Cose spiegate bene

La Terra è rotonda

PAGINE: 272

A CURA DI: Nicola Sofri

CON TESTI DI: Stefano Boeri, Marta Ciccolari Micaldi, Elena Dell’Agnese, Francesca Mannocchi

ILLUSTRAZIONI: Jacopo Rosati

«La Terra sopravviverà», diciamo spesso nelle preoccupazioni sul riscaldamento globale: sono gli esseri viventi e le loro vite come le conosciamo a essere in pericolo. Ma il rapporto tra noi umani e la Terra che abitiamo cambia continuamente anche in quello che ne conosciamo: nelle nostre scuole si insegna meno geografia, Google Maps ha cambiato il nostro rapporto con lo spazio e i movimenti, la geopolitica è diventata di nuovo un tema di discussione, per tragiche ragioni. Ci sono un sacco di cose da conoscere e capire sul pianeta e su quello che ne abbiamo fatto: importanti, affascinanti, utili, spesso tutte e tre le cose assieme. Cosa sta cambiando nelle rotte navali? Quanto dura una stagione? Come si costruiscono le metropolitane? Dov’è il confine fra Terra e Spazio? Qual è la capitale della Bolivia? Che ore sono, davvero? La geografia è presente nella vita quotidiana di tutti e «saper stare al mondo» significa innanzitutto conoscere gli spazi vicini e distanti e come influiscono sulle nostre vite, da quando ci svegliamo la mattina a quando raggiungiamo un luogo lontano, magari «agli antipodi». Già, e cosa c’è agli antipodi?


Il quarto numero di “Cose spiegate bene” : su Iperborea il Sommario

Gli altri su tuttatoscanalibri:

“Cose spiegate bene” la rivista cartacea del “Post” con la collaborazione di Iperborea

“E giustizia per tutti”

“The intimate City. Walking New York”, a cura di Michael Kimmelman, Penguin Press, novembre 2022

Michael Kimmelman, nativo di New York e principale critico di architettura del New York Times, durante la pandemia scrisse una e-mail a un gruppo di amici e colleghi, architetti, storici, scrittori, invitandoli a fare una passeggiata per la città, preferibilmente in un posto significativo per loro o comunque ciò che di essa amavano.

Come risultato è nato un libro a più voci e illustrato con fotografie: evidenzia una città vista “dall’interno”, più intima quindi e nello steso tempo insolita e sconosciuta, con la sua storia, le sue trasformazioni, la struttura urbana e le evoluzioni e le metamorfosi. Il racconto a più voci di una città, che può essere solo letto o anche percorso.

“‘The Intimate City’ is a joyful miscellany of people seeing things in the urban landscape, the streets alive with remembrances and ideas even when those streets are relatively empty of people.”—Robert Sullivan, New York Times Book Review

per saperne di più:

a questo link : Penguin Random House

a questo link : Amazon

Giuseppe Pitrè “Breve storia del pesce d’aprile”, Graphe.it

Con un saggio introduttivo di Carlo Lapucci e una appendice di Roberta Barbi Illustrazioni a colori

Pagine 95, prezzo 9 euro.

Graphe.it

Alla scoperta di una delle più longeve, simpatiche e misteriose tradizioni italiane (e non solo)

Perché si fanno i pesci d’aprile?

L’autore di questo volumetto decide di andare al fondo della questione, ricostruendo con cura fonti scritte, filastrocche dialettali e testimonianze storico-mitologiche non soltanto italiane, bensì internazionali: sembra proprio che l’origine dello scherzo si perda nella notte dei tempi, benché i suoi effetti siano trasversali (almeno in Europa) negli ultimi due o tre secoli.

A corredare il godibile trattato di Giuseppe Pitrè (pioniere dell’etnologia nazionale, 1841-1916) ci sono due altrettanto autorevoli contributi. L’ampia introduzione di Carlo Lapucci contestualizza l’argomento, con leggerezza, sul piano antropologico. Questa consuetudine del pesce d’aprile sembra andare a braccetto con la mutevolezza della stagione, il cambio d’abito e di generazione: quella nuova, nella tradizione popolare, vien messa alla prova nella speranza che diventi presto abbastanza furba da cavarsela nella vita.

A chiudere il libro una spassosa appendice di Roberta Barbi, che ha raccolto le burle più famose e riuscite di cui si abbia memoria, dal XIII secolo a oggi. Il testo è arricchito da illustrazioni a colori di Antonio Rubino, Dino Aloi, Milko Dalla Battista, Lido Contemori, Carlo Squillante, Gianni Audisio e Gianni Chiostri.

Il più riuscito pesce d’aprile è forse la stessa ricerca dell’origine dell’usanza del pesce d’aprile, alla quale sono stati mandati tanti inutilmente facendoli tornare con un pugno di mosche in mano. Siccome l’origine più che oscura è ignota, ognuno ha sbrigliato la propria fantasia, contribuendo a formare una specie di saga delle origini, che ha confermato come l’elemento fondante logicamente provato di questa tradizione non lo conosciamo, almeno per ora, e temo che difficilmente uscirà fuori. Quest’usanza ha diffusione in gran parte d’Europa e in America, per ora senza che nessuno abbia potuto certificarne ragionevolmente l’origine e di certo si può dire poco. L’espressione “pesce d’aprile” si trova attestata il Italia per la prima volta nel 1875, mentre in Francia si può risalire al 1655. Nelle varie lingue in cui si trova la locuzione le strade della ricerca riconducono alla lingua francese e quindi l’ipotesi più ragionevole è che l’usanza possa aver avuto inizio e abbia ricevuto il battesimo nella terra del poisson d’avril. (dall’introduzione di Carlo Lapucci)

Autori Vari “Piccoli ritratti di gatti”, presentazione

Per i giovani lettori

Selvatici e teneri, furbi e giocherelloni, indipendenti e maliziosi… Sfogliare queste pagine è come percorrere una magnifica galleria di ritratti di gatti: testi appartenenti a epoche e stili differenti si accompagnano a illustrazioni contemporanee, raccontandoci le mille sfaccettature dei misteriosi felini che da sempre affascinano scrittori e artisti.(da Rizzoli Libri)

Il testo si compone di versi poetici ed estratti da opere di grandi della letteratura (come ad esempio Charles Baudelaire, Guillaume Apollinaire, Lewis Carroll) che hanno voluto dedicare a questi particolari amici a quattro zampe i loro scritti, per ritrarli, per evidenziarne le speciali caratteristiche che da sempre li rendono misteriosi e affascinanti.

Il testo è corredato da illustrazioni di artisti francesi contemporanei (Rébecca Dautremer, Jean-François Martin, Nathalie Choux, Sandrine Bonini, solo per citarne alcuni).

E, per restare in tema, alcuni bozzetti di Salvina Pizzuoli

Gatti

Randagi
Se ne stanno vicini vicini, quasi non ci fosse più spazio, ma non soffiano, non  aggrediscono, non si azzuffano. Aspettano.
Sono tanti e sanno, come creature avvezzate, l’ora il giorno e il luogo di quel pasto promesso. Si assembrano allora nelle vicinanze: c’è chi attende sdraiato, mostrando ancora meglio invalidità e menomazioni, chi si apposta in posizione strategica, in alto, per scorgere da lontano l’arrivo sperato, c’è chi per ingannare l’attesa si rannicchia su se stesso, nell’allerta costante di un orecchio sollevato, chi con fare da sentinella monta la guardia accovacciato sulle zampe posteriori, il muso intento, la coda arrotolata ad abbracciare le zampe anteriori, l’aria tesa di chi spera e non sa se ha riposto troppa fiducia in quell’attesa. L’assembramento è variopinto: sono di tutti i colori e di tutti gli screziati possibili e non sempre ben assortiti. Non sono belli o graziosi o eleganti, mostrano anche nelle fattezze i segni di una vita emarginata, senza identità, spaventati e arresi.
Una maschera nera su un naso bianco, un occhio marrone e uno spento, una zampa maldestra, una coda sbilenca, l’aria insicura  sotto lo sguardo vigile, la paura nello scatto sempre pronto.
Ora, chini sui contenitori di plastica ingombri di miscugli colorati che nulla hanno a che spartire con la dieta di una razza felina, consumano pazientemente quanto viene loro elargito.

Di razza
Acciambellato tra cuscini vaporosi non fa una mossa, sembra dipinto. Il pelo lucido e compatto, lo sguardo svagato, l’aria sicura e di sfida di chi ottiene senza chiedere attenzione e moine. Annoiato da tanto interesse, non partecipa, ma con distacco divistico, accetta.
Pigramente si solleva e con fare aggraziato segue un percorso abituale che da braccioli a  spalliere lo porteranno sul davanzale, dietro i vetri di un’ampia e luminosa finestra, tutta per lui, per la sua distrazione e divertimento. Perfetto, elegante, armonioso, tutto da guardare, se ne sta in posizione accovacciata, la bella testa eretta, le orecchie svettanti, la coda agitata da piccole e cadenzate battute sul legno levigato del davanzale, quasi a scandire il tempo di una visione felice, ma contenuta. Abitudinario e preciso, conosce bene i tempi dello svago e del sonno e della tenerezza e degli spuntini. La sua ciotola è sempre piena di biscottini, da sgranocchiare  e spilluzzicare; non mangia, assaggia con il fare pulito di tutti i componenti la sua razza, ma più aggraziato e con quella noncuranza tipica di chi sa che non gli mancherà mai né la quantità né la varietà.

Di campagna
Tra le erbe alte il suo mantello a chiazze bianco e nero si nota  evidente, ma questo non preclude la riuscita della caccia. È acquattato e teso. Ogni suo muscolo è quasi visibile nella tensione. La preda ignara prosegue il suo percorso, ma non è mai perduta di vista. Si maschera e mimetizza tra le erbe che con i loro flessibili fuscelli gli fanno da tana  e lo nascondono. Non si muove in fretta, ma quasi striscia, sollevandosi appena sulle zampe schiacciate sul terreno.
La coda annuncia l’agguato; è tesa, quasi rigida. Tutto il suo corpo si muove impercettibilmente accompagnato dal fremito appena visibile della coda. Lo scatto è improvviso: le unghie delle zampe anteriori sono atterrate precisamente sulla vittima, la bocca ora si muove all’unisono e afferra ciò che è già stato artigliato e stordito e bloccato. La caccia è finita e la preda ora ciondola dalla sua bocca. Si muove  con fare trionfante verso un luogo appartato a consumare.

Di città
Attraversano strade trafficate con la testa incassata nelle spalle, quasi a ignorare il pericolo. Raggiungono i marciapiedi come approdi di naufraghi. Un salto sul muretto più basso e poi  ancora salti verso giardini e terrazze e cortili dove chiedere ospitalità e rubare un magro e sudato pasto artigliando e sforacchiando robusti sacchi di plastica che custodiscono appetitosi, ma avari avanzi. Uno zerbino come giaciglio o il cuscino morbido di una poltrona, quando va bene. Sonni poco profondi e sempre allerta, miagolii disperati quando la fame è troppo insistente; se c’è chi risponde alle richieste si diventa amici, ma occasionali.
Procedono guardinghi lungo i marciapiedi, si fermano un momento e si guardano intorno dubbiosi,  proseguendo poi per la loro meta. La città offre affascinanti avventure; è grande e piena di spazi da esplorare. Spariscono a volte per mesi interi, ma spesso tornano guidati da un istinto infallibile e dalla ricerca di un posto al sicuro. Avvezzi a tutti i pericoli e difficoltà vivono alla giornata, ma ricordando precisamente i punti nei quali trovare cibo a buon mercato, giacigli accoglienti, caldi ricoveri nelle notti quando il freddo è pungente.
Pance vuote, levatacce, corse sfrenate di inseguimenti più o meno molesti  di simili o di umani, incidenti mortali: risvolti malevoli della vita vagabonda di città.

Generosi
Lo zerbino è un vassoio per gli omaggi: un topolino, un passerotto, una lucertola; non sono quotidiani, ma occasionali. Ottimo cacciatore, è discreto, non chiede, non pretende, ma all’occorrenza sa farsi accudire. Per  generosità offre il suo  prezioso carniere o è spinto da desiderio di affermazione? È muscoloso e agile, più di altri della sua razza. I suoi salti sono poderosi e sicuri anche quando l’altezza è rilevante. Nonostante si fa mansueto e domestico quando balza sui davanzali per ricevere la guadagnata considerazione.

“Giorgio Foresto. Avventure a colori di un pittore fuggiasco” a cura di Giovanni Scarpa, presentazione

“Una mattina del 1970 il più importante illustratore italiano, Giorgio De Gaspari, sparisce da Milano senza lasciare traccia. Qualche mese dopo in una sperduta isoletta della laguna veneta un barbone chiede di poter dormire nella barca di un pescatore: si fa chiamare “Giorgio Foresto”. Cominciano così le avventure strampalate di una delle figure artistiche più sfuggenti del ventesimo secolo. Una vita custodita da un mistero non ancora del tutto svelato”(dalla Quarta di copertina Edizioni NPE).

!970 Pellestrina un cordone di terra che fa da barriera alla laguna veneta, qui Giorgio De Gasperi trascorrerà la propria esistenza isolato dal mondo e sconosciuto: quarant’anni vissuti in povertà e nel completo anonimato. Una storia che ha dell’inverosimile e che conferma quanto Pirandello ebbe a dire sulle assurdità vere di cui è costellata la vita, molto più che in un romanzo dove sono verosimili.

 È stato il lavoro di ricerca di Giovanni Scarpa, ai tempi un bambino che viveva di fronte alla palafitta abitata dal barbone che scambiava i suoi disegni per cibo e alloggio, ad indagare sull’uomo di cui leggerà la data della morte su un articolo di un amico di De Gasperi giornalista: era il 2012. Dalle sue ricerche ora un libro che racconta il celebre disegnatore milanese, illustratore di libri e riviste e fumettista.

Brevi note biografiche

Giorgio De Gaspari è considerato uno dei maggiori illustratori del Novecento alla stregua di Walter Molino, Hugo Pratt e Aldo Di Gennaro. Nato nel 1927 in provincia di Milano, intraprese sin da subito una brillante carriera artistica negli studi del Corriere, alla Fabbri e alla Mondadori. Sospinto poi da un radicale desiderio di nascondimento, scelse di ritirarsi nell’isola di Pellestrina conducendo una bizzarra vita bohémien sotto lo pseudonimo di Giorgio Foresto, ovvero “Giorgio lo straniero”. Qui, indisturbato e liberato da vincoli lavorativi, realizzò opere maestose, coraggiose, visionarie, molte delle quali sono tuttora nascoste nelle case dei privati. Una vita avventurosa che ancora oggi avvolge di mistero la produzione del più fuggitivo dei pittori.

La Quarta di copertina

Per sfogliare il volume

Melania Mazzucco “Self Portrait. Il Museo del Mondo delle donne”, presentazione

In questo nuovo Museo del Mondo, Melania Mazzucco crea una galleria di capolavori […] Qui il lettore incontrerà artiste straordinarie, la cui grandezza è stata ignorata, sminuita o del tutto negata, poiché
spesso gli uomini insinuavano che dietro la sapienza inventiva e la
perizia tecnica si nascondesse una mano maschile.
[…](dal Catalogo Einaudi)

Self-Portrait nasce dallo sviluppo di «Donna S-oggetto», una rubrica radiofonica ideata da Melania Mazzucco per la Radiotelevisione Svizzera Italiana. In questa raccolta la donna è soggetto due volte: la prima in quanto autrice e la seconda in quanto i suoi soggetti sono a loro volta donne. Una rassegna di autrici, organizzata in un tempo non cronologico, in base alle tematiche: Esordio, nascita e Infanzia, Adolescenza, Giovinezza, Erotismo, Gravidanza, Aborto, Sessualità, Sorellanza, Vita da Madre, Vita da donna sola, Vita da moglie, lavoro, Madri orfane per concludersi con Vecchiaia.

Per ciascun tema l’opera di un’autrice “letta” alla luce delle sue caratteristiche e pittoriche e del contenuto raffigurato. Una per tutte, quella che mi ha colpito in modo più particolare, Louise Bourgeois Femme Maison (Donna Casa) Olio e inchiostro su lino (91,4 × 35,5 cm) Collezione privata, 1946/47 (a questo link il dipinto) L’autrice aveva accostato le due parole esattamente come sulla superficie dipinta i due elementi.

“La figura femminile, dall’incarnato roseo contornato da una linea scura, emerge come una Venere dal limo grigiastro che forma la banda inferiore del quadro. Il suo corpo nudo risalta sulla soprastante banda bianca e sullo sfondo color mattone. Che sia una donna lo dicono le cosce snelle, il pube, celato da una macchia bianca, il torso, i seni. E i capelli – perché quel che sembra un pennacchio di fumo è invece una chioma. È priva di braccia. Potrebbe essere una statua di Brancusi, il torso di una naiade, la rilettura ironica della Nike di Samotracia – se sono ali le forme vagamente floreali che spuntano dal tetto. O un idolo primitivo: la macchia bianca ha la forma di una foglia (non di fico, la nudità non è colpa), e attira lo sguardo sulla vulva, allusa dal solco verticale, come nelle statuette arcaiche delle dee della fertilità. È anche priva di testa […] Invece di questa, ha una casa. questa Femme Maison per lei ( ndr: per  l’autrice) è una donna che nasconde la testa nella casa”.

Una galleria sicuramente interessante quella costruita dalla Mazzocchi, per la lettura che svela, per l’interpretazione al femminile che offre, per il “Museo” che costruisce.

“L’ACQUA. Dialogo tra fotografia e parola”, Oltre Edizioni

In ricordo di Pietro Greco

a cura di Roberto Besana

con 67 fotografie

OLTRE EDIZIONI (marchio TOEPFFER)

Prosegue con la pubblicazione del volume l’ACQUA il progetto editoriale dedicato alla natura, all’ecologia, all’ambiente di Toepffer/Oltre edizioni nato nel 2020 da un’idea di Pietro Greco e Roberto Besana. 

Così come era accaduto nel precedente libro IL PAESAGGIO, a cui hanno contribuito tra gli altri Piero Angela, Rossella Panarese, Piergiorgio Odifreddi, Stefano Zuffi, Telmo Pievani, in quello di prossima uscita,L’ACQUA, attraverso le fotografie, viene creato un dialogo ininterrotto con artisti, scienziati, filosofi, giornalisti, scrittori, amici di Pietro Greco che con i loro scritti hanno voluto rendergli omaggio.  

Roberto Besana ha proposto ai diversi autori di scegliere liberamente la loro “acqua” tra una selezione di  sue fotografie. Le immagini sono state raggruppate da Sandro Iovine in quattro temi, che hanno dato vita ai quattro capitoli del volume. Il risultato è un’opera da leggere secondo diverse modalità, offrendo ai lettori libertà di inseguire parole e/o immagini.

con i contributi di

Marco Motta, Mario Tozzi, Ferdinando Cotugno, Bruno Arpaia,  Giuseppe Conte, Lorenzo Ciccarese,  Fulvia Mangili, Stefano Sandrelli, Gigliola Foschi, Valerio Calzolaio, Patrizia Maiorca, Elisabetta Tola, Marco Armiero, Antonio Ereditato, Gian Italo Bischi, Claudio Lucchin, Simona Maggiorelli, Davide S. Sapienza, Gabriela Scanu, Emanuele Ferrari, Daniela Palma, Roberto Alinghieri, Sandro Fuzzi, Romualdo Gianoli, Gaspare Polizzi, Rossana Cecchi, Valentina Fortichiari, Marco Pantaloni,  Gianni Zanarini, Vincenzo Mulè, Elena Gagliasso, Sergio Buttiglieri, Nello Rossi, Francesco Aiello, Eva Benelli, Francesca Boccaletto, Fabrizio Rufo, Francesca Buoninconti, Lilly Cacace, Roberto Camporesi, Paola Catapano, Andrea Cerroni, Liliana Curcio, Domenico D’alelio, D. Alessandro De Rossi, Alberto Diaspro, Marco Fratoddi, Roberta Fulci, Fabio Lagonia, Edo Passarella, Ugo Leone, Canio Loguercio, Roberto Lucchetti, Anna Luise, Oscar Luparia, Federica Manzoli, Giovanni Paoloni, Angelo Mojetta, Margherita Asso, Stefano Moretto, Nico Pitrelli, Cristiana Pulcinelli, Rossana Valenti, Maria Luisa Vitale, Franco Borgogno, Silvano Fuso. 

Questo libro è uno sguardo sull’acqua, come siamo certi lo avrebbe pensato e voluto Pietro Greco, scrittore, giornalista, comunicatore di scienza scomparso troppo presto.

Un invito a esplorare l’acqua, elemento vitale e poliedrico, che assume mille forme senza averne una propria. L’acqua è allo stesso tempo impalpabile e dura come roccia, inesauribile fonte di scoperte, emozioni e poesia. Un’occasione per ammirare l’acqua nelle sue infinite realtà, per svelarla e raccontarla con le parole e lo sguardo fissato sulle immagini, in modo da offrirci una visione d’insieme sulle diversità, i punti di vista e le conoscenze dell’Uomo. 

Da un’idea di Roberto Besana, autore delle fotografie, che ha cercato la penna di chi non ha potuto partecipare al precedente volume intitolato Il Paesaggio. Il libro si fermava a 65 contributi, come gli anni di Pietro quando ci lasciò, nel dicembre 2020. Oggi ne compirebbe 67 e non a caso sono 67 gli autori di questo libro, donne e uomini di cultura e scienza, amici e colleghi di Pietro, che lo hanno profondamente stimato. Un’eredità simbolica, perché è così che semina un buon maestro.



Nella collana FOTOGRAFIA E PAROLA SEGNALIAMO

IL PAESAGGIO. DIALOGO TRA FOTOGRAFIA E PAROLA Con 65 fotografie in bianco e nero Un tributo a Pietro Greco. A cura di Roberto Besana

Pagine 164, prezzo 24,50 / pubblicato nel 2021

L’ALBERO di Roberto Besana – Pietro Greco   con 65 immagini  e 4 poesie inedite di Francesca Boccaletto 

Pagine 152, prezzo 24,50 euro / pubblicato nel 2020

Nadia Terranova “Il cortile delle sette fate”, presentazione

[…] “In un’epoca oscura e folle, gli uomini, i maschi, vedono nel comportamento libero di esseri femminili solo un segno del Male, e operano per sopprimere, per distruggere. Ma Palermo è anche città calda e magica che nel suo cuore racchiude un esaltante segreto” (da Guanda libri)

Il cortile delle sette fate, così come il titolo lascia intendere è una favola per i lettori più giovani ma, come spesso le favole, piace a tutte le età; è corredata dalle belle illustrazioni di Simona Maluzzani di cui la copertina offre un assaggio. Favola si diceva proprio perché una delle protagoniste è una gatta nera e i temi di cui vuole essere portatrice sono quelli fondanti e universali.

L’azione si ambienta a Palermo ai tempi dell’Inquisizione quando era facile essere catturati e accusati di stregoneria, a maggior ragione una gatta nera e una bambina orfana allevata e vissuta nel bosco accudita dagli animali che lo abitano e che le hanno fatto da maestri e, ad ogni novilunio, un benefattore che le lasciava in un cestino gli abiti da indossare. La gatta è alla sua terza vita ed ha deciso di chiamarsi Artemide, il nome della sua precedente padrona, la dea dell’Olimpo; la piccola selvaggia è Carmen e corrono nella notte di San Giovanni nella Palermo del 1586 verso una piazzetta dove sette donne bellissime e misteriose sanno regalare magie.

È la piazzetta Sette Fate spiega nella Presentazione l’autrice che a Palermo c’è ancora e di cui racconta Giuseppe Pitrè studioso di leggende e del folclore siciliano:

“nonostante i controlli della feroce Inquisizione, c’era un cortile dove di notte si davano appuntamento sette donne misteriose, una più bella dell’altra….

Un’antica fiaba da cui la Terranova ha preso spunto per una storia moderna, di formazione e di libertà

Della stesa autrice su tuttatoscanalibri:

“Come una storia d’amore”

“Addio fantasmi”

“Bruno. Il bambino che imparò a volare”

Valentina Dada Villani “Il medaglione del Tempo”, presentazione

Copertina e illustrazioni di Valentina Dada Villani

“Il Medaglione del Tempo” è un romanzo avventuroso per bambini e ragazzi, un romanzo divertente, con diverse morali e spunti di riflessioni tra le righe. L’ambientazione si svolge in due mondi paralleli, ilnostro attuale e Marabei. Di Marabei ce n’è uno in ogni stato del mondo, sono quei luoghi ancora incontaminati che non si possono trovare sulle carte geografiche né tantomeno sui libri, dove vivono fate,elfi, gnomi, pirati, maghi, sciamani, streghe, stregoni, druidi, fattucchiere e tutte le specie di animali, parlanti ovviamente.

La storia ha inizio quando Zorda, una volpe bianca del deserto, animale da compagnia di madama Frida De La Cruz, maga della Patagonia, finisce nella città di Milano perché alla ricerca di un piccolo di uomo; un piccolo di uomo ancora autentico, un piccolo di uomo leale, coraggioso, e fantasioso, che non abbia più di dieci anni: Zorda, alla ricerca da diverso tempo lo riconoscerà in Beba, una ragazzina di dieci anni, felice di tutto e felice di niente, lei unica possibilità di salvezza per il mondo che sta crollando a causa del malefico Nacor.

Una citazione

“Bisogna sempre guardare più in là del proprio naso, chissà perché a volte me ne dimentico”.

Uno stralcio dal capitolo:

L’ISOLA DI OKINAWA

«Ah ragazzi scusate, un’ultima cosa» gridò lo sciamano da sopra «fate attenzione ai pesci ingannatori».

«Pesci ingannatori?» replicò Beba.

«Si, esistono pesci buoni, tuttavia altri sono in combutta con quella Brunilde, sai, sono molto sciocchi, sperano di ottenere chissà quali benefici. E sono altrettanto pericolosi, perché potrebbero ingannarvi, mal consigliarvi o indicarvi la strada sbagliata».

«Ma come farò a riconoscerli?»

«Ricorda piccola, il nostro istinto è ciò che di più prezioso possediamo, fidati di quello: segui il tuo cuore e la tua testa. Vedrai, così facendo non fallirai mai».

Missis Punt stava attendendo i tre proprio sotto casa del dottore, per condurli sino alle isole Filippine. Lì, disperso nei suoi mari c’era il pirata Barbaforte, che con la sua imbarcazione li avrebbe poi condotti sull’isola di Komodo, nel cuore dell’Indonesia.


La sinossi da L’Erudita, Giulio Perrone Editore

Beba è una ragazza estremamente curiosa e intraprendente, sempre pronta a lanciarsi in nuove avventure. Ha un modo tutto suo di guardare il mondo, con quella spensieratezza di cui gli adulti, presi dalla frenesia della quotidianità, sembrano essersi dimenticati. Insomma, Beba ha tutte le caratteristiche che una volpina venuta da una terra lontana sta cercando. L’incontro tra Beba e Zorda darà il via a una mirabolante avventura, tra streghe bizzarre, malvagi stregoni, sciamani e animali parlanti di ogni genere. Intuito, buon cuore e coraggio saranno le armi principali di Beba contro il perfido Nacor. Ma saranno sufficienti?
Un divertente racconto per ragazzi che nasconde al suo interno diverse riflessioni sulla società attuale, ma soprattutto sul modo in cui ci rapportiamo agli altri, insegnandoci che a volte basta davvero poco per capirsi e venirsi incontro.

e

Brevi note biografiche

Valentina Dada Villani nasce nel 1982. Giornalista, pittrice e fotografa creativa, da anni trascorre la vita in viaggio, girovagando per il mondo.

Massimo Santini – Luca Santini “Il mio cuore elettrico”, Edizioni Il Foglio

Guida (per tutti) alla scoperta delle Aritmie Cardiache

«Guida alla scoperta del nostro cuore. Tutto ciò che forse già sapete o pensate di sapere. Tutto ciò che non conoscete e vi piacerebbe conoscere». 

Un libro divulgativo per spiegare a chiunque, in termini semplici, le aritmie del nostro cuore: è quanto si prefigge il Cuore di Roma Onlus – organizzazione no-profit deputata all’educazione della popolazione in tema di prevenzione delle patologie cardio-vascolari – con il lancio de “Il mio cuore elettrico”, un percorso illustrato di battito in battito, alla scoperta del nostro cuore attraverso i suoi circuiti più profondi.
 
Scritto e ideato dal Prof. Massimo Santini, Presidente de Il Cuore di Roma, e dal Dr. Luca Santini, Coordinatore del laboratorio di elettrofisiologia della UOC di Cardiologia dell’Ospedale G. B. Grassi di OstiaIl mio cuore elettrico ha lo scopo di fare luce su tutto il vasto campo della Aritmologia e in particolare della Cardiostimolazione: dalla descrizione dei disturbi elettrici del cuore che ne provocano l’indicazione, alle tecniche di impianto dei vari dispositivi oggi disponibili, dai risultati e benefici ottenibili, ai potenziali problemi e possibili soluzioni.

“Che fai per vivere? Batto” cita l’originale copertina del libro nata dalla creatività di Makkox che impreziosisce il primo libro divulgativo sulle patologie cardio-vascolari realizzato da il Cuore di Roma Onlus con il supporto editoriale delle Edizioni Il Foglio. 

Edizioni Il FOGLIO, Il mio cuore elettrico di Massimo Santini e Luca Santini è disponibile in edicola in 30mila copie in omaggio con il giornale dal 5 novembre fino a esaurimento scorte e dal 23 novembre in versione ebook, scaricabile gratuitamente dal sito del quotidiano.

«Non delegare la tutela della tua salute. MANTIENI IL RITMO».

Per maggiori informazioni: ilcuorediroma.org

“Ogni anno in Italia vengono impiantati circa 72.000 Pacemakers e 25.000 Defibrillatori Automatici Cardiaci in pazienti di ogni età e genere – spiega Massimo Santini.L’implementazione nella pratica clinica di questo sofisticato tipo di terapia ha prolungato la vita di molti anni nei soggetti portatori di questi dispositivi, ma ha anche procurato loro momenti di apprensione, malessere, incertezza, dubbi sul loro futuro e sulla qualità della loro vita. ‘Il mio cuore elettrico’ ha l’obiettivo di spiegare in modo semplice e comprensibile a chiunque le aritmie del motore del nostro corpo, silenzioso e instancabile, la cui caratteristica principale è quella di avere un suo ritmo intrinseco che avvia e sostiene tutte le funzioni vitali del nostro organismo”.

L’iniziativa fa seguito alle attività messe in campo da Il Cuore di Roma in questi ultimi 12 anni: come gli screening su 25.000 studenti romani di oltre 200 scuole medie inferiori e superiori che hanno permesso la raccolta di dati inediti sulla popolazione scolastica romana e l’identificazione di studenti a rischio di morte improvvisa per aritmie cardiache maligne genetiche. I risultati del progetto, unici nella letteratura scientifica internazionale, sono stati considerati meritevoli di pubblicazione in una rivista scientifica di alto livello e presentati ufficialmente ai media e Istituzioni.

“Speriamo sinceramente che questa nostra opera possa essere un amichevole aiuto ad entrare, in maniera semplice, in un mondo per molti poco conosciuto, ma anche affascinante, quale quello dei “circuiti cardiaci” – sottolinea Luca Santini. Il testo è dedicato a tutti coloro che nella loro vita hanno avuto un’aritmia o ci convivono tutt’ora, dalle extrasistoli, alla fibrillazione atriale, alla sincope, ma soprattutto a coloro che sono già portatori di un loop recorder, un pacemaker o un defibrillatore cardiaco, o che potrebbero essere candidati a divenirlo. Potrebbe interessare inoltre a tutti quei nonni, genitori, figli, nipoti che abbiano, nel loro nucleo familiare, un membro potenziale utilizzatore di questi salvavita elettronici.”

A termine del volume sono raccolte alcune storie di chi ha affrontato e vissuto questa esperienza in prima persona – donne e uomini di ogni età, anche giovani e giovanissimi – pagine di interesse per chiunque e soprattutto per i molti pazienti che in quelle storie potrebbero riconoscersi. “La natura divulgativa dell’opera non ci ha consentito di entrare nei dettagli più propriamente tecnici o scientifici dei vari temi affrontati, per i quali rimandiamo per chi avesse delle domande più specifiche e complesse, a consultare comunque il proprio centro di riferimento. Pensiamo però che la conoscenza dell’argomento, resa possibile da una trattazione semplice e comprensibile, possa essere molto utile a tutti coloro che direttamente o indirettamente siano coinvolti da una patologia aritmica o che magari potrebbero necessitare di un dispositivo cardiaco o che già ne sono portatori.  Infine, crediamo che l’iniziativa risponda alla necessità ormai irrinunciabile, di mettere il paziente al centro del processo di cura, rendendolo sempre più informato e protagonista della sua salute” – concludono gli autori.

Il libro è accompagnato da oltre 200 illustrazioni e disegni esplicativi realizzati da Sandro Rosi e Laura Badellino.

Gli Autori

Massimo Santini è stato Direttore del Dipartimento Cardiovascolare dell’Ospedale S. Filippo Neri di Roma per oltre 20 anni. Ha ricoperto numerosi incarichi nazionali ed internazionali: Presidente della Società Mondiale di Aritmologia (WSA); Vicepresidente della European Cardiac Arrhythmias Society (ECAS); Presidente dell’Associazione Italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione (AIAC); Presidente dell’Associazione Nazionale dei Cardiologi Ospedalieri (ANMCO); Chairman dello European Working Group on Cardiac Pacing della Società Europea di Cardiologia (ESC).
È autore di molti libri su argomenti di elettrofisiologia e cardiostimolazione quali La malattia del nodo del seno, il trattato di Aritmologia ed Elettrostimolazione CardiacaL’Atlante di Elettrofisiologia Endocavitaria ed altri ancora, oltre a centinaia di lavori scientifici pubblicati su riviste nazionali ed internazionali. Dal 1984 è Chairman del Comitato Scientifico del Congresso biennale internazionale Progress in Clinical Pacing. Dal 2001 è Presidente della Onlus “Il Cuore di Roma” da lui fondata.

Luca Santini, ha conseguito la laurea in medicina presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, nel 1999, la Specializzazione in Cardiologia nel 2003 e un Dottorato di ricerca nel 2009 presso l’Università di Tor Vergata di Roma. Nel 2001 inizia la sua formazione in Cardiostimolazione presso l’Ospedale San Filippo Neri di Roma e dal 2003 al 2015 ha lavorato nella divisione di Cardiologia del Policlinico Universitario di Tor Vergata di Roma. Dal 2015 a oggi, è coordinatore del laboratorio di elettrofisiologia presso la Divisione di Cardiologia dell’Ospedale G.B. Grassi di Roma. Dal 2009 al 2015 ha insegnato presso la Scuola di Specializzazione in Cardiologia dell’Università di Tor Vergata. Autore di vari libri e trattati scientifici, ha pubblicato oltre 100 articoli peer reviewed sulle principali riviste scientifiche del settore. Membro attivo di diverse Società scientifiche internazionali, ha ricoperto e ricopre tutt’ora, numerosi incarichi per l’AIAC (Associazione Italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione), la WSA (World Society of Arrhythmias) e l’ECAS (European Cardiac Arrhythmia Society). Dal 2014 è co-chairman del Simposio Internazionale “Progress in Clinical Pacing”.