Considerato l’ultimo esemplare del romanzo moderno borghese, affiancato alle opere di Proust e Joyce, tradotto in oltre 25 lingue, torna Il capolavoro di Hermann Broch in una nuova traduzione italiana

Introduzione e traduzione di Vito Punzi
Dal 28 novembre
“L’ultimazione dell’Eneide ristagnava completamente già da mesi e non era rimasto altro, se non la fuga e di nuovo la fuga. E la colpa non era della malattia, non dei dolori, cui da tempo s’era abituato e che da tempo dominava, piuttosto dell’inevitabile, inspiegabile inquietudine, quella impaurita sensazione che si prova quando si vaga senza trovare una via d’uscita”.
Il poeta latino Virgilio è sulla nave che lo sta riportando in Italia dopo un soggiorno ad Atene. Ormai molto malato, si tormenta per non essere riuscito a terminare l’Eneide e vorrebbe bruciare il poema. Cercano di dissuaderlo gli amici Lucio Vario Rufo e Plozio Tucca, assieme all’imperatore Augusto in persona.
La registrazione immaginaria dell’ultimo giorno di vita del poeta, scritta con una esuberanza che intreccia realtà, allucinazione, poesia e prosa e intitolata La morte di Virgilio ritorna in libreria nella nuova traduzione italiana di Vito Punzi.
Tradotto in più di venticinque lingue (in italiano oltre 60 anni fa) e molto amato da Hannah Arendt, è considerato il capolavoro di Hermann Broch, che lo iniziò durante la prigionia in un campo di concentramento e vide la luce negli Stati Uniti nel 1945.
“Nessuna notte ci abbraccia e nessun mattino ci abbraccerà perché siamo sotto incantesimo, senza fuga e senza obiettivo di fuga, non abbandonati a noi stessi, perché le nostre braccia non hanno attratto nulla al nostro cuore”.
Hermann Broch (1886-1951), nato a Vienna da una famiglia di ebrei benestanti, conobbe scrittori e intellettuali come Musil, Rilke, Canetti e Perutz e pubblicò a 45 anni il suo primo romanzo, I sonnambuli. Arrestato e rinchiuso in un carcere nazista dopo l’annessione dell’Austria al Reich, fu liberato grazie all’aiuto di un gruppo di amici ed emigrò in Gran Bretagna e poi negli Stati Uniti. Qui ottenne la cittadinanza americana, una cattedra di Tedesco all’Università di Yale e portò a termine La morte di Virgilio.









