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Tag Chandra Candiani “Questo immenso non sapere” recensione di Salvina Pizzuoli

Chandra Candiani “Questo immenso non sapere” recensione di Salvina Pizzuoli

11 ottobre 2021tuttatoscana Lascia un commento

Leggere la raccolta dei pensieri e percorsi, così mi piace definirla, della Candiani è entrare in un’altra dimensione, quella della possibilità e della capacità di uscire dal nostro vivere affannato, turbati dal nostro stesso affannarci. Mi è piaciuto soffermarmi ed evidenziarli durante la lettura e poi mi sono accorta di aver sottolineato troppo, ma ne riproporrò in fondo alcuni che mi hanno colpita molto anche per dare all’eventuale lettore esempi esplicativi circa il “contenuto” del testo, sempre che ci si riesca: ciascuno in uno scritto, soprattutto per un’opera intimista come la presente, trova spesso solo quel che in esso cerca o conosce e comunque non è sempre semplice o lineare,.

Ma in questo testo la “meraviglia” fa da guida:

“Una buona pratica preliminare di qualunque altra è la pratica della meraviglia. Esercitarsi a non sapere e a meravigliarsi. Guardarsi attorno e lasciar andare il concetto di albero, strada, casa, mare e guardare con sguardo che ignora il risaputo. Esercitare la meraviglia cura il cuore malato che ha potuto esercitare solo la paura”

come si legge sulla copertina.

Mi ritrovo leggendo più nella prima parte del testo, la intendo, la sento, dopo alcune riflessioni o indicazioni mi sfuggono, ma ciò nulla toglie alla pacatezza che infonde la lettura nel suo complesso: le esperienze, gli esempi, gli insegnamenti del buddismo, quello della scuola che l’autrice ha abbracciato, quella thailandese della foresta, come lei stessa dichiara, si susseguono “disordinatamente” nel testo che scorre sotto i nostri occhi, ma arriva, per strade imperscrutabili sa aprire orizzonti.

Non dimentichiamo che la Candiani oltre a scrivere poesia è una traduttrice di testi buddhisti e in aggiunta si dedica all’insegnamento della meditazione e alla diffusione della poesia nelle scuole delle periferie milanesi. Il nome stesso di Chandra (che in sanscrito significa Luna) le è stato attribuito dal suo maestro dopo il viaggio in India, nome che ha assunto dal 1986 sostituendolo a quello di nascita.

Quest’opera, scritta ai tempi della pandemia e da essa indirettamente influenzata, apre e seduce con la sua pacatezza e i suoi silenzi. È un incontro che ci mostra una prospettiva “diversa” con cui guardare noi stessi e il mondo e le creature con cui lo condividiamo.

Si incontra l’autrice, la si conosce più da vicino, si riesce a “percepire” la sua poesia.

160 pagine, brevi, con tanti momenti di silenzio, tante pause, che favoriscono una lettura lenta e incisiva, puntualizzata proprio dagli ampi spazi bianchi.

Spigolando qua e là, riporto alcuni pensieri sparsi, nella speranza di non snaturarli :

Gli animali e gli alberi insegnano a non sapere, a tollerare di stare al mondo senza l’ossessione di capire […] Sanno abbandonarsi, conoscono e insegnano una fiducia primaria e radicale […] Gli animali sono educatori del cuore. Gli alberi del suo silenzio. […] Coltivare il cuore significa prima di tutto essere consapevoli di cosa sentiamo, essere onesti fino ad arrossire, a noi stessi possiamo dirlo. […] sapere cosa sia e cosa senta il cuore è una faccenda di cicatrici, segui la cartina muta delle ferite e trovi il luogo spoglio che chiamano cuore […] Il cuore abita nel corpo, non c’è altro luogo in cui sentilo, altrimenti è idealizzazione o sentimentalismo

[…]

Vado nel bosco a imparare a camminare sola, senza pensieri, a guarire le ferite […] Il bosco guarisce senza che si debba fare niente, ti include, ed essere un pezzetto di qualcosa di più grande fa entrare in una misura che distribuisce farmaci senza nome: e si diventa anche noi senza nome, si perde la buccia, e la leggerezza del cuore è il primo segno di guarigione

Brevi note biografiche

Chandra Candiani è nata a Milano nel 1952. Ha pubblicato: Io con vestito leggero (Campanotto 2005), La nave di nebbia. Ninnenanne per il mondo (Vivarium 2005), La porta (Vivarium 2006), Bevendo il tè con i morti (Viennepierre 2007, Interlinea 2015), La bambina pugile ovvero La precisione dell’amore (Einaudi 2014, Premio Camaiore), Fatti vivo (Einaudi 2017), Il silenzio è cosa viva. L’arte della meditazione (Einaudi 2018), Vista dalla luna (Salani 2019), La domanda della sete (Einaudi 2020) e Questo immenso non sapere (Einaudi 2021). Insieme ad Andrea Cirolla ha curato Ma dove sono le parole? Le poesie scritte dai bambini delle periferie multietniche di Milano (Effigie 2015).(da Einaudi Autori)

della stessa autrice su tuttatoscalalibri.com

La domanda della sete

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