Erri De Luca ” A schiovere. Vocabolario napoletano di effetti personali”, presentazione di Salvina Pizzuoli

Feltrinelli

Una serie di vocaboli e di espressioni in napoletano, per l’autore una serie di “effetti personali” raccontati come tali e illustrati da Andrea Serio.

E, come spiega nella Prefazione, è linguaggio appreso da voci vicine e affettive, legato a ricordi, a letture, ad avvenimenti, fatto di raffigurazioni, espressioni personalizzate  “Le parole qui raccolte sono effetti personali, calli che hanno resistito sotto il guanto dell’italiano” e continua precisando “Il napoletano è un utensile impugnato a mano nuda. Non sta sulla punta della lingua ma nel palmo. Lo maneggio con me stesso, lo canto, mi dico versi e proverbi, lo adopero da sprone e da scoraggiamento, per una collera, per un complimento”.

Centouno vocaboli “estratti dal mio giacimento napoletano”, scrive in chiusura e relativamente all’espressione “a schiovere” che dà il titolo a tutta la raccolta “È la maniera con cui mi vengono le storie, sbucate alla rinfusa da un guizzo di ricordo. Anche le circostanze della mia stessa vita stanno sotto la sigla a schiovere, dove niente è accaduto per progetto, invece sotto impulso di avvenimenti vari. Concludo questi centouno vocaboli estratti dal mio giacimento napoletano. Ringrazio chi mi chiede di proseguire, ma rispondo che da ospite devo lasciare la tavola finché ancora gradito. Qui termina il mio vocabolario a schiovere”

Anche per me che amo i dialetti è stata una scoperta; a parte alcune espressioni che riconosco e che so interpretare, la maggior parte mi sono davvero sconosciute e celano sotto la superficie significati nascosti: oltre agli effetti personali dell’autore, c’è tutta la storia e la filosofia di vita di una terra di grande cultura che li esprime attraverso la lingua che le è propria e dove affonda le proprie radici.

E spigolando e stralciando, per far capire di quel che vi si tratta, ma senza esagerare, perché levando troppo  dal contesto se ne perde l’efficacia

A Napoli era difficile cadere in mezzo alla folla che gremiva le strade. Ci si poteva sempre appoggiare a qualcuno, e in caso di sconocchiamento, cioè di cedimento degli arti inferiori, si veniva subito sorretti. Ora in città c’è meno densità abitativa. Se uno cade si deve alzare da solo. Si uno car’, s’adda aiza’ isso sulo

Nei momenti di tensione e affanno mi esce, puntuale e pronto, il napoletano. Mi protegge.È il mio arricietto (Ndr ovvero rifugio, in tempo di guerra è una parola d’ordine.Si scappava al suono lugubre della sirena di allarme per trovare un arricietto nei rifugi antiaerei)

Un proverbio locale, di genere consolatorio, afferma: “Pure nu càucio arèto è nu pass’ annanz’”. Pure una pedata nel sedere è un passo in avanti. Chi ne ha presi molti non è tanto convinto di essere avanzato gran che, ma i detti popolari hanno spesso ragione.

Zallo fa radice per “’o ’nzallanuto”, il rimbambito. Per mia nonna era sentenza grave e peggiore insulto. Perché non si poteva essere ’nzallanuti a Napoli. Ne andava della vita stessa, oltre che della reputazione. A volte coincidono: per evitare il rischio di passare per tale, si accetta di correre un serio pericolo.

Ho incontrato la parola nella canzone “’O Guarracino”, composta nel 1700. Si racconta di un pesce che si agghinda per cercarsi una fidanzata: “Tutto pósema e steratiello, ieva facenno lo sbafantiello”. Tutto in posa e tirato/stirato a nuovo, andava facendo lo sbafantiello, che è un insieme di azzimato, vanesio, esibizionista. Il diminutivo in -iello ridimensiona la pretesa esponendo al ridicolo.

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Miti, tradizioni, simboli, giochi, curiosità, proverbi e credenze del mondo animale.

Pagine 326, prezzo 15,90 euro

in libreria dal 26 settembre per Graphe.it

Cosa è rimasto dell’universo simbolico sugli animali che tanta parte ebbe nella cultura medievale? Che resta della grande metafora che rappresentava il mondo animale per gli antichi?

Sulla scia degli antichi bestiari, Carlo Lapucci va alla ricerca delle tracce della tradizione popolare e ci propone un catalogo in cui l’animale riemerge quale interlocutore dell’uomo che lo riscopre come compagno nel viaggio della vita.

CARLO LAPUCCI vive a Firenze, dove ha insegnato per molti anni. I suoi interessi si muovono nel campo della letteratura, della linguistica e delle tradizioni popolari, incentrati sull’individuazione delle radici profonde della cultura italiana. Con Graphe.it edizioni ha pubblicato: La Vecchia dei camini. Vita pubblica e segreta della Befana (2018), L’arte di fare il cattivo. Ovvero origine, epifanie e metamorfosi dell’Orco (2019) e Gesù bambino nasce. Poesia popolare del Natale (2019). In questa stessa collana ha visto la luce il saggio Magia e poesia (2022).

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