e polvere, La casa del comandante, La mano di Dio, È solo l’inizio, commissario Soneri e La strategia della lucertola. Ultimo romanzo pubblicato: L’altra legge (2025).